Karl Marx (ebreo) e gli ebrei

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  1. Amos74
     
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    Torno sull’argomento per un approfondimento che mi si impone per una questione di semplice onestà intellettuale.

    Era a me già nota la pessima abitudine marxiana di utilizzare, nella sua corrispondenza privata, l’epiteto “ebreo”, con intento offensivo, verso singoli Israeliti che intendeva attaccare , primo tra tutti il socialista Ferdinand Lassalle; pur deprecando questo becero atteggiamento, non ho però dato allo stesso un rilievo “politico” particolare, in quanto la corrispondenza privata di un pensatore non è secondo me necessariamente espressione in senso globale della sua linea di pensiero, sebbene certamente non possa essere ignorata tout court per valutare a tutto tondo un individuo.
    Nel mio primo intervento avevo affermato che non abbiamo nessun altro scritto di Marx, successivo alla sua opera giovanile “Sulla Questione Ebraica”, il quale presenti specifiche affermazioni ostili all’Ebraismo ed agli Ebrei in generale. Devo correggere questa mia frase, in quanto risulta esistente un altro testo marxiano contenente espressioni antisemite, e precisamente l’articolo dal titolo “Il Prestito Russo”, pubblicato il 4 gennaio 1856 sul New York Daily Tribune.

    In questo scritto Marx afferma quanto segue:


    “L'emissione di un nuovo prestito russo offre un'illustrazione pratica del sistema di scambio di prestiti in Europa, sul quale abbiamo finora richiamato l'attenzione dei nostri lettori.
    Questo prestito è emesso sotto gli auspici della casa di Stieglitz a San Pietroburgo. Stieglitz è per Alexander ciò che Rothschild è per Francesco Giuseppe, e ciò che Fould è per Luigi Napoleone. Il defunto zar Nicola ha reso Stieglitz un barone russo, come il defunto Kaiser Franz ha reso il vecchio Rothschild un barone austriaco, mentre Luigi Napoleone ha nominato Fould ministro di gabinetto con un biglietto gratuito per le Tuileries a favore delle donne della sua famiglia.
    Così troviamo ogni tiranno sostenuto da un ebreo, come ogni papa da un gesuita. In verità, le voglie degli oppressori sarebbero senza speranza e la praticabilità della guerra fuori discussione, se non ci fosse un esercito di gesuiti a soffocare il pensiero e un pugno di Ebrei a saccheggiare le tasche (…)
    Stieglitz, che è un ebreo tedesco intimamente legato a tutti i suoi correligionari nel commercio dei prestiti, ha fatto il resto. La speranza che impone il rispetto dei più eminenti mercanti dell'epoca, e Stieglitz essendo uno della libera massoneria degli Ebrei, che è esistita in tutte le epoche - questi due poteri combinati per influenzare contemporaneamente i più alti mercanti e gli ambienti più bassi del lavoro, hanno trasformato la Russia nel conto più redditizio. A causa di queste due influenze e dell'ignoranza che prevale sulle sue risorse interiori, la Russia, tra tutti i governi continentali europei, è al primo posto nella stima del "Cambiamento, qualunque cosa si possa pensare di lei negli altri settori". Ma le speranze prestano solo il prestigio del loro nome; il vero lavoro è svolto dagli Ebrei, e può essere fatto solo da loro, poiché monopolizzano la macchina dei misteri del prestito concentrando le loro energie sul baratto di titoli, sul cambio di denaro e sulla negoziazione di cambiali in un grande misura che ne deriva. Prendiamo Amsterdam, ad esempio, una città che ospita molti dei peggiori discendenti degli ebrei che Ferdinando e Isabella scacciarono dalla Spagna e che, dopo aver indugiato un po' in Portogallo, furono cacciati anche da lì, e alla fine trovarono un luogo sicuro in cui ritirarsi: l’Olanda. Nella sola Amsterdam sono non meno di 35.000, molti dei quali sono impegnati in questo gioco d'azzardo e nel trasferimento di titoli. Questi uomini hanno i loro agenti a Rotterdam, L'Aia, Leida, Haarlem, Nymwegen, Delft, Groninga, Anversa, Gand, Bruxelles e vari altri luoghi nei Paesi Bassi e nei territori tedeschi e francesi circostanti. Il loro compito è guardare i soldi disponibili per gli investimenti e osservare attentamente dove si trovano. Qua e là e ovunque ci sia un piccolo investimento in tribunale, c'è sempre uno di questi piccoli ebrei pronto a dare un piccolo suggerimento o fare un piccolo prestito. Il bandito più intelligente degli Abruzzi non è meglio schierato sulla localizzazione del denaro contante nella valigia o in tasca di un viaggiatore di quegli Ebrei su qualsiasi capitale sciolto nelle mani di un commerciante. Questi piccoli agenti ebrei traggono le loro provviste dalle grandi case ebraiche, come quella di Hollander e Lebren, Königswarter, Raphael, Stern, Sichel, Bischoffsheim, Amsterdam, Ezechiele di Rotterdam. Hollander e Lehren appartengono alla setta portoghese degli Ebrei e praticano una grande devozione apparente alla religione della loro etnia. Lehren, come il grande ebreo londinese Sir Moses Montefiore, ha fatto molti sacrifici per coloro che ancora si fermano a Gerusalemme. Il suo ufficio, vicino all'Amstel, ad Amsterdam, è uno dei più pittoreschi che si possano immaginare. Folle di questi agenti ebrei si radunano lì ogni giorno, insieme a numerosi teologi ebrei, e intorno alle sue porte si radunano con tutti i tipi e le maniere di mendicanti ameni, di Gerusalemme, barbari e polacchi, in lunghe vesti e turbanti orientali. La lingua parlata ha un forte odore di Babele, e il profumo che altrimenti pervade il luogo non è affatto di un tipo scelto (…).
    Questa guerra orientale è destinata in ogni caso a gettare un po' di luce su questo sistema di prestito e su altri sistemi. Nel frattempo lo zar prenderà i suoi cinquanta milioni e lascerà che i giornali inglesi dicano quello che vogliono, e se vuole altri cinquanta, gli Ebrei li dissotterreranno. Non dobbiamo essere considerati troppo severi nei confronti di questi mercanti di prestiti. Il fatto che 1855 anni fa Cristo scacciò i cambiavalute ebrei fuori dal tempio e che i cambiavalute della nostra epoca arruolati dalla parte della tirannia si ritrovino di nuovo principalmente ebrei, forse non è altro che una coincidenza storica. Gli Ebrei europei che vendono prestiti fanno solo su larga e più odiosa scala ciò che molti altri fanno su una scala più piccola e meno significativa. Ma è solo perché gli Ebrei sono così forti che è opportuno e opportuno smascherare e stigmatizzare la loro organizzazione.”

    Si tratta indubbiamente di un pesante attacco polemico contro i banchieri ebrei, grandi e piccoli, ma l’aspetto più sgradevole è che Marx abbia voluto rimarcare il carattere “ebraico”, a sua detta, del capitale finanziario occidentale della sua epoca, come se tutti i banchieri d’occidente fossero ebrei, e soprattutto come se tutti gli Ebrei fossero nella sua epoca prestatori di danaro, circostanza falsa ma alla quale il lettore di questo articolo potrebbe essere indotto a credere, visto che Marx ivi usa espressioni come “organizzazione degli Ebrei” ed “il vero lavoro è svolto dagli Ebrei”.

    Inaccettabile è poi l’affermazione:

    “Così troviamo ogni tiranno sostenuto da un ebreo (…).In verità, le voglie degli oppressori sarebbero senza speranza e la praticabilità della guerra fuori discussione, se non ci fosse (…) un pugno di Ebrei a saccheggiare le tasche”.

    Che i dittatori siano stati sovente finanziati dalle banche è un fatto storico, ma perché rimarcare che i banchieri in questione fossero ebrei? Vi erano anche banchieri non Ebrei che concedevano lauti finanziamenti agli Stati assolutistici, ma Marx non li cita, specificando soltanto l’appartenenza ebraica di alcuni di tali banchieri. Se Stieglitz, Rothschild e Fould fossero stati ad esempio Gentili, Marx l’avrebbe specificato? Io non credo proprio, ed è qui che emerge il suo pregiudizio antisemita. Non è un attacco contro le ingiustizie provocate dal capitale finanziario in generale, ma dal capitale finanziario ebraico, ed io da marxista quale sono non ci sto, poiché tale posizione non solo è ripugnante in sé in quanto antisemita e quindi razzista, ma è anche contraria proprio alla concezione del “materialismo storico” propria del pensiero marxiano, essendo frutto di una “sovrastruttura ideologica” qual è il pensiero antisemita.

    Diversi studiosi ed esponenti di sinistra fanno fatica ad accettare l’attribuzione a Marx di questo articolo, poiché per costoro Marx è una specie di divinità in terra, e non un semplice uomo come gli altri quale lo considero io, seppur a mio avviso di caratura intellettuale molto elevata; e così alcuni negano risolutamente che l’articolo sia di Marx, mentre altri affermano che sarebbe stato scritto da Engels ma pubblicato da Marx.

    Ho pertanto richiesto delucidazioni sul tema al professore israeliano Shlomo Avineri, uno dei massimi studiosi viventi di Marx a livello mondiale, già Direttore Generale del Ministero degli Affari Esteri israeliano dal 1975 al 1977.

    Ecco la risposta del prof. Avineri:

    “Non sono sicuro di poterti dare una risposta definitiva riguardo all'articolo del NY Daily Tribune che tu citi, anche se sappiamo che in alcuni casi Engels aggiunse delle frasi ai manoscritti di Marx. Tuttavia rilevo che Marx ha fatto simili commenti spiacevoli anche sui banchieri ebrei contemporanei che cito nel mio libro “Karl Marx-Philosophy and Revolution, pubblicato dalla Yale University Press (ad esempio i Rothschild, che di solito erano attaccati anche dai socialisti francesi)”.

    Sulla scorta di quanto affermato dal prof. Avineri, non vi sono quindi veri motivi per negare la paternità marxiana dell’articolo.

    E’ anche vero che gli stereotipi antisemiti usati da Marx si sono rivolti essenzialmente contro gli Ebrei ricchi e benestanti; così infatti egli si esprimeva nel 1854 nei confronti degli Ebrei poveri che vivevano allora a Gerusalemme (articolo pubblicato sempre nel “NY Daily Tribune”):

    “La popolazione sedentaria di Gerusalemme conta circa 15.500 individui, di cui 4.000 sono musulmani e 8.000 Ebrei. I musulmani, che costituiscono quindi circa ¼ degli abitanti, sono composti da Turchi, Arabi e Mori e sono, ovviamente, i padroni sotto ogni aspetto, poiché non sono in alcun modo influenzati dalla debolezza del loro governo a Costantinopoli. Niente è uguale alla miseria e alle sofferenze degli Ebrei a Gerusalemme, che abitano il quartiere più sporco della città, chiamato Hareth-el-Yahoud, il quartiere di terra, tra Sion e Moriah, dove si trovano le loro sinagoghe – essi sono oggetto costante dell’oppressione e dell’intolleranza dei musulmani, sono insultati dai Greci, perseguitati dai Latini, e vivono solo delle scarse elemosine trasmesse dai loro fratelli europei. Gli Ebrei, tuttavia, non sono nativi, ma vengono da paesi diversi e lontani, e sono attratti a Gerusalemme solo dal desiderio di abitare la valle di Giosafat e di morire proprio nei luoghi in cui ci si aspetta il redentore.
    “Assistendo alla loro morte”, dice un autore francese, “soffrono e pregano. I loro saluti si sono rivolti a quella montagna di Moriah, dove un tempo sorgeva il tempio di Salomone, e al quale non osano avvicinarsi, hanno versato lacrime sulle disgrazie di Sion e sulla loro dispersione nel mondo ".

    Questo articolo di Marx è estremamente importante, non soltanto perché attesta la sua solidarietà verso gli Ebrei che vivevano in povertà a Gerusalemme, ma anche perché dimostra che, ben prima della nascita del Sionismo, esisteva in quella città una maggioranza ebraica vessata tanto dai musulmani (già allora minoranza a Gerusalemme, appena il 25% della popolazione, con buona pace delle pretese avanzate dagli Arabi Palestinesi sulla sedicente “storicità islamica” della città…) quanto dai cristiani.

    Le parole di Marx su Gerusalemme aiutano certo a meglio inquadrare ed in parte a riequilibrare il suo giudizio complessivo sugli Ebrei, ma indubbiamente non possono cancellare il suo ricorso a pregiudizi antisemiti quando deve attaccare determinati gruppi sociali di Ebrei, che egli tra l’altro non si sforza minimamente di individuare nello specifico, indicando genericamente ed in modo totalitario come “gli Ebrei”: è con queste rozze semplificazioni ed aprioristiche generalizzazioni che si diffonde la propaganda antisemita, pregiudizi che certamente erano molto radicati nell’epoca in cui Marx è vissuto ( ed anche oggi purtroppo),persino, e ciò è molto triste, nell’ambiente europeo più profondamente intellettuale quale quello illuministico, dal cui milieu Marx proviene: basti pensare a colui che forse è il più grande esponente dell’Illuminismo, un vero gigante del pensiero occidentale di stampo liberal-democratico, il celeberrimo filosofo tedesco Immanuel Kant, che così si esprime sugli Ebrei nella sua opera “Antropologia Pragmatica” ( 1798):

    “Hanno la reputazione fortemente giustificata di essere truffatori, a causa del senso dell’usura che regna nella maggior parte di loro. E’ vero che è strano figurarsi una nazione di truffatori; ma è altrettanto strano figurarsi una nazione legata ad un’antica superstizione, con una particolare abilità nell’ingannare un popolo che le accordi protezione. Ma un popolo composto solo di commercianti, cioè di membri non produttivi della società, non può essere altro che questo”.

    E’ tristemente evidente l’analogia tra i pregiudizi antisemiti marxiani e quelli kantiani, prova manifesta che neanche un acume intellettuale ed una conoscenza culturale fuori dal comune, caratteristiche di questi due pensatori, preservano l’essere umano dalla prigionia del pregiudizio. Continuerò ad amare la grandezza della filosofia kantiana ed a considerare Marx la mia primaria fonte d’ispirazione sul piano politico, ma non mancherò mai di evidenziare la gravità e la miseria dei loro pregiudizi antisemiti: accade anche che la grandezza del sistema di pensiero di un uomo sia superiore, a volte di molto, ai limiti ed alle meschinerie dell’uomo medesimo, e Kant e Marx sono a mio avviso un chiaro esempio di ciò.

    Eppure, se anche la grande tradizione illuministica non è stata esente dall’antisemitismo, abbiamo fulgide eccezioni in tal senso: mi piace in questo contesto ricordare un grande esponente di questa corrente di pensiero, Gotthold Ephraim Lessing, figlio di un pastore protestante, autore di due bellissime opere quali la commedia dal titolo “Gli Ebrei” ed il dramma “Nathan il Saggio”, due pietre miliari della tradizione politica e culturale che non si è piegata alla stupida e penosa ideologia antisemita.
     
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8 replies since 12/8/2020, 20:29   1051 views
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