Ebrei e Israele

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    Significato più profondo di 9 parole ebraiche comuni

    28 gennaio 2017 | della dottoressa Yvette Alt Miller


    Conoscete le origini di questi termini ebraici?

    C'è una ricchezza di significato dietro alcune parole ebraiche comuni. Ecco le origini e i significati più profondi dietro nove termini ebraici comuni. Prova quanti ne conosci.

    Kvell

    Kvell è gonfiarsi d'orgoglio, di solito per i propri figli. Questo uso moderno deriva dalla parola yiddish kveln , che significa essere felice. Kveln è entrato in yiddish dal tedesco secoli fa: la parola medio-alta tedesca quellen significava zampillare, sgorgare o gonfiare.

    Amen

    Amen deriva dalla parola ebraica emunah , che significa credenza, fede, credibile, autentico e vero. Il Talmud (Shavuot 36a) mette in relazione le due parole; quando sentiamo qualcuno recitare una benedizione, dire Amen indica che anche noi accettiamo come vere queste parole.

    Amen ha anche un significato più profondo: è l'acronimo della frase ebraica El Melech Ne'eman , che significa “Dio, Re fedele”. Pertanto, Amen funziona anche come una dichiarazione a sé stante, esprimendo la nostra fede nel Divino.

    mensch

    In questi giorni, un mensch è una persona di forza e onore. Deriva dallo yiddish (e, prima ancora, dal tedesco) mensch , che letteralmente significa uomo o persona. (Questo termine deriva dall'antico alto tedesco mennisco , che significa umano, che deriva dal proto-tedesco manniska , che descrive qualcuno come umano.)

    Tuttavia, lo yiddish è andato oltre il significato letterale di una persona. Riflettendo i valori ebraici, un mensch è una persona in pieno, qualcuno che adempie ai propri obblighi e fa ciò che è giusto.

    Kosher

    Kosher significa letteralmente adatto, appropriato e appropriato. Il termine "Kosher" può essere applicato a una serie di articoli disciplinati dalla legge ebraica. I rotoli della Torah e le mezuzah sono "kosher" quando sono scritti e mantenuti correttamente. I contratti e i documenti legali sono "kosher" quando sono progettati ed eseguiti in modo appropriato, in conformità con la legge ebraica. Il cibo kosher è quello che la Torah consente al popolo ebraico.

    Le regole del cibo kosher si trovano nella Bibbia nei libri del Levitico e del Deuteronomio e sono ampliate nel Talmud. Osservando queste regole, gli ebrei sono in grado di portare la santità in tutte le aree della loro vita ogni volta che cucinano e mangiano.

    Nachas

    Nachas è l'orgoglio e la gioia che riceviamo dai nostri figli. Un comune sentimento ebraico è "possa tu avere nachas dai tuoi figli".

    Nachas deriva dalla parola ebraica nachat , che significa soddisfazione e piacere. (Questo a sua volta deriva dall'ebraico lanuach , che significa riposare.) Derivare nachas è anche espresso nella frase yiddish to shep nachas . Shep deriva dallo yiddish shepn , che significa paletta.

    Messia

    Messia deriva dalla parola ebraica moshiach , che letteralmente significa unto con olio. Ai tempi biblici, il titolo mashiach veniva dato a persone che avevano raggiunto posizioni di leadership e grandezza. Il Kohen Gadol, che svolse il servizio di Yom Kippur nel Tempio, era chiamato Kohen ha-Moshiach , o il sommo sacerdote unto, perché era letteralmente unto con olio quando assumeva la sua posizione.

    Il titolo Mashiach è riservato a un futuro leader ebreo che diventerà re e inizierà un periodo di pace perfetta. Questo Mashiach , o Messia, sarà un discendente del re Davide e ripristinerà la dinastia davidica. La tradizione ebraica nota che sarà più saggio anche del re Salomone.

    Si dice che in ogni generazione viva un potenziale Mashiach , o Messia . Quando la comunità ebraica raggiungerà finalmente il suo potenziale e vivrà secondo le leggi senza tempo della Torah, quel leader sorgerà, inaugurando un'era di pace perfetta.

    ebreo

    Il nome “ Ebreo ” deriva dal nome di Giacobbe e del quarto figlio di Lea, Giuda ( Yehudah in ebraico). La Torah nota che dopo che Lea diede alla luce Giuda, "dichiarò 'questa volta fammi lodare Dio con gratitudine', quindi lo chiamò Giuda" (Genesi 29:35). Secondo il grande commentatore ebreo italiano Rabbi Ovadia Sforno, il nome di Giuda riflette un'intensa santità: non contiene solo le lettere del nome di Dio, ma contiene anche la radice di hodu, la parola ebraica per ringraziamento e lode.

    Prima di morire, Giacobbe benedisse Giuda con la regalità: "Lo scettro non si allontanerà da Giuda né uno studioso tra i suoi discendenti" (Genesi 49:10). La profezia di Giacobbe si adempì: il re Davide, della tribù di Giuda, alla fine regnò su un Israele unito.

    Dopo la morte del re Salomone, l'antico regno di Israele si divise in due: il regno settentrionale di Israele, sede di dieci tribù ebraiche, e il regno meridionale di Giuda, sede delle tribù di Giuda e Beniamino. L'antico impero assiro spazzò via il regno settentrionale di Israele nel V secolo aC ed esiliò le dieci tribù; solo le tribù di Giuda e Beniamino rimasero per portare avanti la tradizione ebraica. Nel corso degli anni, "Judah" è venuto a riferirsi a qualsiasi ebreo, indipendentemente dalla tribù o dallo status.

    La prima persona ad essere chiamata "ebreo" nella Bibbia è Mordechai, nel Libro di Ester, che descrive gli eventi della festa di Purim. La dicitura è curiosa: Mordechai sembra essere chiamato sia un discendente della tribù di Giuda sia un discendente della tribù di Beniamino: “C'era un uomo, un ebreo ( Yehudi ) a Susa, la capitale, il cui nome era Mordechai... un Beniaminita ” (Ester 2:5). Il Talmud discute questa curiosa formulazione, concludendo che Mordechai era effettivamente discendente della tribù di Beniamino. “Eppure fu chiamato Yehudi (Judah-ite) perché rifiutava l'idolatria, e chiunque rifiuta l'idolatria è chiamato Yehudi ” (Megillah 12b).

    ebraico

    La parola per ebraico in ebraico è Ivri . (In ebraico, i suoni "b" e "v" a volte sono espressi con lettere simili; nel processo di traduzione in inglese, la "v" è diventata una "b".) Ivri deriva dalla parola " ever ", che significa l'altro lato.

    La prima persona nella Torah ad essere chiamata Ivri , un ebreo, è Abramo, dopo che lui e sua moglie Sara sono entrati nella terra d'Israele. A livello letterale, infatti, Abramo e Sara erano “ ivri ”, ovvero persone venute dall'altra sponda: nel loro caso, provenivano dal nord, al di là del fiume Eufrate.

    A un livello più profondo, anche Abramo e Sara provenivano " dall'altra parte ". I difensori della fede in un solo Dio mentre il resto del mondo si abbandonava all'idolatria e vivevano vite di retto comportamento morale in mezzo a un mare di depravazione.

    La seconda persona nella Torah ad essere chiamata Ivri è Giuseppe, pronipote di Abramo e Sara, che si trovò solo e isolato in Egitto, ma viveva ancora secondo il codice morale che aveva ereditato dai suoi illustri antenati in Israele. Dopo che Joseph resiste alle avances della moglie del suo padrone, la Torah si riferisce a lui come a Ivri .

    Dopo 3000 anni, noi, i discendenti di Abramo e Sara, rimaniamo ebrei, persone che continuano ad aggrapparsi alla nostra fede in Dio e al codice morale della Torah, anche quando ciò significa stare in disparte.

    mitzvah

    Nel linguaggio moderno, mitzvah è spesso usato per indicare una buona azione. Molte di queste mitzvot (il plurale di mitzvah ) ci insegnano a vivere una vita buona e morale, ad esempio facendo la carità, visitando i malati, offrendo ospitalità. Le mitzvot ci guidano a condurre una buona vita.

    Eppure il significato di mitzvah va molto più in profondità. Significa comandamenti datici da Dio. La parola mitzvah è usata 300 volte nei Cinque Libri di Mosè. Gli ebrei sono obbligati in 613 mitzvot (il plurale di mitzvah ); I Gentili sono obbligati a eseguire il Sette.

    Nel pensiero ebraico le azioni influenzano profondamente il nostro stesso essere: ciò che facciamo modella chi siamo. Eseguendo le mitzvot ci allineiamo con gli obiettivi del Divino. La parola mitzvah è anche collegata alla parola aramaica per congiungere, tzevach . Quando facciamo mitzvot ci stiamo attaccando a un bene più grande, elevandoci nel processo.

    www.aish.com

    Edited by leviticus - 26/7/2021, 22:06
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    Da www.shalom.it


    OLIMPIADI: VINTA LA PRIMA MEDAGLIA ISRAELIANA NEL TAEKWONDO DA AVISHAG SAMBERG

    24-07-2021 DI REDAZIONE
    Avishag Samberg, lottatrice di Taekwondo, vince la prima medaglia di bronzo delle olimpiadi di Tokio 2020 per Israele. Ha vinto lasciando fuori dal podio la lottatrice Rokia Yildirim (Turchia). Avishag a soli 19 anni ha vinto la sua prima medaglia olimpionica e, ancora incredula per il traguardo raggiunto, ha dichiarato: “Ho detto a me stessa “E se fossi la più giovane?” Farò tutto il possibile e spero che questa non sia la mia ultima medaglia”. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha chiamato la campionessa subito dopo la sua vittoria congratulandosi per “Aver fatto la storia” ed anche per “essere un modello a cui ispirarsi per tanti giovani in Israele”.

           

    Edited by leviticus - 25/7/2021, 10:49
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    1 luglio 2021

    Papa Francesco: prega il Padre Nostro in arabo insieme ai leader delle Chiese cristiane in Libano


    È cominciata con un momento di preghiera davanti all’Altare della Confessione la Giornata di riflessione e di preghiera per il Libano. Il Papa e i leader delle principali confessioni hanno recitato il Padre Nostro in arabo, intonato dal Papa, e poi sono scesi nella cripta per pregare dinanzi alla tomba di San Pietro, accendendo ognuno una candela. Prima dell’incontro di preghiera in basilica, il Santo Padre ha salutato i responsabili della comunità cristiane libanesi e i membri delle delegazioni a Casa Santa Marta. I lavori proseguiranno nella Sala Clementina con tre sessioni di confronto e consultazioni, con la sola pausa del pranzo a Santa Marta, e si concluderanno alle 18 con la preghiera ecumenica per la pace, di nuovo nella basilica di San Pietro.

    Da qui:

    https://www.agensir.it/quotidiano/2021/7/1...iane-in-libano/

    Edited by leviticus - 20/7/2021, 18:29
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    Dal commento di Rabbi shimshon di ostropol a Esodo 12:2 da "esodo" ediz Mamash, milano 2010 si può ricavare l'opinione che il Messia, o Mashiakh ben David, giungerà nel mese di Nissan per redimere il suo popolo

    Edited by leviticus - 20/7/2021, 18:23
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    L anatomia del corpo umano viene cosi spiegata : Ci sono duecento quarantotto membra (calcolando anche le parti di esse) nel corpo umano :trenta nella pianta del piede, sei per ogni dito, dieci nella caviglia, due nella gamba, cinque nel ginocchio, una nella coscia, tre nell'anca, undici coste, trenta nel palmo della mano, cioe sei per ogni dito, due nell avambraccio, due nel cubito, una nel braccioe quattro nella spalla. Sono centouna per parte. Inoltre vi sono diciotto vertebre nella colonna dorsale, nove membra nella testa, otto nel collo, sei nel torace e cinque nei genitali. " (ohaloth I 8)

    Da il talmud di Abraham Cohen ediz Laterza 1999

    Edited by leviticus - 18/7/2021, 21:16
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    Esodo 12.17 "sorveglierete le azzime".
    A colui che osserva rigorosamente le regole sul khametz di Pessakh è garantito di non peccare "involontariamente" tutto l'anno (Ari Zal). Il versetto va quindi inteso anche così :sorveglierete le azzime e, di conseguenza, osserverete i precetti.

    Di Imre' khayim, traduzione da esodo chemot ediz Mamash

    Edited by leviticus - 17/7/2021, 15:44
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    Ricostruzione da Esodo ediz Mamash 2010

    Edited by leviticus - 17/7/2021, 14:07
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    Alla benedetta memoria di mio padre e maestro
    Emilio Marco Avraham Mordechai Ben Alfredo Michael Rabello
    (traduzione e note a cura di Alfredo Mordechai Rabello, Jerushalaim)

    Introduzione: l'importanza dell'ebraico

    La Mishnah tratta del problema della lingua e dei caratteri in cui debbono essere scritti il Sefer Torah, i Tefillin e la Mezuzah per permetterci d'uscire dall'obbligo della lettura della Torah o di legare i Tefillin o di avere una Mezuzah sulle nostre porte. I caratteri che vengono ritenuti validi a tal proposito sono quelli che vengono usati ancor oggi nei nostri Bate' Keneset e nelle nostre case; la Ghemarah apre tuttavia una discussione sulla possibilita' di usare un Sefer Torah scritto in altra lingua o almeno in greco, lingua che occupava un posto particolare con la traduzione dei Settanta e quella di Aquilas il proselita. Oggi comunque tutti usano solo i caratteri ebraici. La Ghemarah prende spunto da questa discussione per riportarci l'episodio della traduzione dei Settanta, particolarmente gradita agli ebrei d'Egitto nel periodo ellenistico.

    Talmud Bavli', Meghillah 8b, ultima parte della pagina:

    Mishnah: Non vi e' differenza1 fra i Sefarim2 (libri)3 ed i Tefillin4/5 e le Mezuzoth6 se non che i libri possono essere scritti in qualsiasi lingua7, mentre i Tefillin e le Mezuzoth soltanto in caratteri ebraici (ashurit)8. Rabban Shimon Ben Gamliel9 dice: anche per i libri non hanno permesso che siano scritti10 altro che in greco11.

    Ghemarah: Si osserva: per quanto riguarda la cucitura con tendini12 e la impurita' delle mani13, l'uno e l'altro sono uguali14. I libri possono essere scritti in qualsiasi lingua ecc.15. Eppure abbiamo studiato16 che un brano di Torah (in ebraico) che hanno scritto in aramaico17, oppure un brano in aramaico18 che e' stato scritto in ebraico19 o un Sefer che e' scritto in caratteri ebraici antichi20 non rende impure le mani21 fino a che non sia stato scritto con scrittura ashurit, su fogli di pelle tirata (klaf)22 e con inchiostro23. Ha detto Rava24: la cosa25 non e' difficile.

    (fine dalla pagina 8b)

    Meghillah 9a
    Qui26 nei nostri caratteri27 qui28 nei loro caratteri29. Gli30 ha detto Abaje'31: come hai spiegato questo32? Nei loro caratteri33! Perche' proprio34 discute specificatamente35 un testo biblico ebraico che hanno scritto in aramaico o un testo aramaico che hanno scritto in ebraico36? 37 Perfino un testo biblico in ebraico che hanno scritto in ebraico e un testo aramaico che hanno scritto in aramaico38! Che ha studiato li'39: 40fino a che non sia stato scritto ashurit41 su pergamena e con inchiostro42/43! ma44 non e' difficile45: questa46 e' secondo l'opinione dei chachamim47, questa48 secondo l'opinione di Rabban Shimon Ben Gamliel49/50. Se51 Rabban Shimon Ben Gamliel, anche in greco!52Ma non e' difficile53: qui54 nei Sefarim55, qui56 nei Tefillin e Mezuzoth57. Tefillin e Mezuzoth per quale ragione58? Dato che e' scritto riguardo a loro: Vehaiu59 (e saranno): debbono rimanere come sono60.

    Quale (possibilita' vi e' riguardo a un testo) aramaico che hanno scritto in ebraico61 che si trovi qui62? E' certo che nella Torah vi sono le parole aramaiche yegar sahadutha'63, ma qui64 quali parole aramaiche vi sono65? Non e' difficile: qui66 nella Meghillah, qui67 nei Sefarim. 68La Megillah, per quale motivo69?

    Perche' vi e' scritto: kichtavam vekilshonam (secondo la loro scrittura e la loro lingua)70, ma qui71 quali parole aramaiche scritte in ebraico vi sono72? ha detto Rav Papa: venishma' pitgam hamelech73 (e' viene ascoltato il decreto del re); Rav Nachman Bar Izhak ha detto: vechol hanashim ittenu iekar lebaalehen74/75 (e tutte le donne faranno onore ai loro mariti). Rav Ashi76 ha detto77: quando si e' appreso quella78, essa riguarda gli altri libri79 ed e'80 di Rabbi' Jehudah81, come e' stato insegnato: Tefillin e Mezuzoth non si scrivono altro che in ashurit, ed i nostri maestri82 hanno permesso il greco83.

    Eppure e' scritto84: vehaiu85, ma bisogna dire cosi'86: i libri87 si scrivono in ogni lingua ed i nostri maestri88 hanno permesso il greco.89Hanno permesso?! Se ne dedurrebbe che il primo tana' ha proibito90... ma bisogna dire in questo modo: i nostri maestri91 non hanno permesso che sia scritto se non in greco. Ed abbiamo appreso92: ha detto Rabbi' Jehudah: anche quando i nostri maestri93 hanno permesso il greco, non l'hanno permesso altro che per il Sefer Torah94 e cio' per quanto e' accaduto con il re Tolomeo95.

    Come abbiamo appreso96 accadde con il re Tolomeo97 che riuni' settantadue saggi e li mise in settantadue case, senza dir loro98 per cosa li aveva riuniti. Ando' da ognuno di loro separatamente dicendo loro: scrivetemi99 la Torah di Moshe' vostro maestro. Ed il San-o, benedetto egli sia, diede a ciascuno un consiglio (nel cuore di ognuno di loro)100, e tutti arrivarono101 ad una stessa opinione102.

    Ed hanno tradotto103: Il Sig-ore creo' all'inizio104; faro' l'uomo ad immagine e somiglianza105; e completo' nel sesto giorno e si riposo' nel settimo giorno106; uomo e donna lo creo' e non scrissero li ha creati107; scendero' e confondero' la loro lingua108; e sorrise Sarah fra i suoi parenti109; che nella loro ira hanno ucciso un toro e nella loro calma hanno sradicato una mangiatoia110; e prese Moshe' sua moglie ed i suoi figli e li fece andare su una bestia che porta uomini111; la dimora dei figli d'Israele in Egitto e negli altri paesi quattrocento anni112; e incarico' i zaatute' dei figli di Israele113 e i zaatute' non li colpi'114.

    (fine di Meghillah, 9a)

    Meghillah 9b
    Io non ho mai preso un loro oggetto caro115; che il Sig-ore tuo D-o ha diviso per illuminare tutti i popoli116; e vada a servire altri dei che io non ho comandato di servire117; e gli scrissero118la creatura corta di gambe e non tradussero: e la lepre119 perche' la moglie di Tolomeo si chiamava lepre, perche' non dicesse: gli ebrei mi hanno preso in giro, ed hanno introdotto il nome di mia moglie nella Torah120.

    121Rabban Shimon Ben Gamliel dice: anche per i libri non hanno permesso che siano scritti122 altro che in greco. Ha detto Rabbi' Abbahu a nome di Rabbi' Jochanan: la Halachah e' secondo Rabban Shimon Ben Gamliel123. E ha detto Rabbi' Jochanan: qual'e' il motivo dell'opinione di Rabban Shimon Ben Gamliel?124 ha detto la Torah: possa D-o far stendere Jefet ed abiti125 nelle tende di Scem126- 127le parole128 di Jefet siano nelle tende di Scem. 129ma potresti dire130 gomer o magog131? 132Rabbi Chiya Bar Abba dice: questa e' la ragione, perche' e' scritto133: possa D-o concedere la bellezza a Jefet134; 135la bellezza di Jefet sia nelle tende di Scem136.

    Conclusione
    Si chiude cosi' la discussione talmudica, che ha visto trattare, come al solito, problemi di Halachah e di Haggadah. Il problema centrale che e' stato qui trattato e' quello dell'importanza della lingua ebraica, l'unica con cui, alla fine della lunga discussione nel corso dei secoli, si puo' uscire d'obbligo per il Sefer Torah, i Tefillin e la Mezuzah. Rimane il ruolo importantissimo avuto dalla lingua greca su buona parte dell'ebraismo ellenistico nel corso dei secoli.

    E' interessante notare a proposito l'atteggiamento avuto dai saggi di Israele; se da un lato proprio nel passo che abbiamo esaminato abbiamo potuto apprendere del carattere miracoloso che ebbe questa traduzione dei settanta, dall'altro i maestri hanno stabilito un giorno di digiuno, il 10 di tevet, per commemorare proprio questa stessa traduzione, non potendosi apprendere il vero spirito della Torah altro che nella sua stessa lingua. Improvvisamente la discussione talmudica ci ha portato dal problema della lingua a quello piu' vasto della cultura; fino a che punto e' lecito inserire il bello di Jefet, la cultura occidentale in genere, nelle tende di Scem? Su questo problema si sono cimentati i maestri di ogni generazione, ed in particolare quelli a noi piu' vicini nel tempo, quando incominciarono a sgretolarsi le mura dei ghetti, e tutto sembrava permesso alla mente assetata di conoscenza.

    Il vero problema, come hanno sottolineato il Rav Shimshon Refael Hirsh nella Golah di Ashkenaz, ed il Rav Avraham Izhak Hacohen Kook in Erez Israel, il vero problema non e' tanto accogliere il bello di Jefet, quanto avere prima delle salde tende di Scem, cioe' a dire avere una saldissima preparazione di Torah, di Talmud Torah che ci permetta di poter prendere dall'esterno insegnamenti che si fonderanno con quelli tradizionali e ne diventeranno parte integrante. Normalmente non vi e' problema a fare nostri gli insegnamenti scientifici; il mondo della Halachah dei nostri tempi e' pieno di discussioni su come risolvere problemi scientifici e medici alla luce della Halachah, e spesso siamo sorpresi dalla liberalita' delle soluzioni offerteci.

    Piu' difficile e' il cimentarsi con problemi di valori, con problemi filosofici; qui si incomincia perfino ad aver timore di non essere compresi da chi ci legge, fino ad arrivare al punto di introdurre cambiamenti nella traduzione della Torah. Ma e' proprio il cimentarci con questi problemi, l'alternarsi di chiusura ed apertura verso il mondo esterno, che e' segno della vitalita' delle tende di Scem, tende che hanno saputo resistere ai forti venti delle persecuzioni, ed ai venti apparentemente dolci dell'assimilazione, che ci ci invitavano a mettere da parte le nostre stesse tende; l'insegnamento dei maestri e' che e' possibile apprendere, a patto di essere te stesso, di non perdere anzi di rafforzare le tende di Scem, di accogliere in queste tende i nostri figli ed i nostri nipoti, non in forma passiva, bensi' come costruttori e rinforzatori delle tende della Torah: Al tikre' banaik ella bonaich... allora senz'altro potremo auspicare che la bellezza di Jefet sia nelle tende di Scem.

    Note:

    1. Per le regole riguardanti in particolare la lingua (ed i caratteri) in cui vanno scritti. In realta' i decisori delle ultime generazioni fanno osservare che vi sono altre differenze, ma la Mishnah e' qui interessata a questi problemi soltanto. Per esempio il Meiri fa presente che non e' stato trattato, neppure nella Ghemarah qui sotto, il problema se la conciatura della pelle di un animale puro debba essere fatta per la Mizvah (lishmah): la cosa e' discussa per il Sefer Torah ed i Tefillin, mentre non e' richiesta per la Mezuzah.

    2. Sulla Mizvah di scrivere un Sefer Torah v. Shulchan Aruch, Yore' De'ah, 74 a.

    3. Cioe' il Sefer Torah; Torah, profeti ed agiografi (Rashi').

    4. Ci si riferisce ai brani di Torah che sono riportati nei Tefillin e nelle Mezuzoth.

    5. I Tefillin, o filatteri che si legano come un segno sul braccio in corrispondenza del cuore e sulla fronte, come segnali fra i tuoi occhi, in corrispondenza del cervello (come apprendiamo, fra l'altro, dai brani che leggiamo nello Scema'), consistono in scatolette di pelle munite di un passante della stessa materia nella quale e' infilata una cinghia anch'essa di pelle; contengono scritti della Torah su pergamena, appositamente conciata, e con inchiostro nero preparato a questo scopo.(E. S. Artom, La vita di Israele; D. Piazza a cura di, Legarsi alla Mitzva'. I Tefillin, con regole pratiche a cura di Rav David Yosef, ed. Morasha'; http://morasha.it). Ha il dovere di scrivere i Tefillin solo chi ha il dovere di metterli, onde per esempio le donne non possono scrivere Tefillin (Tossafot in Talm. Bab., Menachot, 32a). Siccome non puo' scrivere quelli, in base ad una interpretazione della nostra Mishnah ritiene Rav Zvi' Yehudah Hacohen Kook, che una donna non possa scrivere neppure un Sefer Torah ed una Mezuzah (note a Da'at Cohen, art. 169 p.448 e Tov Roi', Meghillah, in loco).

    6. Consiste in un pezzo di pelle appositamente conciata (pergamena) nel quale sono scritti, con inchiostro preparato a questo scopo, i due passi della Torah in cui e' riportato il precetto della Mezuzah.

    7. Cioe' in qualsiasi lingua e in qualsivoglia caratteri usati da qualunque popolo (Rambam e Bertinoro in loco).

    8. In lingua santa ed in caratteri santi (Rashi') cioe' ci si riferisce, per estensione, all'ebraico in carattere stampatello (rashba, ritba) come si usa oggi, e cio' in base a quanto scritto nella Torah e saranno queste parole e viene inteso, che non cambino di caratteri e di lingua, come apprendiamo dalla Ghemarah qui di seguito. Nel linguaggio di Chazhal (= i saggi, il loro ricordo sia in benedizione) si chiama ashurit la scrittura ebraica quadrata (ktav ashuri) mentre l'antica scrittura ebraica, usata ancor oggi dai samaritani, si chiama ktav ivri'. Varie spiegazioni vengono date dai saggi al nome ashuri': secondo alcuni il nome si spiega dal fatto che gli ebrei portarono con se' questa scrittura di ritorno dall'esilio babilonese, mentre secondo altri esso ha preso questo nome da iashar,oppure da asher trattandosi di caratteri belli e diritti; essi hanno la proprieta' che ogni lettera sta a se' e non e' collegata ad altre, dal che risulta la sua chiarezza (Castiglioni, Steinsalz; vd. anche nota 20. Infra). Il Rambam fissa la Halachah: Tefillin e Mezuzoth si scrivono solo in ebraico. (Mishne' Torah, Sefer Hamada', Hilchot Tefillin, 1.19).

    9. Rabban Shimon Ben Gamliel secondo, patriarca, visse nel periodo della rivolta di Bar Kochvah ed in quello seguente, amico degli allievi di Rabbi' Akiva', difese strenuamente l'istituzione del patriarcato per salvare il popolo dalla divisione; fu capo del sinedrio ad Usha in Galilea e padre di Rabbi' Jehudah Hanassi', redattore della Mishnah. Ha stabilito alcune importanti norme sullo status della donna e sui suoi diritti nella famiglia. Nella Mishnah di Avot (1,18) e' riportata la sua massima secondo cui il mondo poggia su tre cose: sulla norma, sulla verita' e sulla pace.

    10. Oltre che in lingua e caratteri ebraici.

    11. In lingua e caratteri greci, per il motivo che verra' dato nella Ghemarah, qui di seguito. E cosi' e' stata fissata la Halachah, come risulta dalla Ghemarah stessa e dal Rambam (ivi). Secondo il Meiri e' stato permesso soltanto scrivere in lingua ebraica, ma in caratteri greci. Il greco e' considerata la lingua piu' bella dei Bene' Yefet (Bertinoro). Tuttavia il Rambam fa presente che oggi abbiamo perduto la lingua greca originale e che quindi anche il Sefer Torah si scrive solo in ebraico, in caratteri ebraici e libri che siano stati scritti in altra lingua non hanno la santita' di Sefer Torah (cosi' anche Meiri Bertinoro).

    12. Quando si cuce e si uniscono i pezzi di pelle (klaf) sia i Sefarim (libri) sia i Tefillin (sia Mezuzoth, aggiunge Rashi', v. pero' sotto nota 14) bisogna cucirli con filo di tendine di animale e non con altro materiale. (Steinsalz)

    13. Secondo la disposizione (ghezera') che i libri santi rendono impure le mani. Prima di tale disposizione infatti vi era chi metteva vicino ai libri sacri cibi nella santita' di Trumah, onde tali libri si sporcavano e venivano rosi da topi. Paradossalmente proprio per causare maggiore rispetto verso tali libri i saggi di venerata memoria hanno stabilito che essi rendono impure le mani. L'espressione che un libro rende impure le mani significa quindi che si tratta di un libro santo.

    14. Cioe' Sefarim, Tefillin e Mezuzoth. Tutti i Sefarim sono fatti di fogli di pelle di animale lavorata, pergamena. E' una Halachah data a Mose' sul Sinai che Tefillin e Mezuzoth debbono essere cuciti con tendini. Per quanto riguarda il Sefer Torah c'e' una divergenza di opinione (cfr. Talmud B., Maccot 11 a) essendovi chi permette di cucire con lino, opinione pero' non accolta nella Ghemarah in esame (Rashi'). dall'interpretazione di Rashi' si puo' dedurre che si possono cucire due pezzi di Mezuzah, ma la Halachah fisata dal Maimonide (Hilchot Tefillin 5:1) e dallo Shulchan Aruch (Yore' Deah 288:1) e' che tale Mezuzah e' invalida.

    15. E' il passo della Mishnah che viene esaminato ora.

    16. In un'altra Mishnah, non inserita nella raccolta di Rabbi Yehudah Hanassi; tali Mishnaiot si chiamano Baraitot (o Baraita al singolare) cioe' Mishnah esterna. cfr. anche la Mishnah, Yaddaim, 4,5, simile per contenuto alla Baraita qui in esame; la riportiamo nella traduzione di V. Castiglioni:

    I versi in lingua aramaica che vi sono nei libri di Esdra e di Daniele rendono impure le mani. Se questi passi aramaici che furono scritti in ebraico o squarci ebraici scritti con caratteri aramaici e la scrittura ebraica (antica) non rendono impure le mani, finche' non sia stato scritto con carattere quadrato, sulla pelle e con inchiostro.
    17. Il nome targum significa traduzione, ma in molti luoghi viene adoperato, come qui, per indicare la lingua aramaica.

    18. Scritto cioe' nel testo biblico originale in aramaico.

    19. Tradotto cioe' dall'aramaico originale in ebraico.

    20. Apprendiamo nel Talmud Bab., Sanhedrin 21 b:

    Ha detto Rav Zutra e vi e' chi dice che era Rav Ukma: in principio la Torah e' stata data ad Israel in ebraico (cioe' nella scrittura antica) e in lingua santa. E' stata data un'altra volta al tempo di Ezra in caratteri assiri ed in lingua aramaica.
    Tossafot in loco riferendosi anche a Meghillah 18a cerca di spiegarsi come mai uno che sa solo una lingua straniera esce d'obbligo dalla lettura della Meghillah in tale lingua (naturalmente fatta su una Meghillah Kesherah) mentre una tale Meghillah (scritta cioe' in lingua straniera) non rende impure le mani, ed arriva alla conclusione che rende impure le mani solo quella Meghillah dalla cui lettura escono tutti d'obbligo (e non solo chi conosce quella lingua straniera). Il Maarsha' spiega ashurit: lingua e caratteri ebraici. I Piske' Tossafot spiegano ivri' che e' passato, come Abramo, ad Ashur, per premiarlo per non aver partecipato alla rivolta della torre di Babele.
    21. E quindi non ha la santita' di un Sefer Torah, ma semplicemente quella di un qualunque libro che contenga la Torah, per esempio un libro stampato.

    22. Cioe' su pergamena e con inchiostro nero. I Tefillin sono scritti sulla pergamena dal lato della carne, mentre le Mezuzoth dal lato del pelo (Talmud B., Menachot, II, 36).

    23. Vi sarebbe quindi contraddizione con quanto abbiamo appreso nella Mishnah che stiamo esaminando, che permette di scrivere i Sefarim in qualunque lingua.

    24. Grande Amora', o maestro del Talmud, collega di Abaie'. visse a Machoza e li' trasferi' la Yeshivah della famiglia da Pumbedita.

    25. Cioe' la apparente contraddizione fra il passo della Mishnah e quello della Baraita.

    26. Nel caso della nostra Mishnah, che stabilisce che i Sefarim si scrivono in qualsiasi lingua, la lingua straniera e' trascritta... La Mishnah si riferisce quindi ai nostri segni di scrittura, all'ebraico come l'usiamo noi.

    27. Cioe' in ashurit, e quindi i Sefarim (libri) hanno un carattere sacro e rendono impure le mani. Mentre...

    28. Nel caso della Baraita, che stabilisce che non rende impure le mani (cioe' che non ha un carattere santo e non permette di uscire dall'obbligo della lettura della Torah) fino a che non sia scritto in Ashurit, la scrittura

    29. Che sono stranieri, diversi dai nostri e quindi non hanno un carattere sacro e non rendono impure le mani. Il Ritva ritiene che si tratti dell'ebraico antico. La Ghemara rigetta tuttavia questa spiegazione di Rava.

    30. A Rava.

    31. Altro grande maestro della Ghemarah o Amora', nella quarta generazione degli Amoraim babilonesi; contemporaneo appunto di Rava, le discussioni fra di loro riempiono la Ghemarah; insegno' l'amore per il prossimo, l'essere in pace con i propri parenti, con il proprio prossimo, con chiunque si trovi nel mercato (Berachot 17a); diede assai importanza alle vie della pace (Ghittin, 59b); ha insegnato: amerai il signore tuo D-o: che sia il nome del signore reso oggetto di amore per merito tuo (Joma, 86a).

    32. La Baraita. Come se si riferisse a quanto e' scritto

    33. v. supra nt. 29. E quindi... Cioe' siccome e' scritto nei loro caratteri, il Sefer non e' valido..

    34. La Baraita

    35. Il caso di

    36. E che quindi non hanno il carattere di santita', non rendono impure le mani, non fanno uscire d'obbligo.

    37. Se scritto in caratteri stranieri

    38. E' Pasul, cioe' invalido e non fa uscire d'obbligo qualora sia stato scritto con altri caratteri.

    39. Nella parte finale della Baraita.

    40. Il libro non e' sacro...

    41. Vedi supra nota 8.

    42. Nero. v. supra note 22 e 23.

    43. Mentre tu, Rava, spieghi la Baraita come se si riferisse ai caratteri, piuttosto che alla lingua straniera, onde dovresti dichiarare invalidi anche libri scritti in lingua ebraica ma con caratteri non ebraici.

    44. Dobbiamo respingere la spiegazione precedente e cercarne una nuova. E' sempre la lingua che rende invalido, e non la scrittura, e tuttavia non e' difficile spiegare l'apparente contraddizione.

    45. Cioe' si puo' spiegare l'apparente contraddizione fra Mishnah e Baraita.

    46. La Mishnah, che permette che i Sefarim con cui uscire d'obbligo siano scritti in ogni lingua.

    47. I maestri, che ritengono che i Sefarim siano sacri anche quando sono scritti in altre lingue.

    48. La Baraita, che sostiene che solo libri scritti in lingua ebraica siano sacri.

    49. Che sostiene un'opinione diversa dai maestri nella Mishnah (Rashi') e cioe' non permette che siano scritti altro che in greco. Onde, secondo questa opinione, la Mishnah deve essere intesa nel suo senso semplice, e cioe' per i rabbini (Tana Kamma) il Sefer e' sacro anche se e' scritto in una lingua straniera e con caratteri stranieri, mentre la Baraita riporta l'opinione di Rabban Shimon Ben Gamliel che rende invalido, dal punto di vista rituale, un Sefer se scritto in una lingua diversa dall'originale o se scritto in caratteri stranieri (cioe' nell'ebraico antico) anche se si e' conservata la lingua originale (cosi' il Ritva; cfr. l'edizione del The art scroll series).

    50. Ma la Ghemarah respinge anche questa soluzione.

    51. La Baraita riportasse veramente l'opinione di

    52. Lingua e caratteri in cui Rabban Shimon Ben Gamliel permette che siano scritti i Sefarim, come abbiamo appreso esplicitamente dalla nostra Mishnah; pertanto la Baraita che rende validi solo i libri scritti nel nostro ebraico non puo' appartenere a Rabban Shimon Ben Gamliel. La Ghemarah offre quindi una soluzione differente del problema.

    53. E la Ghemarah offre una nuova soluzione. Si tratta sempre dell'opinione dei Chachamim, sia nella Mishnah, sia nella Baraita.

    54. Nella Mishnah

    55. Che sono quindi santi anche se scritti in un altra lingua ed in altri caratteri (ritva).

    56. Nella Baraita, in cui si stabilisce che deve essere in lingua ebraica ed in carattere Ashurit, e quindi non si deve cambiare ne' la lingua, ne' i caratteri. E si prosegue ad obbiettare.

    57. E quindi Tefillin e Mezuzoth debbono essere scritti in ebraico ed Ashurit. Ne risulta che la Baraita potrebbe seguire l'opinione della Mishnah che pure prescrive l'ebraico e l'Ashurit per Tefillin e Mezuzoth (ritva).

    58. E' proibito cambiare la lingua ed i caratteri.

    59. Deuteronomio 6.6: vehaiu hadevarim haelle...(e saranno queste parole), come apprendiamo dal brano dello Shema', che si riferisce appunto a Tefillin e Mezuzoth.

    60. Cioe' nella loro lingua e nei loro caratteri, che non possono essere cambiati. Tuttavia la Ghemarah prosegue a domandare.

    61. E' di questo caso che parla la Baraita.

    62. Nei Tefillin e nelle Mezuzoth.

    63. Gen. 31,47. La Torah riferisce che Labano l'arameo, suocero di Yaakov, chiamo' il mucchio di pietre eretto da lui e da Yaakov con il nome aramaico jegar sahadutha' (il mucchio e' testimone) e Yaakov lo chiamo' in ebraico galed. Tuttavia se uno scriba scrivesse l'aramaico in ebraico renderebbe invalido (pasul) il Sefer Torah. Vedi anche supra, note 17 e 18.

    64. Nei Tefillin e nelle Mezuzoth.

    65. Dato che non abbiamo parole aramaiche scritte nei brani biblici riportati nei Tefillin e nelle Mezuzoth dobbiamo arrivare alla conclusione che non e' questa la soluzione del problema offertoci dalla Baraita, che si riferisce appunto ad un testo aramaico scritto in caratteri ebraici. La Ghemarah ci offre quindi una ulteriore soluzione. E' da osservare tuttavia che il Pene' Jehoshua fa presente che secondo alcuni maestri della Mishnah, o Tannaim, la parola Totafot che figura nello Shema', e che e' riportata nei Tefillin e nelle Mezuzoth, e' considerata una parola straniera, non ebraica, e quindi poteva essere usata la traduzione. (Steinsalz)

    66. Nella Baraita che stabilisce che deve essere scritto in lingua ebraica ed in Ashurit.

    67. Mentre nella Mishnah si tratta dei Sifre' Torah che possono essere scritti anche in altre lingue e caratteri.

    68. Si prosegue ad obbiettare.

    69. E perche' proprio la Meghillat Ester deve essere scritta nella lingua e caratteri originali?

    70. Ester, 8,9 il che implica che non bisogna cambiare la lingua ed i caratteri. Tossafot fanno notare che in tal caso la Baraita non riporta certo l'opinione dei rabbini, dato che essi hanno stabilito esplicitamente una eccezione alla regola che permette l'uso di ogni lingua, soltanto per Tefillin e Mezuzoth (v. anche supra nota 20). Il Ritva ritiene invece che la Baraita sia conforme all'opinione dei rabbini, che permettono ogni lingua anche per la Meghillah: e' pero' da osservare che mentre quando viene usato l'ebraico tutti possono uscire dall'obbligo della lettura della Meghillah, quando viene usata un'altra lingua possono invece uscire d'obbligo soltanto quelli che la conoscono; pertanto soltanto una Meghillah scritta in ebraico ed in caratteri Ashurit rende impure le mani ed ha un carattere di santita' (Talmud B., Meghillah', 18a; Tossafot in Meghilla' 8b e supra nt. 20).

    71. Nella Meghillat Ester.

    72. Da giustificare le parole della Baraita (riportate nel testo vicino alla nota 16), dato che sembrerebbe che tutta la Meghillah sia scritta in ebraico.

    73. Ester 1,20. La parola aramaica pitgam corrisponde all'ebraico davar.

    74. Ivi. La parola aramaica iekar corrisponde all'ebraico cavod. Pertanto la Baraita vuol dire che se uno usa le parole ebraiche corrispondenti a quelle aramaiche usate nell'originale, la Meghillah non ha un carattere di santita' e non rende impure le mani. a questo punto sorge un altro problema: apprendiamo piu' avanti dalla Ghemarah (18b) che se uno legge da una Meghillah in cui manchino alcuni versetti e li reciti a memoria, esce ugualmente d'obbligo (si veda Shulchan Aruch, Orach Chaim, 690,3 riguardo a quante parole possono mancare per non rendere invalida la Megillah): come possiamo quindi interpretare la Baraita come se si riferisse all'invalidita' della Meghillah qualora vengano usate delle parole in ebraico al posto di quelle in aramaico? fra le risposte che sono state date: il ritva sostiene che la Ghemarah non ritenga che il testo della Meghillah (in cui sono state usate parole in ebraico al posto dell'originale aramaico) sia invalido, ma che tali parole vengano contate assieme alle omissioni che possono rendere, se superano un certo numero, la Meghillah invalida. Rashi' e Tossafot ritengono invece che una parola scritta sbagliata sia peggio di una parola omessa completamente (cfr. l'edizione del The art scroll series).

    75. Steinsalz fa osservare che e' gia' stato notato che si poteva citare anche un versetto precedente, in cui e' riportata la parola iekar (Ester 1,4); ma e' stato obbiettato che in quel versetto la parola iekar e' usata nel suo significato ebraico, e non in quello aramaico.

    76. Il piu' grande Amora' di Babilonia nella sesta generazione; redattore del Talmud babilonese; allievo di Rav Kahana di Pum Naara; fu per sessant'anni a capo della Yeshiva' Meta Machsia, vicino a Sura; fu celebre per la sua umilta' e per l'attaccamento allo studio della Torah; la sua opera come redattore del Talmud, puo' essere paragonata a quella di Rabbi' Yehudah Hanassi come redattore della Mishnah.

    77. Ha dato un'altra spiegazione. Vi e' effettivamente contraddizione fra la Mishnah e la Baraita.

    78. Cioe' la Baraita.

    79. Cioe' i profeti e gli agiografi: vi e' quindi una regola per il Sefer Torah ed una regola per profeti ed agiografi.

    80. Secondo l'insegnamento

    81. Che cosi' interpreta l'opinione di Rabban Shimon Ben Gamliel. Rabbi' Jehudah ritiene che i Chachamim hanno permesso di scrivere in greco solo la Torah e non gli altri libri; la Ghemara riporta la Baraita in cui sono riportate le parole di Rabbi Jehudah, ed incomincia una discussione sulla lingua della Baraita che non sembra essere quella originale, e si cerca di arrivare al testo esatto della Baraita, come doveva essere.

    82. Cioe' Rabban Shimon Ben Gamliel.

    83. E ci si meraviglia per questo permesso. La Ghemarah interrompe la citazione della Baraita per discutere sulla validita' della parte della Baraita or ora citata. (The art scroll series).

    84. A proposito di Tefillin e Mezuzot.

    85. V. supra nt. 59. Da qui abbiamo appreso che essi debbono essere scritti in lingua ebraica ed in caratteri Ashurit; come potrebbero quindi i rabbini permettere l'uso del greco?

    86. La Ghemarah corregge quindi la Baraita come segue.

    87. Cosi' si deve leggere il testo. I libri della scrittura...

    88. Cioe' Rabban Shimon Ben Gamliel.

    89. E di nuovo ci si meraviglia per quanto e' stato detto. E la Ghemarah discute sulla validita' anche di questa versione della Baraita (The art scroll series).

    90. Mentre proprio questo Tana', cioe' il Tana Kama, e' quello che ha permesso in ogni lingua... (V. anche supra nt.7). La Ghemarah corregge quindi anche questa versione della Baraita come segue.

    91. Cioe' Rabban Shimon Ben Gamliel.

    92. Dal seguito della Baraita.

    93. Cioe' Rabban Shimon Ben Gamliel.

    94. E non per gli altri libri, cioe' profeti ed agiografi. Anche se la santita' del Sefer Torah e' superiore a quella degli altri libri, tuttavia siccome si e' verificato un miracolo particolare proprio nella traduzione della Torah, hanno permesso di tradurla in greco, ma per gli altri libri che vengono tradotti in greco non vi e' un carattere di santita' (Steinsalz). Cosi' quindi Rav Ashi attribuisce la Baraita a Rabban Shimon Ben Gamliel (come spiegata da Rav Jehudah) e cioe' il greco e' permesso solo per un Sefer Torah e non per le altre scritture; la Baraita si riferisce quindi alle altre scritture: la scrittura in ogni altra lingua, che non sia ebraico, li rende invalidi (The art scroll series).

    95. Re d'Egitto (Rashi'). Dato che vi e' stato in questo un aiuto miracoloso, possiamo vedere in questo il consenso divino (Steinsalz).

    96. Da una Baraita, o Mishnah esterna, non compresa cioe' nella Mishnah di Rabbi' Jehudah Hanassi'.

    97. Si tratta del re d'Egitto Tolomeo (Ptolomaios) II, Filadelfos, che regno' in Egitto dal 285 al 246 a.e.v. dopo che eredito' da suo padre, Tolomeo I, Sotere (figlio di Lagos, generale di Alessandro) il regno, che comprendeva allora Erez Israel e parte del nord Africa, si dette da fare per consolidare il regno in diversi modi. E' risaputo che era amatore delle scienze, ed ai suoi tempi Alessandria inizio' ad essere famosa come centro scientifico del mondo ellenistico. Nel Talmud, come nella lettera di Aristea, gli viene attribuito il proposito di far tradurre la Torah in greco (Traduzione dei settanta). Sembra che si sia interessato di Erez Israel e dei suoi abitanti ebrei, avendo un atteggiamento amichevole verso di loro. In suo nome sono state chiamate Filadelfia (Rabbat Amon) nella Giordania odierna e la citta' che fondo', Ptolomaios vicino ad Acco (Acri). Suo figlio portera' l'Egitto ellenistico all'apogeo del suo splendore.

    98. All'inizio.

    99. Traducete in greco.

    100. Aggiunta che troviamo nei manoscritti del Talmud.

    101. Indipendentemente l'uno dall'altro.

    102. Non solo essi tradussero bene, ma anche si allontanarono dal testo originale negli stessi punti (v. la nota seguente).

    103. Vengono riportati qui alcuni esempi in cui i saggi nella loro traduzione si sono allontanati dal testo originale per evitare fraintendimenti pericolosi da parte del re o di un lettore inesperto. Il miracolo consistette nel fatto che i passi furono tradotti tutti nella stessa maniera, indipendentemente l'uno dall'altro. e' questo fatto che ha permesso a Rabbi' Jehudah di sostenere che e' permesso tradurre la Torah in greco, dato che vi era gia' stato un precedente al tempo del re Tolomeo.

    104. Anziche' all'inizio creo' il Sig-ore (Genesi, 1,1). Cio' per negare l'idea della preesistenza del mondo (Steinsalz); secondo Rashi' e Tossafot il motivo e' di evitare l'opinione che vi siano due divinita', di cui una ha creato l'altra, potendosi ritenere erroneamente che la traduzione greca di bereshit (all'inizio) sia il nome di una divinita' che avrebbe creato D-o; Tossafot e Maarsha' aggiungono che normalmente si suppone che il nome di D-o appaia per primo... il Targum Jerushalmi traduce bereshit con bechochmata (con saggezza).

    105. E non faremo l'uomo a nostra immagine e somiglianza (Gen. 1, 26), che poteva far pensare che vi siano piu' divinita' e che D-o abbia un corpo, una immagine o forma. Il Midrash Bereshit Rabbah ci insegna che, nonostante il pericolo di una tale interpretazione, Idd-o benedetto ha voluto insegnarci la modestia: il plurale si riferisce infatti, secondo questa interpretazione, ad un consulto che vi sarebbe stato con esseri inferiori quindi a D-o, volendo egli, benedetto sia, insegnarci l'umilta'. (Rashi').

    106. Invece di e completo' il Sig-ore l'opera che fece nel settimo giorno e si riposo' (Gen. 2,2), che poteva far pensare che parte dell'opera della creazione fosse proseguita anche nel settimo giorno.

    107. Gen. 5,2; cio' per evitare contraddizione tra i versetti, dato che una volta dice che l'ha creato solo, un altra volta uomo e donna.

    108. Anziche' scenderemo e confonderemo la loro lingua (Gen. 11,7), per evitare che si dicesse che vi sono piu' divinita'.

    109. Anziche' e sara' rise dentro di se', (Gen. 18,12), perche' altrimenti sarebbe difficile spiegare il perche' della differenza fra Avraham e Sarah, dato che anche Avraham ha sorriso quando gli e' stato comunicato che avrebbe avuto un figlio (Gen. 17.17). Con tale cambiamento la differenza e' spiegata dal fatto che Avraham avrebbe sorriso in cuor suo, privatamente, mentre Sarah avrebbe riso in pubblico (Rashi'). La vera ragione della differenza e' che il sorriso di Avraham era dovuto a gioiosa speranza, mentre quello di Sarah ad incredulita' (Targum e Rashi in loco); i saggi temevano che il Tolomeo non avrebbe capito la differenza fra i due sorrisi (maarshah).

    110. Invece di perche' con la loro ira uccidono un uomo, quando son calmi tagliano i garetti ai buoi (Gen. 49.6): il verso si riferisce alle parole di Jaakov verso i figli Shimon e Levi, riguardo al massacro di Shechem. I saggi volevano evitare che Tolomeo reputasse i figli di Israel come omicidi, ritenendo che non avrebbe compreso quali era stato il movente che aveva spinto i due fratelli ad agire in quel modo, dopo il ratto e la seduzione della sorella dina.

    111. Anziche' li fece montare sull'asino (Esodo, 4,20); i saggi non volevano che Tolomeo pensasse che Moshe' era ridotto in condizioni tali da non avere un cavallo o un cammello su cui trasportare i suoi cari, dovendo invece trasportarli su un asino (Rashi); d'altro lato non si voleva dire una cosa inesatta, e pertanto si e' usata una espressione neutrale.

    112. Invece di la dimora che fecero i figli d'Israele in Egitto fu di quattrocento trent'anni.(Esodo, 12,40), e cio' dato che il conto fino ai quattrocentotrent'anni sarebbe stato troppo complicato; infatti Tolomeo avrebbe potuto interpretare il verso alla lettera, mentre e' palese che i figli d'Israele non rimasero in Egitto tutti quegli anni e' da tener presente, tuttavia, che secondo un'altra versione, riportata al lato della pagina dell'edizione di Vilna, e' stato tradotto quattrocentotrent'anni, ed il cambiamento si riferirebbe quindi soltanto a altri paesi oltre all'Egitto... Il decreto dell'esilio e' calcolato dal patto fra D-o ed Avraham: sappi che i tuoi discendenti dimoreranno stranieri, in un paese non loro, che li asserviranno e li opprimeranno per quattrocento anni.

    113. Anziche' i giovani (Esodo, 24,5), che sembra avere meno importanza; il versetto parla dell'incarico dato ai giovani ebrei di offrire sacrifici in occasione della rivelazione; i saggi tradussero con zaatute' per evitare che Tolomeo accusasse gli ebrei di aver inviato persone di poca importanza ad accogliere la maesta' divina (Rashi'). In realta' i giovani si riferisce ai primogeniti, che erano incaricati del servizio divino prima che esso passasse ai leviti (targum). Osserva Rav Steinsalz che in realta' i settanta traducono naeniskos (che significa appunto uomo giovane). E' probabile che zaatute' sia una parola semitica (dalla radice zut, piccolo); nel Talmud e' riportato che vi era un Sefer Torah in cui vi era questa espressione, zaatute' al posto di giovani. Vi e' chi ritiene invece che tale parola derivi dal greco zetetes, che significa ricercatore.

    114. Allo stesso modo cambiarono anche il verso Esodo 24.11, usando anziche' l'espressione nobili (che si riferiva agli stessi giovani del verso 5) la stessa espressione zaatute', per evitare di usare una espressione troppo precisa (Rashi'). Tossafot si pone il problema perche' i saggi non hanno usato in tutti e due i casi l'espressione nobili che avrebbe risolto il problema dei giovani; essi rispondono che in tal caso si sarebbe usata una traduzione apertamente falsa, mentre il termine zaatute' e' piu' neutrale, dando al tempo stesso un senso di importanza, onde Tolomeo avrebbe potuto interpretare rettamente il verso.

    115. Anziche' un loro asino (Numeri, 16,15), perche' Tolomeo non potesse pensare che Moshe' non aveva preso si' un asino, ma aveva preso un altro oggetto che poteva desiderare (Rashi'). Moshe' usa questa espressione come esempio, per alludere che anche quando avrebbe potuto farsi pagare, non lo fece.

    116. Anziche' poiche' il Sig-ore tuo D-o li ha assegnati a tutti gli altri popoli che abitano sotto tutti i cieli (Deut. 4,19), per evitare che fosse inteso che il sole, la luna e le stelle erano state date ai popoli perche' ne fossero oggetto di culto.

    117. Invece di e vada a servire altri dei, prostrandosi ad essi, contrariamente a quanto io ho comandato (Deut. 17,3), perche' fosse chiaro che il comandamento era di non servire gli astri come divinita' ed evitare l'interpretazione che il Sig-ore non aveva comandato che fossero creati gli altri, ma essi furono creati indipendentemente dal suo volere.

    118. Nella porzione della Torah che riporta la lista degli animali non-casher.

    119. Levitico, 11.6

    120. Fra gli animali non-casher (maarsha'); e' per questo hanno cambiato, usando una parafrasi.

    121. Abbiamo appreso nella Mishnah.

    122. In una lingua straniera.

    123. Tuttavia oggi, come abbiamo detto, avendo noi perduto la conoscenza del greco, non possiamo usare altro che l'ebraico, trascritto in Ashurit anche per il Sefer Torah (Rambam, Hilchot Tefillin, 1, 19).

    124. Su che cosa si basa il nostro saggio per arrivare a permettere il greco, e perche' proprio il greco?

    125. Il verso non viene inteso nel suo senso letterale che sarebbe: D-o conceda a Jefet estesi confini ed abiti nelle tende di Scem. Invece che D-o abiti nelle tende di Scem, il verso viene inteso che Jefet abiti nelle tende di Scem; ora Javan (identificato con la Grecia) e' un discendente di Jafet (Gen. 10,2), mentre gli ebrei sono discendenti di Scem, entrambi cioe' figli di Noach. Il verso viene quindi inteso che il greco si trovera' nelle tende, cioe' nello studio della Torah degli ebrei. La ragione per permettere il greco e' quindi indipendente da quella data da Rabbi' Jehudah nella Baraita (supra 9a con le note 93-95 e 103).

    126. Gen. 9,27.

    127. Ed il verso viene inteso come se dicesse

    128. Cioe' la lingua.

    129. La Ghemarah si domanda a questo punto.

    130. Che il verso della Torah si riferisce, anziche' alla Grecia

    131. Che sono anche discendenti di Jafet (Gen. 10,2). Da dove apprendiamo quindi che ci riferisce proprio alla Grecia?

    132. La Ghemarah risponde.

    133. Gen. 9,27

    134. Il verso viene quindi inteso in questo modo.

    135. Viene spiegato piu' in particolare.

    136. E' cosi' spiegato il riferimento al greco, considerata la piu' bella fra le lingue di Jefet.

    Da qui:

    www.e-brei.net/articoli/talmud/meg8b9b.htm#_ftnref51

    Edited by leviticus - 15/7/2021, 18:55
  9. .
    RUGIADA

    Di: Emil G. Hirsch , Kaufmann Kohler

    Sommario

    —Dati biblici:
    —Nella letteratura post-biblica:
    Rugiada della Resurrezione.

    —Dati biblici:

    Umidità condensata dall'atmosfera e raccolta in piccole gocce, specialmente sulla superficie superiore delle piante. In Palestina la rugiada "cade" nelle notti senza nuvole durante l'estate, e rinfresca la vegetazione, che senza di essa ne soffrirebbe. I venti occidentali che spazzano il mare nei mesi di fine estate depositano questa umidità sotto forma di nebbia come spruzzi fini sui raccolti estivi; quindi, "la rugiada dell'Ermon che scende sui monti di Sion" (Sal. cxxxiii. 2, Ebr.). La rugiada e la pioggia sono strettamente legate l'una all'altra nella letteratura ebraica come fonti di fertilità e di rigenerazione della vita (Michea v. 6 [7]). Nella stagione senza pioggia "la rugiada placa il caldo" (Ecclus. [Siracide] xviii. 16, xliii. 22); è quindi prezioso come la pioggia (Gen. XXVII. 28; Deut. XXXIII. 13, 28; Zach. VIII. 12), e il trattenimento di esso, come di pioggia, è una maledizione (II Sam. i. 21; I Re xvii. 1; Hag. i. 10). La rugiada estiva è così copiosa da saturare il vello di lana (Giudici vi. 37e segg. ) o i capelli del viandante (Cant. v. 2). Improvvisamente cade (II Sam. XVII. 12), e dolcemente (Deut. XXXII. 2; Prov. XIX. 12); giace tutta la notte (Giobbe XXIX. 19), e si alza e scompare al mattino (Es. XVI. 14; Os. VI. 4). La rugiada come forza vivificante è usata come similitudine di Dio (Os. XIV. 6 [5]); simboleggia anche la freschezza (Sal. Es. 3: "la rugiada della tua giovinezza") e la risurrezione: "Una rugiada d'erbe è la tua rugiada, e la terra rigetterà gli spiriti dei morti" (Isaia xxvi. 19, ebr.).

    —Nella letteratura post-biblica:

    Secondo Enoch lx. 20, "lo spirito della rugiada abita alle estremità del cielo, vicino alle camere della pioggia, e il suo corso è in inverno e in estate". I venti provenienti dal centro dei dodici portali portano benefica rugiada di prosperità; da altri portali, rugiada dannosa accompagnata da locuste e altre calamità (Enoch lxxvi. 8 e segg. ). Ciò è anche in accordo con la tradizione rabbinica: "Nel sesto cielo, Makon, ci sono tesori di rugiada dannosa e di gocce di rugiada benefiche" ( ; Ḥag. 12b ). "Tra Pesaḥ e Shabu'ot viene offerta una preghiera affinché Dio possa preservare il popolo dalle rugiade dannose" (Lev. R. xxviii., con riferimento a Ger. v. 24). I due pani offerti a Shabu'ot vengono agitati avanti e indietro in una simbolica supplica al Sovrano del cielo e della terra e dei quattro venti di tenere lontani i venti e le rugiade sfavorevoli (Suk. 37b; Lev. R. lc ).

    Solo a causa di Israele la rugiada viene come una benedizione sul mondo: a causa di Giacobbe, che studiò la Torah, o per amore di Giobbe, le cui porte erano spalancate per i bisognosi (Gen. R. lxvi.). "Dio promise ad Abramo con giuramento di non lasciare mai che la rugiada cessasse di benedire i suoi discendenti, e quindi Elia non poté fermare la sua caduta con le sue parole" (Yer. Ta'an. i. 63d; confrontare Bab. 3a, b). Secondo Samuel bar Naḥmani, la rugiada viene come un dono celeste e per merito di nessun uomo (Yer. Ta'an. lc ; Ber. v. 9b, dopo Michea vi. 6). D'altra parte, è espressa l'opinione che dopo la distruzione del Tempio non cade la rugiada della benedizione totale (Soṭah ix. 12), e ciò a causa della cessazione dell'offerta e delle decime ( Shab. 32b ).

    Rugiada della Resurrezione.

    Ma la "rugiada della Risurrezione" è anche immagazzinata nell'Arabot, il cielo più alto ( Ḥag. 12b ). Da questa rugiada i morti sono rianimati (Yer. Ber. v. 9b; Yer. Ta'an. i. 63d, con riferimento a Isa. xxvi. 19). In bandiera. 12b , Sal. lxviii. 10 (9) si riferisce a: "Tu mandasti una pioggia copiosa per ravvivare la tua eredità" (Ebr.). Questo versetto è interpretato come un'allusione a un avvenimento durante la consegna della Legge sul Monte Sinai. "Quando Dio apparve in mezzo al tremore della terra sul Sinai, la vita fuggì dal popolo d'Israele e da tutto il popolo vivente nel paese d'Israele; e gli angeli dissero: 'Desideri dare la tua legge ai morti o ai i vivi?' Allora Dio fece cadere su tutti la rugiada della risurrezione, ed essi si rianimarono". Per quanto riguarda la Preghiera per la rugiada e la poesia liturgica di Kalir per il primo giorno di Pasqua, che contiene molte allusioni alla rugiada della Resurrezione, vedi Ṭal, Preghiera per .

    Bibliografia:
    Cheyne e Black, Encyc. Bibl. sv rugiada.

    Immagini di pagine

    V:4 P:552

    www.jewishencyclopedia.com/articles/5156-dew

    Vedi link per termini in ebraico mancanti nella traduzione qui

    Edited by leviticus - 11/7/2021, 15:23
  10. .
    Corrispondentemente ai sette cieli, la terra viene descritta come formata da sette strati, poiché vi sono nella bibbia sette differenti termini per indicarla (Ester R., I, 12)

    Da il Talmud di Abraham Cohen, ediz Laterza, Bari, 2020

    Edited by leviticus - 11/7/2021, 14:43
  11. .
    Perché gli ebrei sono chiamati "persone del libro"?

    di Yehuda Shurpin




    Nel corso della storia, gli ebrei sono stati chiamati il ​​"popolo del libro" (o " Am HaSefer ") sia da ebrei che da non ebrei. La ragione semplice e più ovvia di ciò è il legame forte ed eterno tra gli ebrei (il popolo) e la Torah (il libro), che include sia la tradizione scritta che quella orale, e tutte le opere che si espongono su di loro.

    In effetti, gli ebrei studiano o tengono costantemente conferenze su vari testi della Torah . È la Torah che ha tenuto in vita il nostro popolo, sostenendoci durante la nostra lunga e turbolenta storia.

    Fonte del termine
    Molti indicano l'Islam come l'origine di questo titolo. Infatti, sebbene la tradizione islamica a volte consideri gli ebrei come infedeli, vengono anche chiamati "Persone del Libro". L'Islam ha riconosciuto che il popolo ebraico era in possesso di una rivelazione di D-o, vale a dire la Torah, che è stata registrata prima dell'avvento dell'Islam. Pertanto, erano tollerati nella misura in cui era loro permesso di vivere tra i musulmani, purché seguissero determinate restrizioni e pagassero una tassa speciale.

    Tuttavia, questa non è la fonte del titolo, ma piuttosto un riflesso del legame profondo e intrinseco tra il popolo ebraico e "il libro", noto anche come "la Torah".

    Il libro è una persona
    Per il popolo ebraico, la Torah è più che una fonte di saggezza o una guida alla vita. Piuttosto, è un partner vivo, che respira, con il quale entriamo in una relazione per tutta la vita. Il Talmud si riferisce al legame tra il popolo ebraico e la Torah come quello tra una coppia di fidanzati. 1 Inoltre, il Midrash afferma che lo scopo stesso della Torah era per il popolo ebraico. 2

    Un ebreo è equiparato a un rotolo della Torah. Nelle parole del Talmud , “Colui che sta sopra il defunto al momento della partenza dell'anima è obbligato a strapparsi le vesti. A cosa può essere paragonato questo? A un rotolo della Torah che viene bruciato, per il quale chiunque sia presente è obbligato a strapparsi le vesti. 3

    La Torah è considerata la forza vitale dell'ebreo, come si vede nel seguente incidente con Rabbi Akiva :

    Una volta, il malvagio governo [di Roma] decretò che al popolo ebraico fosse proibito studiare la Torah. Pappo ben Judah vide Rabbi Akiva convocare raduni in pubblico e studiare la Torah [con loro]. Gli disse: "Akiva, non hai paura del governo?"

    Gli disse [Rabbi Akiva]: “Ti darò una parabola.

    “Una volpe stava camminando lungo un fiume e ha visto dei pesci correre avanti e indietro. Disse loro: 'Cosa fuggete?'

    “Gli dissero: 'Le reti che gli uomini hanno teso per noi'.

    “Disse loro: 'Perché non venite sulla terraferma? Vivremo insieme, come i miei antenati hanno vissuto con i tuoi antenati.'

    “Gli dissero: 'Sei tu quello di cui si dice che sei il più saggio degli animali? Non sei saggio, ma sciocco! Se nel nostro ambiente di vita abbiamo motivo di temere, quanto più lo è nell'ambiente della nostra morte!'

    “Lo stesso vale per noi. Se ora, quando ci sediamo e studiamo la Torah, di cui è detto: "Perché è la tua vita e l'allungamento dei tuoi giorni", 4 tale è la nostra situazione, tanto più se la trascuriamo. . .” 5

    Come recita la frase classica basata sullo Zohar , "Gli ebrei e la Torah sono uno". 6

    Quindi, non c'è da meravigliarsi se noi ebrei abbiamo una festa chiamata Simchat Torah , in cui danziamo letteralmente con un rotolo della Torah (per ulteriori informazioni su questo, vedi È vero che gli ebrei danzano con i libri? e Sulla Simchat Torah, un ebreo non balla mai Da solo ).

    Come ha detto succintamente il rabbino Adin Even-Israel (Steinsaltz), recentemente scomparso, “Questo è un ebreo! Uno che bacia un libro quando lo posa dopo averlo letto”.

    Per ulteriori informazioni su questo, vedere Bibliaphilia - Una riflessione sul perché gli ebrei baciano i libri della Torah .

    NOTE A PIÈ DI PAGINA
    1.
    Talmud, Berachot 57a.

    2.
    Midrash, Kohelet Rabbah 1:9.

    3.
    Talmud, Moed Katan 25a.

    4.
    Deuteronomio 30:20 .

    5.
    Talmud, Berachot 61b.

    6.
    Tanya , cap. 4, 23, basato su Zohar 3:73a.

    Da www.chabad.org

    Edited by leviticus - 7/7/2021, 22:29
  12. .
    Kelipot e Sitra Achra

    di Nissan Dovid Dubov


    D-o è buono ed è nella natura di D- o essere buono. Allora perché D-o ha creato il male? Perché viviamo in un mondo pieno di ingiustizie e dove i malvagi hanno la meglio? La filosofia ebraica classica risponde a queste domande senza tempo affermando che, poiché D-o è buono ed è nella sua natura fare il bene, Egli ha creato il mondo per conferire bontà alle Sue creazioni. La più grande bontà possibile che D-o può conferire alle Sue creazioni è la bontà che è Lui stesso.

    Per guadagnare quella ricompensa - in modo che non dovrebbe essere ciò che lo Zohar chiama "pane della vergogna" o ricompensa immeritata - D-o ci ha prima messo in un'arena di libera scelta dove dobbiamo fare uno sforzo per scegliere sul male. Tale scelta è ricompensata nel Mondo a venire , dove l'anima è spogliata di ogni fisicità e si crogiola nella Luce della Shechinah dopo aver onestamente guadagnato tali ricompense durante le lotte in questo mondo. La creazione del male è quindi una necessità per mantenere l'arena della libera scelta , il trampolino di lancio verso la ricompensa ultima. In questa visione, la missione dell'uomo è di guidare attraverso le insidie ​​e le tentazioni di questo mondo attraverso l'adesione alla Torah e alle Mitzvot .

    Questi sono i biglietti per le gioiose ricompense di The World to Come ( Olam Haba h).

    Come accennato in precedenza, il chassidismo enfatizza la visione secondo cui lo scopo ultimo della creazione è creare una dimora per D-o in questo mondo.

    D-o ha fatto una creazione fisica che nasconde la sua fonte divina e ha posto un'anima all'interno di un corpo specificamente per raffinare ed elevare il corpo e la sua parte nel mondo. Sebbene l'anima sarà ricompensata per i suoi sforzi nel mondo a venire, lo scopo ultimo della creazione è in questo mondo. La più grande conquista dell'anima è prendere un corpo corporeo e grossolano la cui natura intrinseca è animalesca, e usarlo per trasformare l'oscurità in luce e l'amarezza in dolcezza. L'anima stessa è immacolata e santa e non richiede rettifica. Come abbiamo appreso da Jacobla scala, la discesa dell'anima in questo mondo è a scopo di ascesa. Qui ottiene qualcosa che non può assolutamente ottenere nel mondo a venire. Nonostante si trovi nel più basso di tutti i mondi, si possono superare le pulsioni e le passioni animali per raggiungere lo scopo dell'Onnipotente nella creazione. L'anima quindi si sforza di svolgere il vero servizio di D-o, adempiendo così alla volontà di D-o e creando un Dirah BeTachtonim , una dimora per il Divino qui in questo mondo. Re Salomone nel Cantico dei Cantici descrive questo stato come "nero, ma bello". Quando l'anima discende nella desolazione e nella confusione di questo mondo, si rende conto che la sua discesa è finalizzata all'ascesa.

    La sua discesa nel corpo è oscura, ma bella in termini di realizzazione dello scopo nella creazione. Da questa prospettiva ne consegue che la presenza delle forze del male pone la sfida più grande nella ricerca per creare un Dirah BeTachtonim . Più grande è l'oscurità e più forti sono le forze del male, più luminosa è la trasformazione di quell'oscurità in splendore.

    La Kabbalah usa il termine Kelipah per descrivere il male. Letteralmente, Kelipah significa "buccia" o "guscio", come nella buccia di un frutto.

    Un'arancia non manterrà il suo succo se non ha una giacca così protettiva. Tuttavia, quando si mangia l'arancia, si scarta la buccia. La buccia serve solo per conservare il frutto. Lo stesso vale per l'esistenza del male. Il chassidismo usa la terminologia "volontà interiore" ( Pnimiyut HaRatzon ) e "volontà esterna" ( Chitzoniut HaRatzon ). Quando una persona va al lavoro, viene coinvolta in tutti i dettagli per guadagnarsi da vivere. Tuttavia, il suo è impegnato solo con la sua volontà esterna. Il suo desiderio interiore è fare soldi per fare ciò che vuole veramente. L'esistenza di Kelipah deriva dalla volontà esteriore di D-o, mentre Kedushah (santità) deriva dalla volontà interiore di D-o.

    Kabbalah divide tutto in questo mondo in uno Sitra D' qedushà (il lato della santità) o Sitra Achra (il lato di impurità), letteralmente significa ‘l'altro lato’, o il lato del Kelipah . Non c'è niente in mezzo: ogni pensiero, parola, azione o creazione ha la sua fonte in Kedushah o Kelipah .

    Il lato santo è l'inabitazione e l'estensione della santità di D-o che riposa solo su qualcosa che si abnega completamente a Lui, o in realtà, come nel caso degli angeli in alto, o in potenza come nel caso di ogni ebreo in basso che ha la capacità di arrendersi completamente a D-o con sacrificio di sé. Questo è ciò che si intende quando i Saggi proclamano che anche quando un singolo individuo si siede e impara la Torah la Shechinahriposa su di lui. Tuttavia, ciò che non si arrende a D-o, ma è un'entità separata, non riceve la sua vitalità dalla volontà interiore di santità. Piuttosto, la vitalità è data da "dietro la sua schiena", discendente di grado in grado attraverso miriadi di livelli attraverso innumerevoli contrazioni finché la Luce è così diminuita da poter essere compressa e racchiusa in uno stato di esilio all'interno di quella cosa separata.

    La Kabbalah delinea ulteriormente due tipi distinti di Kelipah : Kelipat Nogah - letteralmente Kelipah che può essere illuminato, e Shalosh Kelipot Hatmayot - "tre Kelipot totalmente impuri ". Kelipat Nogah può essere elevato e raffinato, mentre l'unica forma di riforma o redenzione per i tre Kelipot impuri è la loro distruzione.

    Nel carro del profeta Ezechiele , i tre impuri Klipot sono chiamati "vortice", "grande nuvola" e "fuoco ardente", mentre Kelipot Nogah è descritto come la "traslucenza [ nogah ] intorno ad esso". Dai tre Kelipot impuri fluiscono e derivano le anime di tutte le creature viventi che non sono kosher così come l'esistenza di tutti i cibi proibiti nel regno vegetale, come Orlah (il primo frutto di tre anni di un albero). L'esistenza e la vitalità di tutte le azioni, espressioni e pensieri relativi ai 365 comandamenti negativi e ai loro derivati fluisce anche da questi Kelipot.. Tutto nel regno della santità ha il suo contrario nel regno del profano. Allo stesso modo, tutto nel mondo fisico ha la sua controparte spirituale da cui deriva la sua esistenza e vitalità. Il Nefesh HaBehamit dell'ebreo, le anime delle creature kosher , e l'esistenza e la vitalità dell'intero mondo inanimato e vegetale consentito per il consumo, e l'esistenza e la vitalità di ogni atto, espressione e pensiero in questioni mondane che non contengono aspetto proibito, sia eseguito per amore del Cielo o no, derivano tutti da Kelipat Nogah .

    D-o ha creato "una cosa opposta all'altra". Un ebreo è composto di due anime distinte. Il suo Nefesh Elokit , che comprende dieci poteri dell'anima la cui fonte è nelle Sefirot superne , è giustapposto al Nefesh HaBehamit , anch'esso in possesso di dieci poteri dell'anima. I poteri dell'anima di Nefesh Elokit aspirano a Kedushah e i poteri dell'anima di Nefesh HaBehamit aspirano a Kelipah . Queste due anime si contendono il controllo dei pensieri, della parola e dell'azione di una persona, che sono spesso indicati come "vestimenti" dell'anima. Una persona si trova costantemente di fronte alla scelta di inondare gli indumenti dell'anima con Kedushah o gli indumenti di Kelipah. Se una persona permette al Nefesh HaBehamit il controllo della mente, allora gli indumenti dell'anima possono essere contaminati dalle impurità dell'istinto animale. Queste impurità sono vane e rovinano lo spirito.

    Abbiamo già spiegato che ogni cosa in questo mondo ha la sua fonte nei regni superiori. Qual è la fonte di Kelipot e Sitra Achra nei regni superiori? In che modo il male è disceso dal buon D-o? Nel capitolo su Tzimtzum abbiamo descritto che dopo il primo Tzimtzum , il Kav è stato irradiato nel vuoto per creare i mondi, e abbiamo descritto la formazione dei quattro mondi di Atzilut , Beriah , Yetzirah e Assiyah . In realtà, però, l'emanazione di Atzilut fu preceduta da un altro stadio chiamato Mondo del Caos ( Tohu), ed è da questo mondo che deriva la creazione di Kelipah .

    La seguente presentazione si basa sugli insegnamenti dell'Arizal ed è chiamata Shevirat HaKelim, "la frantumazione dei vasi". Il Midrash afferma che prima della creazione di questo mondo, D-o creò altri mondi e li distrusse.

    Ovviamente D-o aveva qualche utilità nel crearli e qualche buona ragione per distruggerli. L' Arizal spiega che questi non erano mondi fisici ma erano regni spirituali. Il primo mondo creato fu il Mondo del Caos tratto dalla parola in Genesi 1:2: "All'inizio della creazione dei cieli e della terra da parte di D-o, la terra era Tohu Vavohu, caotica e vuota". Dopo lo Tzimtzum e l'emergere dei Serifot , i Serifot furono originariamente schierati nel Mondo del Caos poiché esistevano individualmente, senza alcuna interrelazione; Chessed era puro Chessed senza alcuna relazione con Gevurahe così via. La Luce che entrava nei deboli Vasi del Mondo del Caos era "Luci altamente concentrate e intense" ( Orot Merubim ), che inondavano i "deboli Vasi" ( Kelim Muatim ). Il risultato fu una frantumazione dei vasi. Può essere paragonato a far funzionare un milione di volt di elettricità attraverso una lampadina da 60 Watt. C'era un grande vantaggio nel Mondo del Caos, perché era brillante e pieno di Luci intense. Il suo grande svantaggio era che ogni Sefirah era egoista e voleva tutta la Luce per sé, incapace di condividere o coesistere con un'altra. La radice dell'indipendenza e dell'ego deriva quindi dal Mondo del Caos.

    Un mondo del genere non poteva esistere, quindi è stato distrutto ed è stato costruito un mondo di correzione molto migliore ( Tikkun ). Nel Mondo della Correzione ogni Sefirah è interrelata e interconnessa.

    Chessed contiene al suo interno Gevurah e Gevurah contiene Chessed , ecc. Questa interrelazione unita a Vasi Ampi e "piccole luci" meno intense ( Orot Muatim) ha creato un mondo che potrebbe esistere.

    Lo stato di Correzione è paragonato a un essere umano in cui esiste una relazione armoniosa e simbiotica tra tutti gli arti. Nella Kabbalah si parla molto del fatto che le Sefirot siano disposte in "Cerchi" (Igulim) o "Dritte" (Yosher). I termini "Cerchi" e "Dritto" sono sinonimi di Caos e Correzione. Nel Caos, le Sefirot erano disposte in Cerchi come un cerchio concentrico all'interno di un altro, ogni cerchio non aveva alcun contatto con l'altro. In Straight le Sefirot sono disposte nella forma di un essere umano che ha una relazione equilibrata.

    Quando i Vasi del Caos si sono frantumati, 288 scintille sono "cadute" dal loro livello e si sono incastonate nei livelli inferiori della creazione. Mentre cadevano verso il basso si rompevano ulteriormente in particelle più piccole. Man mano che continuavano a cadere, diventavano più numerosi e grossolani a causa della loro origine egoistica. Le scintille più raffinate furono assimilate in Atzilut . Gli altri caddero in Beriah o Yetzirah costituendo le parti "cattive" (o indipendenti) di quei livelli. Le scintille più grossolane sono cadute in Assiyah e alla fine hanno creato Kelipot .

    Va notato che la Frantumazione dei Vasi non è stata una falla accidentale nel piano divino. Al contrario questo processo ha permesso la creazione del male fornendo all'uomo l'esercizio del libero arbitrio e la sfida di creare un Dirah BeTachtonim. Inoltre, nascoste in modo sublime all'interno di Kelipah sono le Luci originali del Mondo del Caos. Quando una persona trasforma Kelipat Nogah o anche i tre Kelipot impuri attraverso la distruzione o Teshuvah , rilascia quelle Luci. In ogni oggetto materiale ci sono scintille di santità che vengono rilasciate quando quell'oggetto viene usato per amore del cielo. Potrebbe essere che certe scintille aspettano centinaia o addirittura migliaia di anni prima che qualcuno le rilasci. Questo compito si chiama Birur Nitzoztot, o la "raffinazione delle scintille".

    Un esempio di questo Raffinamento è nel mangiare il cibo. Corpo e anima sono tenuti insieme dal cibo. Ogni alimento kosher contiene scintille di santità che vengono rilasciate quando il cibo viene consumato per amore del cielo, come mangiare per essere sani per imparare la Torah e osservare le Mitzvot . L'anima, che deriva dal Mondo della Correzione, è nutrita da questa scintilla, la cui radice è nel Mondo del Caos. L'uomo fa affidamento sul cibo perché la sua anima si nutre della luce delle scintille di santità nascoste nel cibo che ha avuto origine nel Mondo del Caos. Va notato che se il cibo non viene consumato per amore del cielo, rimane in uno stato di Kelipat Nogahfinché il corpo non utilizza l'energia derivata dal cibo per l'apprendimento della Torah o per altre attività divine. Il cibo non kosher, tuttavia, rimane Kelipah fino a quando la persona che ha consumato non ritorna al comportamento santo, elevandolo così retroattivamente, o D-o stesso fa sì che le scintille si elevino.

    L'ultimo raffinamento del mondo avrà luogo nei giorni di Mashiach e successivamente nel tempo della Resurrezione in cui D-o "rimuoverà lo spirito di impurità dal mondo". In quell'era, tutti i Kelipot saranno rimossi e il servizio divino sarà elevato all'infinito nel regno di Kedushah . Quel periodo viene spesso chiamato Shabbat , il giorno del riposo. Secondo la legge ebraica, si può mangiare solo ciò che viene preparato prima dello Shabbat, ed è proibito il cibo preparato nel giorno di riposo. Il tempo di Mashiache oltre è paragonabile allo Shabbat, e quindi attualmente viviamo nel "giorno della settimana". Ora è il momento in cui dovremmo prepararci per l'ultimo Shabbat, quando il lavoro di oggi – la nostra costruzione di una dimora per il Divino in questo mondo – sarà goduto.


    di Nissan Dovid Dubov

    Da www.chabad.org

    Edited by leviticus - 26/6/2021, 08:21
  13. .
    sinagoga

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    Vercelli e l’antico Aron ha kodesh del Seicento restaurato:
    una festa per tutta la città


    Pubblicato in Attualità il ‍‍20/06/2021 - 10 תמוז 5781

    Un tesoro riscoperto. Un momento di festa e ripartenza per tutta la città e per l’ebraismo italiano.
    È lo spirito che ha contraddistinto la presentazione, in sinagoga a Vercelli, dell’antico Aron del XVII secolo al centro negli scorsi mesi di un’azione di restauro fortemente voluta dalla presidente della Comunità ebraica vercellese Rossella Bottini Treves, quale ricercatrice storica e detentore di memorie storiche familiari, coadiuvata a livello professionale dall’architetto Paola Valentini e con il sostegno economico della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli.
    Una cerimonia molto partecipata anche dalle istituzioni vercellesi e biellesi, accorse in sinagoga in gran numero. Con un pensiero rivolto al ricordo del rav Elia Richetti, recentemente scomparso, cui la cerimonia è stata dedicata. Questa data, questa giornata, nascono da un suo preciso progetto concordato con la presidente.
    “È stato il nostro modo per dirgli grazie. I suoi insegnamenti, gli insegnamenti di un grande Maestro, sono sempre con noi” sottolinea Bottini Treves. Folta la partecipazione anche dal mondo ebraico. Officiata dal rav Ariel Di Porto, la cerimonia in memoria del rav Richetti ha visto gli interventi del vicepresidente UCEI Giulio Disegni, del presidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani, del consigliere veronese dell’Unione Roberto Israel, che ha letto un messaggio di rav Umberto Piperno. La parola è poi passata a rav Amedeo Spagnoletto, direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara che ha collaborato con la Comunità di Vercelli, per un approfondimento specifico sulla storia e le specificità dell’Aron. Rav Spagnoletto ha illustrato al pubblico la storia e il significato dell’Aron ha Kodesh nella tradizione ebraica con riferimenti ai più antichi esempi di Aron. A seguire la relazione sul restauro conservativo e sul ruolo della Soprintendenza a cura dell’architetto Valentini. Conclusione in musica barocca, con un concerto dello “Oinos Baroque Trio” con la direzione artistica e integrato da Simonetta Heger al clavicembalo. Tra i tanti presenti il presidente della Comunità ebraica torinese e presidente del Meis Dario Disegni e la consigliera UCEI di Mantova Licia Vitali Norsa.
    L’Aron seicentesco, è stato spiegato, ha accompagnato i principali momenti di vita sinagogale già prima della clausura del ghetto vercellese ed è stato protagonista anche nella successiva fase apertasi con l’emancipazione e la costruzione del Tempio di via Foa (1878). Stilisticamente si tratta di un’opera barocca dipinta con finti marmi che rimanda a una struttura architettonica con colonne e capitelli, decorata con elementi vegetali e geometrici scolpiti e in parte dorati. Il corpo centrale, destinato alla conservazione dei Rotoli della Legge, è costituito da un vano il cui interno è rivestito di broccato rosso. Completano l’opera due pannelli lignei verosimilmente di recupero e databili alla metà del Settecento, con iscrizioni in ebraico dorate su fondo verde.

    Da www.moked.it

    Edited by leviticus - 23/6/2021, 09:29
  14. .
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    Le tre settimane

    19 giu 2002
    di Rabbi Shraga Simmons

    Panoramica e leggi del periodo che porta a Tisha B'Av.


    Le "tre settimane" tra il 17 di Tammuz e il Tisha B'Av sono state storicamente giorni di sventura e calamità per il popolo ebraico. Durante questo periodo, sia il Primo che il Secondo Tempio furono distrutti, tra le altre terribili tragedie.

    Questi giorni sono indicati come il periodo "dentro lo stretto" (bein hametzarim) , secondo il versetto: "tutti i suoi oppressori l'hanno raggiunta nello stretto" (Lamentazioni 1:3 ).

    Durante lo Shabbat durante le tre settimane, le Haftorah sono tratte dai capitoli di Isaia e Geremia che trattano della distruzione del Tempio e dell'esilio del popolo ebraico.

    Durante questo periodo, l'intera nazione osserva vari aspetti del lutto. Riduciamo al minimo la gioia e la celebrazione. E, poiché l'attributo del giudizio divino ("din") è acutamente sentito, evitiamo sforzi potenzialmente pericolosi o rischiosi.

    ASPETTI DEL LUTTO DURANTE LE TRE SETTIMANE

    Non si celebrano matrimoni. (Tuttavia, le cerimonie di fidanzamento sono consentite.)
    Non ascoltiamo musica.
    Evitiamo tutte le celebrazioni pubbliche, specialmente quelle che prevedono balli e accompagnamento musicale.
    Evitiamo viaggi e attività emozionanti e divertenti. (Kaf HaChaim - OC 551:41 )
    Nessun taglio di capelli o rasatura. (Le unghie possono essere tagliate fino alla settimana in cui cade Tisha B'Av.)
    Non diciamo la benedizione She-hechianu sul cibo nuovo o sui vestiti, eccetto lo Shabbat.

    I NOVE GIORNI

    Il periodo che inizia con Rosh Chodesh Av è chiamato "Nove giorni". Durante questo periodo, si osserva un livello di lutto più rigoroso, in accordo con il detto talmudico (Ta'anit 26 ): "Quando inizia il mese di Av, riduciamo la nostra gioia."

    (1) Evitiamo di acquistare qualsiasi articolo che porti grande gioia.

    (2) Sospendiamo i miglioramenti domestici o la piantumazione di alberi e fiori.

    (3) Evitiamo le controversie con i non ebrei, poiché la fortuna è infausta in questo momento.

    (4) Ci asteniamo dal consumo di carne (incluso il pollame) e vino. Questi cibi sono il simbolo del servizio del Tempio e sono generalmente espressioni di celebrazione e gioia.

    Durante lo Shabbat, carne e vino sono consentiti. Questo vale anche per qualsiasi altra seuduat mitzvah - per esempio, a un Brit Milah o al completamento di un trattato del Talmud.
    Il vino di Havdallah dovrebbe essere dato da bere a un bambino.
    (5) Ci asteniamo dall'indossare indumenti appena lavati o dal riciclaggio di indumenti.

    Se la "freschezza" è stata tolta a un indumento prima dei Nove Giorni, può essere indossato.
    Per lo Shabbat possono essere indossati vestiti puliti.
    Gli indumenti dei bambini piccoli, che si sporcano spesso, possono essere lavati durante i Nove Giorni.
    I vestiti non possono essere lavati anche se fatti in preparazione per dopo Tisha B'Av, o anche se fatti da un non ebreo.
    (6) Non ci laviamo per piacere.

    È consentito fare il bagno per rimuovere sporco o sudore o per motivi medici. Questo può essere fatto solo in acqua fredda.
    Inoltre, il corpo dovrebbe essere lavato in parti, piuttosto che tutto in una volta.
    Il venerdì in onore dello Shabbat è consentito fare il bagno in acqua calda.

    con i ringraziamenti al rabbino Moshe Lazerus

    Da www.aish.com

    Edited by leviticus - 19/6/2021, 08:38
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    "Israele come i talebani".

    Esplode la bufera sulla deputata dem

    10 Giugno 2021 - 11:13

    Ilhan Omar, prima parlamentare americana "velata", ha finora fatto più volte discutere per le sue invettive contro Israele e pro-Palestina


    Gerry Freda


    "Israele come i talebani". Scoppia la bufera sulla deputata dem Ilhan Omar

    La deputata americana democratica Ilhan Omar, di religione islamica nonché prima esponente del Congresso "velata", è finita ultimamente nella bufera per un suo tweet in cui "paragona Israele ai Talebani". Le parole in questione sono state pubblicate lunedì sul web dalla parlamentare di origini somale e da lei presentate come l'oggetto di un suo colloquio avuto in precedenza con Antony Blinken, il capo della diplomazia Usa.

    Nel tweet in questione, la deputata del Minnesota, già nota per le sue invettive contro lo Stato ebraico e in difesa dei diritti dei palestinesi, aveva tuonato: "Dobbiamo avere lo stesso livello di responsabilità e giustizia per tutte le vittime di crimini contro l’umanità. Abbiamo visto atrocità impensabili commesse da Stati Uniti, Hamas, Israele, Afghanistan e Talebani. Ho chiesto al Segretario Blinken dove le persone dovrebbero andare per la giustizia".



    La Omar aveva poi diffuso un video in cui ricostruiva la sua conversazione con Blinken, dichiarando di avere chiesto allora a quest'ultimo "quali meccanismi sono in atto negli Stati Uniti per le vittime di presunti crimini contro l’umanità in Israele, Palestina e Afghanistan".

    Dopo avere di fatto equiparato Israele, Hamas e Talebani, la parlamentare del Minnesota aveva denunciato: "Se i tribunali nazionali non possono o non vogliono perseguire la giustizia, e ci opponiamo alla Corte penale internazionale, dove pensiamo che le vittime di questi presunti crimini dovrebbero andare per ottenere giustizia?".


    Il paragone tra lo Stato ebraico e i fondamentalisti islamici afghani ha subito infiammato il web, con forti critiche lanciate contro la deputata democratica. Più volte in passato, gli avversari politici repubblicani della Omar hanno tentato di farla dimettere da ogni incarico parlamentare proprio a causa delle sue posizioni estremiste e anti-Israeliane. Ad esempio, qualche settimana fa, durante il conflitto nella Striscia di Gaza, la dem aveva pubblicato su Internet il seguente messaggio: "Gli attacchi aerei israeliani, che uccidono civili a Gaza, sono un atto di terrorismo. Molti ti diranno che Israele ha il diritto di difendersi, alla sicurezza e alla protezione, ma tacciono sul fatto che anche i palestinesi abbiano quegli stessi diritti". Nel 2002, inoltre, la futura deputata aveva diffuso in rete un post ancora più incendiario: "Israele ha ipnotizzato il mondo. Allah risveglia la gente e aiutarli a vedere le cattive azioni di Israele".


    Da www.ilgiornale.it

    Edited by leviticus - 19/6/2021, 08:14
284 replies since 23/9/2018
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