I Roghi del Talmud

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    אילון

    Group
    Administrator
    Posts
    8,112

    Status
    Anonymous
    I Roghi del Talmud
    di Micaela Procaccia

    Book_burning



    Il 9 settembre 1553, corrispondente al primo giorno dell'anno ebraico 5314 (la festa del Rosh ha shanà, il Capodanno) una folla plaudente assisteva in Campo de' Fiori ad un rogo speciale.
    A bruciare, infatti, erano i libri ebraici del Talmud e alla loro distruzione assistevano numerosi ecclesiastici. Un contemporaneo, Guglielmo Sirleto, scrive in quei giorni a Marcello Cervini, che sarebbe divenuto papa per poco meno di un mese alla morte di Giulio III : "In realtà, una disposizione ufficiale a proposito del Talmud fu emanata solo il 12 settembre successivo, da parte della commissione di sei cardinali che Paolo III aveva insediato ben undici anni prima, attribuendo loro competenza in qualsiasi caso di eresia, al di sopra di ogni autorità ordinaria e inquisitoriale locale. Nel decreto emanato dalla commissione si affermava che, fra i compiti dell'Inquisizione, non c'era solo quello di estirpare l'eresia, ma anche quello di vigilare sugli ebrei - in quanto tali non soggetti direttamente al controllo dell'Inquisizione – osservando che i libri da essi studiati ( a parte le Sacre Scritture) , in particolare il Talmud, contengono cose blasfeme e incitano all'odio verso la religione cristiana".
    In realtà il Talmud non è altro che un vastissimo compendio di dottrina, esegesi, giurisprudenza, interpretazioni del testo biblico, considerato libro sacro dell'ebraismo accanto alla Torà, il Pentateuco. Poiché il Talmud costituisce la summa dell'interpretazione ebraica della Bibbia non poteva che essere considerato antitetico all'interpretazione della Chiesa. Per eliminare alla radice un testo così pericoloso era stato disposto che ogni copia di questo fosse requisita ed esaminata da esperti , i quali avevano concluso che: "nei codici del suddetto Talmud sono contenute bestemmie aperte e palesi contro Dio …e contro le leggi della natura e dell'onestà ed erano talmente empie le affermazioni contenute nel testo ebraico "da non poter essere udite senza nausea". Pertanto, si era ordinato il rogo di pochi giorni prima in Campo de' Fiori e a tutti i principi cristiani veniva chiesto di provvedere immediatamente a perquisire le case degli ebrei e le sinagoghe, procedendo in ogni luogo al sequestro del Talmud per darlo alle fiamme. Era fatto obbligo a tutti gli ebrei residenti nello Stato pontificio di consegnare tutte le copie del Talmud in loro possesso, pena la confisca di tutti i loro beni, un quarto dei quali sarebbe stato destinato a compensare i possibili delatori".
    Il 24 dicembre dello stesso anno un umanista, gran conoscitore del Talmud e della letteratura rabbinica, Andreas Maes (più spesso citato come Masius) non temeva di scrivere al cardinale Sebastiano Pighini, membro della commissione, manifestando tutta la sua indignazione: "Ho scritto anche altre volte a proposito del dolore che mi provoca quella temeraria decisione sul Talmud". Una decisione vergognosa, presa, aggiungeva, per le liti fra due stampatori e sul parere di indegni ebrei convertiti , da parte di persone assolutamente ignoranti della questione, nessuna delle quali aveva mai letto una sola piccola parola (verbulum) di quei testi. Lo stesso Maes, in una lettera dell'anno successivo ribadiva che il giudizio dei cardinali del Sant'Uffizio sul Talmud aveva lo stesso valore di quello che può dare un cieco sui colori.
    Tuttavia i roghi proseguirono: a Venezia, dove tanti testi ebraici si erano stampati negli anni precedenti, il Consiglio dei Dieci si allineò al parere della Chiesa e il nunzio Beccadelli poteva così scrivere a Roma: "questi Signori…all'improvviso fecero pigliar li Talmut che restavano della stampa del gentilhomo (lo stampatore Giustiniani), i quali furono arsi pubblicamente in Rialto e così fur tolti quelli delli Hebrei, de quali questa mattina (21 ottobre) s'è fatto un buon fuoco, su la piazza di San Marco".
    Altri roghi avvennero a Pesaro, ad Ancona, Ferrara, Mantova, Candia. Una motivazione in più per bruciare il pericolosissimo libro venne fornita da uno dei membri della commissione di tre ecclesiastici nominata a Venezia per chiarire cosa dovesse intendersi per Talmud: "essendo massimamente la maggior parte di loro Talmudisti negromanti, heretici et vitiosi, come è manifesto per i sumarii cavati da detto Talmuth, però la sua authorità è indigna di esser nominata in alcuno loco".
    Il 1 maggio 1557 ( il ghetto era già stato istituito quasi due anni prima) vennero confiscati a Roma tutti i libri ebraici, compresi quelli di preghiere. Nel 1559 fu pubblicato il primo Index librorum prohibitorum, cioè l'elenco dei libri condannati dalla Chiesa; in questo elenco era incluso il Talmud. L'Indice compilato successivamente dal Concilio di Trento apriva però spazio ad edizioni "purgate" del Talmud. Tuttavia, dopo alterne vicende, si giunse al 28 febbraio 1593, quando papa Clemente VIII, dopo aver rinnovato il decreto di espulsione degli ebrei dagli stati pontifici eccetto Roma e Ancona, sulle porte di San Pietro, in Campo de' Fiori e a piazza Giudìa venne affissa una bolla nella quale venivano condannati senza appello non solo l'"empio Talmud", ma anche i libri cabbalistici sia in ebraico che tradotti. C'erano tre giorni di tempo per consegnarli affinché fossero bruciati. Tutti gli altri libri ebraici dovevano essere sottoposti a revisione. Il 29 dicembre 1596 una nuova edizione dell'Indice sanciva la definitiva condanna del Talmud. Il 14 dicembre 1601 tutti i libri raccolti per la revisione furono bruciati in piazza San Pietro, poiché non era stato possibile espurgarli in maniera adeguata.
    Il nunzio apostolico in Savoia, nel 1596 aveva così sintetizzato la questione: "ma non pigliar pensiero di farli correggere, perché correggendosi si verrebbero ad approvare tutte le altre cose che restano, che sono tutte male, vane e pazze e superstiziose e piene d'infedeltà". E, soprattutto, di alcune di queste infedeltà avevano fatto uso i Riformati, originando così il paradossale caso di un libro ebraico, il Talmud, considerato eretico mentre gli ebrei, in quanto non cristiani, non potevano essere ritenuti tali.
    Dalla metà del Cinquecento il Talmud non venne più stampato in Italia (non così altrove) e continuarono le confische ed i roghi dei libri. Nel 1731, a Roma, dopo l'ennesima confisca, i responsabili della comunità inviarono un memoriale alle autorità ribattendo, sia pure con prudenza, le principali accuse contro il Talmud. Non ottennero risposta, ma ricevettero indietro i libri. Nel 1751 Benedetto XIV ribadì la proibizione del Talmud, stabilendo che perquisizioni potevano essere disposte in ogni momento e senza preavviso. In una notte di aprile del 1753 il ghetto venne chiuso e le case perquisite: ci vollero 38 carri per portare via i sacchi in cui erano stati infilati i libri sequestrati. Altra perquisizioni e confische seguirono in numerosi altri luoghi dello Stato della Chiesa: Lugo, Pesaro, Ancona e Senigallia.
    Il 5 aprile 1775, pochi mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio, Pio VI riprendeva in quarantaquattro paragrafi tutte le restrizioni contro gli ebrei di Roma promulgate dai suoi predecessori e dedicava al Talmud il primo paragrafo: "Primieramente Sua Santità… ordina e comanda che gli ebrei non possano in alcuna maniera ritenere presso di loro, né comprare, scrivere…donare, commutare…libro veruno, o Codici empi, Talmudisti, o altre volte condannati, superstiziosi, Cabalisti…".
    Due anni dopo l'ingresso dei francesi a Roma, nel 1810 venne concesso l'imprimatur per la stampa nella città del primo libro in ebraico dal 1547.
     
    Top
    .
0 replies since 27/8/2023, 16:48   15 views
  Share  
.