Introduzione alla Qabalah e Storia della Qabalah (o Cabbala, o Kabbala)

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    La Storia della Qabalah



    Due importanti studiosi di Qabalah sono

    - Gershom Sholem
    - Moshe Idel

    Nonchè riferimenti per la storia dell'ebraismo
    (vedere Bibliografia su wikipedia)

    La Qabalah afferma di concepirsi come l'anello di congiunzione fra

    Torah scritta [Torah she bikhtav]
    Torah Orale [Torah she be al phe]
    (la tradizione orale)

    La base su cui si fonda la Quabalah è tutto la Torah ebraica, orale e scritta comprese interpretazioni e commenti postumi.



    La parola Qabalah deriva dal verbo ebraico lekabel "ricevere".
    Essa definisce le ragioni che spingono l'uomo all'azione come "desiderio di ricevere".

    I desideri umano sono in uno o più dei seguenti appagamenti:
    religioso, sessuale, intellettuale, materiale, di fama o di segreto, di viaggio o di avvenuture, di solitudine o di illuminazione ....

    Secondo la Qabalah il massimo della felicità è rimanere costantemente in contatto con la luce divina.



    Coloro che studiano la Qabalah si qualificano

    "conoscitori della grazia"

    La parola ebraica Chen = grazia
    può essere vista come acrostico di
    Chokhma Nistara = scienza segreta.

    Altre qualifiche sono
    Ha Masqilim = coloro che comprendono
    Ba'ale Ha Sod = padroni del mistero



    I qabalisti affermano che le dottrine della Qabalah avrebbero origine nel Giardino dell'Eden e per questo sono depositarie della vera natura originale dell'essere umano di cui è andata perduta la consapevolezza e con essa la natura stessa [per aver assaggiato il frutto della conoscenza].

    La Qabalah avrebbe dunque lo scopo di restituire tale consapevolezza originaria che è conservata all'interno di ogni essere umano.

    In principio le dottrine della Qabalah venivano trasmesse solo oralmene da maestro a discepolo e limitatamente a un ristretto numero di persone.

    In seguito il messaggio venne scritto in modo ermentico.


    La ricerca del mistico qabalista è rigorosamente ristretta alla sfera dell'interiorità dell'essere umano ed al creato percepibile e non a pretendere o tentare di penetrare l'essenza intima di D-o.

    La Qabalah mantiene quindi il principio di impenetrabilità di D-o.

    Non si deve tentare di esplorare l'ignoto, l'alto, il basso, ciò che è prima e ciò che è dopo poichè la mente umana non può comunque comprendere D-o.

    Tentare qualcosa del genere costituirebbe un grande pericolo che può condurre alla follia.

    Il Talmud evocherebbe il pericolo che correrebbe chi, dedicandosi alla Qabalah senza maturità di spirito e preparazione nella nota metafora dei 4 Maestri del Talmud che entrono nel Pardes, Giardino delle delizie, che rappresenta appunto la Qabalah.


    _______________________________



    I 4 Maestro del Talmud che entrarono nel Pardes



    Talmud_4_Pardes



    Così riporta il Talmud (Chaghiga 14b):

    Cosi hanno insegnato i nostri saggi.

    Quattro Maestri del Talmud sono entrati nel Pardes:
    Ben Azai, Ben Zoma, Acher e Rabbi Akiva.

    Rabbi Akiva disse loro: quando arriverete alle pietre di marmo bianco non dite: Aqua! Acqua!
    Dato che è scritto: colui che dice menzogne non potrà stare davanti ai miei occhi.

    Ben Azai guardò e morì, e di lui il verso dice:
    Preziosa agli occhi di D-o è la morte dei suoi pii.

    Ben Zoma guardò e rimase ferito, e di lui dice il verso:
    Ha trovato miele, basta di mangiarne, o altrimenti ti sazierà al punto di vomitarlo. Acher si mise a tagliare i virgulti.

    Rabbi Akiva uscì in pace.



    Pur nella sua estrema concisione, questo brano ci narra le sorti molto diverse di quattro tra i più grandi maestri del Talmud, che si cimentarono in una specie di ascesa mistica, verso ciò che viene chiamato Pardes, il giardino dei segreti.

    Secondo il brano, la percentuale di successo che ebbero fu molto bassa, solo 25 %, uno su quattro.

    Il primo maestro, Ben Azai, morì, come risultato dell'intensità di ciò che vide.

    Il secondo, Ben Zoma, ne riportò un grave danno ai propri equilibri psichici, come illustrano brani successivi del Talmud.

    Il terzo, Acher, il cui vero nome era Elisha Ben Abuia, perse la fede e divenne un apostata, un pubblico peccatore ed un eretico.

    La frase si mise a tagliare i virgulti, è un eufemismo, indicante che Elisha non si limitò ad abbandonare il mondo religioso, ma cercò di convincere i giovani studenti a fare altrettanto.

    Solo Rabbi Akiva uscì in pace! Cioè completo.

    Altre versioni del Talmud dicono: entrò in pace ed uscì in pace.

    Com'è facile intuire, si tratta di uno dei brani che vengono riportati con maggiore frequenza da coloro che si oppongono allo studio della Kabalah, con l'obiezione che la ricerca di esperienze mistiche o estatiche sia pericolosa.


    La parola Pardes è composta da quattro lettere, che formano l'acrostico di Phsat, Remez, Drash, Sod: semplice, simbolico, omiletico, segreto.

    Sono i quattro livelli di comprensione della Torah.

    1.
    Pshat
    Livello di comprensione letterale, storico, etico.

    2.
    Remez
    Livello di comprensione simbolico che utilizza immagini presenti come simboli rappresentanti qualche altra cosa. Ad esempio, Giuseppe in sogno vede (Genesi 37): … il sole e la luna e le undici stelle ... Il padre Giacobbe interpreta ciò in modo simbolico dicendo: … io, tua madre e i tuoi fratelli .

    3.
    Drash
    Livello di comprensione omiletico, più diffuso, e costituisce la vasta maggioranza di tutto l'ebraismo Rabbinico.
    Esso espande e commenta ogni verso della Bibbia, in ogni modo possibile, ma utilizzando soprattutto gli strumenti della ragione e della logica.
    Inoltre, lo scopo di tale ricerca, è principalmente quello di chiarire gli aspetti etici e legali dei precetti che la Torah prescrive agli ebrei


    4.
    Sod
    Livello di comprensione segreto, interiore, la parte mistica, quello della Qabalah, il cui scopo non è necessariamente legato ad ottenere dei risultati pratici, e i cui strumenti vanno oltre il razionale.


    Si osservi come il primo e il terzo di questi gradini, il letterale e l'omiletico, possiedano una notevole affinità tra loro due.

    Lo stesso si può vedere tra il secondo (simbolico) e l'ultimo (segreto).

    Questi quattro gradini sono presenti in ogni brano della Torah [e di qualunque testo scritto che sia studiato], e sono tutti egualmente importanti.

    Secondo il pensiero ebraico, per creare il mondo, D-o ha prima guardato nella Torah, che è quindi la mappa e il piano dell'intera creazione.

    La Torah è dunque presente in tutto l'universo.

    Fin dal momento della nascita, o, se si preferisce, fin dalla prima volta che si apre il libro della Torah, si entra nel Pardes e se ne diventa parte.

    Il racconto talmudico descrive, in pratica, quali sono gli errori e i rischi per coloro che preferiscono, o scelgono, soltanto uno o l'altro di questi gradini, piuttosto che il loro insieme totale.


    Ben Azai rappresenta il livello Sod, letterale: guarda e muore.

    Il livello letterale infatti è il corpo della Torah, e il corpo, senza anima, è morto.
    Rimanendo bloccati qui, il rischio è quello di non sopravvivere.
    Questa, secondo alcuni, è la vera causa del fatto che così tanti ebrei si sono assimilati, morendo, per così dire, alle loro vere radici, cioè avere studiato ed insegnato Torah per così tanti secoli senza nessun riferimento alle sue parti mistiche, è stata la causa indiretta dell'aver perso così tanti ebrei per strada.

    Un misterioso brano (Yoma 72 b), il Talmud afferma:

    "Se la persona è meritevole, la Torah diventa per lui una medicina vitale [Sam Chaim].
    Se non merita essa la Torah diventa per lui un veleno mortale [Sam Mavet]".

    Alcuni tra i piu' grandi cabalisti (vedi Rav Chaim Vital nella sua introduzione all'Etz Chaim, e Rabbi Ashlag), basandosi sullo Zohar, affermano che, per meritare, è indispensabile accedere anche alla parte mistica della Torah, la sua anima, e non fermarsi al resto.

    Non si pensi tuttavia che D-o disprezzi o condanni Ben Azai, e gli ebrei che appartengono al suo livello.

    Infatti il Talmud aggiunge:

    "Di lui si dice:
    preziosa agli occhi di D-o è la morte dei suoi pii.
    Egli è dunque un pio, un giusto, a tutti gli effetti, anche se non ha avuto il merito di accedere ai gradini più elevati della Torà."



    Ben Zoma rappresenta il livello Remez, simbolico, di tutti coloro che si fanno prendere dalle risonanze simboliche della scrittura.

    La Torah contiene un numero enorme di simboli, di aspetti misteriosi.

    Un approccio leggero e superficiale a tutto ciò porta la persona a credere di avere delle esperienze mistiche, mentre in realtà si tratta di soli giochi della sua mente, o di fantasie.

    Ci si fa imprigionare dall'autoappagamento di tali percezioni.

    Inoltre, la parte realistica e concreta della mente ne rimane menomata.


    Elisha Ben Abuia rappresenta il livello Drash, omiletico, della mente.

    Se la mente dà troppa importanza alle proprie facoltà logiche e razionali, le stesse argomentazioni che portano ad affermare l'esistenza di D-o, possono capovolgersi, e portare a negarne l'esistenza.

    Ciò è avvenuto fin troppo volte nella storia della filosofia.

    Pur se lo studio della Torah, anche al livello del Drash, è ben diverso dalla filosofia, è inevitabile che esso risenta dell'atteggiamento generale tipico della speculazione filosofica.

    E' un livello che rischia di considerare i poteri della mente umana al di sopra di ogni cosa.

    ome osservato a proposito dei sistemi interpretativi cabalistici, in ebraico testa (Rosh) significa anche pianta velenosa.

    La troppa razionalità ha i suoi inevitabili pericoli.

    Come risultato di ciò, Elisha Ben Abuia abbandona la fede.

    Ciò non significa che, Chas Ve-Shalom (D-o proibisca), i rabbini che si occupano di Drash, siano in rischio di apostasia, ma che essi sono responsabili, direttamente o meno, di uno dei più dolorosi fenomeni del mondo ebraico d'oggi: la grande maggioranza degli ebrei non sono più religiosi.

    Una marcata parte di costoro ha addirittura sviluppato una viscerale avversione nei confronti della religione.

    E tutto questo avviene attraverso la potenza della logica.

    Anche se il rimanere nel Drash non è la causa di tale fenomeno, ciò non è nemmeno in grado di contrastarlo.

    Troppi ebrei hanno lasciato la religione dei padri perchè era stata insegnata a loro in un modo insufficiente, troppo freddo, razionale, quasi fosse una sola etica, una sola filosofia.


    Soltanto Rabbi Akiva riesce ad integrare i quattro livelli, compreso quello del segreto, che era rimasto escluso agli altri tre.

    Da altri brani del Talmud emerge che Rabbi Akiva era un grande maestro anche di Halachà, e di vita.

    La parola Pardes, se le si toglie la Samekh, che è l'iniziale di Sod, segreto, diventi parad, separare, o Pered, mulo.

    Dice il verso:

    "Non siate come il cavallo o come il mulo, che non capisce…(Salmo 32,9).
    Cavallo è Sus, con due Samekh, indicanti la presenza di un eccesso di Sod, troppo segreto, operante da solo.
    Pered è soltanto i primi tre livelli. Sia l'uno che l'altro, da soli, sono degli errori.

    Il verso: "
    Torat hashem temimà, meshivat nafesh = La Torà di D-o è completa, fa ritornare l'anima (cioè fa rivivere)"

    Significa che quando la Torà è completa, cioè viene compresa ed interpretata secondo tutti i suoi quattro livelli, essa fa rivivere.


    fonti:
    http://cabala.org/articoli/pardes.htm
    http://kabballart.forumfree.it/



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    Secondo le Parole dei Padri (Pirké Avoth) la Qabalah risale a Moshah ed è stata raccolta da lui direttamenta da D-o quando soggiornò per 40 giorni sulla vetta del Monte Sinai.

    Secondo i qabalisti la conoscenza dei segreti della Qabalah e l'uso del nome di D-o - il quale implica da solo la rivelazione di tutti i segreti della Torah - sono difficilmente comunicabili e riservati ad uomini di altissimo profilo morale.

    Il termine Qabalah si riferisce alla mistica sorta a partire dal I secolo a.C. ed a quella che, fondandosi su questa tradizione nacque in Provenza, nel sud della Francia verso la fine del XII secolo.

    Si fonda un un particolare rapporto di percezione immediata ed esperienza diretta della presenza della divinità.

    Per i Qabalisti non è necessario morire affinchè l'anima salga fino a D-o.

    Il Sefer Ha Bahir venne redatto in Provenza ed è normalmente considerato il primo testo Qabalistico.

    Bahir significa brillante, chiaro.

    Nel corso del XIII secolo la Qabalah si diffuse nella Catalogna in Spagna, e poi nella Castiglia e qui il suo sistema simbolico trovo una sua migliore sistematizzazione.
    Intorno al 1280 Moshè de Leon, mistico ebreo spagnolo, iniziò a diffondere tra i suoi colleghi qabalisti alcuni libretti scritti in aramaico lirico.

    Questi libretti rappresentavano la prima parte di quella che sarebbe diventata un'opera immensa:
    il Sefer ha Zohar, Libro dello Splendore, testo canonico della Qabalah.

    Accanto a tutto questo sistema teosofico, altri cabalisti svilupparono poi una Qabalah estatica.

    In questa l'accento è posto sulle tecniche di meditazione, in particolar modo la recitazione dei nomi divini e delle combinazioni di leggere dell'alfabeto ebraico basate sullo Sepher Yetzirah.

    Il più importante cabalistico estatico, Abrham Abulafia nacque in Spagna nel 1240, viaggiò e visse in Italia, Grecia e terra d'Israele.

    Secondo Abulafia l'anima è parte del flusso della vita cosmica ma le percezioni sensoriali la legano e limitano.
    Per spostarsi dal ristretto all'illimitato occorre liberare la mente dalle definizioni concentrandosi nella meditazione sulle pure forme delle lettere dell'alfabeto e sul nome di D-o.
    Il metodo suggerito è di saltare liberamente fra le diverse combinazioni di lettere ed associarle liberamente.

    In Palestina le idee di Abulafia si combinarono con elementi sufici.

    Nel 1942 gli ebrei furono cacciati dalla Spagna e i cabalisti si diressero verso il Nord Africa, l'Italia e il Mediterraneo orientale diffondendo le loro idee.

    Nella metà del XVI secolo, Qabalah e Zohar erano ormai diventati importante elemento spirituale della vita ebraica.

    Un flusso sempre maggiore di Qabalisti cominciarono ad arrivare in Palestina.

    Inizialmente il loro centro fu Gerusalemme e successivamente divenne più importante il villaggio di Safed.

    A Safed Moshè Cordovero - 1522/1570 - fuse lo Zohar alla Qabalah estatica.

    Il magistrale Pardes Rimonim - il Giardino dei Melograni - sintetizza gli insegnamenti dei 3 secoli precedenti.

    Isaac Luria, uno dei suoi discepoli, fu riconosciuto suo successore come Maestro Qabalistico.

    Divenne noto come Ha Ari, il Leone.

    Luria scrisse pochissimo.

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    Luria riflettè sulle origini e su come iniziò il processo di emananzione.

    Se, infatti tutto lo spazio era pervaso dall' Ein Sof come può esservi posto per qualcos'altro?

    Luria pensò quindi che il primo atto divino abbia dovuto essere una contrazione [Tzimtzum] a partire da un punto al centro dell'infinità dell'Ein Sof, creando uno spazio vuoto che servì come luogo della creazione.

    Quindi l'Ein Sof emanò un raggio di luce incanalato in vasi.

    Alcuni vasi però non ressero la forza della luce, andarono in frantumi [Shevirah], e mentre la maggior parte della luce tornò alla fonte, ne caddero scintille insieme ai cocci dei vasi, e le scintille rimasero intrappolate nell'esistenza materiale [mischiandosi con il male, sicchè nulla al mondo è privo dei due opposti di bene e male].

    Tuttavia non fu un incidentente cosmico casuale ma anch'esso predeterminato intenzionalmente [salvaguardia del libero arbitrio].

    L'Ein Sof si è condensato con lo TzimTzum dando luogo alla creazione del mondo.
    La sua grande luce si riversò sulle Sephirot provocandone la rottura [Shevirat hakelim].

    D-o dunque emana la sua luce ma crea anche l'oscurità, portando all'esistenza il bsiogno e la mancanza necessari per essere colmati.
    Ogni realtà creata è dunque una unione di luci e recipienti, cioè qualcosa che riempie di vitalità e significato, per esempio che anima un corpo destinato a ricevere la luce per operare nel mondo fisico.

    Lo scopo della vita umana è riconoscere e liberare le scintille divine del bene sparse ovunque e restituirle alla divinità.
    Tale compito di riparazione viene chiamato Tikkun e si compie con l'osservanza delle norme religiose e pentimento come riscatto dalla colpa.

    La comunità di Israele è dispersa in tutto il mondo proprio allo scopo di recuperare le scintille divine sparse per il creato.

    Le azioni umane possono accellerare o ritardare l'arrivo del Mashiach che in realtà verrà solamente quando non sarà più necessario, ovvero verrà il giorno dopo il suo arrivo.

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    La Qabala Luriana influenzò il Chassidismo, movimento di rinnovamento dell'ebraismo sorto nel XVII-XVIII secolo in Europa Orientale, precisamente fra Ucraina e Polonia e soprattutto ad opera di Israel Ben Eliezer.

    Secondo i chassidim ogni esistenza materiale è animata dal divini, persino le attività più mondane, poichè tutta l'esistenza è il corpo di D-o.

    Il chassidismo pose la sua attenzione sulla sfera psicologica e divulgò i concetti qabalistici soprattutto sotto questo aspetto utilizzando spesso come proprio motivo il "far salire in alto le scintille".


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    Pico della Mirandola (Mirandola, 24 febbraio 1463 – Firenze, 17 novembre 1494) nel XV secolo si dedicò alla letteratura qabalistica e con lui inizia la letteratura qabalistica cristiana.

    Per lui la Qabalah rappresentava la possibilità di unificare e far convergere in un unico sistema dottrinario differenti tradizioni sapienziali, quindi sia il platonismo che l'aristotelismo, ovvero il pensiero greco, sia ermetismo e pitagorismo, sia l'ebraismo, sia altri pensieri religiosi come l'orfismo e lo zoroastrismo.
    Questi potevano quindi essere inquadrati all'interno di una unicità garantita dal pensiero cristiano.

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    SUDDIVISIONE TIPI DI QABALAH




    La Qabala si divide in

    Qabala speculativa o estatica
    coltivata in Provenza (Spagna)
    maggior rappresentante: Abraham Abulafia
    si fonda su numerose opere teoriche
    l'obiettivo è raggiungere
    l'ispirazione profetica
    l'estasi
    la liberazione dell'anima
    la visione delle cose divine
    e delle forme spirituali

    Qabala Teosofica tradizionale

    obiettivo
    intensificazione della vita religiosa
    adempimento delle 613 mitzvot secondo una tradizione esoterica elitaria.

    Qabala pratica o operativa

    Si sviluppa nel XII e XIII sec. in Renania.

    Una delle sue opere più popolari è lo Sefer Hassidim, il Libro dei Devoti.

    L'autore della sua sezione fondamentale fu Yehudah he-Hassid [il devoto].

    Morì nel 1217.
    Fu considerato il primo e uno dei più importanti esponenti del movimento Chassidico.

    Il movimento Chassidico si radicò in tute le classi sociali della Germania, a differenza della Qabalah speculativa spagnola e provenzare esclusivamente elitaria.

    L'elemento primario del Chassidismo è la Hassidut [devozione], ed afferma una nuova figura nel giudaismo, l' Hassid [il devoto].

    L'Hassid si distingue per la sua condotta morale e religiose e non per le sue conscenze culturali.

    Egli compie
    - una ascetica rinuncia alle cose di questo mondo
    - sviluppa perfetta serenità dello spirito
    - sviluppa un completo altruismo.



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    TRATTI GENERALI DEL PENSIERO EBRAICO




    Il misticismo della Kabbalah cerca di spiegare e integrare fra loro i due poli cardine dell’esperienza spirituale umana, la metafisica e l’etica.

    Da circa 1600 anni, non esiste più un'autorità rappresentativa dell'ebraismo, per cui non si può dire che ci sia un ebraismo ufficiale, come nella Chiesa Cattolica o come in altri contesti religiosi gerarchicamente strutturati.

    L'ebraismo oggi è un insieme di persone, un popolo, più o meno unito da alcune idee tradizionali.

    Quello che veramente ha reso unito nei millenni il popolo ebraico e l'aspetto della vita, cioè l’osservanza della legge, delle norme o, in una parola, della tradizione.

    Sulle idee invece, da sempre, gli ebrei si sono distinti per la massima contrapposizione fin dai tempi biblici.

    Quando siamo nel mondo del pensiero, nel mondo delle interpretazioni tutte le opinioni sono lecite, come sono lecite anche tutte le opinioni contrarie.

    L’ebraismo è dunque una ricerca di un’alternativa:

    Mose è ha davanti il mare, dietro vi è un esercito: due sole soluzioni senza scampo?

    E' in questo momento che scatta l’idea alternativa, quella impossibile.

    Quando tutte le spiegazioni sono state date bisogna vedere se ne esiste un’altra.

    Un detto della tradizione ebraica afferma:

    «ogni questione controversa, presenta sempre tre lati il mio, il tuo e quello giusto»

    Nelle conversazioni intellettuali ebraiche ad ogni domanda si risponde con un'altra domanda, impedendo così che il piede della mente pensi di potersi appoggiare su di una terra sicura.

    Nella visione ebraica la vera missione dell’uomo e quella di avviare il mondo a livelli spirituali sempre più elevati.

    È ovvio che la qualità e l'intensità dell’impegno profuso, influenzerà la partecipazione dell’individuo nel progetto divino.

    L’ebreo sente di collaborare con Dio nella continuazione della creazione dove tutto è permeato da un senso provvidenziale.

    Salmo 23:
    «Il Signore mi conduce verso verdi pascoli, mi muove verso acque tranquille».

    Il segreto dell’esistenza, per un ebreo, si può così riassumere:

    «Non vi e altro che l’abbandono alla provvidenza divina».

    L’incrollabile attaccamento alla fede del popolo ebraico nasce, dalla considerazione sulla totalità:
    tutto emana da Dio e deve concludersi in Dio.

    Il popolo d’Israele ritiene di essere il popolo eletto in quanto Dio ha parlato, si e rivelato e ha stretto un patto, "Berith”, con esso e il Tanakh, testimonia e documenta questo.

    Signore onnipotente Dio, esige dal suo popolo un'assoluta fedeltà e un’obbedienza incondizionata alla sua legge, promulgata solennemente sul monte Sinai.

    Tal legge è riportata compiutamente nei primi cinque libri della Bibbia, detti, per l’appunto, Torah, Legge in ebraico, ai quali si affiancano i libri profetici e gli altri scritti canonici.

    La fede incrollabile nell’intervento liberatore di Dio e la coscienza della necessità della conversione al fine di ottenere la salvezza alimentano, soprattutto nell’ebraismo della diaspora, la speranza nell’avvento di un Messia inviato da Dio alla fine dei tempi, per liberare definitivamente il suo popolo dall’esilio, dalla dominazione straniera e ad instaurare nella terra promessa il regno di pace e prosperità destinato alla storia eletta dei suoi fedeli.

    Il Messia divenne un tratto fondamentale della fede ebraica dopo la rovina della nazione, avvenuta nel 135 d.C. per mano dei romani, che già nel 70 avevano distrutto il tempio di Gerusalemme, luogo simbolico dell'ebraismo, sede principale del culto e altare del sacrifìcio offerto a Dio.

    In assenza del tempio il culto ebraico venne da allora praticato, oltre che fra le mura domestiche, nella sinagoga, il luogo privilegiato per la preghiera, per la lettura dei libri sacri e per l’istruzione rabbinica.

    Per il pensiero greco, tutto e oggetto di indagine e di discussione, perfino l’atto del pensare
    L’interesse dell’ebreo si concentra invece, quasi esclusivamente sugli stati d’animo.

    Per lui, la causa dinamica dei fenomeni risiede in una volontà superiore che si manifesta e la si può scoprire nell’organizzazione della natura, volontà suprema davanti alla quale l’uomo non può far altro che tacere, impressionato dalla rivelazione di una sapienza che lo supera infinitamente e che contiene la sua.

    Quello che l’ebreo cerca di conoscere nella natura non e il meccanismo nascosto che pone tutto in un movimento armonico; ma l’intenzione misteriosa che vuole le cose così come gli appaiono.

    II greco vede il mondo muoversi e svolgersi in una successione infinita di situazioni e di farti strettamente condizionati l’uno dall’altro e che si determinano reciprocamente.

    L’ebreo vede il mondo muoversi per l’intervento di una volontà unica e suprema che lo condiziona secondo uno scopo che egli non osa nemmeno indagare.

    Sente che la ragione lo pone di poco al di sotto della divinità, ma è convinto anche che questa stessa ragione è condizionata e donata da Dio.

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    TRATTI DISTINTIVI
    FRA PENSIERO EBRAICO
    E PENSIERO OCCIDENTALE




    Per l’ebreo Biblico l'osservazione della natura si risolve regolarmente in contemplazione passiva [Salmo 104].

    In estrema sintesi la distinzione tra la speculazione ebraica che affonda le sue radici nel pensiero biblico e il pensiero filosofico scientifico greco può essere riassunta in cinque aspetti.

    Essi definiscono altrettanti motivi per i quali il pensiero ebraico si differenzia dalle tendenze fondamentali del pensiero scientifico moderno il quale, almeno per questi aspetti, si ricollega alla tradizione greca.

    1. Il primo aspetto è la contrapposizione tra una visione che ha come centro il problema della conoscenza ed una visione che attribuisce invece un'importanza primaria al problema del significato.

    Si tratta, in definitiva, della contrapposizione fra approccio epistemologico e approccio ermeneutico.

    2. La seconda divergenza concerne la visione del mondo che, nel caso ebraico e soggettivistica, mentre nel caso greco e soprattutto oggettivistica.

    3. A questa divergenza se ne collega un'altra:
    mentre la visione oggettivistica della conoscenza della realtà conduce a una divisione del mondo in due (da un lato la sfera dei fenomeni naturali, dall'altro la sfera dei fenomeni psichici), nel pensiero ebraico è presente una forte spinta verso una visione unitaria del mondo.


    4. Ne discende (ed e questo il quarto aspetto) una diversa attenzione per i problemi della psicologia dell’uomo:
    questa attenzione e molto maggiore nel pensiero ebraico.


    5. Infine, mentre l'approccio oggettivistico ai fenomeni naturali conduce alla progressiva affermazione di una visione deterministica (che diventerà nell'epoca moderna il nucleo dell'ontologia e dell’epistemologia scientifica), il pensiero ebraico e più attento al ruolo dell'intenzione, della scelta soggettiva e della finalità.


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    LINGUA EBRAICA,
    FASI DELL'ARCO DELL'ESISTENZA UMANA,
    SILENZIO E ASCOLTO, IL NUMERO 10,
    CONNESSIONI



    La Qabala propone uno studio alla base del quale è proposto un metodo pedagogico di

    comprensione intuitiva e sensoriale della lingua ebraica, considerata sacra dal giudaismo.



    Essa riconduce le fasi della formazione spirituale del praticante della religione giudaica alle fasi della storia narrata nel racconto biblico, in particolare dell'Esodo.


    Le fasi della vita per l'ebreo praticante sono simili a
    - una schiavitù come quella degli ebrei in Egitto
    - l'uscita dall'Egitto
    - il dover vivere nel deserto e il doverso attraversare
    - la tensione verso una meta
    - il suo raggiungimento della Terra Promessa.


    Queste stesse fasi rappresentano
    sia la vita dell'individuo
    che la vita del popolo ebraico
    che la relazione di entrambi con D-o

    ed infine il giudaismo estende questa interpretazione, questo schema, alla vita di ogni individuo e di tutta l'umanità.

    Sicchè il D-o del giudaismo, il D-o biblico è il Signore della Storia, secondo gli ebrei, poichè il significato dell'esistenza sta nella ricongiunzione dell'uomo con questo D-o.

    Il Significato del Nome [di D-o] indica il suo volersi fare presente, il suo voler essere il protagonista, l'oggetto, la meta della storia dell'uomo.

    E pertanto richiede all'uomo la scelta personale di fare silenzio e mettersi in ascolto:
    Ascolta Israele (Shemà Israel), ascoltate popoli tutti, il Canto della Creazione (Bereshit).


    L'anagramma di Bereshit è Taev Shir e significa "desiderio di un canto", il canto dei canti è Shir haShirim.

    Shemah, ascolta, è una parola composta da tre lettere:

    Shin = silenzio interiore
    Mem = il "ma" è la realtà oggettiva innanzi agli occhi, da osservare
    Ayin = l'occhio interiore che conduce alla consapevolezza nell'azione.

    Orecchio si dice Ozen
    Aleph = la divinità
    Zain = il nome della Zain è formato dalla stessa radice che forma "nutre" "zan"
    Nun = richiama Nefesh, anima.

    Dunque tramite l'orecchio D-o nutre l'anima.


    Nel Tanakh Shemah [Dt.6, 4-9, Dt.11, 13-21, Num.15, 37-41] è ripetuto 6 volte:
    Gn.35,22 Israele-Giacobbe udì
    Dt.5,1 Israele riceve la Legge
    Dt.6,4 Il popolo è chiamato ad accettare la fede in D-o e amarlo
    Dt.9,1 Il popolo passa il Giordano ed entra in possesso della terra
    Dt.20,3 La difesa della terra avrà successo solo se il popolo sarà fedele
    Dt.27,9 Mosè dice: Ascolta attentamente Israele: oggi sei diventato veramente un popolo.




    La Qabala crea delle connessioni [naturalmente arbitrarie] fra ciascuna lettera dell'alfabeto ebraico e molti altri elementi come:

    organi del corpo
    segni zodiacali
    pianeti
    giorno della settimana
    stagioni
    facoltà dell'anima.



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    Il processo di costruzione dei Nomi è il seguente: si prende la prima lettera del primo verso, l’ultima del secondo e la prima del terzo, e si forma il primo Nome. Poi si prende la seconda lettera del primo, la penultima del secondo e la seconda lettera del terzo verso, formatindo il secondo Nome, proseguendo in modo simile per tutti gli altri Nomi. Pur non essendo vere e proprie parole nella lingua ebraica, questi Ninni hanno trovato ampio spazio nella dottrina mistica dell’Ebraismo.


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    SHEKINAH



    Nella Qabala assume importanza la Shekinah, il cui significato letterale sarebbe - per la Qabala - "presenza".
    La Shekinah è l'aspetto immanente di D-o, ed è femminile.
    Ogni azione umana sulla terrà favorisce o ostacola la ri-unione della Shekinah con il suo compagno D-o.

    Inoltre D-o è visto come un essere non statico ma in divenire, che non si realizza senza la partecipazione umana, dunque è un D-o che ha bisogno dell'uomo per realizzarsi e il compito dell'uomo è appunto realizzare il potenziale divino nel mondo che D-o avrebbe creato per dare in gestione all'uomo insieme alle qualità per migliorarlo o distruggerlo.

    Tuttavia ciascuno uomo non ha il compito di "finire il lavoro" ma di "iniziarlo".

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    Misticismo del Carro



    "La via Màasè Merkabah.

    La parola Merkabah deriva dalla radice Rkb che significa cavalca- re. Questa via e fondata sulla lettura del primo capitolo di Rzc- chicle nel quale la Gloria del Signore si rivela al profeta in forma di Splendore, al di sopra di un carro cosmico, guidato da Hayoth, creature viventi o animali, che irraggiano la luminosità della Sua presenza.

    Indica l’immagine di un veicolo col quale viaggiare a ritiroso, lungo la scala della creazione, verso la propria dimora celeste, scoprendo i segreti e bellezze dei regni superni. Qui non si vuole fare un viaggio a senso unico, ma si vuol poter tornare giu, indietro, discendendo da tale esperienza mistica per riprendere a “funzionare" meglio nel mondo quotidiano. Occorre inoltre una fonte di energia di fantastiche proporzioni per spingere il veicolo a navigare per gli spazi celesti. Tale energia viene messa a disposizione dalla sapiente interazione dei due poli fondamentali dell’esistenza, il maschile e il femminile. Occorre poi dotare il veicolo di un sistema di guida, di mappe precise e un sicuro dispositivo di ritorno e di atterraggio. L’opera del Carro chiamata anche Dabar Gadol, cosa importantissima, comprende gli esseri del mondo soprasensibile: Dio, le potenze, le idee prime, mentre l’opera della Creazione abbraccia la natura del mondo terrestre. Il viaggio era arduo e pericoloso e richiedeva una profonda preparazione ascetica e una precisa conoscenza delle parole d’ordine segrete per essere ammessi nei diversi palazzi celesti custoditi da angeli minacciosi. Scopo ultimo era quello di ottenere una visione della figura divina in trono. Tutto questo c contenuto nel linguaggio altamente esoterico del Cantico dei Cantici."

    "l'’idea che i numeri siano essenziali alla struttura del cosmo ha origine nel misticismo pitagorico."

    "Midrash (cioè una raccolta di affermazioni tratte da varie fonti)"

    "letteralmente “Sefer ha-Bahir” significa il libro del “chiarore”, della "luminosità” oppure della “luce fulgida”"

    "La Torah come archetipo del passato.
    La Torah e considerata preesistente alla formazione del mondo e racchiude pertanto non solo il racconto della genesi, le regole e precetti di vita di Israele e tutte le vicende storiche del genere umano ma anche il prrogetto intero della creazione. "

    "La Qabbalah parte dal presupposto che le scritture ebraiche contengano una molteplicità di livelli diversi di significati, oltre a quello letterale ed im mediato, per decifrare i quali, occorrono determinate chiavi e tecniche di lettura."

    "Possiamo però dire che il Primo Testamento è stato prima parlato, poi scritto e poi riscritto, a partire dall’evento chiave costituito dall’esilio in Babilonia (586), il ritorno (538) e la ricostruzione del Tempio (520-515).

    Il ritorno e la ricostruzione costituiscono il momento a partire dal quale si rileggono, e quindi si riscrivono, tutti i “movimenti” precedenti (il viaggio di Abramo, quello di Giuseppe in Egitto, l’esodo del popolo). Si potrebbe dire che i movimenti di andata e ritorno del popolo corrispondono alle due fasi della scrittura e della successiva riscrittura. Si può quindi dire che il principio generatore del testo è la sua direzione. In sostanza, il testo non avanza in modo rettilineo, ne dal punto di vista della cronologia ne da quello del contenuto, ma ritorna indietro; anzi, avanza tornando indietro, per cui la scrittura altro non e che una riscrittura, spiegazione di ciò che viene prima.

    I tre tesò [?] costituiscono il punto prospettico da cui si parte per riscrivere ciò che precede; ciò che precede e stato in realtà scritto dopo (riscritto): il Deuteronomio riprende e ricapitola la Torah, Isaia riprende e ricapitola i Profeti, Proverbi 1-9 riprende e ricapitola gli Scritti.

    Il principio di fondo che governa il tutto è vedere il fururo come la chiave interpretativa del passato: ciò che viene dopo mi dice la verità sul mio passato, e l’esperienza posteriore che mi consente di rileggere l’esperienza passata. la riscrittura quindi, come spiegazione di ciò che avviene prima.
    Questo spiega perche una delle risorse letterarie più evidenti nel testo biblico sia l'intertestualità. la Bibbia non e soltanto un lungo dialogo tra Dio e l’essere umano, ma anche un insieme di testi che dialogano tra loro."

    "i verbi che seguono Elohim sono sempre alla terza persona singolare.
    Il verbo Barah creare, ini tutta la Bibbia è associato solo ad Elohim e nell’Antico Testamento Elohim Barah è presente 49 volte (7x7).
    Nel primo capitolo della Genesi il nome Elohim lo ritroviamo per ben 32 volte nel ruolo del Creatore (Gen. 1,1 -31)"

    "Elohim come atto creativo (Aleph) potente (Lamed) di vita (He) da parte della mano (Yud) di Dio sopra l’Universo (Mem)."


    "Alcune abbreviazioni.
    [diciture corrette da recuperare]
    בה (Bei He B'H) Barukh haShem - (ìraxic a Dio [?]
    מיה (Bei Avin[Yud] He [?]) Be’c zn t haShem - i 'x in (aiuto di Dio)
    בסי (Bet Samekh Dalet [?]) Bcsiyaua DcSlianiaiva - (i'x m l’aiuto del
    ciclo) [?]."

    "l’apertura del Mar Rosso è stato uno dei più grandi gesti d’amore che Dio ha compiuto per il Suo popolo, l’aprirsi delle acque del Mar Rosso à il simbolo della nascita d’Israele, del popolo che di lì a poco dopo avrebbe ricevuto la Torah sul Sinai. Da quei tre versetti i Cabalisti hanno derivato 72 Nomi Santi di Dio, ognuno dei quali è formato da tre lettere, una per verso. Si tratta di Nomi che vengono riconosciuti conte tali dall’esegesi biblica traidizionale"




    names_of_god_Qabalah



    "questi tre versi contengono un grande segreto. Da queste 216 lettere (3 volte 72) nascono settantadue Nomi superni. Chesed, Amore (72) Ghevura Forza (216). In breve secondo lo Zohar, fu grazie al potere combinato di questi 72 Nomi che Mosè riusci ad aprite il Mar Rosso. "

    "Il libro dell’Esodo in ebraico si chiama: Shemot, “Nomi”. Dunque esiste un intero libro nella Torah di Mosè dedicato ai segreti dei Nomi. Infatti, i 72 Nomi provengono proprio dall’Esodo."


    Sintesi di alcuni capitoli tratti dal testo pubblicato da Ayalon
    Qabalah Ologramma dell'Infinito
    (vai al 3D per scaricare il libro)
    + links già indicato ed altro

    Edited by yesyes - 26/10/2019, 21:34
     
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4 replies since 29/6/2017, 15:06   868 views
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