Perché non faranno mai un processo di Norimberga per ISIS?

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    Perché non faranno mai un processo di Norimberga per ISIS?
    di Sadira Efseryan | Rights Reporter - 27 Aprile 2019

    Prendendo come spunto i crimini commessi da ISIS contro gli Yezidi, l’avvocato per i diritti umani Amal Clooney chiede un “processo di Norimberga” per lo Stato Islamico. Ma è solo una utopia, perché processare ISIS significherebbe mettere sotto processo la Sharia

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    Lo scorso 23 aprile l’avvocato per i diritti umani Amal Clooney, moglie del noto attore George Clooney, parlando di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’Onu in merito ai crimini commessi da ISIS ha chiesto il trasferimento negli USA di una donna dello Stato islamico affinché venga processata per i crimini commessi contro le donne della minoranza Yezidi (Ezidi).

    La richiesta di Amal Clooney riguarda Nasrin As’ad Ibrahim, meglio conosciuta con il nome di battaglia di Umm Sayyaf, vedova di Abu Sayyaf, ritenuto il finanziere dello Stato Islamico ucciso dai curdi nel maggio 2015.

    Le accuse contro Umm Sayyaf sono gravissime e supportate da centinaia di testimonianze di donne Yezidi ridotte letteralmente in schiavitù e trasformate in schiave sessuali per gli uomini del Califfato.

    Secondo l’accusa era proprio Umm Sayyaf a scegliere e a “preparare” le schiave sessuali per i leader dei terroristi.

    Amal Clooney ha posto l’accento in particolare sulla vicenda di una ragazza americana catturata da ISIS e poi diventata la schiava sessuale del leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi. Si tratta della cooperante americana Kayla Mueller, violentata per 18 mesi da al-Baghdadi e poi uccisa nel 2015.

    Amal Clooney ha insistito molto su come le ragazze Yezidi venissero trattate come merce, come schiave sessuali da trasferire da un terrorista all’altro ed ha usato le centinaia di testimonianze per chiedere una “processo di Norimberga” per ISIS che facesse luce non solo sulle violenze sessuali ma anche su quello che le Nazioni Unite giudicano il “genocidio degli Yezidi” e altri massacri, migliaia di persone massacrate solo per l’etnia o perché non seguivano l’ideologia dello Stato Islamico.

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    Amal Clooney durante la riunione del Consiglio di sicurezza sulla violenza sessuale
    Nazioni Unite, 23 aprile 2019. (Foto: UK Gov)


    La richiesta avanzata da Amal Clooney è perfettamente coerente con i crimini commessi dai terroristi di ISIS, crimini inimmaginabili commessi nel nome della Sharia, la legge islamica su cui si basava l’intera struttura dello Stato Islamico.

    Il problema però è proprio questo. Un processo internazionale contro i crimini commessi dallo Stato Islamico finirebbe per diventare un processo alla Sharia, cioè a quella legge che oggi viene applicata nella quasi totalità dei regimi e dei paesi islamici.

    Lo Stato Islamico applicava in maniera rigorosa la Sharia, esattamente come avviene in Arabia Saudita, in Iran, in Pakistan e in decine di altri Paesi islamici. Processare ISIS per questo motivo vorrebbe dire quindi mettere sotto accusa l’intero sistema che tiene in piedi decine di regimi islamici.

    Ecco perché non faranno mai un “processo di Norimberga” che veda come imputato lo Stato Islamico, perché in fondo tutti i crimini commessi dagli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi sono stati commessi basandosi su una legge, appunto la Sharia, che non li considera crimini.

    E’ tragico ma è la triste verità. I Paesi musulmani che siedono all’Onu non lo permetteranno mai perché vorrebbe dire mettere sotto processo loro stessi.


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