Arafat: il mostro pedofilo Premio Nobel per la Pace

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    Arafat: il mostro pedofilo Premio Nobel per la Pace



    In ricordo dei 21 bambini uccisi a Ma’alot – Ilana Turgeman. Rachel Aputa. Yocheved Mazoz. Sarah Ben-Shim’on. Yona Sabag. Yafa Cohen. Shoshana Cohen. Michal Sitrok. Malka Amrosy. Aviva Saada. Yocheved Diyi. Yaakov Levi. Yaakov Kabla. Rina Cohen. Ilana Ne’eman. Sarah Madar. Tamar Dahan. Sarah Soper. Lili Morad. David Madar. Yehudit Madar


    Yasser Arafat è tornato ultimamente alla ribalta per l’esumazione del suo corpo disposta dalla magistratura francese a seguito di una denuncia della moglie, Suha Arafat, che sostiene che il marito sia stato ucciso con il polonio radioattivo.

    Ma chi era veramente Yasser Arafat? Quanto sono vere le accuse di pedofilia che da più parti gli vengono mosse? Era veramente omosessuale e per questo avrebbe contratto l’AIDS, che poi lo ha portato alla morte? Che segreti nasconde la vedova di Arafat?

    Per capirlo partiamo da lontano. Siamo nel 1970, a Mosca c’è una sezione del KGB che si interessa esclusivamente di appoggiare il terrorismo arabo. Da mesi hanno puntato gli occhi su un oscuro ingegnere edile egiziano di nome Rahman al-Qudwa, nato al Cairo nel 1929. Rahman al-Qudwa, laureato all’Università del Cairo, ha prestato servizio militare come ufficiale nell’esercito egiziano durante la campagna di Suez nel 1956. Smessa la divisa è diventato un ricchissimo uomo d’affari aprendo un redditizio business con il Kuwait ed entra in politica formando una organizzazione terroristica (al momento piccola ma che in pochi anni diverrà enorme). Quella organizzazione prende il nome di OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Però ha due difetti: le macchine di lusso e i bambini maschi. Sarà in particolare questo ultimo difetto a far cadere Rahman al-Qudwa nelle mani degli agenti russi che lo riprendono durante alcuni rapporti sessuali con bambini (alcuni anche violenti) ricattandolo per tutto il resto della sua vita. Alla morte di Gamal Abdul Nasser, avvenuta nel 1970, Rahman al-Qudwa, diventa il maggiore referente per il Cremlino in Medio Oriente mentre la sua organizzazione, grazie agli aiuti russi, cresce a dismisura. Rahman al-Qudwa altri non è che Yasser Arafat.

    A raccontare tutto questo e in particolare della incredibile voracità sessuale di Arafat è l’ex capo dell’intelligence rumena, il generale Ion Mihai Pacepa. Nel libro “Orizzonti rossi” Pacepa definisce Arafat un “omosessuale pedofilo vorace”. Secondo Pacepa è proprio questo difetto a trasformare Arafat in una “marionetta del Cremlino”. Gli agenti russi lo hanno ripreso in decine di incontri con giovanissimi bambini, tanti non consenzienti, qualità che sembra eccitasse moltissimo il porco Premio Nobel per la Pace. Non per niente sempre Pacepa quando parla di Arafat sostiene che era “sangue e sporcizia tutti insieme in un solo uomo”.

    Voglio deliberatamente sorvolare sulla propensione omicida e genocida di Arafat e sulla sua lampante bramosia di denaro, ne parlano persone più adatte di me a farlo, vorrei invece concentrarmi sull’aspetto omosessuale e pedofilo del terrorista arabo per eccellenza, due cose cioè che proprio gli arabi detestano tantissimo e che in alcuni Paesi musulmani può portare alla pena di morte.

    Arafat era senza dubbio omosessuale, e qui ci sarebbe poco da ridire se non fosse che prima di essere un omosessuale era soprattutto un voracissimo pedofilo. A rivelarlo è un giovane arabo abitante nella West Bank il quale subito dopo la morte del terrorista ha fatto un vero e proprio “outing” rivelando come Arafat avesse violentato lui e decine e decine di bambini arabi alcuni dei quali poi, come il protagonista del racconto, divennero le sue personali guardie del corpo. L’uomo fu costretto a fuggire dalla Cisgiordania dopo le sue rivelazioni e ora vive in Europa dove si sta curando dopo aver contratto l’AIDS. Secondo il ragazzo sarebbero decine i contagiati da Arafat, molti morti e molti ancora in vita.

    Ma c’è un fatto, per lo più sconosciuto (o dimenticato) che rende l’idea del “mostro Arafat”. Nel 1974 (era il 15 maggio) tre terroristi della OLP attraversano il confine tra Libano e Israele e arrivano nella cittadina israeliana di Ma’alot dove uccidono a sangue freddo due genitori e il loro figlio prima di sequestrare la scuola locale con più di 100 bambini. Per la loro liberazione vogliono il rilascio di un certo numero di terroristi arabi detenuti in Israele. Ma non è tutto qui. Hanno l’ordine diretto di Arafat di sequestrare alcuni bambini e di portarli con se in Libano dove ha sede l’OLP. Il “mostro” li vuole per il suo divertimento e quale sfregio a Israele sarebbe poter violentare bambini israeliani? Il piano fallisce con l’intervento dell’esercito israeliano. I terroristi però prima di capitolare lanciano bombe a mano sui bambini e sparano direttamente su di loro. E’ una strage. Muoiono 25 persone, 21 di loro sono bambini (la lista delle vittime in coda all’articolo perché mi sembra giusto ricordarle). Si dice che Arafat fosse furioso, non per il fallimento della liberazione dei terroristi arabi ma perché “voleva quei bambini”.

    Nonostante tutti siano a conoscenza di queste cose ancora oggi Arafat, il mostro pedofilo, viene idolatrato dagli arabi quasi come fosse un santo. Non solo, a completare l’infinita vergogna gli hanno dato anche il Premio Nobel per la Pace, primo caso nella storia in cui questo premio viene conferito a un pedofilo seriale oltre che a un assassino. E a chiudere il cerchio orribile di questa storia c’è Suha Arafat, moglie del defunto terrorista, da sempre a conoscenza delle porcherie del marito e che proprio grazie a queste porcherie tiene in mano politici e dirigenti della ANP (ex OLP). Davvero un quadretto idilliaco.

    Ion Mihai Pacepa racconta che dopo essere venuto a conoscenza di questi fatti ogni volta che Arafat gli fosse vicino o era costretto a stringergli la mano, appena possibile correva a farsi una doccia tanto era lo schifo che provava per questo mostro. E ancor qualcuno lo chiama “statista”.

    In ricordo dei 21 bambini uccisi a Ma’alot – Ilana Turgeman. Rachel Aputa. Yocheved Mazoz. Sarah Ben-Shim’on. Yona Sabag. Yafa Cohen. Shoshana Cohen. Michal Sitrok. Malka Amrosy. Aviva Saada. Yocheved Diyi. Yaakov Levi. Yaakov Kabla. Rina Cohen. Ilana Ne’eman. Sarah Madar. Tamar Dahan. Sarah Soper. Lili Morad. David Madar. Yehudit Madar

    Franco Londei
     
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    Cronache israeliane
    Commento di Deborah Fait

    Inizia oggi la nuova rubrica di Deborah Fait “CRONACHE ISRAELIANE”, un quasi diario per chi segue Israele su Informazione Corretta.

    Giorni fa è arrivato a Roma in visita ufficiale Benjamin Netanyahu. È stato accolto dal governo italiano con gli onori dovuti a un Primo ministro di un paese amico e alleato. Sono stati ottenuti accordi economici molto importanti tra le parti, riguardanti il gas, il problema dell’acqua che l’Italia sente drammaticamente e che Israele ha risolto con ben quattro impianti desalinatori, l’agricoltura e i sistemi idrici di cui Israele è il maggior esperto nel mondo. Sono stati anche avviati importanti scambi culturali. Questi accordi saranno migliorati in un prossimo futuro proprio grazie a questo primo incontro tra il governo israeliano e quello italiano, entrambi eletti da poco. Ci sono state delle proteste contro Bibi all’interno di qualche ambiente ebraico ma questo rientra nella nostra abitudine di dire sempre quello che pensiamo, fedeli al detto -due ebrei, tre sinagoghe-. Pensando alle contestazioni di cui Bibi è stato oggetto, non posso fare a meno di pensare a molti anni fa, quando veniva in visita Arafat accolto con entusiasmo, portato in trionfo, vezzeggiato da molti italiani, compresi i passati governi. Lui, il terrorista più attivo e feroce del XX secolo, un disgustoso dittatore, un omicida seriale, l’uomo che ha insanguinato Israele e l’Europa intera con gli attentati delle sue organizzazioni assassine, è stato venerato. Vi sono in Italia piazze, strade, giardini intitolati a lui, definito addirittura -Presidente della Palestina- ( che non esiste). Una vergogna, una vera indecenza. Nel 2017 il governo di sinistra ha raggiunto il fondo dell’abisso quando, alla proposta di intitolare una via o una piazza al Rabbino Elio Toaff, rispose che, per equilibrare la cosa, bisognava intestare qualcosa anche ad Arafat. Non so se Rav Toaff abbia avuto l’onore di una targa ma è cosa certa che Arafat ne ha a iosa nelle piazze italiane. Per i cosiddetti pogressisti, dunque, un omicida, un assassino, un terrorista dall’anima nera quanto la pece, può essere paragonato al Rabbino più amato e rispettato della storia ebraica di Roma. La morale della storia è che i nemici di Israele, per quanto siano impresentabili, sono amati e rispettati dagli stessi che poi si sentono liberi di esprimere il loro odio contro Israele.
    Deborah Fait
    "Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"
     
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    Non desta meraviglia il fatto che siano stati i Comunisti russi, atei e antisemiti, a servirsi di questo "uomo" per fomentare l'odio contro il popolo di D-o e foraggiare i terroristi palestinesi. Ricordo quando veniva ricevuto in Vaticano, accolto come il " difensore dei diritti del popolo palestinese", (lui che da egiziano atavicamente odiava il popolo di Israele).. mi chiedo se il Pontefice sapeva chi era quell'uomo al quale in solidarietà stringeva la mano, quell'uomo che tanto male aveva fatto, e faceva ai bambini, anche a quelli palestinesi:.: "Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Mt18, 1-20)
     
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