Ebrei e Israele

Posts written by Amos74

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    Boric si dichiara socialista, ma questa sua ripugnante condotta è un insulto ai veri valori del Socialismo Democratico.

    Il suo avversario sconfitto alle elezioni è pro Israele, ma è anche pro Pinochet nonché nipote di un nazista.... Povero Cile.
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    CITAZIONE (leviticus @ 20/9/2022, 13:15) 
    L'ha cancellato, quello è un altro tweet sempre dello stesso giorno che invece non ha cancellato. Grazie Amos vado a vedere e salvarmi anche questo se ho tempo.

    Di nulla. P.S. Ti ho scritto un MP
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    Non lo ha cancellato affatto, vi è un suo Twitter del 5 gennaio 2019 che lo riporta integralmente, col seguente commento:

    "Mi scrivono che la notizia da me riportata sia falsa. Molto male, mi scuso per aver fatto questo errore. Rimane il fatto che gli Ucraini a Maggio abbiano celebrato con una marcia la Divisione SS Galizia. Orgogliosi collaboratori dei massacri nazisti."

    Che un numero non esattamente irrisorio di Ucraini abbia collaborato con i nazisti nello lo sterminio degli Ebrei durante la II Guerra Mondiale è un fatto storico.
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    www.shalom.it/blog/news/sono-cinqu...o-a-72-b1120281


    Splendida, e davvero commovente, intervista di oggi ad Ilana Romano, moglie di Yossef Romano, una delle vittime di questo orrendo massacro


    "SONO CINQUANT'ANNI CHE SUBIAMO INGIUSTIZIE" – INTERVISTA AD ILANA ROMANO, MOGLIE DI UNA DELLE VITTIME DEL MASSACRO DI MONACO ’72


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    01-09-2022 DAVID ZEBULONI



    Cinquant'anni sono trascorsi dall'attentato alle Olimpiadi di Monaco di Baviera nel 1972: l'evento sportivo diventato massacro, fisico e mediatico, degli atleti della delegazione israeliana. Una tragedia avvenuta alla luce del giorno, sotto gli occhi del mondo. Un connubio tra i fantasmi del passato di una Seconda Guerra Mondiale non troppo lontana e il più recente terrorismo islamico. Nello stesso luogo nel quale erano stati sterminati milioni di ebrei per la sola colpa d'esser nati, ecco che altri 11 innocenti venivano torturati e poi uccisi per la medesima colpa: essere scesi in campo avvolti nella bandiera d'Israele. Le Olimpiadi non si fermarono, continuarono imperterrite come se nulla fosse accaduto. Una sola cerimonia di commemorazione fu organizzata nello stadio olimpico. Troppo poco, secondo molti, per le eccellenze dello sport israeliano. Tra le vittime dell'organizzazione terroristica socialista palestinese Settembre Nero, vi era anche il pesista di origini italo-libiche Yossef Romano, l'unico che abbia provato a opporre resistenza, a respingere i terroristi, pagando forse il prezzo più caro: la mutilazione e poi l'umiliazione, oltre che la morte. Un attimo prima della cinquantesima commemorazione del massacro che ha segnato la storia, la moglie Ilana Romano racconta a Shalom della rabbia che ancora nutre nei confronti del governo tedesco, e dell'amore che mai smetterà di nutrire per il suo Yossi.



    Ilana, torniamo indietro nel tempo, a quel lontano 5 Settembre 1972. Qual è il primo ricordo che hai del giorno dell'attentato?

    Ricordo innanzitutto ciò che è avvenuto prima dell'attentato, quando il giorno precedente alla sua partenza a Monaco, dissi a mio marito: "Ho paura, non so perché, ma tremo". Avevo la sensazione che qualcosa potesse succedere, qualcosa di brutto. Lui mi rassicurò dicendomi che i tedeschi fanno sempre tutto per bene e che anche questa volta non avrebbero lasciato spazio ad errori di alcun tipo, certo non ad eventuali attacchi terroristici.



    Invece, avevi ragione tu.

    Avevo ragione io. Il 5 di Settembre, una vicina di casa ha bussato alla porta e mi ha chiesto se ho notizie di ciò che è accaduto alle Olimpiadi. Parlava di un attentato, di un morto. All'epoca il telefono non era in uso come oggi e non ero stata aggiornata di nulla. Ho immediatamente contattato il responsabile della delegazione israeliana, e lui mi ha raccontato che Moshe Weinberg era stato ucciso. Nessun'altra notizia, nessuna risposta alle mie domande.



    Ciò significa che in quel momento tu sai che ci sono degli attentatori a Monaco e sai che tuo marito potrebbe essere una delle vittime, ma non ne hai ancora la piena certezza.

    Esattamente, ma ho fatto un semplice ragionamento. Ho pensato che Yossi sapeva che io temevo un attentato, gliene avevo parlato un attimo prima della partenza. Yossi sapeva anche che le notizie corrono e che presto sarei venuta a sapere di Weinberg. Ho pensato che se fosse stato vivo, mi avrebbe contattata. Che mi avrebbe fatto sapere che è in salvo. Ma non l'ha fatto.



    Come si vive in questo limbo? Come si sopravvive all'ignoto, tra la vita e la morte?

    Ogni squillo del telefono mi faceva sussultare. Poi, alle 18:00, quando la mia casa era già piena di familiari, hanno bussato di nuovo alla porta: era il responsabile della delegazione accompagnato da un poliziotto e da un medico. Mi dissero che Yossi era ferito gravemente, ma io sapevo che stavano mentendo. Dissi loro: "Vedo le vostre facce, non state dicendo la verità. Guardatemi negli occhi e ditemi cosa è successo a mio marito". Loro risposero che Yossi era la seconda vittima dell'attentato. Yossi era stato ucciso.



    Cosa provi in quel momento?


    Sono semplicemente svenuta. Ho perso i sensi e sono caduta sul pavimento.



    Non ricordi nulla di quegli attimi?

    Assolutamente nulla. Era come se il mondo fosse svanito e io insieme a lui. Mi svegliai il giorno dopo e non osai chiedere se fosse stato un incubo o se era la realtà. Poi vidi gli occhi rossi di chi circondava il mio letto e capii. Non dovetti chiedere nulla e non ricevetti risposte, era già tutto chiaro. In quel momento desideravo solamente che i suoi compagni tornassero in Israele per raccontarmi ciò che era accaduto, e non mi era nemmeno passata per la mente l'eventualità che anche loro fossero stati uccisi. Poi, quando sono andata in aeroporto a ricevere la bara di Yossi, d'un tratto ho visto un'altra bara, e un'altra ancora, e un'altra ancora. Erano Berger, Friedman, Spitzer, Springer. Tutti i suoi compagni di delegazione erano stati uccisi.



    Realizzi così, d'un tratto, che nessuno ti avrebbe mai raccontato cosa è realmente accaduto a tuo marito.

    Proprio così. Erano momenti difficilissimi, impossibili da sopportare. Yossi sognava di arrivare alle Olimpiadi, ma mi aveva promesso che quella sarebbe stata la sua ultima gara. Poi si sarebbe dedicato a noi, alla famiglia. Lui era l'amore della mia vita, era il padre delle mie tre figlie. La più piccola, aveva solo cinque mesi.



    Come hai spiegato alle bambine l'uccisione del loro papà?

    Quel giorno non le ho viste, me le hanno portate solo l'indomani. Sono entrate nella mia stanza con le labbra tremanti e gli occhi rossi. Avevano paura di piangere vicino a me. Io dissi loro: "Potete piangere, ci è successa una cosa terribile bambine, potete piangere". Loro mi chiesero chi aveva ucciso papà, e io risposi che erano stati dei terroristi. "Arabi?", mi hanno domandato. "Terroristi", ho ribadito. Yossi aveva diversi amici arabi nell'ambito sportivo, grandi atleti anche loro. Non volevo che le mie bambine perdessero la fiducia nel prossimo, non volevo che cominciassero ad avere paura dei vicini. Poi le ho abbracciate, le ho assicurate che avrei fatto loro da mamma e da papà, che non avrebbero mai sentito la mancanza di nulla. "Racconteremo a tutto il mondo chi era papà, nessuno lo dimenticherà mai", promisi. Sono trascorsi cinquant'anni da allora, e ho sempre mantenuto la promessa. Non l'ho mai infranta.



    I tedeschi si sono scusati con te? Si sono assunti la responsabilità dell'accaduto?


    Quando i corpi di Yossi e dei suoi compagni arrivarono all'aeroporto, prima ancora della loro sepoltura, il Ministro degli Interni tedesco Hans-Dietrich Genscher, aveva spedito telegrammi ovunque, dicendo che la Germania non aveva alcuna colpa, che non era coinvolta in alcun modo nell'attentato. Io sono convinta invece che la Germania abbia incentivato il terrorismo e non mi darò pace finché il più grande degli storici tedeschi non farà emergere tutta la verità. Noi abbiamo prove certe del fatto che gli assassini di Yossi si trovavano in Germania tra il 1974 e il 1984, e che vivevano in totale libertà. Sappiamo che non hanno mai scontato la loro pena, mai, nemmeno un singolo giorno. E a noi, le vittime, cosa ci è stato detto? Che per colpa nostra il terrorismo era arrivato a Monaco. Che i terroristi combattevano per la loro libertà. Sono cinquant'anni che subiamo queste ingiustizie, queste meschinità.



    Senza testimoni oculari, come hai scoperto ciò che era successo a Yossi?


    Non ho smesso un attimo di indagare, di scavare a fondo di questa storia, risalendo a tutti i documenti archiviati dell'investigazione. Poi, un giorno, mi ha contattato il mio avvocato dicendomi di aver ricevuto delle fotografie del tutto inedite che mostravano ciò che era accaduto nella stanza in cui si trovava Yossi. Quando sono arrivato da lui, si era già pentito, non voleva più farmele vedere, diceva che erano troppo terribili. "Nulla è più terribile della mia immaginazione", gli spiegai, e lui accettò. Me le fece vedere.



    Si racconta che Yossi tentò di fermare i terroristi e che il suo cadavere fu mostrato agli altri ostaggi, come monito a non tentare la resistenza. Si racconta che Yossi venne violentato, evirato e lasciato agonizzare davanti ai suoi compagni.

    È tutto vero, l'uccisione che subì mio marito fu la più terribile che si possa immaginare, con le torture più atroci tipiche della cultura degli assassini. Quando Spielberg disse di volere le fotografie per la realizzazione del suo film Munich, chiesi solamente che le parti intime di Yossi venissero oscurate. Inizialmente il buon regista ebreo non accettò, ed io ne rimasi delusa e ferita. Poi, dopo grandissime pressioni, si arrese.



    Ti ha stupito scoprire che tuo marito fu l'unico a rivoltarsi contro i terroristi?

    Assolutamente no, ero convinta che l'avrebbe fatto. Era così Yossi. Lui non avrebbe mai permesso che degli altri ebrei venissero uccisi ingiustamente in Germania. Non più.



    Sei orgogliosa di lui per aver tentato quest'ultimo atto eroico?

    No, sarei stata più orgogliosa di lui se fosse tornato a casa vivo, non in una bara.



    Che marito era Yossi?

    Era il marito perfetto, mi trattava da regina, non mi ha mai detto di no, ha sempre realizzato ogni mio desiderio. Con lui, se n'è andato anche un pezzo del mio cuore, della mia anima, della mia felicità.



    E che padre era?

    Le bimbe non andavano a dormire senza il suo bacio della buonanotte, senza che lui le alzasse e le facesse saltare in aria. Sempre più in alto. Mi credi se ti dico che non ha mai alzato la voce con loro? Che non le hai mai sgridate?



    Ti credo Ilana. Oggi, come te lo immagini?

    Me lo immagino con i suoi bei capelli ricci, che mi guarda, mi osserva. Anche cinquant'anni dopo, non posso resistere al suo sguardo.



    Quando pensi a lui, cosa ti manca di più?

    Mi manca soprattutto ciò che non abbiamo vissuto insieme. Mi è mancato al matrimonio delle nostre figlie e alla nascita dei nostri nipoti. Mi manca quando penso a ciò che non ha fatto in tempo a vedere, a vivere.



    Sono trascorsi cinquant'anni Ilana. Dopo Yossi, hai mai più amato?

    No, Yossi era e rimane il più grande amore della mia vita.
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    Ho inviato apposita informativa all'Osservatorio Antisemitismo ,che mi ha appena confermato via email di aver preso in carico la segnalazione.
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    https://www.shalom.it/blog/cultura-a-roma-...-ebrei-b1120241


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    31-08-2022 UGO VOLLI

    Il giudizio dei russi e quello del mondo

    La morte di Mikhail Gorbaciov, l’ultimo leader dell’Unione Sovietica, avviene nel momento in cui la Russia mostra di nuovo un volto autoritario e imperialista con l’invasione dell’Ucraina, le minacce all’Occidente, la repressione di ogni dissenso interno, perfino la minaccia di impedire di nuovo l’emigrazione ebraica, proibendo le attività dell’Agenzia Ebraica. Putin dichiara che la fine dell’URSS propiziata da Gorbaciov (ma solo dopo il tentativo di colpo di stato del 1991 che cercò di eliminarlo) fu “la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo” (peggiore dunque delle due guerre mondiali e della Shoà), il che implica un giudizio drasticamente negativo sul suo predecessore, condiviso del resto dalla maggioranza dei russi, fra cui, secondo i sondaggi, solo l’otto per cento lo vede positivamente. Il giudizio del mondo, o almeno del mondo occidentale, è assai diverso, com’è testimoniato dal Premio Nobel per la Pace che gli fu assegnato nel 1990 e dalla grande popolarità e dall’immenso rispetto con cui l’ex segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica fu trattato ogni volta che si trovava all’estero, per esempio nella sua visita in Israele nel 1992.



    Il punto di vista ebraico

    Gorbaciov, oltre a concludere la guerra fredda e consentire che la dittatura comunista fosse rovesciata senza spargimenti di sangue, ebbe una enorme importanza anche per il mondo ebraico. La grande maggioranza degli ebrei europei sopravvissuti alla Shoà si trovava alla fine della Seconda guerra mondiale in Unione Sovietica, guardata con sospetto e spesso perseguitata dal regime comunista, che, dopo un’iniziale posizione favorevole, a partire dagli Anni Cinquanta vedeva Israele come un alleato degli Usa e il sionismo come un movimento nazionalista, anticomunista, nemico della “liberazione” del Terzo Mondo. I numerosi ebrei che volevano emigrare in Israele non potevano farlo, anzi se insistevano conoscevano spesso le carceri sovietiche e la Siberia. Erano i cosiddetti “refusenik”, che lottavano per la democrazia oltre che per il diritto di emigrare. Fra questi coraggiosi, accanto a Sakharov, l’esponente ebraico più importante fu Natan Sharanski, destinato poi a diventare ministro in Israele e presidente dell’Agenzia ebraica. Fu Gorbaciov a far liberare progressivamente questi prigionieri politici e poi a consentire l’immigrazione in Israele di oltre un milione di cittadini sovietici.



    Gorbaciov e i dissidenti ebrei

    Quanto queste concessioni furono frutto di autentica convinzione democratica e quanto furono forzate dai rapporti di forza, dall’azione di grandi leader occidentali come Thatcher e Reagan, dallo stato disastroso dell’ economia dell’Urss? Vale la pena di leggere quel che ha scritto di lui in un editoriale sul Washington Post Nathan Sharanski, il primo leader dei refusenik liberato da Gorbaciov nel 1986, che ne parla con rispetto, ma con un certo distacco.



    L’opinione di Sharanski

    “Bisogna anzitutto ricordare che Gorbaciov era un vero sostenitore delle idee di Marx e Lenin, e l'intenzione originale dietro le sue riforme era di rilanciare il comunismo con un volto più umano. Nel momento in cui è diventato chiaro che il desiderio del popolo di una maggiore libertà avrebbe potuto alla fine rovesciare il regime, Gorbaciov ha fatto del suo meglio per frenare le forze che aveva scatenato. Durante i suoi primi viaggi in Occidente, prima di diventare capo del Politburo, Gorbaciov scoprì che l'Unione Sovietica aveva pagato un pesante prezzo diplomatico ed economico per il trattamento riservato ai dissidenti. Di conseguenza, entro il primo anno dall'ascesa al potere, iniziò a rilasciare prigionieri politici e refusenik. Quando divenne presto chiaro, tuttavia, che questa politica poteva portare a un'emigrazione di massa, furono introdotte nuove restrizioni. L'emigrazione più libera portò rapidamente a richieste di autodeterminazione da parte di gruppi religiosi e nazionali. Anche a questo Gorbaciov ha resistito, inviando truppe in Georgia, Lituania e altrove, che uccisero decine di manifestanti. Dopo la mia liberazione, mi è stato subito chiesto se volevo ringraziarlo per la mia libertà. Ho risposto che ero grato a tutti coloro che hanno combattuto per la mia liberazione, compresi i compagni ebrei e i leader stranieri, perché ho capito che senza la loro lotta non sarebbe successo. A quel tempo evitai deliberatamente di ringraziare Gorbaciov perché, con così tanti miei compagni dissidenti ancora in prigione e l'emigrazione ancora non consentita, sentivo che sarebbe stato irresponsabile e persino sleale dargli credito.” In seguito, in occasione di incontri ufficiali, Sharanski racconta di aver tentato di ringraziare anche lui, ma di aver trovato Gorbaciov quasi offeso per quel che percepiva come ingratitudine. Era dunque un uomo che restò legato al passato comunista. “Tuttavia, se guardiamo al XX secolo non attraverso la lente delle lotte politiche, ma piuttosto dalla prospettiva a volo d'uccello della storia, vediamo quanto fosse assolutamente unico Gorbaciov. In quasi tutte le dittature ci sono dissidenti, e di tanto in tanto ci sono anche leader occidentali disposti a rischiare il loro destino politico per promuovere i diritti umani all'estero. Ma Gorbaciov era un prodotto del regime sovietico, un membro della sua élite dominante che credeva nella sua ideologia e godeva dei suoi privilegi, ma decise comunque di distruggerlo. Per questo, il mondo deve essergli grato.”
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    Anch'io tento una breve sintesi

    La ininterrotta presenza ebraica in "Palestina" è storicamente documentata da oltre 3.000 anni a questa parte:nessun'altra comunità può vantare tale permanenza in quella zona.In particolare già a metà '800,e cioè oltre 40 anni prima della nascita del Movimento Sionista, Gerusalemme era tornata ad avere una maggioranza assoluta ebraica,come nel 1854 documentato da Karl Marx, non esattamente un sionista ante litteram


    Prima della costituzione dell'attuale Stato di Israele sono esistiti in quella terra, e per secoli, diversi Stati Ebraici, di cui l'ultimo è quello caduto sotto la dominazione romana nel 63 a.c.,e distrutto nel 70 d.c.

    È assai difficile poter parlare di un "popolo palestinese", più corretto sarebbe forse parlare di "Arabi di Palestina";costoro infatti, sul piano linguistico, etnico, religioso, di folklore, sono pressoché omogenei alle comunità arabe che popolano le terre contigue


    Anche se accettiamo l'esistenza di un "popolo palestinese", è storicamente attestato che non è mai esistito uno "Stato Palestinese"

    La liceità giuridica dell'attuale Stato di Israele è ben attestata dal Diritto Internazionale, a cominciare dalla Dichiarazione Balfour del 1917,in base alla quale la Società delle Nazioni diede alla Gran Bretagna un mandato per la Palestina reduce dalla dissoluzione dell'Impero Ottomano, presso la quale i Britannici si erano impegnati a costituire una "dimora nazionale ebraica" ("national Jewish home") ;ricordiamo altresì la risoluzione ONU n. 181 del 29/11/1947,accettata dagli Ebrei ma rifiutata dagli Arabi, con la quale fu deliberata la costituzione di due Stati in quella terra, uno ebraico ed uno arabo.
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    :5l1gmx:
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    https://www.google.it/amp/s/www.open.onlin...s-pd-video/amp/

    "I fondatori di Israele contaminati dal razzismo europeo»: l’intervista di Piras (Pd) fa insorgere la destra. Malan (FdI): «Parole inquietanti» –
    30 Agosto 2022 - 19:55
    Redazione


    La campagna elettorale si accende per l’ennesima polemica sollevata dalla destra sulle dichiarazioni passate dei candidati dem. Questa volta è il turno di Michele Piras, già deputato di Sel dal 2013 al 2018 e ora candidato del Partito Democratico al collegio uninominale in Sardegna, di cui è tornata a circolare una lunga intervista rilasciata su YouTube a Giovani palestinesi d’Italia nel 2020. Ad agitare particolarmente gli animi della destra, nello specifico di Fratelli d’Italia, un’affermazione che Piras fa al minuto 55: «Millenni di esistenza della comunità ebraica in Europa hanno prodotto una contaminazione molto importante, precisamente di disvalori, come quelli appunto del razzismo, della supremazia bianca, o insomma di un modo oppressivo di imporre i propri valori, di costruire società chiuse», dice il politico dem. Il riferimento è allo schema di valori europei di quegli anni – contaminato da nazismo e fascismo – che le comunità ebraiche europee hanno interiorizzato e poi portato con sé nella costruzione dello Stato di Israele. Una posizione giudicata «inquietante» dal senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, che nota come Piras sia stato «già segnalato dall’economista Riccardo Puglisi per inaccettabili affermazioni contro Israele, identificato con “occupazione, illegalità internazionale e saccheggio», ma ora sia riuscito «a dire anche di peggio».


    L’accusa di Malan

    «Si tratta – prosegue in una nota Malan, in disaccordo con lo stesso fatto di aver rilasciato un’intervista a Giovani palestinesi – della stessa organizzazione cui Rachele Scarpa (capolista del Pd a Treviso, ndr) esorta a fare riferimento per sapere la verità sul Medio Oriente. Giovani palestinesi nega radicalmente il diritto di Israele non solo a difendersi, ma ad esistere, definendolo solitamente “entità sionista” e attaccando i palestinesi che accettano la dottrina “due popoli, due stati” poiché vogliono solo lo Stato palestinese». Poi se la prende con il Partito Democratico: «Com’è possibile che nella schiera dei candidati vi siano non uno, ma parecchi casi di radicale ostilità a Israele e persino alla “comunità ebraica in Europa”? Con quale criterio sono stati scelti? Quali provvedimenti saranno presi? Possibile che in anni di militanza nessuno nel più strutturato partito oggi esistente si sia accorto di queste posizioni?». Il riferimento è alle altre dichiarazioni passate di alcuni candidati dem, riemerse in questi giorni di convulsa campagna elettorale. La polemica, infatti, ha travolto anche Raffaele La Regina (ex capolista in Basilicata e segretario regionale dei dem), che paragonava la legittimità dello Stato di Israele all’esistenza degli alieni, e Rachele Scarpa.


    Ed ecco un articolo di Michele Piras violentemente anti Israele:


    OPPORSI AL REGIME ISRAELIANO NON VUOL DIRE ESSERE ANTISEMITI
    Pubblicato 17/05/2021

    DI MICHELE PIRAS

    In tutto il Mondo, negli Stati Uniti in particolare, un numero crescente di cittadini di religione e origine ebraica si stanno mobilitando contro la politica sionista, l’apartheid e la barbara aggressione al popolo palestinese.

    Sono la dimostrazione vivente e militante che non esiste alcuna equivalenza fra Israele e il popolo ebraico e che opporsi al regime israeliano non implica in alcuna maniera essere antisemiti o razzisti.

    Sono la dimostrazione che ha ragione chi si schiera con i palestinesi, dalla parte dei diritti umani e del rispetto.

    Sono la dimostrazione che l’oppressione violenta che quel popolo subisce è la realtà e la linea di demarcazione, che non esiste diritto alla difesa di uno Stato che si possa confondere con l’abuso, la carneficina, la negazione del diritto altrui.

    Sono la dimostrazione che Israele ha torto e che il popolo palestinese ha ragione, che non ci troviamo di fronte a una guerra di religione né a una legittima risposta al terrorismo, ma a decenni di occupazione, illegalità internazionale, saccheggio e umiliazioni.

    Che solo gli ignavi non scelgono, solo gli ipocriti possono manipolare la verità, che negare l’evidenza equivale a mala fede o connivenza.
    Tertium non datur.

    https://www.olnews.it/2021/05/17/opporsi-a...ere-antisemiti/


    È uno schifo vedere candidati del genere.Il PD si deve solo vergognare!
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    Ho seguito poco questa discussione sulle bandiere, forse potrebbe aiutare questo articolo:

    https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-socie...uella-sionista/
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    Il Sionismo è indubbiamente uno dei più grandiosi movimenti politici di tutti i tempi.


    Come lo ho pochi giorni definito in un sito che raccoglieva le personali definizioni di ognuno sul Sionismo :


    "la capacità di trasformare in splendida realtà un sogno d'amore verso le figlie ed i figli di Israele" .



    Buon 125esimo anniversario a tutti i sionisti del mondo, Ebrei e non .


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    Titolo: «L'amicizia tra Pietro e Golda»

    Dal RIFORMISTA del 21 luglio 2006
    Autore: Aldo Torchiaro


    Più che un'amicizia, era un legame di ferro, quello che ha a lungo unito la famiglia socialista italiana con Israele. Un legame che, di questi tempi, vale la pena di ricostruire. Perché è un pezzo di storia del socialismo e della sinistra italiana ingiustamente dimenticato.
    Erano gli anni Sessanta, quelli in cui Zimmerman, star emergente della canzone impegnata, conosceva il successo con il nome d'arte di Bob Dylan. Pochi sanno che una consistente parte dei suoi incassi era sempre destinata a Gerusalemme. «L'amore per Israele era una caratteristica istintiva ed innata degli esponenti della sinistra riformista» racconta lo storico Giuseppe Tamburrano, presidente della Fondazione Nenni. «Israele rappresentava, incarnava la sinistra. Per noi era un cuneo di democrazia socialisteggiante nel mezzo del mondo arabo. Era naturale parteggiare per quel tentativo coraggioso, persino un po' utopistico, di realizzare un'oasi politica: una società di liberi e di eguali laddove prima c'era solo il deserto».
    Istintivo e naturale. Ma non scontato. Al punto che Leo Valiani prende l'iniziativa di mettere nero su bianco le ragioni della sua passione per quell'oasi di democrazia. Pubblica un articolo. Poi un secondo. Un terzo. Alla fine consegna alle stampe un libro che, nelle intenzioni, cementa l'alleanza tra le sensibilità riformiste italiane e laburiste israeliane, riunite intorno all'utopia del sionismo egualitario. Luigi Salvatorelli aveva già pubblicato una sua storia d'Israele, ricevendo il plauso, tra gli altri, di Giuseppe Saragat. E' in quegli anni che Pietro Nenni stringe con Golda Meir un rapporto destinato a rimanere nella storia dell'internazionale socialista. «Il Psi ed i suoi compagni israeliani lavorano allo stesso modo per gli stessi obiettivi», scriveva Nenni in un'affettuosa missiva alla «compagna Meir», prima donna a guidare lo Stato ebraico.
    Israele, alla sua fondazione, è intriso di quello spirito del sionismo socialista che gli scorre nelle vene sin dal Bund tedesco di fine Ottocento: lo Stato ebraico adotta i principi della libertà nell'uguaglianza, si prefigge lo scopo di fondare una democrazia basata sul lavoro e sull'emancipazione della donna in pieno Medio Oriente, anche attraverso la collettivizzazione della terra attraverso i kibbutz. I rapporti con buona parte della sinistra italiana, non solo socialista, sono idilliaci.
    La rivista Mondoperaio raduna intorno a Leonardo Coen le migliori intelligenze del riformismo sionista italiano. Il Mondo di Pannunzio rilancia l'appello di Valiani per la difesa dello Stato ebraico. Il Ponte, autorevole testata fiorentina fondata da Pietro Calamandrei, si lancia a testa bassa nella campagna contro l'oscurantismo del mondo arabo che vuol porre fine all'esperienza liberalsocialista israeliana. Ne scriverà egregiamente Tristano Codignola, innamorato del modello dei kibbutz visitati intorno a Tel Aviv. Il mensile L'Astrolabio, curato da un giovane Marco Pannella, ospita nel 1965 gli appassionati interventi di Ernesto Rossi e Ferruccio Parri che elogiavano il sionismo. Quando, nel 1967, scoppia la guerra del Kippur, e Israele viene attaccato contemporaneamente su tre fronti diversi, in Italia ha luogo una mobilitazione spontanea in suo favore. I comunisti si schierano con Nasser soprattutto per motivi di ortodossia filosovietica, ma non mancano le crisi, i dubbi, i casi di coscienza. All'ombra del Psi prende le mosse qualche iniziativa concreta. Pietro Nenni s'attacca al telefono ed organizza gli aiuti, sotto forma di sostegno anche finanziario ai laburisti israeliani. Sandro Pertini, Giuliano Vassalli, Mario Zagari si muovono in solidarietà con lo Stato ebraico.
    A Livorno, Umberto Misul, attivista socialista, si offre volontario per l'esercito israeliano, e promuove una mobilitazione tra i suoi compagni di partito, e tra gli ex combattenti partigiani, disposti ad arruolarsi nella riserva dell'esercito israeliano. La Brigata Ebraica aveva combattuto per la liberazione in Italia? «Ricostituiamola da qui, dalla Toscana», avevano proposto nel partito di Nenni, «proprio per aiutare lo Stato ebraico». Già ufficiale dei bersaglieri durante la prima guerra mondiale, Misul aveva combattuto come comandante partigiano nella Brigata Garibaldi. Alla notizia del raid arabo su Gerusalemme non ci pensa due volte. Nenni informa Gerusalemme di quell'offerta generosa di uomini, oltreché di mezzi, per combattere l'invasione araba.
    Sull'altra sponda del Mediterraneo non hanno il tempo per dare il via libera all'operazione italiana: al sesto giorno di guerra, quando Misul e la sua brigata socialista avevano appena preparato lo zaino per partire, Israele annuncia di aver vinto sui tre fronti, attraverso bombardamenti mirati, nella notte. I socialisti italiani sono in festa. Golda Meir, che era stata ministro degli Esteri e punta di diamante dell'Internazionale socialista, diventa nel 1969 il quarto premier israeliano. Nenni scriverà qualche anno dopo in una pagina del suo diario da Gerusalemme: «13 maggio 1971. Giornata di visite a Gerusalemme. Incontrato Leo Valiani qui per un seminario. La gente con cui ho parlato è ottimista e con un gran desiderio di pace. I nostri compagni qui appartengono al gruppo dei pionieri: i Segre, i Levi, i Sereni occupano nello Stato e nella società posizioni importanti». Tra i Sereni, il segretario del Psi annoverava anche Nezer Sereni, cognata del dirigente del Pci Emilio Sereni che in Israele ha fondato un kibbutz dedicato alla memoria di Enzo, deportato in un campo di sterminio nel 1944. Nenni finisce per assumere l'incarico di ambasciatore-ombra di Gerusalemme nel mondo: il 17 ottobre 1971, ci rivela una lettera inedita rinvenuta presso l'archivio della Fondazione Nenni, Golda Meir gli conferisce un incarico delicato: quello di «rappresentare gli interessi di Gerusalemme presso i compagni cinesi».
    Per dirla tutta:, tra questi interessi c'erano anche le armi. La Cina in rotta di collisione con l'Unione Sovietica poteva rappresentare un alleato naturale per Israele, e se il Pci era fedele a Mosca, il Psi aveva l'elasticità per trattare anche sul tavolo di Pechino. Cosa che fece, puntualmente. «8 novembre 1971. Cara compagna Golda, ho fatto presente al Presidente cinese Ciu-en-Lai - scrive Nenni - i problemi di Israele. I cinesi non dovrebbero essere né ostili né indifferenti alle esperienze sociali di Israele che hanno come scopo l'uomo, nella pienezza della sua liberazione». Nenni purtroppo non ebbe ragione, i cinesi si dimostrarono indifferenti. Decisero di non prendere le parti degli arabi ma neanche quelle degli israeliani. Forse furono loro i primi "equivicini" della storia, quando da noi la sinistra riformista si fregiava, con orgoglio, della Stella di Davide.


    https://www.informazionecorretta.com/main....ez=120&id=17052
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    https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-socie...ianco-disraele/


    9 Maggio 2021
    Personaggi e Storie
    di Nathan Greppi




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    A 130 anni dalla nascita del leader socialista, un ritratto e un ricordo. Quando la Sinistra e Israele viaggiavano sullo stesso binario della storia e gli ideali non erano ancora stati uccisi dalle ideologie. Nenni e Golda Meir, un’amicizia basata sul rispetto e sul ricordo di quella figlia morta ad Auschwitz …

    Quando, nel 1967, Israele vinse la Guerra dei Sei Giorni, la sinistra italiana e occidentale mutò radicalmente il suo approccio nei confronti del piccolo Stato mediorientale: i vari partiti comunisti sparsi per l’Europa, che per anni avevano esaltato il socialismo dei kibbutz e osteggiato i Paesi arabi durante la Guerra d’Indipendenza del ’48, stabilirono da un giorno all’altro che Israele era un Paese colonialista solo perché era ciò che esigeva l’Unione Sovietica. Anche la sinistra italiana non fu da meno in questo, seppur con alcune eccezioni che meritano di essere ricordate: una di queste era Pietro Nenni, che dopo la guerra fu segretario del Partito Socialista dal 1949 al 1963, e subito dopo Vicepresidente del Consiglio dei Ministri dal 1963 al 1968.
    A 130 anni dalla sua nascita, avvenuta nel 1891, vale la pena di ricordare la coerenza con la quale quest’uomo, in un contesto politico dove i voltafaccia e l’opportunismo sono la regola, rimase un sostenitore delle ragioni dello Stato Ebraico fino alla fine, senza mai conformarsi alle posizioni filo-palestinesi che all’epoca erano maggioritarie sia tra i comunisti sia tra i democristiani

    Una storia, la sua, che riemerge chiaramente in un libro quasi introvabile, Nenni e Israele, una raccolta di scritti tratti dai suoi diari curata nel 1984 dai giornalisti Daniele Moro e Alberto Turati. Il volume, che all’epoca venne pubblicato in allegato al mensile ebraico Il Centro, è suddiviso in due parti: la prima, curata da Moro, raccoglie tutti capitoli dei suoi diari, tra il 1943 e il 1971, in cui parla di Israele e degli ebrei. La sua vicinanza al mondo ebraico era anche dovuta al fatto che la figlia Vittoria era morta ad Auschwitz, in quanto aveva preso parte alla Resistenza in Francia; a causa di questo tragico evento, Nenni si sentì sempre vicino agli ebrei, tanto che, durante una sua visita in Israele, avvenuta nel maggio 1971, si tenne una cerimonia in onore di sua figlia. Inoltre, all’epoca molti ebrei militavano nel PSI, tanto che tra gli uomini più fidati di Nenni vi era Giorgio Gangi, membro della Comunità Ebraica di Milano che del Partito Socialista fu segretario regionale per la Lombardia e deputato per tre legislature.

    Per quanto riguarda invece il suo rapporto con lo Stato Ebraico, il primo scritto in cui ne parla risale al 17 gennaio 1956, quando raccontò di come l’allora Ministro dello Sviluppo israeliano Mordechai Bentov (che Nenni chiamava con rispetto “compagno Bentov”, come fece con tutti i socialisti israeliani con cui ebbe rapporti) gli chiedeva di intercedere con i sovietici per chiedere loro di non armare ulteriormente l’Egitto di Nasser. Tuttavia, qualche mese dopo, in seguito all’invasione sovietica dell’Ungheria, Nenni ruppe i rapporti sia con l’URSS che con i comunisti italiani, che prendevano ordini da Mosca. Questa divisione si acuì a seguito della Guerra dei Sei Giorni, dopo la quale il PCI rinnegò il suo vecchio sostegno allo Stato Ebraico, mentre Nenni rimase fedele ai propri principi, condannando il desiderio del mondo arabo di distruggere Israele. Ciò gli costò numerosi attacchi da parte dei suoi ex-alleati comunisti, che lo accusarono di volere la guerra con gli arabi.

    La seconda parte del libro, curata da Turati, raccoglie discorsi tenuti da Nenni nel corso di varie conferenze in giro per l’Italia: in una di queste, tenutasi a Pisa il 26 maggio 1967, disse che se da un lato lo sforzo degli arabi di liberarsi dal colonialismo europeo andava sostenuto, dall’altro lato “la guerra contro Israele non ha nulla di comune con l’anticolonialismo. A sua volta, lo Stato Israeliano sta portando avanti una esperienza politica e sociale in cui si fondono gli ideali di Democrazia e di Socialismo, e che sono non una minaccia ma, semmai, un esempio”.

    Dopo la morte di Nenni, avvenuta nel 1980, anche il Partito Socialista cambiò posizione su Israele e i paesi arabi, in particolare sotto la guida di Bettino Craxi; anche per questo Gangi, nel 1988, affermò che il PSI “ha fatto fuori i dirigenti ebrei.” A tal proposito, il libro contiene numerose foto delle visite di Nenni in Israele; in alcune di queste, era accompagnato proprio da un giovane Craxi, all’epoca suo assistente, che si faceva fotografare nei luoghi simbolo delle vittorie militari d’Israele, salvo cambiare approccio anni dopo e tradire i valori del suo mentore. Il libro fu distribuito da Daniele Moro e altri militanti clandestinamente nel corso di uno dei tanti convegni del Partito Socialista dove Craxi, all’apice del successo, si circondava di fedelissimi che non osavano contraddirlo. In tal modo, i socialisti rimasti filoisraeliani sfidarono apertamente il loro stesso capo, rinfacciandogli il suo opportunismo.

    Il contesto politico attuale è totalmente diverso da quello della Guerra Fredda: per ironia della sorte, gli stati arabi si stanno sempre più avvicinando a Israele contro un paese, l’Iran, che un tempo era alleato degli israeliani; il PD, erede sia del Partito Comunista Italiano che della Democrazia Cristiana, è molto meno ostile a Israele dei suoi predecessori; mentre i socialisti, dopo Mani Pulite, sono confluiti perlopiù in Forza Italia. Quanto alla politica israeliana, da oltre quarant’anni è molto più spostata a destra rispetto ai tempi di Nenni. Sebbene il contesto attuale sia molto più favorevole per i sostenitori d’Israele, è bene ricordare coloro che, con coraggio, ne hanno sostenuto le ragioni anche quando erano soli in questa battaglia.


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    CITAZIONE (Ayalon @ 29/8/2022, 10:59) 
    Sono passati oramai diversi giorni dalla “buriana” innescata dalle esternazioni degli “under 35” del PD su Israele. Ma l’evoluzione (o involuzione) successiva , e l’analisi del caso, insegnano molte cose:
    1) che questa campagna elettorale, che ci sta offrendo desolanti esempi di “vuoto pneumatico” per l’assenza assoluta di programmi seri tesi ad affrontare le dure sfide di questi tempi (equamente ripartiti tra pressoche’ tutti gli schieramenti), ha pero’ un effetto positivo: ci consente di individuare con immediatezza gli antisemiti schierati nei partiti, e di prendere le distanze da loro, ed ancor piu’ dai partiti che li propongono;
    2) che quanto emerso non e’ per nulla “occasionale, obsoleto” come le scuse e spiegazioni dei big del partito, da Letta a Fassino, hanno voluto far credere, attribuendo le espressioni incriminate a superficialita’ di gioventu’: esso e’ il logico e conseguente portato di appositi insegnamenti e dell’ humus che connota il partito, e la sinistra nel suo complesso, da sempre;
    3) che quanto accaduto e’ la riprova che in questo paese non esiste una formazione elevata ed indipendente per le nuove classi dirigenti, col risultato che avremo sempre schierati personaggi improbabili e giovani ignoranti.



    Raffaele La Regina

    Emblema di quest’ultima asserzione e’ proprio quel Raffaele La Regina, gia’ candidato capolista in Basilicata, e tuttora (mi consta) segretario regionale della Regione ; dunque soggetto cui sono stati attribuiti capacita’ e meriti tali, nonostante la giovane eta’, da considerarlo una promessa per una futura efficace politica del nostro paese. Ebbene, basta una piccola indagine (basata sui fatti concreti) per comprendere agevolmente il velleitarismo di tale valutazione. Costui ha 29 anni e per conoscerlo e’ utile ricordare una sua “lettera aperta” dell’aprile 2018 (aveva allora 24 anni) intitolata “Liberi di, lettera alla mia generazione”, in cui cita la laurea (triennale) conseguita a Napoli in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali (con una tesi sulla questione meridionale e Francesco Saverio Nitti) , l’Erasmus a Parigi alla Sorbona e la prossima laurea specialistica in Pubblica Amministrazione. Un curriculum comune a quello di molti giovani della sua eta’, senza elementi particolarmente degni di nota; se non la militanza politica studentesca potentina, che lo portera’ alla crescita nel partito ed agli attuali fasti quale pupillo di Enrico Letta. Nella missiva , rammentando il periodo precedente le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e l’appena trascorsa ricorrenza del 25 aprile, condanna “le violenze fisiche e verbali che hanno creato sgomento” occorse nel periodo pre elettorale, attribuite ai movimenti della destra radicale (es. Casa Pound), sia pure ammettendo che anche “le violenze di alcune manifestazioni antifasciste sono da condannare”.

    Scrive, inoltre: “E’ stato davvero inquietante ascoltare messaggi di solidarieta’ verso gli autori di queste atrocita’ da parte di alcuni leader politici nazionali, ancora piu’ sconcertante leggere ogni giorno sui social insulti ed ingiurie”. Eppure, negli scorsi giorni dell’attuale agosto 2022, anch’esso periodo pre elettorale, con sconcerto abbiamo ascoltato le parole, a sua difesa, del suo mentore e leader del PD Enrico Letta che , anziche’ tacciarlo di ignoranza e faziosita’ antisemita, revocandogli la candidatura, e non solo, ha minimizzato quanto detto e scritto dal giovanotto , in un’epoca in cui “non era candidato del PD, partito che non ha mai messo in dubbio la legittimita’ dello stato di Israele”. Il fatto e’ che nell’ era dei social, come lo stesso La Regina, data la sua eta’, puo’ insegnarci, e’ difficile occultare cio’ che si e’ detto e scritto , tanto piu’ in campagna elettorale quando gli avversari hanno tutto l’interesse a scavare per trovare elementi da sfruttare “contro”. E cosi’ La Regina e’ stato smascherato da Il Giornale, che il 19 agosto ha rivelato come egli abbia scritto un post chiaramente antisemita su Facebook nel dicembre 2020, quando era collaboratore del Ministro per il Sud , oggi vicesegretario del PD , Peppe Provenzano. Certo, non era candidato, ma sicuramente gia’ del tutto organico al partito. Ed infatti, in Basilicata era stato presentato come capolista per queste elezioni da un Enrico Letta dichiaratosi fiducioso nella forza propulsiva dei giovani. Dice il post: “In cosa credete di piu’: legittimita’ dello stato di Israele, alieni o al mollicato di Mauairedd? E perche’ proprio al mollicato?”. La chiave e’ ironica (il mollicato e’ una pasta fatta in casa con la mollica fritta, tipica della tradizione lucana) , ma non c’e’ nulla di cui sorridere. C’e’ invece da inorridire poiche’ il post e’ espressione del piu’ duro antisemitismo , che si esprime oggi nella forma dell’antiisraelismo o antisionismo: la negazione della legittimita’ dello stato di Israele ne e’ l’essenza. Quanto alle giustificazioni offerte dal giovane rampante (satira, non posizione politica, diretta ad amici, cui distrattamente e superficialmente aveva rilanciato il post, comunque sbagliato e di cui si scusava, non avendo mai messo in dubbio l’esistenza di Israele) sono una chiara menzogna. Cui Letta ha mostrato di credere affermando che le scuse del suo candidato “under 35” chiudevano il caso.

    Fortunatamente non e’ stato cosi, perche’ si e’ scatenata una articolatissima polemica, e sono emersi i trascorsi di questa ritenuta promessa del PD, ancora piu’ preoccupanti di quelli risalenti al 2020. L’11.12.2017, a proposito di Trump e Gerusalemme, il giovanotto scriveva: “Trump e’ il peggio potesse capitare al mondo adesso. Gerusalemme e’ luogo sacro per 3 principali religioni monoteiste, occupata in maniera illegale e violenta da Israele durante la guerra dei 6 giorni. Solidarieta’ al popolo palestinese, No Pasaran! “ ed inseriva a seguito l’immagine della bandiera palestinese. Il 13.04.2017, a proposito dell’ipotizzato gasdotto tra Basilicata e Israele, scriveva : “A che scopo? Tramite quale processo democratico?”. Chissa’ cosa ne pensa adesso, con la guerra russo-ucraina e il ricatto del gas da parte di Putin ai paesi democratici, Itaia in primis…?! Questo e’ dunque il personaggio che nella lettera aperta ai giovani della sua generazione nel 2018 si doleva delle riscontrate violenze verbali . E le sue parole “tweettate” e “postate” nel 2017 e 2020 ? Si badi, non solo di violenze verbali si tratta, ma di espressioni di enorme ignoranza storica e di diritto e politica internazionali.

    Eppure , oltre agli studi accademici, nel 2016-2017 risulta aver frequentato la Scuola di Politiche voluta da Letta nel 2015 per formare la nuova classe dirigente del paese con giovani promettenti….! Dire che Gerusalemme e’ stata occupata in maniera illegale e violenta da Israele durante la guerra dei 6 giorni non e’ solo uno svarione storico, e’ una mistificazione ideologica. Che cosa dobbiamo trarne, se non la conclusione che , come minimo, questo giovane e’ stato male istruito, ed e’ mosso nelle sue convinzioni non gia’ da un rigoroso background di studi seri e qualificati ma da pregiudizi inculcatigli o assorbiti in quell’humus sopra citato? Questi dovrebbero essere i nuovi politici del bel paese? Chissa’ se il La Regina ha mai fatto un viaggio, anche solo di piacere, in Israele… Lo ritengo improbabile. Avrebbe scoperto un mondo per lui certamente inaspettato, pieno di energia vitale, di condivisione di esperienze tra giovani di ogni provenienza, di obiettivi da raggiungere e per cui studiare e lavorare velocemente (non come da noi, alla … moviola!). Avrebbe altresi’ assaporato l’amor di patria (concetto sconosciuto oramai nel molle Occidente dimentico di se stesso) e financo…. il senso di precarieta’ della vita, sentimento che, lungi dallo scalfire il generale ottimismo del popolo israeliano, ne determina la fermezza e coraggio. Chissa’ se il vivere in un mondo libero e aperto, ma a rischio quotidiano di distruzione per mano di tanti nemici, ed anche dei suoi cari amici palestinesi (meglio, terroristi palestinisti, poiche’ il popolo palestinese di questi e’ ostaggio) non lo farebbe meditare sulla sua invettiva “No Pasaran!”. Nella gia’ citata lettera aperta del 2018 incitava a festeggiare il 25 aprile “consapevoli di essere nati liberi da guerre in casa nostra…” : oggi tale assunto appare debole, visto che la guerra e’ tornata in Europa vicino a noi. Anche questo dovrebbe farlo meditare sulla necessita’ di un paese di difendersi da aggressioni esterne . Infine, dopo una iniziale resistenza, il giovanotto ha rinunciato alla candidatura, facendo certamente miglior figura del segretario del suo partito che non ne ha mai preso davvero le distanze. Il fatto e’ che, arruolato nel partito attraverso l’impegno nelle rappresentanze studentesche, verosimilmente , piu’ che allo studio, si e’ dedicato ad assemblee, manifestazioni, discussioni e vaghi progetti, per poi, dulcis in fundo, approdare all’epoca dell’universita’ alla Scuola di Politiche di Letta: dunque, una scuola di partito. Il partito, dunque, e’ il vero responsabile del suo indottrinamento, e le parole usate da Letta per scusarlo sono l’evidente ammissione di tale cattiva scuola. Del resto la vicenda dell’altra candidata “under 35” in Veneto, la piu’ giovane dei quattro moschettieri di Letta, Rachele Scarpa, conferma quanto ora detto. Anche costei e’ approdata alla politica dall’associazionismo studentesco : negli anni del liceo coordinatrice provinciale della Rete degli studenti medi di Treviso, poi coordinatrice regionale e componente dell’Esecutivo nazionale; oggi, dopo la candidatura nel 2020 per il PD al Consiglio regionale e l’ingresso nella direzione regionale, approdata a Bruxelles nello staff dell’eurodeputata vicentina Alessandra Moretti. Ora, a 25 anni, i suoi titoli accademici consistono in una laurea triennale conseguita nel 2021 all’universita’ di Padova in Lettere antiche , ed attualmente risulta iscritta al corso di laurea magistrale in filologia moderna. Dunque, anch’ella ha un curriculum di studi assai comune a molti giovani della sua eta’ ma, ancora una volta, cio’ che la distingue e’ l’essere cresciuta nell’humus della Rete degli studenti , che, benche’ si dichiari sindacato indipendente dai partiti, e’ comunque vicina allla sinistra, sia per le ragioni della sua nascita nel 2008 sia per l’originaria e costante comune attivita’ con le organizzazioni di sinistra quali la CGIL.

    Insomma, il PD sapeva bene dove reclutate questi giovani e come istruirli. Dunque non e’ credibile che le loro esternazioni siano state una sorpresa (sgradita) per il partito. Ne’ esse possono essere relegate a errori giovanili di questi ragazzi. Rachele Scarpa ha scritto l’11 maggio 2021 le espressioni “politica di Israele di occupazione , regime di aparthied”, ha affermato che “chi si ostina a parlare del diritto di Israele a difendersi si rifiuta di cogliere la gravita’ e complessita’ della situazione”, ha invitato a formarsi una opinione attraverso canali di informazione indipendenti quali “Giovani palestinesi d’Italia, Progetto Palestina”. Raggiunta da critiche e polemiche, a differenza del piu’ timorato La Regina, ha ribadito con forza le sue convinzioni ed e’ rimasta al suo posto rinvangando la soluzione dei “due stati per due popoli” e mostrando una sua foto mentre visitava Auschwitz (cosi’ confermando l’amore della sinistra , e non solo, per gli ebrei….purche’ morti). E pensare che il suo nome deriva dall’ebraico Rahel, moglie di Giacobbe, che letteralmente si traduce con “pecorella”, dunque simbolo di mitezza. Chissa’ se ne e’ al corrente. Anche a lei consiglio un bel viaggio in Israele , con guida indipendente, che le mostri tutto il contrario dell’aparthied. Ad esempio, non glielo auguro di certo, ma se avesse un malessero sarebbe verosimilmente assistita da un medico arabo in un ospedale dove si curano ebrei, arabi, beduini, e chiunque si presenti. La verita’ e’ che la sinistra, anche quando si mostra amica di Israele , come fanno alcuni dei suoi “big”, non e’ credibile e questi giovani lo hanno ampiamente dimostrato. Del resto, basti pensare che Fassino, che li ha scusati parlando di “leggerezza, approssimazione, reazioni emotive”, a Torino nel luglio 2018 quando il consiglio comunale, opportunamente si trovo’ fuori dall’aula al mo (giunta Appendino 5S) approvo’ una mozione contro Israele (27 voti a favore, 1 solo contrario, quello del leghista Fabrizio Ricca)mento del voto (peraltro in buona compagnia di altri) : nella mozione si qualificava Israele come “stato occupante” e oppressore della popolazione civile di Gaza (che ha lasciato nel 2005…).
    Grande amico di Israele davvero, uno che al momento di votare si defila! In conclusione : vecchi e giovani della sinistra hanno in se’ innato l’antisemitismo, e lo coltivano in chiave moderna, come antiisraelismo o antisionismo.

    Non e’ vero che si limitano a criticare i governi di Israele e le loro politiche; diffondono invece menzogne storiche e pregiudizi ideologici per minare la legittimita’ dello stato ebraico ed il suo diritto a difendersi dai terroristi aggressori. E, incredibilmente, inciampano nella inesorabilita’ dei social … sarebbe esilarante se non fosse grottesco.
    Donatella Masia, magistrato

    Il sopra riportato articolo è stato oggi pubblicato su informazionecorretta.com :


    www.informazionecorretta.com/main....ez=120&id=86991

    Ad averlo scritto è la dott.ssa Donatella Masia, attualmente Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Asti.

    L'art. 21 della Costituzione Repubblicana, redatto lo ricordo anche con il fondamentale contributo della Sinistra Italiana di allora ( PSI,PCI,PdA), garantisce a tutti i cittadini la libertà di espressione, quindi anche ai magistrati; pertanto, la dott.ssa Masia ha il sacrosanto diritto costituzionale di criticare, anche duramente, le deliranti affermazioni antisemite di Raffaele La Regina, nonché di considerare del tutto inadeguate le misure di risposta assunte da Enrico Letta e dalla dirigenza del PD, o di redarguire pesantemente le posizioni di un Fassino o di qualunque altro esponente del PD medesimo. Ci mancherebbe!

    Ricordo viepiù a tutti che è stato il sottoscritto il primo a segnalare, in questo forum, quanto è emerso sull'antisemitismo di La Regina a seguito dell'inchiesta de Il Giornale:

    https://ebreieisraele.forumfree.it/?t=79252421

    Lungi pertanto da me l'intento di relativizzare o peggio sminuire un evento del genere, e lungi da me la volontà di smentire la presenza di un problema di antisemitismo a sinistra: è sufficiente leggere molti tra i miei interventi su questo forum ,che sono eloquenti in tale direzione. Il problema esiste, va riconosciuto e va combattuto, come faccio nel mio piccolo da almeno 25 anni a questa parte.

    Tuttavia, la libertà di espressione garantita dall'art. 21 della Costituzione non riconosce affatto la legittimità dell'insulto e/o la denigrazione di milioni di individui sulla base di un sommario e discriminatorio pregiudizio ideologico.


    La dott.ssa Masia non può lecitamente permettersi di scrivere frasi ripugnanti come:



    " cosi’ confermando l’amore della sinistra , e non solo, per gli ebrei….purche’ morti"



    "vecchi e giovani della sinistra hanno in se’ innato l’antisemitismo"





    Sono affermazioni vergognose, che gettano fango e letame su MILIONI di simpatizzanti, militanti ed elettori, che non possono essere liquidati come una massa di farabutti perché esistono a sinistra degli antisionisti/antisemiti, atteso che altrimenti dovremmo cancellare la totalità delle forze politiche italiane, incluse quelle di DESTRA

    La dott.ssa Masia si è già dimenticata del candidato di destra per il sindaco di Roma nel 2021,dico ROMA capitale d'Italia, non uno sperduto paesino di montagna, l'avv. Enrico Michetti, che pochi mesi prima aveva esternato affermazioni palesemente e volgarmente antisemite? E che dire di Chiara Colosimo, candidata sempre di FdI per le prossime politiche , estimatrice del nazifascista ANTISEMITA rumeno Codreanu, fondatore della famigerata "Guardia di Ferro"?


    Vogliamo parlare di un certo Giorgio Almirante, già direttore della fascista rivista razzista ed antisemita "Difesa della Razza", definito solo un paio di anni fa "un grande patriota" dalla probabile prossima Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni?


    "Vecchi e giovani della sinistra hanno in sé l'innato antisemitismo"? Se è così, mi vuole per favore la dott.ssa Masia spiegare per quale arcano ed esoterico mistero, sin dal XIX secolo, una marea di Ebrei, in larga parte marxisti, aderì ai movimenti socialisti, e poi dal 1917 anche a quelli comunisti? Sa la dott.ssa Masia che la stessa Rivoluzione d'Ottobre ha visto la partecipazione di moltissimi Ebrei, sia come dirigenti che come semplici militanti ?E mi scusi dott.ssa Masia, ma grandi eroi del Sionismo come David Ben Gurion, Golda Meir e Moshe Dayan non erano forse socialisti?


    cosi’ confermando l’amore della sinistra , e non solo, per gli ebrei….purche’ morti

    Se la dott.ssa Masia avesse studiato, ma forse lo ha fatto e tace per pregiudizio ideologico, saprebbe che tra gli "Ebrei morti" durante la Shoah vi erano anche decine e decine di migliaia di socialisti e comunisti, in gran parte marxisti, perseguitati da Hitler due volte, perché appunto ebrei e perché "sovversivi".

    "Amore della sinistra per gli Ebrei...purché morti"? La dott.ssa Maria si deve vergognare.

    Io sono un socialdemocratico marxista, sono sionista, mio padre e mia madre sono stati per molti anni comunisti, e non li ho mai sentiti parlare contro gli Ebrei; mio sonno era socialista ed apprezzava il Laburismo israeliano. Ma come si permette questa persona di insudiciare un'intera comunità?

    E che dire della dott.ssa Masia che, da magistrato, fa una pesante ed aggressiva campagna politica durante le elezioni?
    Sento sempre parlare delle "toghe rosse", che si badi bene esistono e che abusano delle loro funzioni di magistrati: ebbene, la dott.ssa Masia è degna compare di questi soggetti, col suo palese ODIO ideologico verso la sinistra, talmente forte da fare propaganda elettorale , e sfacciatamente di parte.

    Mi chiedo infine, alla luce dei pregiudizi manifestati contro un'intera comunità politica, senza sfumature di sorta e con una demonizzazione che ha del grottesco, con quale serenità ed obiettività la dott.ssa Masia possa indagare ,nella sue funzioni di PM , un appartenente a forze politiche di sinistra...esattamente con la stessa obiettività con la quale svariati PM hanno cercato, per anni, di cancellare Berlusconi sul piano giudiziario, rifiutandosi di accettare il democratico giudizio politico espresso dagli elettori italiani. Ah, povera Italia. Che tristezza.

    Edited by Amos74 - 29/8/2022, 19:09
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    https://www.amazon.it/Linganno-palestinese...ews_feature_div


    Attraverso il link di cui sopra potete leggere, sotto il nome utente Riccardo, la mia personale recensione scritta due giorni fa su Amazon in merito a questo eccellente saggio redatto dal mio conterraneo Tanio Romano, un'opera di cui caldeggio fortemente la lettura.

    Tanio, con il quale sono in contatto, mi ha ringraziato per le parole di elogio, ma per me è stato un autentico piacere recensire uno libro di tale qualità.
475 replies since 11/1/2011
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