Ebrei e Israele

Posts written by wammaa

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    Sihot con il Rosh Ieshiva sull'Emuna (Fede)
    Cosa e in teoria e cosa in pratica
    Tora min ashamaim (prove e commenti)
    Asghaca (provvidenza)
    Fede e scienza
    Provvidenza divina
    Esaminiamo attraverso due fatti storici, di cui uno biblico e uno recente, che cosa vuol dire provvidenza divina, se esiste, e come influisce.

    A: Guerra in Galilea 1982
    Una delle piu grandi battaglie aeree del mondo, 200 aerei impiegati, conseguenze: 21 aerei siriani abbattuti, equipaggiamenti missilistici totalmente distrutti, mentre dallaltro lato, nessun aereo israeliano colpito.

    Perche?
    Fu chiesto al comandante delle azioni speciali israeliane di dare una risposta, secondo lui, questo risultato si deve a tre cose:

    Tecnologia avanzata
    Forza individuale eccellente
    Un po di fortuna
    Se questa domanda fosse stata chiesta ad un fedele, probabilmente avrebbe risposto che e tutta opera di D-o. Ma possiamo noi realmente, pur considerando la provvidenza divina, prescindere dalle due prime condizioni portate dal comandante?

    B: (Ioshua) Ioshua riesce a conquistare Gerico soltanto suonando lo Shofar, ma nessuno doveva prendere del bottino.
    Accade invece che Achan disobbedisce allordine divino.

    Dopo di cio bisognava conquistare Ai, degli esploratori mandati da Ioshua affermano che bastano solo 2 o 3000 unita per vincere questa guerra.

    La conseguenza e che lesercito viene sbaragliato, e israele subisce la prima sconfitta della sua storia.

    D-o Dice a Ioshua che il motivo della sconfitta e il peccato del bottino.

    Per vincere la guerra ora bisogna colpire il colpevole, si tira a sorte ed esce fuori che il responsabile e Achan.

    D-o Pero dice a Ioshua che per conquistare ai ci voleva anche una tecnica militare particolare e che tutto il popolo dIsraele doveva uscire in guerra.

    Se facciamo un piccolo accenno ai numeri vediamo che gli abitanti di Ai erano 12 000, mentre i figli dIsraele contavano su di un piccolo gruppo di avanguardia di 3.000 (quindi figuriamoci quanti erano in totale!!).

    Quindi ci potremmo chiedere, che sorta di provvidenza divina? La sconfitta si spiega con uno scarso numero di guerrieri, la vittoria con la stragrande maggioranza.

    Come si spiega la sconfitta?
    Spiegazione laica, errore dinformazione degli esploratori
    Spiegazione religiosa, peccato del bottino
    Ma se fosse vera la seconda, perche nel secondo tentativo di conquista mandare tutto il popolo? Ormai il colpevole era stato ucciso!
    Lerrore di informazione fu fatto per un errore di superbia, nel mondo antico cera una specie di regola: per conquistare, ci vuole 10 volte la forza difensiva, quindi 12 000 * 10 = 120 000 e non certo 2 o 3 000!!!!

    Limpresa di Ai sembrava molto facile se paragonata a quella di gerico. Quindi possiamo dire che lerrore di informazione non e altro che un errore di superbia che nasce dalla vittoria di gerico.

    Se analizziamo la storia piu recente vediamo che dopo la guerra dei sei giorni, guerra vinta strepitosamente da israele in condizioni improbabili, Israele lascia il confine egiziano (73) console 700 unita contro un milione di unita egizie!!!

    La guerra del 73, nota come guerra del Kippur alla fine avra esiti positivi, ma allinizio tutto sembrava portare ad una sconfitta, anche qui il tutto nato da un errore di presunzione dato dalla precedente vittoria.

    Achan poi perche ha peccato? Quando si parla del peccato di achan, viene espresso in forma plurale, e cio sta a significare che anche se lui materialmente aveva fatto questo peccato, lidea era comune. Praticamente i figli disraele avevano vinto e quindi pensavano che gli spettava il bottino, ma non avevano considerato che in realta la guerra non lavevano vinta da soli!!!

    Quindi sia che guardiamo la storia da un lato religioso(peccato del bottino) sia che la guardiamo da un lato laico (errore dinformazione); tutto nasce dalla domanda: chi ha vinto a gerico?

    Per luomo fedele non ce contraddizione tra le due spiegazioni, la spiegazione laica non e sbagliata, solo che si trova ad un altro livello di quella religiosa, praticamente si richiede alluomo religioso di essere profondo (Adam Maamin/Adam Maamik).

    Noi non ci dobbiamo appoggiare troppo a D-o, anche se dobbiamo sapere che e la ragione profonda di tutto.

    Infatti se vediamo Devarim (Deuteronomio) capitolo ottavo, versi 17 e 18 capiamo meglio questo concetto.

    Il primo verso dice....Potresti pensare: fu la mia forza e la potenza della mia mano che mi procuro questo benessere, mentre il verso 18 dice..E ti ricorderai del signore tuo D-o Perche e lui che ti concede la forza.

    Quindi non possiamo negare che quello che abbiamo viene dalle nostre mani, dal nostro lavoro; ma non dimentichiamoci di chi ci ha dato la forza. Credere nella provvidenza non vuol dire non credere a nientaltro!!!

    Fabrizio Mieli.

    Tratto dalle Sihot con Rav Amit Kula, Rosh Ieshiva della Ykd Ein Zurim


    da qui

    https://www.e-brei.net/index.php?mact=CGBl...nt01returnid=15
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    Berachot (benedizioni) per lo studio della Torah e del Talmud

    E obbligo per lo studente ebreo ogni giorno prima della lettura di un brano del Talmud recitare le benedizioni come e' scritto: mangerai ti sazierai e benedirai
    Queste benedizioni vengono recite ogni mattino durante le Zemirot, la preghiera che precede lo Shachrit; dopo di queste si recita (secondo il Minhag romano, un brano della Torah, poi linizio di Bberachot 2a, poi le Mishnaiot del cap.5 di Zebachim , poi le tredici regole di R. Ishmael poi Peah 1,1. Affinche' lebreo che legga solo il libro di Tefilla', compia ogni giorno il precetto di studiare Torah, Mishnah e Ghemarah.

    Ecco le tre benedizioni

    1) Barukh atta' hashem elokenu melech haolam asher kideshanu bemizvotav vezivanu laasoq bedivreh Torah

    Benedetto sii tu eterno nostro D-o, re del mondo, che ci hai santificato con i tuoi precetti e ci hai ordinato di occuparci delle parole della Torah.

    2) Si aggiunge la richiesta di Rabbi Yochanan (Bberachot 11b):

    We haarev na hashem elokenu et divreh toratecha befinu uvfiot ammecha beth Israel venieh anachnu vetseetsaenu vetseetsaeh ammecha beth Israel kullanu yodeh shemecha velomdeh toratecha lishmah baruch atta' hashem hamelamed Torah leammo' Israel.

    Nostro D-o, noi ti preghiamo, le parole della Torah sulla nostra bocca e sulle bocche del tuo popolo Israel e che noi siamo, noi e i nostri discendenti , e i discendenti del popolo tuo Israel, dei conoscitori del tuo nome e degli studenti della Torah in maniera disinteressata, per essa soltanto.

    3) Baruch atta' hashem asher bachar banu miccol aamim venatan lanu et torato'; baruch atta' hashem , noten haTorah .

    Benedetto sii tu Hashem nostro D-o re del mondo, che ci hai eletto fra tutti i popoli e ci hai dato la tua Torah: benedetto si tu Hashem che doni la Torah

    Secondo il rito italiano al Pi sha.da.l.: mahazor colhashana' kepi' minhag italyyany

    La seconda benedizione varia a seconda dei Minhaghim

    Luciano Tagliacozzo

    da qui

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    Israele sospende l'accordo Iron Dome USA-Ucraina temendo reazioni da Mosca

    17:46 15.02.2022


    Israele sospende la partecipazione all'accordo sul trasferimento del sistema di difesa missilistica Iron Dome a Kiev, firmato tra Stati Uniti e Ucraina. Il timore è di danneggiare le relazioni bilaterali con la Russia, a causa delle tensioni al confine ucraino.
    Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, dalla scorsa estate Israele ha adottato una serie di misure per impedire l'accordo ed è riuscita a rimuovere dall'ordine del giorno la questione del trasferimento dell'Iron Dome a Kiev.
    L'anno scorso, i media hanno riferito che il Congresso degli Stati Uniti aveva incluso un emendamento al disegno di legge sulla difesa del 2022, che rendeva possibile la vendita o il trasferimento del sistema Iron Dome all'Ucraina.
    Iron Dome è una joint venture israelo-americana che non può essere venduta a terzi senza il consenso di entrambi i paesi sviluppatori. Nella primavera del 2021, il governo ucraino aveva ufficialmente fatto appello all'amministrazione Biden, chiedendo di trasferire missili Patriot e il sistema di difesa missilistica Iron Dome in Ucraina.

    Il sistema Iron Dome, nome traducibile come Cupola di Ferro, è un sistema d'arma mobile per la difesa antimissile, in grado di intercettare razzi a media velocità e proiettili d'artiglieria con traiettoria balistica. Si ritiene sia capace d'intercettare minacce a corto raggio dai 3 ai 72 km in tutte le situazioni meteo.
    La situazione in Ucraina

    Negli ultimi mesi, i paesi occidentali e l'Ucraina hanno accusato la Russia di dispiegare truppe aggiuntive lungo il confine ucraino in presunta preparazione di una invasione. Mosca ha più volte smentito queste accuse dicendo che non ha intenzione di invadere l'Ucraina e sottolineando che ha il diritto di spostare le proprie truppe all'interno del proprio territorio nazionale.

    La Russia ha anche espresso preoccupazione per l'attività militare della NATO vicino ai suoi confini e per il continuo supporto militare all'Ucraina, compreso un aumento del numero di consiglieri militari occidentali nella regione separatista del Donbass e un aumento delle consegne di armi a Kiev.

    malamente tradotto da qualche sito italiano da qui

    https://www.timesofisrael.com/israel-torpe...eaction-report/
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    Cosa si intende per Chukkot Hagoiim
    L'espressione Chukkot Hagoiim (norme dei popoli) si riferisce al divieto della Torah di seguire il comportamento delle altre nazioni. E' mia intenzione evidenziare alcune delle idee espresse dai nostri maestri Zl.

    La fonte di questa Mizwah lo-taase' (precetto negativo) si trova, come quella di tutte le altre Mizwot, nella Torah she-bichtav (Pentateuco)

    In Vaikra' (Levitico) cap.18, verso 3, e'scritto:


    Secondo il comportamento (lett: l'azione) della terra di Egitto, in cui risiedeste, non agirete; e secondo il comportamento (lett: l'azione) della terra di Chenaan, verso cui io vi porto, non agirete; e secondo le loro norme non andrete.
    Sempre in Levitico, al capitolo 20, verso 22, come conclusione del divieto dei rapporti proibiti (ghilui ha'araiot), e' detto:


    E non andrete secondo la norma del popolo che io scaccio dinnanzi a voi, poiche' tutti questi (= incesti) fecero,e io porro' loro fine. E vi dissi: voi possiederete la loro terra, ed io la daro' a voi perche' la possediate, terra stillante latte e miele. Io sono il signore vostro D-o, che vi ho distinto dai popoli.
    1.Quali popoli?
    Una delle prime domande che sorgono e' se questo divieto si riferisca solamente alle norme dei popoli egizio e cananeo o in generale a quelle di tutti i popoli in mezzo ai quali gli ebrei vissero durante tutti i secoli.

    Nel Talmud (Shabbat 67) viene commentato il versetto in Levitico 18,3 spiegando che il divieto secondo le loro norme non andrete non si riferisce solo al popolo cananeo, ma anche a quello egizio, basandosi sul principio del parallelismo (Hekesh) molti commentatori spiegano che questo parallelismo e' stato esplicitato per includere in esso non solo gli egizi, ma anche tutti gli altri popoli in mezzo a cui gli ebrei risiederanno.

    E infatti in Levitico 20, 24 e'detto che vi ho distinto dai popoli intendendo che Israele e'distinto tra tutti i popoli.

    2.Quali norme?
    Una seconda domanda e' se le norme di cui si parla siano solo quelle riguardanti l'idolatria, oppure se si tratti di un concetto piu'generale.

    In Sifra' (Midrash Halacha' sul libro di Levitico) analizzando il versetto in Levitico 18,3 si chiede come fosse possibile che gli ebrei si astenessero completamente dal seguire le azioni degli altri popoli: e forse possibile che non piantessero i germogli e non costruissero case come loro? E la risposta deriva da un'interpretazione della seconda parte dello stesso versetto: e secondo le loro norme non andrete. Inteso in senso limitativo le norme di cui si parla sarebbero solo quelle imposte a loro e ai loro padri cioe' quelle che caratterizzano in particolare un determinato popolo.

    3.Corruzione
    I maestri si interrogano spesso sul significato di una certa Mizwah per meglio definirne gli ambiti. Nel medioevale Sefer Iereim (libro dei tementi) viene evidenziato il carattere di sregolatezza appertenente alle norme idolatre: ci ha ordinato il creatore che non vada alcuna persona secondo le norme dei popoli per inseguire la arbitrarieta' del suo cuore, per essere irrefrenato nel mangiare e bere.

    Questa Mizwa' ci viene dunque a vietare quei comportamenti che abbiano qualche attinenza con la pratica idolatra e con la corruzione in genere.

    4.Separazione
    La spiegazione data dal razionalista Maimonide e' diversa: egli scrive nelle Hilchot 'Avoda' Zara' (regole sull'idolatria) cap.11, regola 1:


    Che non assomigli a loro (= agli idolatri), e che invece sia Israele distinto da loro e riconoscibile dal suo vestiario e dal resto delle sue azioni, come e' distinto da loro nella sua scienza e nelle sue idee, come e' detto: E vi distinguero' tra i popoli.
    Questa seconda idea porta a vietare tutti quei comportamenti caratteristici degli altri popoli, anche quando essi non abbiano relazione con l'idolatria, come per esempio l'abbigliamento e il modo di radersi.

    5.Imitazione
    Per quanto riguarda i comportamenti non legati all'idolatria, il medioevale R. Yossef Kolon sostiene che essi non sono vietati nel caso in cui siano di una qualche utilita'o a titolo di onore. Questo significa che e' vietato comportasi come le altre nazioni al solo fine di apparire come loro, di imitarli.

    Su questa linea si pone R. Hisserlis che stabilisce che sono vietati, oltre a tutto cio'che concerne l'idolatria, anche quei comportamenti che non abbiano un significato palese (e che pertanto si teme siano dovuti all'imitazione degli altri popoli).

    Desidero concludere con l'augurio che possiamo sempre essere maestri di comportamento e mai passivi imitatori.

    Emanuele Dalla Torre

    da qui

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    Pesach: Un capretto un capretto, quali significati dietro al canto dell'Haggadah
    E stata la favola che ha incantato milioni di bambini appartenenti a innumerevoli culture sui cinque continenti. E stata la canzone piu' amata da schiere di appassionati del sessantottismo soft di Branduardi. Ma la leggenda di alla fiera dellest, del capretto che per due soldi mio padre compro' e di tutta la concatenazione simbolica che ne deriva scaturisce in realta' dallantichissima tradizione del Seder di Pesach (la cena per la pasqua ebraica). Domani (lunedi' 21 aprile) al tramonto gli ebrei di tutto il mondo si apprestano a celebrare quello che per loro e' stato il miracolo della liberazione dalla schiavitu' egiziana. Al termine della lettura del libro della Hagada', interrotta come vuole la tradizione dalla cena pasquale, dopo aver mangiato lultimo pezzo di azzima che rappresenta il pane dellafflizione assaporato nel deserto, intoneranno le dieci strofe dellHad Gadya (un capretto). Ma cosa centra questa storia del capretto comprato per due soldi con il Pesach?

    Il canto, come tutto il testo dellHaggada', cela una quantita' di significati profondi, che i rabbini nei secoli non hanno mai cessato di esplorare. Ripercorrerli ci aiutera' a comprendere anche le vere origini di una favola straordinaria che tutti noi, senza sospettarne la provenienza, abbiamo ascoltato da bambini.

    1.Un capretto, un capretto che mio padre compro' per due zuzim (due soldi). Un capretto, un capretto.
    Secondo la tradizione ebraica il padre cui si fa riferimento nel canto e' il D-o di Abramo, che regnava in solitudine prima della creazione di ogni cosa. Il capretto e' invece lo stesso Abramo, che fu comprato per due soldi. Acquistare qualcosa implica la necessita' di attribuire al denaro lo stesso valore di quello che vogliamo acquisire. I due zuzim, le due monete doro, rappresentano lintera creazione (il cielo e la terra), che vale esattamente quanto Abramo, il primo uomo a riconoscere lopera del creatore.

    La prima strofa rappresenta quindi un D-o solo con se' stesso, come era prima della creazione.

    2.E venne il gatto, che mangio' il capretto, che mio padre compro'...
    Il gatto (in aramaico Shunra) rappresenta il secondo regno, quello di Babilonia. La capitale del re Nimrod, si trovava nella valle di Shinar, e la scomposizione di questa parola (Soneh Ra, una altezza malefica) richiama la celebre torre di babele, vamente slanciata verso le altezze celesti. Nimrod, che odiava il creatore e il suo messaggero Abramo, venne e mangio' il capretto. La tradizione ebraica infatti racconta che il profeta fu gettato nelle fiamme di una fornace ardente, da cui usci' pero' miracolosamente come una nuova creatura.

    3.E venne il cane, che morse il gatto, che...
    Il cane simboleggia il terzo regno, quello del faraone, che morse il gatto di babilonia. un cane - insegna la tradizione ebraica - ritorna sui propri escrementi, cosi' come un pazzo alla sua follia. Esattamente come il re dEgitto che a dispetto delle piaghe illustrate nel libro dellEsodo continuava a rifiutare la liberta' al popolo ebraico. Legitto supero' babilonia nella potenza senza mai affrontare uno scontro militare diretto. Per questo motivo morse, ma non mangio' lavversario.

    4.E venne il bastone, che picchio' il cane, che...
    Il bastone e' la verga che D-o consegno' a Mose' per colpire gli egizi. Lo strumento prodigioso che si tramutava in serpente, toccava le acque del nilo per tramutarle in sangue e spezzo', infine, la dura schiavitu'. Simboleggia il quarto regno, quello di Israele sulla propria terra, dove gli ebrei, sotto il segno dello scettro (di nuovo il bastone) del regno di giuda costruirono il santuario di Gerusalemme. Fino a quando non venne il fuoco...

    5.E venne il fuoco, che brucio' il bastone, che...
    Quando il popolo ebraico si allontano' dallinsegnamento della Thora', il libro sacro, un leone di fuoco scese dal cielo, prendendo le forme del regno babilonese di Nabuccodonosor e bruciando il bastone (il potere temporale) di Israele. Il tempio fu divorato delle fiamme, gli ebrei deportati in schiavitu'. E contro il fuoco non ce' altro rimedio che lacqua...

    6.E venne lacqua, che spense il fuoco, che...
    Il sesto regno e' quello di persia e di media, le cui fortune si sollevarono come le onde del mare sommergendo la potenza di Babilonia. le loro voci ruggiscono come le onde marine, scrive il profeta geremia riferendosi alla media.

    7.E venne il bue, che bevve lacqua, che...
    Il toro e' il segno celeste che secondo la tradizione ebraica contraddistinge le fortune della Grecia. Una presenza associata dai saggi del Talmud alloscurita' spirituale. I greci cercarono di oscurare la vista degli ebrei, riproponendo loro limmagine del bue e ricordando di aver perduto la connessione con il creatore a causa dellespisodio legato a un quadrupede della stessa specie, il vitello doro. Il toro della Grecia macedone si bevve in un sorso lacqua della media.

    8.E venne il macellaio, che uccise il bue, che...
    Il destino del bue di Macedonia fini' nelle mani del macellaio di Roma. Nessunaltra cultura piu' di Roma, secondo la tradizione ebraica, e' tinta con maggior decisione nel rosso del sangue. Affermatosi sotto il segno guerresco del pianeta marte, il regno di romolo e' il discendente spirituale di Esau', primo figlio di Isacco, che nacque, secondo la Genesi, coperto su tutto il corpo del rosso di una peluria. Roma rappresenta il dominio della cultura materialistica, lo stesso al quale, attraverso il potere dei suoi eredi spirituali, sottostiamo, secondo la tradizione rabbinica, ancora oggi.

    9.E venne langelo della morte, e uccise il macellaio, che...
    Gli ebrei credono che larrivo del messia sara' preceduto da un periodo di grande confusione, durante il quale lordine naturale e' destinato ad essere sovvertito. La vecchiaia sembrera' gioventu', la bruttura sara' decantata come bellezza e la vera bellezza sara' presentata in maniera repulsiva. La barbarie sara' spacciata per cultura. E la cultura apparira' vuota di significati. La brama di consumare e di possedere crescera' a dismisura, ma trovera' sempre meno occasioni di placare la propria voracita'.

    Il materialismo rappresentato da Roma e da Esau' sara' percorso da una rapacita' che lo condurra' allautodistruzione, fino a divenire langelo della morte nei suoi stessi confronti. Ma da questa caduta risorgera' la dinastia messianica del re Davide. Secondo i profeti vi saranno tre guerre e quindi lavvento del penultimo regno, quello del messia.

    10.E venne lunico, benedetto egli sia, e uccise langelo della morte, che uccise...
    Siamo al capitolo finale della nostra vicenda. Alla decima strofa il cerchio si chiude con il necessario ritorno al punto di partenza. Leterno rimuovera' definitivamente tutto il veleno spirituale cosparso sulla terra. Anche listinto di fare il male (langelo della morte) sara' sradicato. Allora D-o, promette il Talmud, asciughera' le lacrime da ogni viso e riprendera' possesso del suo regno. Solo quando il circolo sara' completo la gioia potra' regnare in un riconciliato rapporto fra luomo e il suo creatore.

    Amos Vitale

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    Clonazione, per la morale ebraica e' possibile

    Per l'ebraismo potrebbero stare assieme senza fare a pugni. Una volta di piu' le autorita' Halachiche (i rabbini incaricati di interpretare la realta' contemporanea alla luce delle regole fissate dalla scrittura e dalla tradizione) disorientano i moralisti della domenica, e cominciano ad analizzare una delle questioni morali piu' scottanti e delicate di questa fine millennio con taglio del tutto anticonvenzionale.

    Responsabile della sezione di etica medica e legge ebraica all'universita' di Gerusalemme, consulente del rabbinato Aschenazita (di matrice culturale centroeuropea) in Israele, scienziato, rabbino, il professor igael safran e' fra le prime autorita' a pronunciarsi su un argomento che una volta di piu' rischia di vedere la cultura ebraica su un fronte opposto rispetto alle altre tradizioni religiose. E da molti viene considerato eccessivamente moderato.

    'Non vedo niente di terribile - ha scritto attaccandolo l'autorita' Halachica statunitense Yaakov Menken - nelle ricerche sulla clonazione attualmente in corso. Mi stupisce che il rabbinato israeliano le trovi discutibili. Il fatto che si possano prefigurare degli abusi non e' certo un motivo per proibirle e per fermare una ricerca che puo' determinare grandi progressi della medicina. Il vero problema morale - aggiunge - non e' tanto la creazione di cloni umani, quanto come ci comporteremo nei loro confronti dopo averli messi al mondo'. 'Piuttosto che precipitarci a lanciare anatemi - ha dichiarato il suo collega Avi Shafran - dovremmo fermarci ad ammirare il miracolo che regola il funzionamento del dna che questi esperiementi evidenziano semmai con maggior chiarezza'.

    A quanto sembra, professor Safran, i rabbini sono fra i rari uomini di fede cui dolly, la pecorella scozzese clonata, non e' dispiaciuta...
    Quando il gran rabbino Aschenazita Israel Lau mi ha chiesto di predisporre un parere sulla nascita della pecora riprodotta da altre cellule della stessa specie senza l'intervento di un esemplare maschio, mi era sembrato opportuno consigliargli la prudenza. La questione, in effetti, si presenta in maniera molto controversa e non puo' essere liquidata facilmente con una battuta. La presa di posizione del rav lau si e' infatti mantenuta su questa linea di equilibrio.

    L'ebraismo non lancia anatemi nei confronti della ricerca scientifica, non e' interessato a gridare allo scandalo non appena qualcosa di nuovo si muove in una provetta, ma contemporaneamente ha il dovere di domandarsi dove ci stanno conducendo le scoperte dei ricercatori. Sta di fatto che questa posizione intermedia da molti e' stata attaccata. Gli uni (essenzialmente non ebrei) l'hanno considerata troppo avanzata, mentre altre autorita' ebraiche, a cominciare dal gran rabbino sefardita (di cultura mediterranea) di Israele, Eliahu Bakshi Doron, si sono espressi in maniera molto piu' possibilista. Secondo lui in questo campo tutto quello che non e' espressamente proibito dalla Bibbia deve considerarsi lecito.

    Ma quali sono i pro e i contro identificati dalle autorita' ebraiche?
    Parlare degli aspetti inquietanti sollevati dal problema della clonazione e' fin troppo facile. Basti pensare alla possibilita' sinistra, che senz'altro sarebbe piaciuta a Hitler, di riprodurre a piacimento soldati obbedienti e pronti a tutto. Ma anche all'eventualita' di dar vita ad esseri umani concepiti al solo fine del prelievo degli organi, in una sorta di agghiacciante usa e getta. Di mettere al mondo bambini senza genitori e senza amore. Per non parlare della possibilita' di formare esseri intermedi, incroci fra uomini e bestie. Tutti noi abbiamo il dovere di interrogarci. Dove ci condurra' la capacita' che si va sviluppando di far nascere uomini senza passare attraverso il processo della riproduzione? Fino a dove potremo arrivare?

    Uno scenario da incubo che e' stato evocato anche da molti altri leader religiosi. Ma allora perche' non lanciare l'anatema?
    Non e' cosi' semplice. Lo stesso processo scientifico, infatti, per quello che se ne sa potrebbe essere estremamente utile per curare alcune malattie e sanare gravi disfunzioni. Mi riferisco in particolare alla lotta contro il morbo di parkinson, che comporta la necessita' di produrre continuamente cellule nuove, alla possibilita' di portare a termine trapianti molto difficili e a una soluzione praticabile per soddisfare le aspettative delle coppie sterili.

    Eppure in questo suo atteggiamento possibilista la cultura ebraica tradizionale sembra riscoprire qualcosa di molto antico, un'idea che la accompagna dalle proprie origini.
    E' vero. Basterebbe ricordare come sono venuti al mondo adamo ed eva. Ma prendiamo un punto di riferimento fondamentale della letteratura cabalistica, il 'Sefer Yezira', il libro della creazione, che risale probabilmente all'ottavo secolo. Nel suo breve testo (solo 1600 parole) si spiega la relazione segreta fra le componenti del corpo umano, il tempo e le lettere dell'alfabeto ebraico. Si tratta in realta' di un manualetto utile a chi voglia creare nuovi esseri viventi. Lo stesso che uso' il rabbino loew nel ghetto praghese del '500 per dare vita al mitico Golem.

    Ma il Golem, oltre che il capostipite di tutti gli automi, e' il prototipo di ogni sciagura che puo' essere determinata dalla clonazione. Un robot dalla forza straordinaria capace di combinare non pochi guai, che infine fu distrutto dal suo stesso creatore.
    Certo. Infatti non rispondeva a quelle caratteristiche minime che l'ebraismo considera necessarie per poter attribuire a una creazione la dignita' di persona.

    E quali sarebbero?
    Il Talmud e la letteratura rabbinica indicano tre punti di riferimento: essere nati da una donna, essere dotati della capacita' di esprimere in una qualche forma la propria volonta' e della capacita' di mettersi in comunicazione con il mondo esterno.

    Sono caratteristiche di cui gli esseri clonati potrebbero essere provvisti?
    Per quanto se ne sa direi di si'. Chi nasce da una donna, anche senza l'intervento maschile, sia dotato di volonta' e padroneggi un linguaggio deve essere rispettato.

    Una creatura orfana di padre?
    Non precisamente. I tribunali rabbinici stanno analizzando la complessa questione di chi sia effettivamente il padre dei bambini nati dall'inseminazione artificiale. La risposta piu' frequente e' che il padre della madre diviene il padre giuridico. L'elemento paterno resta, anche nel processo di clonazione, il problema e' che non sappiamo ancora esattamente dove si nasconda.

    In che senso?
    Le cellule utilizzate in questi esperimenti, per esempio, provengono spesso dalla zona dell'orecchio, che contiene le componenti maschili della generazione precedente.

    Tanto allarme, da parte di teologi di tutti i colori, le sembra allora ingiustificato?
    Abbiamo la necessita' di domandarci: siamo di fronte a un progresso per l'umanita' o piuttosto siamo alla vigilia di un imbarbarimento? Il problema e' che in ebraico la parola 'progresso' ('Kadima') contiene in se' il concetto di 'regresso' ('Kedem'). I nostri maestri hanno previsto che dopo il quinto millennio (ci troviamo ora nell'anno ebraico 5757) si apriranno le porte degli sviluppi scientifici. Questo comportera' l'esplosione di grandi potenzialita', ma non potra' automaticamente garantire una migliore tutela della nostra dignita' umana.

    La cultura ebraica non nega del resto la possibilita' di perfezionare la creazione. Noi pratichiamo sui nostri figli la circoncisione, che costituisce il prototipo di un intervento correttivo sulla natura umana. Rispettare il mondo della natura non significa automaticamente desiderare che tutto resti immutato. Della natura, infatti, fa parte a pieno titolo anche lo stesso intelletto umano.

    Si puo' allora permettere qualsiasi cosa?
    Non esattamente. La Bibbia, per esempio sconsiglia l'allevamento di muli (che nascono dall'unione fra un asino e una cavalla) ed esclude tutta una serie di unioni e di innesti. Dei limiti ci devono essere. Ma la regola non e' tanto quella di scatenare una crociata contro la ricerca. Si tratta piuttosto di trovare una dimensione umanamente accettabile in tutti i sentieri che stiamo praticando. Naturale e 'artificiale' non costituiscono necessariamente due elementi in contrapposizione, ma piuttosto due livelli diversi di conoscenza.

    Se il nostro grado di moralita' e' capace di crescere di pari passo con le nostre competenze scientifiche, allora potremo utilizzare in modo utile anche i risultati della ricerca.

    Altrimenti?
    Altrimenti non saranno gli anatemi dei rabbini, e nemmeno le prediche di altri leader spirituali, a salvarci dal baratro.

    (Amos Vitale)

    da qui

    www.e-brei.net/index.php?mact=CGBl...nt01returnid=15
  7. .
    Fa uscire dal carcere la mia anima
    Il rabbino capo di Israele, Rabbi Lau ha chiamato gli ebrei di tutto il mondo ad offrire speciali preghiere per la salvezza dei 13 ebrei arrestati in Iran.

    Rabbi Lau ha richiesto che ciascuno legga il Salmo 142, che e' per i prigionieri, almeno una volta al giorno, cosi' pure Achenu col beth Israel, una preghiera che si riferisce ai nostri fratelli in schiavitu' che e' in tutti i libri di Tefilla' dopo la lettura settimanale della Torah.

    Achenu col beth Israel
    hanetunim be tsarah ubeshivyiah
    haomedim bein be yam ubein yabashah
    hamakom yerachem alehem umotziem letsarah lerevachah
    umeafelah leorah ,umshiabud legheulah
    hashtah beagalah bezeman kariv

    I nostri fratelli, casa di Israele
    che soffrono oppressione e prigionia
    sulla terra e sul mare
    possa D-o avere misericordia di loro, e li riporti dalloppressione alla liberazione
    dalle tenebre alla luce, dalla schiavitu' alla liberta'
    presto, in questi tempi

    Maskil ledavid beyoto' bemearah, tefillah
    koli' el-hashem ezeaq kuli' el hashem etchanan
    eshpoch lefanav sichi' , tsarati' lefanav aghid
    behitatef alai ruchi' , veatta' yadata' netivati'
    beorech zu achalech, tamnu pach li'
    habit yamin ureh, veein li makir
    avad manosi' mimeni' ain doresh lenafshi'
    zaakti' elecha hashem, amarti atta' machsi' ,chelki' beerez hhayym
    hakshiva' el rinati' ki daloti' meod
    hatsilenu merodfai ki amtzu mimeni'
    hotsia' mimasgher nafshi' lehodot et shemecha
    ki ykatru' tsadikim, ki tighmol alai

    142.Inno, preghiera di Davide, essendo nella grotta
    La mia voce salza verso le/terno, io grido;
    la mia voce sala verso le/terno, io supplico
    io spando la mia preghiera dinanzi a lui
    io dinanzi a lui la mia angustia manifesto

    Mentre il mio spirito spasima in me
    e tu pur conosci il mio sentiero,
    su qualsiasi via io sia per andare,
    essi mascosero lacci

    Io guardo a destra, e miro:
    e non vi e' chi mi conosca
    ogni rifugio e' perduto per me
    nessuno si prende cura dellanima mia

    O e/terno io grido a te
    io dico: tu sei il mio ricetto
    tu sei la mia parte nella terra dei viventi

    Attendi al mio grido
    perche' molto misero io sono
    liberami dai miei persecutori
    perche' sono piu' forti di me

    Fa uscire di carcere lanima mia
    affinche' io possa celebrare il tuo nome
    i giusti faranno corona
    perche' tu mavrai beneficato

    (Secondo la trad. del Rabb. I. Costa)

    da qui

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  8. .
    Il rapporto tra l'uomo e il denaro secondo la Kabalah.

    Uno dei fenomeni piu' interessanti e promettenti del momento storico in cui viviamo e' il risveglio di interesse e di attrazione verso gli insegnamenti spirituali. Un numero crescente di persone si sentono chiamate a dare piu' spazio nella loro vita ai valori della crescita coscienziale, alla ritrovata fede nel divino, allo studio della verita' rivelata dalla scrittura, alla pratiche delle opere morali, della preghiera e della meditazione.

    In occidente, la diffusione di un notevole grado di benessere economico ha inoltre creato una situazione nuova, nella quale le persone interessate a quanto detto prima hanno l'agio materiale sufficiente per potersi dedicare in misura crescente ad attivita' spirituali, che non offrono, almeno agli inizi, nessun tornaconto economico. Dopo qualche tempo chi si occupa di spiritualita' finira' per trovarsi di fronte ad un severo quesito: che posto ed importanza dare al denaro e alla ricchezza, nella scala di valori che sta emergendo praticando la spiritualita'?. Com. noto, spirito e materia sono tradizionalmente i poli opposti di tutta la gamma dell'Esistenza, e il loro rapporto non e' mai stato facile, in nessun tempo e luogo.

    l'Ebraismo ci offre delle riflessioni molto particolari, frutto di una comprensione unica e peculiare del problematico rapporto materia-spirito. Prima di occuparci dei principi teorici, vediamo subito i modelli umani della tradizione biblica, tratti da personaggi che, pur avendo vissuto migliaia di anni fa, hanno tutt' oggi da darci dei messaggi d'una attualita' inaspettata.

    I patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe, erano persone ricche ed influenti, ma allo stesso tempo possedevano una statura morale incommensurabile, dimostrata dal loro totale rifiuto dell'idolatria che dominava il mondo di allora. Inoltre, i patriarchi sapevano praticare valori umanitari e morali in un modo tale da fare invidia perfino alla moderna sensibilita'. Il simbolo della scala lungo la quale gli angeli salgono e scendono, sognata da Giacobbe (Gen. 28), rimane il modello della perfetta integrazione degli ordini materiali e spirituali, ed e' il culmine di tutto il cammino ebraico. La ricchezza dei patriarchi proveniva dal loro onesto lavoro e commercio, ed era lo specchio genuino delle benedizioni con cui D-o aveva voluto ricompensarli per la loro fedelta'. Lungo la via del successo, i patriarchi furono sempre attenti ad evitare scorciatoie e compromessi disonesti.

    In Genesi 14 c. il racconto di una vittoriosa campagna militare condotta da Abramo contro alcuni re nemici. Recuperato il bottino da loro accumulato con le razzie, Abramo si preoccupo' subito di restituirlo ai legittimi proprietari. Uno dei re locali che erano stati derubati insistette affinche' Abramo ne tenesse una parte per se'. Questi declino' fermamente l'offerta, che pur gli sarebbe spettata, dicendogli:

    Ho alzato la mano al D-o altissimo, signore del cielo e della terra,

    Se prendero' un filo o una stringa di scarpa, o se prendero' un

    Qualcosa che e' tuo... Affinche' tu non abbia a dire:

    Io ho arricchito Abramo.

    Quando riconobbe la santita' del campo in cui si trovava la caverna di Aachpela (nella quale, secondo la tradizione, erano gia' sepolti Adamo ed eva), Abramo non esito' a pagare un prezzo esorbitante (400 shekel d'Argento) per riscattarla dagli hittiti. Come descritto in Genesi 23, la caverna di Machpela divenne il sepolcro famigliare dei patriarchi e delle madri d'Israele, un luogo la cui santita'e' paragonabile solo a quella dello stesso monte del tempio, a Gerusalemme. Si vede da cio' quanto il valore del denaro sia relativo, e come esso debba venir adoperato in ogni modo al servizio della santita'. Inoltre, Abramo era noto a tutti per la generosita' con la quale intratteneva ospiti e viandanti di ogni rango e provenienza. Egli ci da' dunque un altro insegnamento su cui meditare: la ricchezza non e' un bene di cui gioire egoisticamente, ma chi la riceve in misura maggiore deve anche condividerla in misura maggiore.

    Isacco continuo' l'esempio del padre. In un episodio, raccontato in Genesi 26, si racconta come egli evito' un litigio, e forse anche uno scontro armato, preferendo rinunciare ad alcuni pozzi, che pur gli appartenevano legalmente. Se ne deduce che, per quanto sia importante, la proprieta' a volte deve cedere la precedenza ai rapporti di buon vicinato, o alla salvaguardia della pace tra i popoli. La storia di quei quattro pozzi ha avuto una risonanza anche nella tradizione esegetica, che ha visto in essi i simboli di quattro doni fondamentali. I primi due pozzi, pur essendo di proprieta' di Abramo e di isacco, furono da quest. Ultimo lasciati al re dei filistei. Essi rappresentano il dono della conoscenza di D-o e della preghiera, che non sono esclusivita' dell'Ebraismo. Il terzo pozzo, che i pastori filistei non vollero, e' il dono della capacita' di dare la propria vita a testimonianza della fede in D-o. Questo pozzo e' rimasto proprieta' degli ebrei, ma speriamo di non dover mai piu' attingere da esso. Il quarto ed ultimo pozzo fu scavato a beer sheva, ma di esso non si dice nulla (cioe' non si sa se fosse pieno o no). Esso rappresenta la capacita' di rivelare il messia, che verra' dalla casa di Davide, ma nessuno puo' dire quando e dove si manifestera'.

    Ritornando al soggetto del rapporto col denaro, la vita di Giacobbe contiene numerosi insegnamenti importanti. Una lettura superficiale del testo potrebbe far pensare che egli rubo' la benedizione al fratello Esau', ingannandolo. Invece, si tenga presente che prima di partire per sfuggire alle ire del fratello, notoriamente violento e litigioso, Giacobbe ricevette un. Ulteriore benedizione dal padre isacco che ben sapeva dell'eccellenza spirituale del figlio, datagli con piena coscienza e lucidita'. Nel partire, Giacobbe lascio' ad Esau' tutta la sua parte di futura eredita' materiale, ad eccezione della caverna di Machpela. La molta ricchezza che Giacobbe arrivo' a possedere in seguito derivava quindi unicamente dal suo valente lavoro, e da quello dei suoi figli. Quando fu ripetutamente imbrogliato dal suocero lavan, Giacobbe non esito' a ricorrere alle sue vaste e profonde conoscenze cabalistiche per sventare la truffa dell'avido suocero (Gen. 30).

    Al ritorno in Israele, Giacobbe si fece precedere da una serie di doni, inviati al fratello con la speranza di rabbonirlo. In una frase importantissima Giacobbe affermo':

    Yesh li shor ve chamor=possiedo tori e asini.

    Nel linguaggio metaforico della Kabalah cio' significa che Giacobbe aveva fatto esperienza dei due stati opposti: richezza e poverta'. Il toro e' da sempre un simbolo di ricchezza e prosperita', di fertilita' e potenza, mentre l'asino rappresenta la poverta' e la semplicita'. La vera crescita spirituale porta con se' una qualita' chiamata Hishtavut, che significa essere sempre eguali, o equanimita', cioe' mantenere lo stesso atteggiamento controllato e misurato, soddisfatto e felice, sia nell'Abbondanza che nella penuria.

    Giacobbe aveva saputo unire gli opposti di poverta' e ricchezza: quando aveva lasciato la casa del padre, senza null'Altro se non i vestiti che indossava, non si era disperato, ricordando i doni di sapienza interiore che nessuno poteva prendergli. Viceversa, quando tornava carico di beni, marito e padre felice di undici figli, circondato da servitu', non si era dimenticato dei suoi piu' profondi bisogni, del desiderio di pace e di perfezione che nessuna ricchezza potra' mai soddisfare.

    In un altro episodio importantissimo, avvenuto poco prima di quello gia' citato, Giacobbe, dopo aver guadato con la sua famiglia e tutti i suoi averi il fiume che segnava il confine di Eretz Israel, si accorse di essersi dimenticato alcune piccole giare dall Altra parte. Onde non perderle torno' indietro da solo, nonostante fosse gia' l'imbrunire. La notte lo sorprese sull'Altra sponda, e fu li' che Giacobbe ebbe la famosa lotta con l'Angelo, vinta la quale egli ricevette il suo nome iniziatico: Israele, simbolo della raggiunta maturita' spirituale. Quelle piccole giare hanno molti profondi significati nella interpretazione Rabbinica, ma in questo contesto noi impariamo da Giacobbe come sia necessario rispettare le cose piccole e i dettagli, evitando la tendenza allo spreco mostrata da tante persone che arrivano all'agio economico. Infine, nell'Episodio di Genesi 42 e 43, quando comando' ai figli di scendere in egitto per comprare grano, Giacobbe mostro' un. Onesta' ed una rettitudine davvero esemplari.

    l'esempio piu' riuscito ed interessante di un bellissimo rapporto col denaro ci viene pero' da Yosef, il figlio prediletto di Giacobbe. Yosef, il cui nome viene dalla radice indicanteaggiungere, fu l'uomo d'affari molto capace. Inoltre, in virtu' della sua conoscenza esoterica, egli riusci' ad interpretare i sogni dei ministri del faraone prima, e dello stesso faraone dopo. Cio' gli fece acquistare importanza e fiducia, finche' gli fu affidato il ruolo di amministratore di tutto l'Egitto, e divenne secondo in importanza solo al faraone. Grazie alla sua sagace politica, le popolazioni d'Egitto e dei paesi limitrofi furono salvate da una gravissima carestia. Sotto la sua direzione, il faraone divenne proprietario di tutto l'Egitto. Yosef fece tutto cio' senza mai perdere per un solo istante la consapevolezza di essere solamente un canale, attraverso il quale si manifestava la sapienza divina. Le tradizioni orali affermano che egli riusciva a tenere in mente tante informazioni economiche quante un moderno computer; tuttavia egli si sentiva sempre unito a D-o, anche nel mezzo degli affari piu' terra a terra.

    La sua onesta' fu ineccepibile, ne' egli fece mai uso dell'enorme potere che aveva per favorire se stesso. Quando volle aiutare la sua famiglia, fece cio' agli occhi di tutti e col consenso del faraone. Yosef, il cui simbolo personale e' un toro, fu il primo di una serie di ebrei che, in ogni tempo e luogo, si guadagnarono la stima dei governi sotto i quali Israele si trovava in esilio, ricevendo ruoli dirigenti di grande responsabilita', alle quali fecero fronte nel migliore dei modi, senza peraltro mai perdere contatto con la loro particolare identita' spirituale e con l'adempimento dei precetti religiosi.

    Ma le cose mutarono rapidamente per il popolo d'Israele, che nella storia avrebbe sovente conosciuto periodi alterni di grande ricchezza e di grande poverta'. Dopo la morte di Yosef, gli ebrei furono gradualmente ridotti in schiavitu' dagli egiziani. Cio' serve da monito di come l'Occuparsi di questioni economiche sia in realta' un soggetto molto delicato, che puo' facilmente portare la persona a dimenticarsi dei suoi bisogni spirituali. A dispetto della schiavitu', al momento della loro liberazione, gli ebrei uscirono dall'Egitto portando con loro un grosso patrimonio in oro e in argento, ottenuto miracolosamente proprio durante gli ultimi giorni di schiavitu'. La cosa fu provvidenziale. Poco tempo dopo, nel deserto del Sinai, Israele ricevette il comando di costruire l'Arca dell'Alleanza e il tabernacolo. Cio' richiedette una grande quantita' di materiali preziosi, che vennero donati spontaneamente da ogni famiglia di ebrei. Emerge da qui un altro insegnamento: occorre essere sempre pronti a devolvere una parte dei propri beni per la santificazione del nome di D-o sulla terra.

    Tra i grandi d'Israele, Mose' fu quello meno interessato al denaro. Dopo essere fuggito dall'Egitto, visse per anni facendo il pastore per il padre della moglie tzippora. Ritornato in egitto e divenuto guida del suo popolo, la sua unica preoccupazione fu quella di trovare il modo per farli uscire, piuttosto che quella di farli guadagnar meglio, o di assicurare loro migliori condizioni di lavoro. Il giorno prima del Pessach, l'Inizio dell'Esodo, mentre il suo popolo era indaffarato a chiedere doni e prestiti agli egiziani, Mose' percorreva in lungo e in largo il paese, alla ricerca dell'urna con i rimanenti mortali di Yosef, onde adempiere alla promessa fattagli dai figli: di non lasciare le sue spoglie in terra straniera. Per un certo periodo Mose' fu dunque tra i piu' poveri del popolo, ma cio' non gli impedi' di esserne alla guida.

    Questa situazione muto' radicalmente dopo il peccato del vitello d'oro, alla cui vista Mose' aveva reagito rompendo le tavolette della Torah. A differenza delle seconde tavolette, che erano fatte di pietra comune, le prime erano scolpite su di una pietra preziosissima. Mose' ne conservo' alcuni frammenti, e cio' lo fece diventare tra i personaggi piu' ricchi d'Israele. E' possibile vedere in cio' un insegnamento importante: bisogna sempre aver fiducia in D-o per ogni bisogno della vita. Molte persone che oggi vorrebbero dedicare piu' tempo ed energia alla ricerca e allo studio spirituale sono trattenute dal farlo dal timore che cio' le allontani troppo dal mondo degli interessi economici, esponendole ad eventuale poverta'. l'esempio di Mose' dimostra invece che chi si dedica a servire D-o, anche tramite l'insegnamento delle verita' spirituali, ricevera' sempre abbastanza per coprire i suoi bisogni, e molto di piu'.

    Un esempio diverso di rapporto col denaro e' quello di Korach, famoso per la sua ribellione, descritta in Numeri 13. Korach era uno dei principi della tribu' dei Leviti, la tribu' sacerdotale, e si dice fosse l'uomo piu' ricco d'Israele. Sebbene si trattasse di una ricchezza onesta, essa non gli giovo' troppo. Infatti Korach si ribello' apertamente contro Mose' ed Aronne, contestandone l'autorita' e il diritto di essere a guida del popolo. Come risultato di cio', la terra si apri' ed inghiotti' lui, la sua famiglia ed i suoi averi. Ecco qui un caso in cui la ricchezza, pur non causando direttamente la caduta di una persona, contribuisce a generare in lei l'Orgoglio: il pericolo piu' nefasto della vita spirituale. I Rabbini hanno spesso messo in guardia contro il pericolo del falso senso di sicurezza che il denaro porta con se'.

    Il problema non sta pero' nel denaro in se stesso, quanto nel modo col quale il suo proprietario vive il fatto di esser ricco. Al contrario di altre religioni, l'Ebraismo non ha mai considerato la poverta' come una virtu' che possa rimediare ai mali della ricchezza. Un povero puo' essere ancor piu' materialista, avido e taccagno di un ricco, se l'unica cosa che desidera nella vita e' di fare i soldi. Il Talmud afferma che essere povero e' un po' come essere morto, e che l'indigenza ha, tra i vari risultati negativi, quello di turbare la pace domestica, uno dei beni piu' grandi ai quali aspiri l'ebraismo. pur vero che un povero che si accontenti dignitosamente, benedicendo D-o per quel poco che ha, e' considerato ricco, piu' di chi possiede montagne d'oro e d'argento, ma non sente di averne a sufficenza. Dice infatti il Pirkey Avot:

    Chi e' il ricco? Colui che e' felice della sua parte.

    In definitiva dunque si tratta soprattutto di una questione di atteggiamento interiore e di attitudine, che fa della richezza una benedizione o il suo opposto.

    Tra le varie tribu' d'Israele ve ne era una particolarmente dedita ai traffici e ai commerci, che compiva durante lunghi viaggi al di la' del mare: la tribu' di zevulun. Com. facile immaginare, i suoi membri erano tutte persone molto agiate. Tra di loro e i membri della tribu' di Issacar esisteva un particolare rapporto fraterno. I figli di issacar si occupavano soprattutto di studiare la Torah, insieme alle sue interpretazioni esoteriche, e si mantenevano con l'Agricoltura. I membri della tribu' di Zevulun donavano una parte considerevole dei loro lauti introiti ai mebri della tribu' di Issacar. Cio' dimostra un grande rispetto, da parte degli uomini d'Affari ebrei, per coloro che dedicano la propria vita allo studio e all'Insegnamento della via spirituale e religiosa. Tutt'oggi, vige la prassi secondo la quale gli ebrei ricchi danno una parte dei loro guadagni (solitamente un decimo) alle Yeshivot, i collegi di studi Rabbinici. L'unica differenza, purtroppo, e' quella che nelle Yeshivot attuali la parte esoterica della Torah non viene affatto trattata. Cio' ha prodotto un impoverimento spirituale di portata incalcolabile, che e' la radice nascosta del perche' cosi' tanti ebrei non siano piu' osservanti oggi.

    Non tutti sono chiamati a fare la stessa cosa nella vita. Nel popolo d'Israele lo schema delle dodici tribu'e' il modello di tutta la possibile varieta' umana di vocazioni, interessi, professioni, caratteri. Quello che e' importante e' mantenere aperti i canali di comunicazione tra i vari gruppi che compongono una societa', evitando che le classi si pongano come caste chiuse, spesso le une contro le altre. Lungi dal disprezzare la sapienza spirituale ed esoterica, e pur non avendo molto tempo da dedicare ad essa, i mercanti di zevulun, tramite l'Aiuto economico dato ad issacar, si rendevano compartecipi dei grandi meriti che essa porta a chi la studia e la pratica. Come dice il libro dei proverbi (4,5):

    Qneh chokmah qneh binah=compra sapienza, compra intelligenza.

    C'e' da augurarsi che questo versetto venga capito fino in fondo, riconoscendo nel termine intelligenza tutto l'insieme di regole oggi studiato nelle Yeshivot, e nel termine sapienza le vette del sapere esoterico e mistico: gli insegnamenti della Kabalah. solo unendo tali due poli che e' possibile assicurarsi sufficienti benedizioni materiali e spirituali.

    Gli esempi di un riuscito rapporto tra potere e ricchezza da una parte, e vita spirituale dall'Altra, continuano con il re Salomone. Quando, alla vigilia della sua incoronazione, D-o gli apparse in sogno e gli domando' cosa egli avesse preferito, se fama, ricchezza o potere, Salomone rispose che voleva solo un cuore saggio per giudicare con equanimita'. D-o si compiacque molto della risposta, e rese Salomone l'uomo piu' sapiente della terra. Insieme a cio' gli diede anche onore e ricchezza, altra prova che la dimensione materiale non preclude l'Ascesa spirituale, o viceversa.

    Tuttavia, Salomone non riusci' a contenere il suo desiderio di espansione nei limiti prescritti dalla Torah:egli (il re) non dovra' procurarsi un gran numero di cavalli... Non dovra' avere un gran numero di mogli, affinche' il suo cuore non si smarrisca; neppure abbia grande quantita' di argento e d'oro(Deuteronomio 18). In altri termini, la Torah riconosce la pericolosita' dell'agio, la facilita' con cui cio' si trasforma in idolatria e lassivita' di costumi. Questi pericoli pero' non devono portare la persona a disprezzare la ricchezza, ma piuttosto a cercare di porsi dei limiti, e di maturare verso di essa un atteggiamento equilibrato.

    Un altro interessante comandamento che la Torah da' al re e':non fara' tornare il popolo in egitto per procurarsi un gran numero di cavalli. Cio' significa che il desiderio di ricchezza e di agio non devono mai essere tali da portarci all'Asservimento nei confronti del mondo tecnologico e materiale (simboleggiati dall'Egitto). Per quanto sia profondamente giusto, il voler maggior benessere per se' e per la propria famiglia, non deve mai costare la liberta' dello spirito, ne' legarci ad una situazione talmente stressante da precludere ogni altro interesse, se non i soldi e il lavoro. La ricchezza e' sempre un segno di benedizione, ma non deve mai arrivare tramite l'Asservimento all'Idolatria. Salomone non commise questo sbaglio, anche se ebbe troppo mogli e cavalli. Sotto il suo regno ci furono quarant. Anni di pace, ed uno dei risultati positivi di cio' fu che la ricchezza economica si sparse per tutto Israele.

    Una delle cause piu' importanti del grande salto in avanti avutosi nell'economia dell'Europa occidentale e' il cinquantennio di pace in cui essa si trova. Se il nuovo stato d'Israele potesse concludere dei trattati di pace coi paesi arabi, la sua economia fiorirebbe certamente. Nei secoli successivi, nonostante gli alti e i bassi attraversati da Israele, l'atteggiamento di equilibrio nei confronti del rapporto tra materia e spirito non cambio'. Ai tempi del Talmud la maggioranza dei maestri viveva molto poveramente, ma cio' non precludeva loro lo studio assiduo della Torah. Cio' serva da monito a quanti suppongono che gli studi spirituali siano un lusso che solo pochi possono permettersi, e che il dover guadagnarsi da vivere precluda la possibilita' di studiare la parola di D-o. I Rabbini hanno affermato:

    Chi osserva la Torah nella poverta' alla fine la osservera' nella ricchezza.

    La forza derivante dallo studio della Torah rende insensibili alle privazioni. Va inoltre notato come i maestri del Talmud, pur possedendo vasti poteri miracolosi, non ne fecero mai uso per ottenere beni materiali.

    Abbiamo cosi' visto che anche l'ebraismo annovera tra i suoi maestri molti santi asceti, capaci di vivere con poco, e di digiunare da un shabat all'altro. Recentemente, Rabbi Nachman di Brezlav ha messo fortemente in guardia contro il pericolo del materialismo, considerandolo la radice di ogni forma d'idolatria.

    Per comprendere piu' profondamente l'atteggiamento che l'ebraismo propone nei confronti del denaro bisogna sempre tener presente il versetto:

    Li ha-kesef ve li ha-zahav=mio e' l'argento e mio e' l'oro.

    Questa affermazione, fatta da D-o per bocca del profeta, stabilisce inequivocabilmente che nel denaro c. energia divina, ma che essa non ci appartiene privatamente. Noi ne siamo soltanto i depositari e i custodi, e il denaro ci e' stato dato per farne buon uso, in qualita' di amministratori fedeli. Il buon uso e' quello tramite il quale la luce in esso racchiusa (l'argento e l'oro possiedono la luce della luna e del sole) viene rivelata e fatta risplendere, per dare gloria a D-o, e per compiere meglio i suoi precetti. Tra di essi, uno dei piu' importanti e quello della Tzedaka': le opere di beneficenza. Dice la Torah:

    Dai generosamente al tuo fratello, e quando gli darai non si rattristi
    il tuo cuore, poiche'e' proprio per questo che il signore tuo D-o ti
    benedira' in ogni lavoro ed in ogni cosa a cui metterai la mano. Dato
    che i bisognosi non mancheranno mai nel paese io ti do' questo comando:
    apri generosamente la mano al tuo fratello povero e
    bisognoso nel tuo paese.

    Per terminare la carrellata storica sui vari esempi che l'ebraismo propone nei confronti del denaro, bisogna parlare della visione messianica futura. Com. noto, la Kabalah ci insegna dell'Esistenza di due messia: il primo chiamatofiglio di Yosef, e il secondofiglio di david. Ricalcando l'Esempio di Yosef, di cui e' il figlio spirituale, il primo messia ha, tra i vari compiti, quello di essere un economista illuminato. Egli sara' capace di conquistare una posizione di leader a livello mondiale, e di diffondere sempre di piu' quel benessere che ora e' ancora appannaggio di poche nazioni. Egli, inoltre, sapra' far si che i governi delle grosse potenze accettino princpi e norme umanitarie, per adesso ancora utopiche. Il mercato mondiale non sara' piu' unicamente basato sull'interesse privato ad ogni costo, ma conterra' i meccanismi equilibranti che la Torah prevede: la messa a parte di una cifra, che va da un decimo ad un quinto, dei guadagni netti, da devolvere ad opere di beneficenza e ai piu' bisognosi, il riposo della terra, il riposo dell'uomo, il compiere gli affari in uno spirito di reciproca fiducia e con onesta'.

    Come si intuisce, il ruolo che il messia figlio di Yosef dovra' svolgere e' molto specialistico, e presuppone una grossa dimestichezza con questioni economiche e politiche di vasta scala, unita ad una moralita' ineccepibile, ad un' anima elevatissima, ed a un rapporto con D-o del tutto privilegiato. Come il suo antico predecessore, egli dovra' avere piena famigliarita' con i segreti della sapienza esoterica, della Kabalah. Egli sara' una persona ben precisa, storica, ma e' possibile vedere come si tratti anche di tutto un movimento generale verso una determinata direzione. Il grande balzo in avanti compiuto dalle economie di gran parte dei paesi occidentali, pur con le sue ombre (lo sfruttamento del terzo mondo e l'Inquinamento), e' senz' altro foriero dell'avvicinarsi imminente dell'Epoca del messia Ben Yosef.

    Il messia figlio di Yosef sara' l'araldo diretto del messia figlio di Davide, il cui compito sara' piu' specificamente spirituale: quello di porsi come catalista finale, che fara' coagulare tutti gli sforzi di quanti nel mondo, ebrei ed altri, hanno lottato e lottano per l'avvento del regno della pace. Senza la preparazione del primo messia, il secondo non troverebbe il terreno pronto, e non potrebbe maniferstarsi. Diventa dunque sempre piu' chiaro quanto sia importante raggiungere un discreto livello di sicurezza economica, prima di potersi dedicare, in tutto e per tutto, alla trasformazione della consapevolezza dell'umanita'. Il recente benessere di molti paesi del mondo, frutto in buona parte dello sviluppo scientifico e tecnologico, e' quindi uno dei segni piu' importanti che confermano l'imminenza dell'eta' messianica. Occorre dunque intensificare gli sforzi e rendere definitiva la decisione di entravi senza ulteriori indugi.

    Trovare la donna e' trovare il bene
    Vedremo ora di analizzare il tema del rapporto tra uomo e denaro da un punto di vista piu' propriamente cabalistico. Come dovrebbe gia' essere emerso, la via proposta dalla Torah non e' quella dell'Estraniamento o della rinuncia al mondo, ma quella di un opportuno coinvolgimento, onde portarvi la luce della consapevolezza di D-o. Non e' un. Impresa facile, poiche' la persona rischia di farsi fagocitare dall'Attrazione della vita sensuale e materiale, e di perdere cosi' le sue buone intenzioni iniziali. In particolare, il procacciarsi il necessario da vivere comporta tali difficolta' che spesso la persona viene tentata ad abbandonare i buoni propositi, per accettare compromessi amorali. l'Acquisizione dei mezzi di sostentamento e' una vera e propria guerra, come confermato dal fatto che in ebraico la parola lechem =pane proviene dalla stessa radice presente anche in milchama' =guerra.

    Secondo uno dei concetti fondamentali della Kabalah, nel mondo e' presente un elevato numero di scintille di bene e di luce, che si trovano in uno stato frammentario e separato, isolate le une dalle altre da rivestimenti di energia negativa chiamati in ebraico: Klipot ogusci. Uno dei compiti fondamentali dell'esistenza umana e' quello di identificare tali frammenti, di spezzare il guscio che li separa (nutrendosi parassitamente della loro energia), e di riportarli alla loro originaria matrice di santita'. Il lavoro, sia fisico che intellettuale, va visto come l'adempimento di tale compito.

    Per esempio, i vari stadi della coltivazione del grano rappresentano momenti successivi nei quali si libera l'Energia presente in basso, per destinarla a scopi superiori. La semina e' il porre il grano in condizione di assorbire i nutrimenti che esistono in modo caotico nel suolo, e di organizzarli su dei livelli superiori; le varie fasi della mietitura, della macinatura, dell'impastatura e della cottura, sono momenti nei quali si rompono gli involucri che isolano e nascondo la parte vitale del grano, onde rendere la sua energia compatibile col nostro sistema metabolico. Infine, con la forza ottenuta grazie al cibarsene, dobbiamo riuscire a servire D-o con rinnovato impegno. Se, al contrario, useremo la vitalita' del cibo soltanto per servire i nostri istinti animali, allora la luce contenuta in esso verra' fatta ritornare nei luoghi d'esilio e di separazione nei quali si trovava prima, o in luoghi ancora inferiori. Analogamente, il lavoro intellettuale consiste nell'Elaborare frammenti di idee ed informazioni, ripulendole dalle scorie non necessarie, e adattandogli gli uni agli altri, onde costruire una serie di pensieri o di dati logici e coerenti, utilizzabili sia in un sistema pratico, che in un contesto speculativo o meditativo di tipo spirituale.

    La difficolta' di questa guerra (non e' facile strappare all'altro lato, cioe' alle forze del male, i prigionieri che egli gelosamente custodisce e grazie ai quali si alimenta) e' ulteriormente complicata da fatto che ognuno di noi possiede una vocazione particolare per quanto riguarda il procacciarsi la parnasa' (il sostentamento). Tale vocazione riflette in modo specifico le qualita' presenti alla radice dell'anima, ed e' parte del segreto della propria individualita'. In realta', la persona e' in grado di svolgere anche altri lavori ed attivita', che gli siano meno congeniali, e molti individui posseggono piu' di un modo individale. Tuttavia, se una persona pratica, pur con successo, un' occupazione o un mestiere che non sono quelli per i quali e' stato creato, il denaro cosi' ricavato non diventa una fonte di vera gioia. In termini figurati, e' come se la persona si nutrisse di crusca e di paglia invece che di grano. Cio significa che, pur cibandosi di ogni prelibatezza disponibile sul mercato, la persona non e' riuscita a rompere i gusci spirituali che isolano il nutrimento spirituale presente in quello fisico. Il suo vivere nel mondo non sta portando nessuna novita' ed avanzamento sul piano coscienziale.

    Se un individuo sta facendo un lavoro che non gli compete dal punto di vista spirituale o psicologico, quasi sempre si sentira' molto infelice, frustrato e contrariato, e l'attivita' non riuscira' come si deve. Anche nel caso in cui egli mieta successo e ricchezza, scavando sotto la superfice e' presente una grande amarezza. Il problema di trovare l'occupazione e la professione che ci spettano, diventa particolarmente importante al giorno d'oggi, in cui siamo sovente condizionati da considerazioni puramente esteriori, e veniamo spinti da motivazioni e modelli che non sono i nostri. Troppo spesso e' la societa' a scegliere per noi, non in base a vere vocazioni e predisposizioni, ma a seconda di esigenze predeterminate. Spesso la scelta e' motivata dalla necessita', o dall'impazienza, o dall'identificazione coi modelli piu' popolari offerti dalla cultura dominante.

    Sommando tutte queste difficolta' si dovrebbe concludere che con le nostre sole forze sarebbe impossibile trovare la giusta Parnasah (sostentamento). Per fortuna, D-o stesso ci viene in aiuto, ispirando in modo segreto le nostre ricerce e scelte. I saggi d'Israele dicono che, dopo aver creato il mondo, D-o ha affidato la supervisione dell'andamento normale della creazione a vari angeli, riservando per se stesso due sole cose, una delle quali e' il farci trovare il giusto mezzo di sostentamento, quello che combacia con le nostre qualita' piu' intime. Tuttavia, secondo l'Espressione Talmudica:

    Il far trovare all'Uomo la giusta Parnassah

    diffice per D-o come l'Apertura del Mar Rosso.

    Si tenga presente che il miracolo della divisione delle acque del Mar Rosso non fu una cosa facile neppure per D-o, che dovette sospendere momentaneamente tutte le leggi fisiche su cui si basa il mondo, e ricrearle in seguito come nuove.

    Il secondo dei compiti che D-o ha riservato per se'e' quello di farci incontrare la nostra Bat Zug, o anima gemella. Ricordiamo qui brevemente che la Kabalah sostiene come le anime umane vengano create a coppie, e vengano in seguito fatte discendere separatamente, in corpi di sesso diverso. Uno dei compiti fondamentali della vita e' quello di ritrovare la propria seconda meta', e di ripristinare cosi' l'unita' primigenia. Se si pensa alla varieta' e alla distanza degli ambienti geografici nei quali uno potrebbe nascere, e al fatto che uno potrebbe nascere in un epoca e la sua compagna in un altra, anche questo compito sarebbe praticamente impossibile, simile alla classica ricerca dell'ago nel pagliaio. Fortunatamente, anche in questo caso la provvidenza divina sovraintende di persona a tutte le vicissitudini che devono portare all'incontro fortunato. Una volta chiesero a Rabbi Akiva come D-o occupi il suo tempo. La risposta fu che D-o siede e fa incontrare le coppie.

    I due compiti, quello di trovare l'anima gemella e quello di procacciarsi la giusta Parnassah, sono dunque profondamente collegati. Ed e' questo il segreto di un versetto del libro dei proverbi (18,22):

    Matza' isha' matza' tov=ha trovato la donna, ha trovato il bene

    Qui il significato della parola tov = bene e' esteso anche al benessere materiale, ottenuto nel giusto modo, tramite il lavoro adatto. Esistono dunque forti analogie tra le energie presenti nelle relazioni interpersonali e nelle attivita' lavorative. In particolare, la similitudine e' tra l'energia sessuale e l'energia del denaro. Cio' si puo' vedere, nel mondo circostante, nella sua forma decaduta, dove l'una e' spesso convertita immediatamente nell'altra, e viceversa, dove sesso e denaro sono gli idoli preferiti del paganesimo moderno. Ma la connessione tra le due energie si vede anche nel regno della santita', come nel caso di Yosef, il piu' ricco di tutte le figure bibliche. In Kabalah, Yosef corrisponde alla Sefira' di Yesod, la cui sede fisica e' l'area degli organi sessuali. Yosef possiede l'attributo di Tzadik, il giusto, colui che ha superato le prove delle tentazioni sessuali. l'Energia sessuale in se stessa e' chiamata on (alef-vav-nun), e la ricchezza e' chiamata Hon (hey-vav-nun). Alef e Hey sono due lettere strettamente collegate, non solo foneticamente.

    Le analogie tra le due energie citate continuano, se si pensa a quanto avviene, sui piani invisibili dell'anima, durante l'Atto del lavorare, e durante l'atto dell'unione sessuale, e cioe': l'elevazione delle scintille cadute precedentemente in balia delle forze dell'oscurita'. Anche l'unione sessuale, se compiuto con la persona adatta, e secondo le norme indicate dalla Torah, e' il momento privilegiato per innalzare quelle anime che caddero col peccato di adamo ed eva. Sia nel caso in cui queste anime si reincarnino come i figli fisici della coppia, ma anche se rimangano come delle pure espressioni energetiche, l'atto dell'intimita' dell'amore e' il momento sacrale, che crea i canali indispensabili per l'unione dei vari livelli di esistenza, e che offre a queste anime l'opportunita' di esprimersi. Viceversa, se l'unione sessuale non avviene nel modo dovuto, o se avviene con la persona sbagliata, il suo risultato sara' quello di causare l'ulteriore sprofondamento della consapevolezza nell'oscurita' delle Klipot (gusci), e il prolungamento della sua attesa di redenzione.

    Succede sovente che, anche con le migliori delle intenzioni, la persona non trovi la sua professione, o la sua compagna adatta. Oppure succede che, pur avendole trovate, in seguito uno le perda. In tali casi, la Kabalah afferma che c'e' la possibilita' di trovarsi una compagna alternativa, che pur non essendo perfetta, si avvicina a quella ideale. Si tratta di un Zivug sheni = seconda unione. In questo caso, pero', non c'e' partecipazione diretta della provvidenza divina, volta a far succedere le cose nel migliore dei modi. In altre parole, non c'e' nulla di previsto o di deciso in cielo, su chi sia o meno questa seconda persona. Essa dipende esclusivamente dal merito dell'individuo in questione. Se questi ha sviluppato il suo livello coscienziale a sufficienza, ed e' incline al retto agire, allora trovera' una persona (o un lavoro) compatibile con la sua essenza profonda.

    Altrimenti, se non merita, egli si trovera' sposato con una prostituta (equivalente alla paglia e crusca di prima), cioe' con una donna che non e' minimanente interessata alle sue qualita' umane, ma solo ai suoi soldi o al suo potere. In modo analogo, un' attivita' di successo, tramite la quale una persona guadagna montagne di soldi, se non e' quella adatta o se e' stata sviluppata in modo disonesto, e' come dormire con una prostituta. Cio' significa che l'affare che uno sta trattando distogliera' in continuazione la sua mente dai bisogni essenziali dell'anima, e lo rendera' schiavo delle cose del mondo, lasciandogli come sensazione costante un senso d'amarezza e di fallimento (spesso nascosto dietro indifferanza o falsa tracotanza).

    La Parnassa' (mezzi di sostentamento) e' come la manna del deserto, e richiede una prova di fede continua. La parola fede in aramaico e' Mehimenuta, e deriva dalla stessa radice di Man =manna. Anche nella situazione piu' ideale, nella quale una persona guadagna tanto, in modo onesto e sicuro, non si dovrebbe mai perdere la consapevolezza di come tutto cio' sia un costante dono dal cielo, di cui si deve ringraziare D-o in continuazione. Il nostro compito e' quello di costruire i recipienti adatti a contenere tale flusso di benedizioni, e di utilizzarle in modo opportuno, dopo averle ricevute.

    La stretta corrispondenza tra l'esperienza sessuale e il procacciarsi i mezzi di sussistenza richiede alcune considerazioni ulteriori. Questa corrispondenza appare in Kabalah sulla struttura chiamata: albero della vita, il modello ideale del come integrare le dieci facolta' fondamentali dell'anima. La Sefira' chiamata Yesod (fondamento) rappresenta l'area della vita sessuale, ed e' associata alla figura di Yosef ha-tzadik (Yosef il giusto). Yosef e' chiamato il giusto (Tzadik) poiche' seppe resistere alla tentazione sessuale. Ci si ricordi, infatti, dell'episodio in cui la moglie di Potifarre, presso cui Yosef era istitutore, attratta dal fascino irresistibile del giovane ebreo, tento' ripetutamente di sedurlo. Yosef fu sempre adamantino nel rifiutare tale adulterio, anche se cio' gli costo', in seguito, la calunnia e la prigionia. Grazie all'aver resistito cosi' efficacemente alle tentazioni, Yosef merito' l'appellativo di Tzadik =colui che non cede alla tentazione. indubbio che fu anche grazie al suo comportamento ineccepibile che Yosef merito' in seguito di venire investito di cosi' tanta autorita' dal faraone, sino a diventare vicere' d'Egitto.

    Yosef ci mostra quanto sia importante e delicato il collegamento tra l'energia sessuale e quel particolare tipo di energia racchiuso nel denaro. l'esempio di Yosef e' proprio all'opposto dello stereotipo del ricco uomo d'affari, che passa il tempo libero al night-club, o che si diverte ad adescare la sua nuova segretaria. Quando il denaro e' l'occasione per abbandonarsi ad una vita immorale, cio'e' il segno piu' evidente che esso proviene da una radice impura, ben lontana dalla individualita', peraltro quasi del tutto inconscia, della persona in questione. Inoltre, una vita immorale e' sempre accompagnata dal dilapidarsi della fortuna accumulata, e raramente gli eredi arrivano ad usufruire delle ricchezze lasciate, quasi sempre divorare da amanti segrete, o da astuti avvocati.

    All'Opposto di tutto cio', la Kabalah ci insegna che il giusto controllo dell'Energia sessuale permette il felice scorrere dell'Energia anche nel canale che riguarda la Parnassah (sostentamento economico). E, nella tradizione ebraica, il giusto controllo dell'energia sessuale non e' un' esperienza monastica, ma va trovata nella vita coppia, aiutati dalla nostra compagna. La sacralita' del rapporto sessuale viene cosi' amplificata al massimo, e cio', lungi dal detrarre dalla bellezza e dal piacere fisico e romantico, sottolinea la priorita' anche di quei valori, che contribuiscono cosi' al pieno coronamento del rapporto.

    Analogamente, tale sacralita' si estende all'esercizio, molto piu' terra a terra, di una attivita' lavorativa o commerciale. Mentre e' facile percepire la bellezza e l'unicita' di un rapporto d'amore, non e' cosi' immediato vederla anche nel campo del lavoro, occasione in cui la persona deve affrontare lotte e difficolta' per poter riuscire a procacciarsi il necessario. La Kabalah, invece, ci propone un modello nel quale e' possibile fare della nostra attivita' professionale un momento di grande gioia e soddisfazione, simili a quelle di un riuscito rapporto d'amore. La stessa parola Parnassa' ha un valore numerico di 395, pari a quello di Neshama', (anima), e cio' sottolinea ulteriormente la motivazione prettamente spirituale di ogni lavoro fisico. In altri termini, e' possibile realizzare la propria identita' spirituale anche nel mezzo dell'attivita' apparentemente piu' concreta e materiale. noto che la radice della propria anima diventa piu' manifesta nella propria anima gemella che non in noi stessi. Cioe': l'alchimia di un rapporto riuscito e' tale da far si che ognuno scopra nell'altro le sue proprie qualita' migliori, piu' segrete!

    solo nell'incontro reciproco che diventa chiaro chi siamo veramente, quale sia il segreto della nostra esistenza, quale la missione unica ed irripetibile che siamo venuti a svolgere sulla terra. Cio' vale anche a riguardo della Parnassa'. Tramite la propria professione, e' possibile scoprire piu' cose su se stessi, sullo scopo della propria vita e della creazione in generale, che non meditando ritirati in un' eremitaggio, dopo aver dato tutti i propri averi ai poveri.

    In conclusione, citiamo questa massima rabbinica, che condensa in modo esemplare gli argomenti trattati:

    Im ein kemach ein Torah, im ein Torah ein kemach

    Se non c'e' farina non c'e' Torah; se non c'e' Torah non c'e' farina

    Lo studio della Torah richiede, almeno nel caso della persona comune, l'esistenza di una certa sicurezza economica, grazie alla quale siano soddisfatti i bisogni fondamentali (casa, vitto e vestiti), propri e della propria famiglia. Esso richiede, inoltre, un' attiva partecipazione sul piano pratico del mondo, senza fughe spiritualistiche.

    d'Altra parte, la Torah, e la conoscenza dei suoi segreti, e' l'indispensabile guida e motivazione che sola puo' condurci attraverso i ripetuti trabocchetti del mondo materiale e delle lotte che dobbiamo affrontare sul piano economico o professionale. Senza la sua luce non potremmo mai essere sicuri di stare mangiando pane, e non solo paglia. La sicurezza di guadagnare il nostro denaro nel modo giusto viene solo con la piena adesione alla parola di D-o espressa nella santa Torah.

    Nadav Crivelli


    DA QUI

    https://www.e-brei.net/index.php?mact=CGBl...nt01returnid=15
  9. .
    Cos'e' la Ghematria

    I segreti della lingua ebraica sono numerosi e profondi, e di loro si occupa la Kabalah l’ermeneutica mistica ed esoterica della Torah. La Kabalah parte dal presupposto che le scritture ebraiche contengano una molteplicita' di livelli diversi di significati, oltre a quello letterale ed immediato, per decifrare i quali c’e' bisogno di determinate chiavi e tecniche. La lingua ebraica e' la base delle scritture che hanno originato ogni fede veramente monoteistica nel mondo, ed e' destinata ad acquisire importanza e notorieta' via via crescenti. Sia tra gli ebrei della diaspora che tra i gentili cresce di giorno in giorno il numero di coloro che studiano l’ebraico, ognuno secondo il suo livello, ognuno secondo la sua preparazione. L’ebraico e' dotato di una forza spirituale incredibilmente elevata, capace di operare un processo di raffinamento e di sviluppo della consapevolezza in coloro che lo studiano, sia ebrei o gentili.

    Tra i vari strumenti interpretativi del testo della Torah, la Bibbia ebraica, c'e' la Ghematria. Essa si basa sull'equivalenza tra le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico e determinati numeri interi. Tale corrispondenza e' riassunta nella seguente tabella.

    Lettera

    Nome

    Valore numerico

    `

    Alef

    1

    A

    Beit

    2

    B

    Ghimel

    3

    C

    Dalet

    4

    D

    Hey

    5

    E

    Vav

    6

    F

    Zain

    7

    G

    Cheit

    8

    H

    Tet

    9

    I

    Yud

    10

    K

    Kaf

    20

    L

    Lamed

    30

    N

    Mem

    40

    P

    Nun

    50

    Q

    Samekh

    60

    R

    Ain

    70

    T

    Peh

    80

    V

    Tzadde

    90

    W

    Quf

    100

    X

    Resh

    200

    Y

    Shin

    300

    Z

    Tav

    400

    J

    Kaf finale

    500

    M

    Mem finale

    600

    O

    Nun finale

    700

    S

    Peh finale

    800

    U

    Tzadde finale

    900

    Come si vede, le prime dieci lettere (dall'alef alla yud) equivalgono ai primi dieci numeri interi, le lettere dall’undicesima alla diciannovesima (dalla kaf alla quf) equivalgono ai numeri da 20 a 100, e le ultime tre lettere (resh, shin, tav) valgono rispettivamente 200, 300 e 400. Cinque delle lettere dell’alef-beit: kaf, mem, nun, peh, tzadde (chiamate Menantzepakh), quando compaiono alla fine di una parola vengono scritte in modo diverso, e vengono chiamate Sofiot= finali. Il valore numerico di queste lettere e' rispettivamente 500, 600, 700, 800 e 900. Pur avendo mostrato le finali nella tabella, si tenga presente che, nel computo del valore numerico di una parola, quando ci si trova di fronte ad una di loro, si conta di solito il suo valore normale, posseduto quando occupa un qualunque posto all’inizio o all’interno della parola.

    Nella sua forma piu' semplice, il calcolo della Ghematria di una determinata parola ebraica consiste nella somma di tutti i numeri-valori posseduti dalle sue lettere. Ad esempio, la parola echad = uno (alef-cheit-dalet) ha un valore di 1 + 8 + 4 = 13. In altre parole, la Ghematria di Echad e' tredici. Secondo la maggioranza dei Rabbini e dei maestri interpretatori della Torah, il numero 13 viene cosi' a possedere una qualita' che rispecchia in una certa misura i concetti contenuti nella parola uno. Un primo esempio della verita' di cio' si trova nel fatto che il numero totale delle tribu' d’Israele, che di solito viene ritenuto dodici, e' in realta' tredici, e che tale numero e' il simbolo migliore dell’unita' (uno) fondamentale che le sottende. Infatti, pur essendo i figli di Giacobbe dodici, Giuseppe, diventato il primogenito spirituale, merito' una parte doppia di eredita' rispetto ai fratelli, che divise poi tra i suoi due figli: Efraim e Menasse, ognuno dei quali divenne capostipite da una tribu' separata.

    La tribu' di Levi non viene di solito inclusa nel computo delle dodici tribu', in quanto e' santa, che in ebraico significa separata, messa a parte. L’ordine con cui le tribu' si accampavano durante i quarant’anni del loro pellegrinaggio nel deserto del Sinai era il seguente: le dodici tribu' si disponevano lungo i quattro lati dell’accampamento, tre per ogni lato. Al centro si disponeva la tribu' di Levi, intorno al tabernacolo, il luogo ove veniva conservata la Torah che Moshe' aveva portato con se' dal Sinai. La tredicesima tribu', quella di Levi, diventa cosi' il simbolo del centro che unifica tutto il perimetro, il luogo dov’e' contenuta la forza centripeta che tiene insieme tutti i vari elementi costituenti il perimetro. Ecco che il numero tredici e' il simbolo dell’unita'.

    L’uso piu' frequente della Ghematria consiste nel porre in relazione parole che possiedono un identico valore numerico. Si scopre che sovente esse condividono un significato comune, o mostrano aspetti diversi della medesima realta'. Per continuare l’esempio precedente, 13 e' anche il valore numerico (Ghematria) di a h a v a (alef - hey - beit - hey) = amore. Confrontando il concetto espresso dalla parola uno e quello espresso da amore si deduce immediatamente che la vera unita' e' frutto dell’amore, in quanto forza determinante che permette l’unificazione di ogni esistenza separata.

    L’esempio dato e' solo uno di una serie praticamente infinita di connessioni e di corrispondenze che si aprono di fronte agli occhi contemplativi dello studioso, quando analizza le parole e le espressioni della lingua ebraica con lo strumento della Ghematria.

    Il valore numerico della lettera non e' che uno dei suoi aspetti, ma non il meno importante. Esso definisce una qualita' vibratoria ben precisa, una proprieta' matematica e fisica fondamentale. Sommando i valori numerici delle lettere di ogni parola ebraica si ottiene il condensato delle forze archetipe operanti in essa, il colore o latonalita' risultante da tutto cio'. La Ghematria e' dunque una somma vettoriale delle forze presenti nella parola.

    2
    La parola Ghematria (ghimel-yud-mem-tet-resh-yud-alef) deriva da un termine greco, che significa calcolo. La parola non e' presente ovviamente nel testo biblico per se'(di molto anteriore alla civilta' greca) ma compare solo nella letteratura rabbinica successiva, durante il periodo Talmudico e Midrashico (circa duemila anni fa). Nell’antico libro Sefer mayan ha chokhma', attribuito nientemeno che allo stesso Mose' (citato da Rabbi Qordovero nel suo Pardes Ha Rimmonim) si afferma che ogni parola della lingua ebraica possiede cinque livelli interpretativi. Dall’alto al basso essi sono:

    Tiqun = proprio. È il significato letterale, chiamato Peshat o semplice.

    Tzeruf = permutazione. consiste nell’analisi delle possibili permutazioni delle lettere.

    Della parola in questione per cercare la loro unita' relativa, e come i vari significati ricavati si completino vicendevolmente.

    Ma’amar = detto. È l’espansione della parola, fatta con tecniche di Notaricon, cioe' considerando ogni sua singola lettera come se fosse l’iniziale di un'altra parola.

    Mikhlol = insieme. È la comprensione di tutte le forme linguistiche con cui la parola compare nella Bibbia; e' lo studio del contesto nel quale e' scritta, e degli altri termini e parole coi quali essa e' frequentemente usata.

    Cheshbon = calcolo. È il calcolo del valore numerico della parola, la sua Ghematria.

    È lo studio delle proprieta' matematiche di tale numero; e' il confronto della parola con altri termini di identico valore.

    Pur costituendo il livello interpretativo piu' basso, la Ghematria e' in grado rivelare certe uniche proprieta' matematiche della Torah, misteriosamente intelligenti e perfette. Mostrera' in essa una serie di ricorrenze e di coincidenze talmente numerose ed esatte da escludere che la Torah possa essere stata concepita da esseri umani.

    3
    Per dare un esempio della duttilita' della tecnica di studio chiamata Ghematriala applicheremo a se stessa, cioe' alla parola Ghematria. Ci sono due modi diversi di scriverla:

    Ghimel-mem-tet-resh-yud-alef = 263 Ghematria
    Ghimel-yud-mem-tet-resh-yud-alef= 273 Ghematria
    263 e' il valore della radice Samekh-resh-ghimel, che significa allacciare, e un composto di questa radice indica la professione del tessitore (Soreg). Lo strumento della Ghematria permette dunque di allacciare concetti e parole apparentemente lontani, e di tessere un insieme di corrispondenze raffinato ed esteticamente piacevole. Una permutazione della radice citata e' ghimel-resh-samekh, che significarompere, spezzettare. La stessa radice significa anche raccogliere, accumulare. In senso metaforico questa radice e' inoltre usata per indicare il processo d’acquisizione della conoscenza, parte del quale e' l’azione di macinare e tritare finemente i concetti, onde poterli assimilare, e parte del quale e' il raccogliere tanti piu' pezzi possibili del mosaico che si vuole ricostruire.

    273 invece e' il valore del nome Or Ganuz (alef-vav-resh ghimel-nun-vav-zain) = luce nascosta, che designa la luce primordiale, perfetta, che riempiva la creazione, e che ha-shem dovette nascondere il quarto giorno, sostituendola con quella dei corpi celesti, d’origine fisica. La Ghematria e' dunque uno strumento indispensabile nel processo di rivelazione della luce primigenia, per farla risplendere nuovamente nella storia. 273 e' anche il valore del brano di un famoso verso della Bibbia (Salmo 118:22):

    Even maasu ha bonim = la pietra rigettata dai costruttori

    (e' diventata testata d’angolo).

    Cio' allude al fatto che la tecnica della Ghematria, non e' tenuta in grande considerazioni da parte dei Rabbini di oggi, specie quelli che hanno una grande influenza e potere, come i capi delle Yeshivot, o dei collegi Rabbinici (i costruttori dell’ebraismo ufficiale). In genere tra di essi, salvo lodevoli eccezioni, prevale un atteggiamento piu' razionalistico, che li rende poco inclini a mostrare favore verso la parte mistica dell’ebraismo. Le ghematrie rappresentano uno degli strumenti piu' arditi tra quelli usati dalla Kabalah, ed e' facile intuire il sospetto che cio' suscita nei costruttori dell’ebraismo ufficiale. La corrispondenza illustrata prima ci dice che la Ghematria e' la pietra rigettata dai costruttori, e che, come promesso dalla seconda meta' del versetto, e' destinata a diventare testata d’angolo, cioe' di importanza fondamentale. Si fa' sempre piu' forte infatti l’interesse verso la Torah da parte di persone che svolgono ruoli importanti nel mondo scientifico e tecnologico. La Ghematria, insieme ad altri procedimenti tipici della Kabalah, puo' mostrare l’incredibile esattezza matematica nascosta nella Torah, e l’importanza e rilevanza del suo messaggio anche nel mondo d’oggi.

    Infine, citiamo una famosa corrispondenza numerica, fatta dal Rabbi Isacco Ben Yehuda haLevi (autore del Libro dei Kusari). La frase della Torah (Deuteronomio 32, 47):

    Ki lo davar reik hu mikhem = poiche’ cio' non e' una cosa vana per voi

    Equivale esattamente alla parola Ghematriot (il plurale di Ghematria), scritta ghimel-yud-mem-tet-resh-yud-alef-vav-tav. Si noti l’interpretazione Talmudica (Yerushalmi Peah 1:1) del versetto citato:

    Se (la Torah) vi appare come una cosa vana (davar reik),

    La causa di cio' e': per voi (mi khem), cioe' a causa vostra,

    Poiche' non vi siete applicati abbastanza allo studio della Torah .

    In altre parole, se una persona non riesce a riconoscere e ad ammettere l’esistenza di profondi significati e simboli nella Torah, insieme al fatto che le ghematrie sono un aiuto indispensabile per farli emergere, la colpa di cio' e' soltanto nel fatto di non aver compiuto abbastanza sforzo per penetrarvi, o della sua limitatezza mentale, dei suoi pregiudizi e ristrettezza di opinioni.

    4
    Analizzeremo ora varie posizioni ed opinioni Rabbiniche sullo strumento della Ghematria. La sua definizione forse piu' famosa viene data dal trattato dei Pirkhey Avot (detti dei padri, fine del cap. 3) che dice:

    Ghimatriot parperot le chokhmah = Le ghematrie sono l’aperitivo della sapienza.

    Tale affermazione ha dato luogo a diverse interpretazioni. Ci sono alcuni che con la parola parperet intendono un dessert, un dolce o un frutto che viene servito dopo il pranzo. Questi Rabbini (come il Meam Loez) dicono che prima bisogna studiare bene tutte le regole pratiche del Talmud, e dopo ci si puo' occupare delle ricerche nel campo scientifico e matematico. Infatti la parola Ghematria indica anche una serie di calcoli matematici, come quelli necessari per determinare il corso del moto di stelle e pianeti, o altro.

    Un’altra interpretazione dice che parperet significa aperitivo, un qualcosa che viene servito prima del pranzo, e che ha il compito di stimolare l’appetito. D’altro canto, dalle nuove scoperte nel campo della dietetica, si sa che e' molto piu' sano mangiare la frutta agli inizi del pasto piuttosto che alla fine. Le ghematrie, e tutti gli aspetti simbolici della Torah, servono dunque a stimolare il desiderio di conoscenza, o meglio, di sapienza.

    Si tenga presente che la tecnica della Ghematria non e' solitamente utilizzata in modo isolato ma come parte integrante di tutto un insieme di sistemi esegetici tipici della tradizione mistica. Da cio' se ne deduce che la Ghematria e' quanto mai utile e consigliabile, se si vuole risvegliare l’appetito e il desiderio di Torah, se si desidera dare piu' spazio ed importanza a tutti i suoi aspetti piu' interiori e simbolici. Cio' e' il contrario di quanto affermato da una certa tradizione, secondo la quale ci si poteva avvicinare alla mistica solo dopo aver completato lo studio della parte normativa e legale della Torah. E’ possibile dimostrare invece che e' vero proprio il contrario, o almeno, che si puo' procedere di pari passo in entrambi i campi. Vedremo in seguito come lo strumento della Ghematria sia stato usato anche nella Halakhah (la regola), per stabilire delle precise misure normative nel campo pratico e quotidiano della vita religiosa.

    Continuando l’associazione tra parperet e Ghematria, stabilita dallo stesso Talmud, troviamo un importante insegnamento nelle parole di Rabbi Eliezer (Succa, 27 a):

    Ogni giorno tu aggiungi diverse parperot (che qui significa ogni tipo di cibo prelibato che stimola l’appetito) per onorare te stesso, ed ora non vuoi mettere nemmeno una sola Parperet in onore del tuo signore?
    Queste parole rimangano da ammonimento a quanti considerano lo studio delle ghematrie come un qualcosa di superfluo o di voluttuoso, e percio' lo trascurano e lo sconsigliano. D’altra parte, tutti i piu' grandi maestri del passato ne hanno fatto uso. Il Rashi, la massima autorita' tra i commentatori del testo biblico, cita alcune ghematrie molto interessanti. Esiste un commentario, chiamato baal haturim, stampato in quasi tutte le Chumash (i cinque libri di Mose'), che si basa quasi interamente su complicati calcoli di ghematrie.

    Ci si permetta ora un’interpretazione allegorica della parola parperet. La radice di questa parola e' pirper =spezzettare, sbriciolare, come si fa nel caso di un pezzo di pane grosso e duro, se si vuole metterlo dentro una tazza di latte destinata ad una persona malata (Tosefta Shabat 12,14). Se ne puo' dedurre che tramite la Ghematria si puo' rendere piu' digeribile qualche concetto troppo astruso, o si puo' rendere assimilabile un qualche insegnamento peraltro ostico. Troviamo qui una conferma di quanto gia' osservato a proposito della radice garas (ghimel-resh-samekh = spezzettare), che ha un valore numerico pari alla parola Ghematria.

    La radice Pirper e' la ripetizione della porta (una radice di due sole lettere e' chiamataporta) par (peh-resh), che significa moltiplicare,produrre, una delle radici piu' importanti di tutta la lingua ebraica. La stessa radice e' presente anche nel termine indicante fertilita' (Poriut). Cio' significa che la Ghematria e' una tecnica doppiamente fertile, sia in basso che in alto, sia nel campo pratico e razionale, come in quello mistico e simbolico. Tutto quanto detto prima dovrebbe aver messo sufficientemente in luce l’estrema importanza della tecnica esegetica chiamata Ghematria, e di come essa sia capace di moltiplicare la sapienza (Parperet le chokhmah), come pure di stimolare l’appetito verso una sempre maggiore conoscenza della Torah.

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    Secondo un altro grande maestro Talmudico, Rabbi Eliezer figlio di Rabbi Yosi Ha Galili, uno dei trentadue modi d’interpretare la Torah e' la Ghematria. Cio' conferma il fatto che il suo uso non e' limitato nel campo della ricerca o della speculazione mistica, ma si estende a quello dello stabilire con precisione delle specifiche regole di Halakhah (l’insieme delle norme che regolano la vita quotidiana di ogni ebreo osservante). A tal riguardo citiamo l’enciclopedia Talmudica, alla voce Ghematria:

    Ci sono varie regole della Torah che sono state dedotte dalle ghematrie, come:.... Il numero delle azioni lavorative (melakhot) proibite di Shabbat, che sono trentanove, (e che derivano) dal versetto Elu ha devarim(queste sono le cose...) Alef di Elu = 1, lamed di elu = 30, hey di elu = 5, cosa (davar) = 1, cose (devarim) = 2, in tutto 39........ La misura dell’hin della Torah (una misura di volume) e' di 12 log (un altra misura di volume). Poiche' e' scritto: e questo (ze) olio d’unzione sara' santo, ze (questo) ha una Ghematria di 12 (zain-hey);

    La misura della quantita' d’acqua di un Miqve (bagno purificatore) e' di 40 sea’, dal versetto:Chi e' colui che invia coloro che vanno piano?leat (piano) = 40 (lamed-alef-tet); la misura della chala (un quantita' prelevata da un impasto di farina come offerta) e' di 43 uova, come il valore di chala (heit-lamed-hey).

    A tutti gli esempi riportati sopra se ne possono aggiungere altri, come la lunghezza del coltello usato nella Shekhitah (macellazione kasher), che dev’essere di 14 Godlin (dita). Cio' viene derivato dal verso che dice: Ushkhatkhem bezeh (e li macellelerete con questo). Bezeh (con questo) vale 14 (beit-zain-hey). Anche il numero dei nodi dei tzitzit (le frange che si mettono ai quattro angoli del manto di preghiera) deriva da considerazioni fatte secondo le ghematrie.

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    In conclusione, per amore di verita', bisogna elencare anche i lati negativi delle ghematrie, osservando come il loro uso indiscriminato possa essere pericoloso. Data l’estrema duttilita' di tale strumento, e il grande numero di calcoli possibili suo tramite (quello della somma dei valori numerici delle lettere di una parola non e' che il piu' semplice) diventa facile ricavare una vasta gamma di risultati. Avendo una certa idea preconcetta e' possibile percio' manipolare abilmente le ghematrie fino ad arrivare ad una conferma di tale idea, che potrebbe addirittura opporsi o violare i principi generali della Torah. Ad esempio, il valore numerico del nome di Esav (Esau', il fratello di Giacobbe) equivale a quello di Shalom (pace), 376. I discendenti di Esau' potrebbero farsi forza su cio' per sostenere che e' da lui che viene la pace, mentre e' proprio vero il contrario. Oppure, l’eguaglianza numerica tra nachash (serpente) e mashiach (messia), 358, fu presa dagli shabtanei (seguaci del falso messia Shabtai Tzvi) come l’autorizzazione a tralasciare la pratica di alcuni fondamentali precetti religiosi, nella pretesa che cio' avrebbe affrettato la venuta del messia.

    Come si vede l’argomento e' molto delicato, e lo strumento potente. Ma il fatto che un'automobile, viaggiando a 200 km l’ora, sia piu' pericolosa di un triciclo non impedisce che esse vengano fabbricate ed usate sempre di piu'. L’importante e' avere le istruzioni e le capacita' necessarie a condurle. Cosi' le ghematrie vanno sempre e solo usate per rafforzare l’insieme e i particolari degli insegnamenti della Torah, e non per provare l’opposto. Non si puo' basare la verita' di un’affermazione dottrinale solo su delle corrispondenze numeriche, a meno che dietro a cio' non vi sia un’antica tradizione Rabbinica. Le ghematrie vanno soprattutto utilizzate alla fine di determinati ragionamenti e spiegazioni, come conferma e rafforzamento di determinati punti. D’altra parte le ghematrie possono essere utili strumenti di indagine, poiche' stimolano le funzioni intuitive dell’anima. Una serie di corrispondenze numeriche puo' far balzare agli occhi la possibilita' di correlare punti prima molto lontani. Ma in seguito e' necessario trovare elementi dottrinali a conferma di tali intuizioni, che da sole non proverebbero ancora nulla.

    da qui

    www.e-brei.net/articoli/cabala/ghemat/cosa.htm
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    NUOVI TRATTATI TRADOTTI DA SCARICARE ORA C'E' ANCHE YOMA:


    [ ] yBerachot_9.pdf 2016-12-13 16:18 255K
    [ ] yBerachot_aggadot.pdf 2017-05-10 08:33 293K
    [ ] yBiccurim.pdf 2017-12-10 23:52 328K
    [ ] yKiddushin.pdf 2021-02-23 09:10 597K
    [ ] yMeghillah.pdf 2018-11-10 20:14 683K
    [ ] yNidda.pdf 2021-02-22 20:33 201K
    [ ] yPeah.pdf 2019-02-10 14:32 478K
    [ ] yPeah_1.pdf 2018-03-05 00:03 235K
    [ ] ySheqalim.pdf 2019-09-17 17:54 444K
    [ ] ySheqalimShavuoth.pdf 2017-05-12 06:35 106K
    [ ] ySuccah.pdf 2021-05-31 08:55 535K
    [ ] yYoma.pdf 2021-10-15 12:00 1.2M

    DA QUI

    www.e-brei.net/uploads/talmud/
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    Ebraico, imparare cantando

    Pubblicato in Attualità il ‍‍23/12/2021 - 19 טבת 5782

    Ci sono tanti modi per imparare le lingue e uno dei metodi migliori è leggere, recitare e, soprattutto, cantare le canzoni. Se le canzoni sono dotate di qualità liriche, orecchiabili e originali l’esercizio linguistico è facilitato. Oggi come ai tempi del linguista e innovatore dell’ebraico, Eliezer Ben Yehuda, l’insegnamento dell’ebraico è affidato anche agli scrittori e ai poeti. Numerose donne pioniere scrivevano per descrivere la terra di Israele e per arricchire il vocabolario dei lettori ebrei nella Palestina mandataria e nella diaspora.
    Per fare degli esempi: Nehama Pochachevski Feinstein, (Brest 1869 – Rishon Letzion 1934), Jessie Ethel Sampter (New York 1882 – Rehovot 1938) e la moglie di Ben Yehuda, Hemda, la prima scrittrice per bambini in ebraico. Le canzonette allegre e frivole del poeta nazionale Haim Nachman Bialik vengono cantate ancora oggi negli asili e nelle feste di compleanno e non c’è un genitore in Israele che non abbia cantato la famosa canzone “Gira, gira, gira…Giriamo in tondo, tutto il giorno…” scritta nel 1920 da Aharon Hashman. Un modo originale per insegnare ai figli i verbi alzarsi, sedersi, portare, pescare e tanti altri ancora. Tutto al ritmo della danza in cerchio.
    Le canzoni per i più giovani sono dei piccoli racconti, rispondono alle domande esistenziali che pongono i bambini, fanno sorridere nonni e nipoti e svolgono una funzione didattica estremamente nobile. Sono il miglior modo per imparare l’ebraico, memorizzando verbi, aggettivi e numeri, come fa il canto cumulativo della Haggadah di Pesach, Ehad mi yode’a? Sh’nayim mi yode’a, Uno chi lo sa? Uno io lo so… Due chi lo sa? Ecc.
    Probabilmente quando il famoso cantautore Yehonatan Geffen ha scritto la canzone Io amo, ripetendo più volte il verbo amare in un modo ironico, non ha pensato a un stratagemma per l’insegnamento della “nota accusativi” in ebraico o alle regole dell’articolo determinativo. Tuttavia dopo aver cantato Io amo la mamma e anche il papà\ Amo la maestra Shula e la zia Miriama\Amo il nonno, la nonna e pure la sorellina\ Ma più di tutto amo me stesso! è molto più facile ricordare il verbo irregolare, le’EHOV, amare.

    Sarah Kaminski, Università di Torino

    DA MOKED.IT
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    LO YAD VASHEM RISPONDE A WHOOPI GOLDBERG: “CHE VENGA QUI PER CONOSCERE LA SHOAH”

    01-02-2022 JACQUELINE SERMONETA

    Arriva la risposta dello Yad Vashem dopo le affermazioni che hanno sommerso di critiche l’attrice statunitense Whoopi Goldberg. Durante il talk show americano The View, in onda sul canale ABC, la Goldberg ha affermato che “l’Olocausto non ha nulla a che fare con la razza, si tratta della disumanità dell’uomo nei confronti di un altro uomo”, perché coinvolge “due gruppi di persone bianche”.



    Il tema del talk-show riguardava la decisione da parte di una scuola del Tennessee di vietare la lettura agli studenti di ‘Maus’, la graphic novel di Art Spiegelman sulla Shoah.



    "La dichiarazione di Whoopi Goldberg nel talk show della ABC The View, pochi giorni dopo la Giornata internazionale della Memoria della Shoah, è una sfortunata indicazione di un fondamentale malinteso sulla natura della Shoah e dell'antisemitismo. Non dobbiamo usare mezzi termini; – afferma il presidente dello Yad Vashem, Dani Dayan in una nota rivolta all’attrice americana - la gente ha bisogno di sapere cosa ha portato alla Shoah, la spinta omicida senza precedenti per annientare l'intero popolo ebraico, la sua religione, cultura e valori da parte dei nazisti e dei loro collaboratori, principalmente a causa della convinzione infondata che gli ebrei fossero il loro nemico razziale principale ed estremamente pericoloso. Sebbene le sue scuse e i suoi chiarimenti siano importanti, le estendo un invito personale a saperne di più sulle cause, gli eventi e le conseguenze della Shoah qui a Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme".



    Anche il presidente dell’Antidefamation League, Jonathan Blatt, ha commentato in un tweet: “No, Whoopi Goldberg, la Shoah riguardava l’annientamento sistematico del popolo ebraico da parte dei nazisti, che consideravano una razza inferiore. Lo hanno disumanizzato e hanno usato questa propaganda razzista per giustificare il massacro di sei milioni di ebrei. La distorsione delle Shoah è pericolosa”. I commenti della Goldberg hanno suscitato numerose critiche, nonostante lei abbia tentato di scusarsi: “Il popolo ebraico in tutto il mondo ha sempre avuto il mio sostegno e a questo non rinuncerà mai. Mi dispiace per il dolore che ho causato” ha detto Goldberg.

    https://www.shalom.it/blog/news/lo-yad-vas...shoaha-b1110311
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    SUL DELATORE DI ANNA FRANK UN SOLO DOCUMENTO PER UN’IPOTESI DEBOLE

    19-01-2022 ALESSANDRA VERONESE

    É recente la notizia che un team di ricercatori avrebbe identificato il responsabile della delazione che portò alla scoperta dell’appartamento segreto in cui viveva la famiglia Frank, che ebbe come conseguenza la deportazione e la morte di quasi tutti i suoi membri. L’unico sopravvissuto fu infatti il padre.



    La ricerca del team, durata sei anni, è stata guidata da un agente dell’FBI in pensione, e i risultati sono apparsi in un volume pubblicato dalla canadese Rosemary Sullivan, con il titolo The Betrayal of Anne Frank.



    Secondo il team di ricercatori, colpevole del tradimento fu un notaio ebreo, Arnold van den Bergh, membro del Consiglio Ebraico. Ora: non è una novità che in non pochi casi i membri di tali “consigli” (creati dai nazisti con lo scopo di illudere e quindi controllare meglio le proprie vittime) collaborarono in qualche misura con membri della Gestapo e in generale con coloro ai quali era affidata la gestione del “problema ebraico”. Ma è anche vero che spesso di tali collaborazioni è rimasta traccia scritta: il tentativo, man mano che gli Alleati avanzavano verso la Germania, di eliminare i documenti relativi a quanto accaduto nei ghetti e nei campi di sterminio non furono sempre coronati da successo.



    Nel caso specifico, però, l’unico documento che avvalorerebbe la tesi di un tradimento “interno” è una lettera anonima, inviata ad Otto Frank nel 1945, al suo ritorno ad Amsterdam. Una lettera scarna, in cui si affermava che il luogo in cui era nascosta la famiglia Frank era stato condiviso con la Central Agency for Jewish Emigration di Amsterdam da van der Bergh, il quale dunque ne era perfettamente a conoscenza. Il quotidiano Het Parool riporta che la lettera sarebbe stata consegnata ad un ricercatore nel 1963; riferisce inoltre che Otto Frank aveva sempre sostenuto che la delazione era stata opera di un ebreo, senza però fare nomi.



    Esistono per altro teorie diverse su chi avrebbe tradito i Frank: recentemente (2015) uno studio ha proposto il nome di Nelly Voskuijl, nipote di un membro della Resistenza olandese, che aiutava gli ebrei che si erano nascosti e conosceva dunque il rifugio segreto della famiglia; un anno dopo (2016) è stato pubblicato uno studio nel quale si ipotizzava che l’arresto fosse una conseguenza di indagini relative alla compravendita delle tessere per le razioni di cibo e alla vendita di derrata alimentari al mercato nero, e che non ci fosse stato alcun tradimento. Deve poi essere considerata l’opinione di Bart van der Boom, uno storico dell’università di Leiden, che ha pubblicato nel corso degli anni numerosi contributi relativi al Consiglio Ebraico. Van der Boom ha dichiarato di ritenere le conclusioni del team di ricerca del tutto prive di senso. Lo storico osserva infatti che la lettera ricevuta da Otto Frank fu scritta in un periodo in cui si moltiplicavano le accuse reciproche su chi avrebbe tradito chi, in un clima di sospetto che caratterizzò in molti paesi europei l’immediato dopoguerra. Oltre a tutto è puramente ipotetica l’ipotesi che Frank – pur conoscendo con certezza il nome del traditore – non abbia mai ritenuto di doverlo accusare pubblicamente.



    Da un punto di vista etico, l’accusa nei confronti del notaio ebreo appare quanto meno ingiusta, essendo questi morto nel 1950 e non potendo dunque difendersi. In ogni caso, da un punto di vista storico, appare chiaro che un solo documento, scritto subito dopo la guerra e anonimo non può bastare a provare senza ombra di dubbio la teoria della colpevolezza di van der Bergh. Teoria che dunque, come altro, non può che essere considerata un’ipotesi, non certamente una certezza incontrovertibile.

    https://www.shalom.it/blog/orizzonte-europ...debole-b1109411


    L’EDITORE OLANDESE SI SCUSA PER IL LIBRO CONTROVERSO SU ANNA FRANK

    01-02-2022 REDAZIONE .
    Dall’Olanda arrivano le scuse per il libro scritto dalla canadese Rosemary Sullivan “The Betrayal of Anne Frank” (“Il tradimento di Anna Frank”), in cui si afferma che il delatore dei Frank sarebbe stato un notaio ebreo. Lo riporta il The Guardian.



    L’editore olandese, Ambo Anthos, si è infatti scusato per la pubblicazione del libro che ha fatto notizia in tutto il mondo, affermando di aver deciso di sospendere le ristampe, fino a quando non si sarà fatta maggiore chiarezza su quanto riportato dall’autrice.



    In una dichiarazione, la casa editrice ha affermato di ritenere di essere stata trascinata dallo "slancio" attorno alla pubblicazione del libro e che avrebbe dovuto assumere una posizione più "critica".



    Il libro, uscito il 18 gennaio, ha avuto molta visibilità mediatica, ma sin da subito sono stati numerosi i ricercatori e gli storici che hanno sollevato dubbi sulla teoria di Sullivan, secondo cui il notaio Arnold van den Bergh, morto di cancro alla gola nel 1950, avrebbe condotto la polizia al nascondiglio della famiglia Frank il 4 agosto 1944. Le prove avanzate dall’autrice del libro, che si baserebbero sull'inchiesta coordinata dall'ex agente dell'FBI Vincent Pankoke, sono secondo molti inconsistenti.



    Il libro si baserebbe su “informazioni che meritano approfondimento, ma nessuna base per l'accusa centrale” secondo Ronald Leopold, direttore della casa-museo di Anna Frank, che ha definito quella avanzata dal volume "una delle tante teorie" considerate nel corso degli anni.



    "Accusano senza dare vere prove", aveva detto Laurien Vastenhout, una ricercatrice del NIOD Institute for War, Holocaust and Genocide Studies: "Ancora una volta abbiamo una narrativa in cui sono gli ebrei ad essere i colpevoli".

    https://www.shalom.it/blog/news/la-editore...-frank-b1110291
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    “ECCOMI, MANDA ME” – RIFIUTO E ACCETTAZIONE DEL POTERE

    01-02-2022 RAV RICCARDO DI SEGNI

    Le ultime ore del complicato processo di elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno messo in moto meccanismi virtuosi che sono culminati nella dichiarazione del presidente rieletto, che ha sottolineato il valore del dovere e della responsabilità pubblica. In questi giorni diversi analisti mettono in evidenza i valori morali che si sono affermati, sollevando il mondo dei giochi della politica a qualcosa di più alto.



    I problemi sollevati in questa occasione non sono una novità. La plurimillenaria storia ebraica ha numerosi esempi di queste dinamiche, di come la società, o lo stesso Dio, cerchino delle guide, e come le persone scelte reagiscano alla chiamata; o come siano i singoli a cercare il potere e quali lezioni se ne possano trarre dalle loro vicende.



    Il potere nell’antica società ebraica, che fosse politico, religioso istituzionale e profetico è sempre stato visto come un carico di responsabilità, di doveri, di esposizione a situazioni difficili alle quali non tutti sono pronti, capaci e disponibili. Un famoso apologo del libro dei Giudici (9:7-20), racconta degli alberi che si volevano nominare un capo e si rivolsero prima all’olivo, poi al fico, poi alla vite, ciascuno dei quali rifiutò, dicendo che non era disposto a rinunciare a produrre i suoi preziosi frutti “per andare ad agitarsi sulla cima degli altri alberi”. Alla fine fu disponibile solo il rovo, che è basso, non fa frutti ed è spinoso, che accettò minacciando gli altri alberi che li avrebbe bruciati in caso di disobbedienza. L’apologo era una critica al potere e al candidato che le tribù si erano scelte. E questo è un esempio evidente di sfiducia e di rapporto negativo con il potere, ma esistono anche esempi opposti.



    Tra i capi scelti dall’Alto per la loro missione si registrano reazioni differenti, almeno all’inizio. Abramo riceve la chiamata e obbedisce senza protestare; quando mette in discussione l’operato divino non è per sé ma per salvare le persone, come nel caso dell’annunciata distruzione di Sodoma e Gomorra. Al contrario Mosè fa tutto il possibile per sottrarsi alla missione, e un intero capitolo dell’Esodo, il terzo, racconta la sua riluttanza: “chi sono io da andare dal Faraone?”; e nel corso della sua lunga missione farà sempre delle domande e qualche volta persino disobbedirà. Tra i profeti vi sono quelli come Eliseo che, chiamati dal Maestro, lasciano tutto e lo seguono; altri come Geremia che maledicono il giorno della loro nascita per la condizione nella quale sono stati messi che li costringe a annunciare cose terribili e farsi per questo insultare e carcerare; altri come Isaia che alla domanda divina “chi manderò?” rispondono entusiasti “eccomi, mandami”. Tra i candidati al regno è emblematica la storia di Saul. Una volta eletto scappa e si nasconde perché non se la sente di assumere l’incarico, ma una volta al potere lo difenderà duramente e crudelmente, Una storia che nei commenti rabbinici ritornerà spesso, con una riflessione sulla debolezza umana. Rabbì Yehoshua ben Perachya diceva: “dapprima a chi mi avesse detto: Sali alla grandezza l’avrei dato in pasto ai leoni, ora a chi mi dice di scendere gli tirerei addosso dell’acqua bollente”; “è facile salire sul palco ed è difficile scenderne”.



    Sono anche numerosi gli esempi di persone non degne che hanno cercato il potere, e l’arresto della loro ascesa diventa simbolica, come nella storia dei figli del re David aspiranti al trono, con uno strascico di vicende sanguinose. Commentano i rabbini “a chi insegue il potere, il potere gli sfugge, e a chi fugge dal potere il potere lo insegue”.



    Al figlio di Salomone, il neo eletto re Roboamo, che chiedeva consiglio agli anziani, venne detto: “se oggi sarai servo di questo popolo, li servirai e risponderai alle loro richieste, e dirai loro cose buone, loro ti serviranno tutti i giorni” (1 Re 12:7). Ovviamente Roboamo non ascoltò gli anziani e ne pagò le conseguenze con la scissione del suo regno.



    Evitare il potere finché è possibile, accettarlo come un servizio, essere responsabili, non montarsi la testa, sono gli antichi e essenziali messaggi che ci sono stati trasmessi. L’evoluzione delle vicende di questi giorni ha riproposto queste riflessioni e dobbiamo essere confortati dall’happy end.


    https://www.shalom.it/blog/editoriali-bc9/...potere-b1110271
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    avere…

    Pubblicato in Idee il ‍‍05/12/2017 - 17 כסלו 5778

    Nel breve ma intenso scambio di battute tra Giacobbe e Esaù, ci sono due espressioni che traducono mirabilmente diverse e antitetiche concezioni di vita dei due fratelli.
    A Esaù che dice con orgoglio “iesh li rav…”, “io ho molto…” , Giacobbe, che possiede molto meno di suo fratello, risponde affermando: “iesh li kol…”, “…io ho tutto…”.
    A una concezione di vita rappresentata da Esaù, caratterizzata dall’ingordigia, dove chi ostenta di avere molto finisce col volere sempre di più, Giacobbe contrappone una dimensione di appagamento secondo la quale quando si ha l’essenziale ci si percepisce e ci si rappresenta come se si avesse tutto.

    Roberto Della Rocca, rabbino

    da qui

    https://moked.it/blog/2017/12/05/avere/
167 replies since 11/12/2021
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