Shelom e shelemut

In che senso Giuseppe cerca i suoi fratelli?

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  1. leviticus
     
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    Sto cercando i miei fratelli

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    La Parashà ci presenta le vicende della contesa fra i figli del patriarca Giacobbe; ci racconta come le rivendicazioni di superiorità manifestate da Yosef (Giuseppe) nei confronti dei fratelli, lo sfoggio della speciale tunica donatagli dal padre quale segno di predilezione, i sogni e la narrazione che ne faceva suscitarono rancore e infine odio dei fratelli, con l’esito di portare alla vendetta, solo l’estremo scrupolo da parte di Ruben, prima, poi di Yehudà (Giuda), evitò finisse in tragedia. La premessa del drammatico evento in cui Yosef viene venduto quale schiavo in Egitto, era stata la richiesta di Giacobbe a Yosef di recarsi dai fratelli, informarsi se stavano bene e recargli loro notizie; il messaggio che Giacobbe affida al figlio e il successivo impegno di Yosef nel cercare di svolgere il compito affidatogli dal padre, ci dicono qualcosa di molto importante, che va al di là dello specifico episodio. Giacobbe dice a Yosef: “Va e vedi – et shelom akheha”, cioè, “cerca lo shalom dei tuoi fratelli”; il senso più profondo nelle parole di Giacobbe a Yosef era l’invito a ricercare e riscoprire nei fratelli la loro “shelemut”, le cose complete, buone e positive, piuttosto che indagare sulle loro mancanze e sui loro difetti. Yosef cercherà di mettere in atto il compito e dirà, quasi disperato, quando è smarrito nella loro ricerca “et akhai anokhì mevakkesh” – “sto cercando i miei fratelli”. Il primo incontro con i fratelli avrà l’esito drammatico di portarlo schiavo in Egitto, ma molti anni dopo questa ricerca giungerà a compimento e tutti i figli di Giacobbe avranno modo di riscoprirsi fratelli. Da questa riscoperta dei legami di fraternità scaturisce il popolo ebraico. Le parole del patriarca Giacobbe sono rivolte a ciascuno di noi: dobbiamo cercare di riconoscere le qualità e le cose positive dei nostri fratelli, piuttosto che insistere nei loro difetti e rinsaldare in questo modo i legami tra tutti i figli del popolo ebraico. L’impegno che Yosef profuse nell’adempiere alla richiesta del padre, ci dice che, quali che siano le difficoltà, mai smettere di cercare i nostri fratelli.

    Shabbat Shalom e Chanukkà Sameach!

    Rav Giuseppe Momigliano, Rabbino Capo Comunità Ebraica di Genova

    Da ucei.it
     
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