Sono venuti da noi dicendoci che non avevano mai incontrato un ebreo, tantomeno un rabbino

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    Molti personaggi del mondo arabo
    sono venuti da noi dicendoci
    che non avevano mai incontrato un ebreo,
    e tantomeno un rabbino.




    Solo qualche "quote" (in alcuni passaggio piuttosto libero) a puro titolo di sunto, da "L'occidentale" che in data 9 agosto 2008 riporta il punto di vista ebraico rappresentato dal Rabbino David Rosen, Direttore Internazionale per gli Affari Interreligiosi presso l’American Jewish Committee, in un articolo da lui firmato con traduzione Alia K. Nardini, © Jewish Telegraph Agency (JTA), in merito a

    l'incontro interreligioso indetto dall'Arabia Saudita
    svoltosi in Spagna nel Luglio 2008




    David_Rosen_King_Abdullah_Madrid_July_2008




    Il sovrano dell’Arabia Saudita Abdullah annunciò la propria intenzione di tendere la mano ai leader religiosi delle confessioni più importanti del mondo, affinché fosse possibile incontrarsi per intraprendere la via del dialogo.

    Privilegiando un approccio particolarmente cauto, il re Abdullah ha prima indetto una conferenza panislamica per discutere di tale impresa; e nonostante vi siano state critiche da parte di alcuni musulmani, in generale il sostegno all’iniziativa è stato diffuso.

    Per adottare la strategia più prudente possibile, si è deciso di organizzare l’incontro interreligioso in Spagna - pur sempre specificando che si tratta di un primo raduno, ed accennando al fatto che futuri appuntamenti potrebbero tenersi proprio in Arabia Saudita.

    Oltre al beneplacito all’iniziativa dell’American Jewish Committee, anche le elites politiche e diplomatiche di Israele hanno appoggiato la partecipazione.

    Per gli organizzatori sauditi è stato evidente sin da subito che si stavano avventurando in terre sconosciute: diversi ostacoli hanno richiesto un superamento.

    l re di Spagna Juan Carlos ha presieduto la sessione inaugurale il 16 luglio, nel palazzo reale spagnolo di El Prado. Un’incredibile schiera di principi arabi - per la maggior parte appartententi al governo saudita - e membri del clero musulmano sedevano a fianco dei rappresentanti delle maggiori religioni del mondo, tra i quali il cardinale Jean-Louis Tauran, il prelato vaticano responsabile per le relazioni interreligiose.

    Re Abdullah ha dato il benvenuto agli astanti, e nel suo discorso inaugurale ha ribadito la propria convinzione per cui la fede autentica si esprime attraverso la moderazione e la tolleranza, e richiede sempre che la concordia subentri al conflitto. Ha chiesto quindi cooperazione e collaborazione tra le diverse religioni per affrontare le sfide globali del nostro tempo.

    Al termine dell’incontro, re Abdullah ha salutato gli ospiti singolarmente. Al sopraggiungere del mio turno, mi presentai a lui con il mio modesto arabo: “Sono il Rabbino Rosen da Gerusalemme, Israele”, gli dissi. Lui mi rispose “Ahalan w’asalan”, benvenuto; ma realizzai immediatamente che molti tra coloro che lo circondavano erano prossimi all’attacco di cuore.

    I membri della delegazione ebraica sono stati intervistati incessantemente dai media arabi. Molti personaggi del mondo arabo sono venuti da noi dicendoci che non avevano mai incontrato un ebreo, e tantomeno un rabbino, e che avrebbero voluto farci delle domande. Molte di esse riflettevano incredibili pregiudizi, convinzioni distorte o palesemente errate; ma soltanto il fatto che potessero esprimerle a noi, quasi con innocenza, ha rappresentato un’occasione preziosa per affrontare queste percezioni sbagliate, tentando dove possibile di rettificarle.

    Nelle coreografie minuziosamente organizzate degli appuntamenti, ricordo un momento di particolare pathos. Tutto accadde durante la penultima sessione di incontri, quando uno dei relatori inevitabilmente ripropose il comune mantra secondo il quale il dialogo con gli ebrei è permesso, e forse persino auspicabile; mentre il dialogo con Israele, e con coloro che lo appoggiano, non lo è.

    Mi fu data la parola per rispondere. Sostenni che il vero dialogo non è quello in cui una parte definisce il carattere dell’altro, ma è piuttosto quando si cerca di vedere gli altri come loro vedono se stessi.

    In un certo senso, il fatto di non aver neppure nominato il conflitto israelo-palestinese aveva creato un’atmosfera diffusa che faceva sembrare vi fosse un “elefante nella stanza” che veniva deliberatamente ignorato. La possibilità di farvi riferimento in un contesto di dibattito istituzionalizzato contribuì in un certo senso a rasserenare gli animi.

    Seppur le affermazioni conclusive abbiano ricalcato le pie dichiarazioni già anticipate, la conferenza esprime nel complesso la volontà saudita di continuare sulla strada finora intrapresa. Si tratta di un elemento da non sottovalutare. L’autorità più importante nel cuore pulsante dell’islam ha preso il posto d’onore nel dialogo interreligioso, a prescindere da quali siano i suoi motivi, con l’intenzione dichiarata di affrontare le sfide del mondo contemporaneo e di appianare i conflitti. Tutto ciò offre ad Israele, al popolo ebraico ed all’Occidente un’opportunità notevole che va indubbiamente colta.


    Lettura dell'integrale al seguente link
    www.loccidentale.it/articoli/56000...uone-intenzioni


    Immagine tratta dal sito di
    Rabbi David Rosen
    www.rabbidavidrosen.net/
     
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