Ebrei e Israele

Posts written by Ayalon

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    LA SCARPA EBRAICA
    Sono nato nel 1902 ad Odessa, impero Russo.
    Emigrammo in America per sfuggire alle persecuzioni antisemite.
    Sono un calzolaio, mio padre era calzolaio, mio nonno e mio bisnonno pure lo erano.
    Abbiamo sempre solo riparato scarpe, da quattro generazioni.
    A 18 anni aprii la mia bottega di calzolaio a New York, e lavorai duro, molto duro;
    persi 4 dita per un incidente sul lavoro ma non mi fermai mai. Volevo costruire
    una scarpa perfetta, adatta a tutte le condizioni, una scarpa indistruttibile che
    non avrei mai dovuto riparare.
    Ci riuscii.
    Sono un ex calzolaio, fondatore della Timberland.
    Mi chiamo Nathan Swartz, Americano, ebreo.
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    Arredamento Cristiano Sedia

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    Il cristianesimo e la sua storia d'amore e compassione
    Sedia da inquisizione o sedia da streghe
    Questo è uno dei tanti dispositivi usati, dal 1478 al 1834 dai cattolici durante l'era dell'Inquisizione spagnola.
    È stato usato per ottenere confessioni da donne accusate di stregoneria o persone accusate di blasfemia.
    Dopo le confessioni, gli imputati sono stati bruciati vivi o decapitati
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    Piero Fassino e il furto di un profumo all'aeroporto di Fiumicino, denunciato. Lui si difende: «L'ho messo in tasca per errore»


    L'episodio avvenuto a Fiumicino il 15 aprile. Il parlamentare del Pd, all'interno di un duty free, aveva messo il profumo in tasca.

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    Mercoledì 24 Aprile 2024, 09:04

    Piero Fassino, deputato del Pd ed ex ministro della Giustizia, è stato denunciato per il furto di un profumo da 100 euro in un duty free shop all'aeroporto di Fiumicino. La notizia è stata rivelata da Il Fatto Quotidiano. L'episodio è avvenuto il 15 aprile.

    Cosa è successo

    Quella mattina Fassino era in attesa dell’aereo per Strasburgo, dove doveva partecipare ai lavori della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Dopo aver superato i controlli, nel percorso verso il gate si ferma al duty free. Ovvero l’area commerciale dove si possono acquistare prodotti a buon prezzo. Prende un profumo del valore di 100 euro. Che, dirà poi, voleva regalare alla moglie. Ma a quel punto, racconta Il Fatto Quotidiano, gli squilla il telefono: «Avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse».

    A quel punto ci sono due versioni differenti.

    Fassino si allontana oltre le casse sempre parlando al telefono e con il profumo in tasca. Naturalmente scatta l’allarme anti-taccheggio. L’ex segretario dei Ds invece ha un’altra versione: quando lui appoggia il prodotto nella giacca il vigilante interviene e lo blocca. A quel punto il deputato cerca di discolparsi dall’accusa di aver rubato il profumo. Chiede anche di pagarlo, ne vuole comprare due per chiudere tutto bonariamente.
    Ma i vigilanti vanno a rivedere le immagini delle telecamere di sorveglianza e i responsabili del duty free denunciano alla Polaria il parlamentare per furto.

    La replica di Fassino

    «Sono stupito per un episodio che pensavo di aver già chiarito con i responsabili» ha dichiarato ieri al Fatto Quotidiano, «si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto (aver appoggiato il profumo in tasca, ndr) segnalandolo a un agente di polizia. Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di un boccettino di profumo». La società, Aelia Lagardère – che gestisce il duty free e ogni settimana denuncia decine di tentativi di furti nel settore profumeria e tabacchi – per adesso non ha rilasciato dichiarazioni sull'episodio.
    https://www.ilmessaggero.it/persone/piero_...so-8077232.html
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    Asinistra tutto tace, se fosse stato unpolitico non di sinistra sarebbe caduto il governo.
    Ayalon


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    "L'Islam radicale sta vincendo. Sono gli ultimi giorni dell'Europa giudaico-cristiana"

    Intervista a Boualem Sansal, scrittore-coraggio minacciato di morte. "Non lascio la mia terra. Le sinistre accelerano in tutta coscienza la caduta dell'Europa, frutto maturo conquistato dall'interno"
    Giulio Meotti




    Le Monde e l’Obs lo chiamano “il dissidente che sorride”. Libération, il “solitario in lotta contro l’islamismo”. Per altri, il “Voltaire algerino”. Boualem Sansal con il romanzo 2084 è finito “in tutte le liste nere”, in patria e in Europa. Un morto che cammina, in attesa che il suo nome venga depennato da quelle liste come un altro famoso scrittore algerino, il suo amico Tahar Djaout, che scrisse “il silenzio è la morte, se taci muori e se parli muori, allora di' e muori”? Sansal ha scelto. Resta in un piccolo villaggio in Algeria, Boumerdès, ma pubblica per il più grande editore europeo, Gallimard, la maison della letteratura del XX secolo. Sansal ha subìto il boicottaggio dei paesi arabi, furiosi per la sua partecipazione al Festival degli scrittori di Gerusalemme, e per questo gli hanno tolto il prestigioso Prix du Roman Arabe. I media algerini lo chiamano la “geisha dei francesi e dei sionisti”. In pratica è come mettergli un bersaglio nella schiena.

    Ogni sua parola ti arriva dritta alla testa e al cuore, va letta, riletta e pesata, impossibile scansarle, come si fa con le parole dei più, moleste, inutili, nocive. E quando voglio capire a che punto siamo durante un evento-cesura della civiltà, sento il bisogno di intervistarlo. Ho conosciuto e intervistato molti scrittori e intellettuali, ma pochi, pochissimi come Sansal.

    L’Iran è razionale o messianico?

    L’Iran è sempre stato un grande paese e una grande civiltà. Non c’è dubbio che sia uno stato razionale e strategicamente efficiente. Nonostante l’embargo occidentale, è riuscito a mantenere un alto livello di sviluppo scientifico, industriale e militare, grazie al quale è diventato un venditore di armi moderne. Il problema è che, con la rivoluzione di Khomeini, è diventata una teocrazia con la missione messianica di governare l’Islam, unificarlo e lanciarlo alla conquista del mondo. Il suo progetto nucleare è concepito per questo obiettivo. La sua convinzione è che se riuscirà a distruggere Israele, tutti i paesi musulmani passeranno sotto la sua bandiera e formerà il più grande impero del mondo, con due miliardi di seguaci.

    Che fare?

    Le società occidentali sono diventate fluide. Mangiamo quando abbiamo fame, dormiamo bene, siamo tranquilli, la nostra ansia diminuisce. Di conseguenza, le ‘difese immunitarie’ dei loro cittadini si indeboliscono. L’Occidente lavora ormai solo per il breve termine, mentre la Repubblica islamica dell’Iran ha affidato al governo il breve termine e ora si occupa esclusivamente del medio e lungo termine. L’islamizzazione del mondo è pianificata e organizzata nell’arco di un secolo. L’unica soluzione è abbattere questo regime prima che si doti di armi nucleari, che lo renderebbero completamente immune da qualsiasi minaccia, come è riuscita a fare la Corea del Nord, che ora deride l’Occidente mentre la Corea del Sud spende tutte le sue energie per scimmiottare l'Occidente e produrre gadget. È nell’interesse dell’Occidente ritrovare il senso di responsabilità, che è sempre a lungo termine. È testa o croce. Ci piace ricordare questi due grandi cavalieri che combatterono fino allo stremo delle loro forze per la santa Gerusalemme: il re Baldovino IV di Gerusalemme, detto il Lebbroso, e il sultano Saladino, soprannominato in Europa il Cavaliere dell’Islam. Oggi la violenza e il terrore sono guidati da armi molto più terribili delle balestre e delle catapulte del passato. Uccidono a distanza, in ritardo, in massa, indiscriminatamente e, per di più, creano uno spettacolo permanente nei media. Dai tempi antichi è sopravvissuto solo il coltello, la spada dei poveri e degli psicopatici. Gli islamisti amano la tecnologia, è magica, afrodisiaca, incita, eccita e dà un enorme impulso alla jihad. Monitoriamo i vicini schedati per terrorismo, ma chi controlla gli ingegneri chimici e gli scienziati atomici?

    Lei ha scelto di restare in Algeria…

    Vivevo in un mondo rassicurante. Ho insegnato, ho fatto ricerche di laboratorio, mi sono nutrito di matematica. La dittatura mi era invisibile poiché non ne soffrivo, non direttamente. Poi arrivò la guerra civile e distrusse ciò che la burocrazia e l’economia socialista non avevano ancora distrutto. Cosa fare? Potrei tutelarmi molto facilmente, mi costerebbe solo il biglietto aereo. Potrei stabilirmi nel settimo arrondissement di Parigi e passare la giornata in un bar a parlare di letteratura. Ma sarebbe egoista, perché chi protegge i miei figli? Ho esitato a lungo, tra la fuga e il restare. Ho vissuto questa dolorosa via di mezzo, poi ho deciso di restare e combattere, ma l’islamismo si è affermato ovunque. Vivo in Algeria in una piccola città. Quaranta anni fa i musulmani praticanti non rappresentavano il 10 per cento degli algerini. Vi ricordo che negli anni '80 l'Algeria era un paese socialista. Dall’Arabia Saudita è poi arrivato l’islamismo, che ha sconvolto profondamente la società e ci ha portato a quindici anni di guerra civile. Poi c'è stata la pace ma nel frattempo l'Islam ha inghiottito l'intera società. Oggi, anche nei quartieri abitati da professori universitari o da una certa élite intellettuale, nove residenti su dieci vanno alla moschea e bussano alle porte di chi non ci va. Permettetemi un aneddoto. Avevo un amico algerino, laico, casual, burlone. Ci siamo persi di vista per vent'anni e poi ci siamo incontrati all'aeroporto. Quando ho proposto di ‘bere qualcosa’, mi ha detto di no: era diventato musulmano.

    Lei ha definito Israele il “villaggio gallico”.

    Asterix racconta l'eroica e interminabile lotta di un piccolo villaggio gallico nel centro della Gallia, conquistato dalla potente Roma. Allo stesso modo, Israele è circondato da Paesi arabi che cercano di farlo sparire. Il suo scandalo è proprio quello di esistere e di aver sconfitto gli eserciti arabi uniti contro di lui. Questo è visto come un'umiliazione suprema per gli arabi, i musulmani, Maometto e Allah. Hamas non esiterebbe un secondo a gassare l’intera popolazione israeliana se ne avesse il potere.

    L’Europa sembra in catalessi.

    La grande civiltà europea, costruita sulle conquiste civilizzatrici ai quattro angoli del globo, ha raggiunto un tale livello di benessere da permettersi di vivere come i ricchi rentier che portano la loro noia e furfanteria di località in località. Passata dal feudalesimo allo scintillante Rinascimento, poi dall'Illuminismo al postmodernismo wokista, la civiltà europea è giunta alla fine. L'Europa ora è un grande scandalo: la prima potenza economica e culturale del mondo, ma la sua ultima potenza diplomatica e militare. Oggi sta cadendo come un frutto maturo nelle braccia di due dittature, Russia e Cina, e dell’islamismo. ‘Delenda Europa’ è il loro programma comune.

    Il pogrom del 7 ottobre, i Talebani che tornano a Kabul, l’islamizzazione europea e ora l’Iran. È un momento storico per l’Islam radicale?

    L’Islam radicale ha già vinto e l’Europa giudaico-cristiana sta vivendo i suoi ultimi giorni. I suoi ecologisti, i suoi wokisti, le sue sinistre stanno accelerando la sua caduta in tutta coscienza.

    È convinto che la civiltà occidentale sopravviverà a questa sfida o che si trasformerà alla fine di questa guerra di attrito?

    Per il momento la diagnosi è stata fatta e le cose peggiorano di giorno in giorno. Ciò che è veramente triste è che ciò che è perduto non viene mai ritrovato. L’entropia e il tempo, che non indietreggia mai né sospende il suo volo, non lo permettono. Anche le civiltà stanno morendo e il mondo occidentale è sull’orlo delle lacrime. In molti dei suoi territori è ritornata alla polvere delle prime epoche. Non credo che gli europei ricorreranno alla violenza; preferiscono continuare a credere che il problema si risolverà da solo. In realtà, nessuno sa come lottare contro questa islamizzazione dei popoli che sta insidiosamente trasformando l'Europa. Gli stessi paesi musulmani non sanno come sconfiggere l’Islam radicale, che affascina le persone e le attrae come una calamita. Le conversioni procedono a ritmo serrato. L’Europa viene conquistata dall'interno.
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    [sizhttps://www.ilfoglio.it/esteri/2023/11/07/news/un-mese-di-caccia-all-ebreo-panoramica-delle-violenze-in-europa-5878536/e=14]Un mese di caccia all'ebreo. Panoramica delle violenze in Europa[/size]

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    L’attacco di Hamas ha incoraggiato una intifada globale e dopo lo sterminio del 7 ottobre si sono moltiplicati gli episodi intimidatori. Israele siamo noi, anche oggi


    8 ottobre

    Madrid, Spagna. "Palestina libera" e una stella di David: due scritte trovate su una sinagoga a Madrid.

    Marburgo, Germania. In un bar due uomini vengono ripresi mentre parlano degli attacchi terroristici contro Israele. Uno dice che è stato fantastico che gli uomini di Hamas sugli scooter abbiano colto di sorpresa Israele. L’altro risponde: "Sì, neanche i loro soldi possono più aiutare gli ebrei".

    Parigi, Francia. Un uomo fa commenti antisemiti mentre passa davanti alla sinagoga "ACIP 16 Saint-Didier", situata nel 16esimo arrondissement. "Sporchi ebrei, 1.500 morti non sono molti. Ne sarebbero serviti di più", ha gridato l’individuo. Lo stesso uomo avrebbe fatto commenti antisemiti davanti alla stessa sinagoga qualche giorno prima. Nel 19esimo arrondissement, un individuo che dichiara di essere siriano e parla inglese si presenta davanti a una scuola sinagogale, contatta le guardie perché vuole entrare nell’edificio ripetendo "Allah Akbar" e parlando di "bombe".

    Carcassonne, Francia. Compare una scritta antisemita sul muro esterno dello stadio Jean-Claude Mazet di Carcassonne, sulla route de Limoux. Sulla facciata una scritta con vernice viola: "Uccidere gli ebrei è un dovere".

    Maimbeville, Francia. Molti residenti del comune di Maimbeville, a nord-est di Clermont, nell’Oise, trovano nelle loro cassette della posta volantini neonazisti contenenti svastiche che esortano la popolazione a "ristabilire il dominio della razza bianca in Europa".



    9 ottobre

    Londra, Regno Unito. Il ristorante ebraico kosher "Pita" si ritrova con le finestre rotte e graffiti anti-israeliani dipinti sui muri.

    Tilburg, Paesi Bassi. La sinagoga di Tilburg subisce minacce antisemite.

    Düsseldorf, Germania. Graffiti antisemiti vengono ritrovati dai vigili del fuoco su una parete esterna della stazione dei vigili del fuoco di Flingern (Behrenstrasse 74).



    10 ottobre

    Mirandola (Modena), Italia. "Viva Hamas" e svastiche: scritte su una scuola di musica.

    Oporto, Portogallo. "Free Palestine" e "End Israel Aparteid": slogan sulla sinagoga di Oporto.

    Westerbork, Olanda. Cancellata una conferenza dell’attivista Wahhab Hassoo, arrivato nei Paesi Bassi come rifugiato all’età di 17 anni, a causa delle minacce ricevute. Hassoo avrebbe dovuto parlare del genocidio contro gli yazidi, una minoranza etnica del Kurdistan presa di mira dall’Isis, insieme a Emmy Drop-Menko, la cui famiglia fu uccisa dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

    Madrid, Spagna. Sulla porta di una sinagoga appare lo slogan: "Palestina libera" insieme a una stella di Davide.

    Parigi, Francia. Un docente che teneva corsi all’Università Panthéon-Assas viene sospeso dopo aver fatto "commenti indecenti", alcuni dei quali con "connotazioni antisemite". Un "richiamo alla legge" viene fatto anche nei confronti di un sindacato studentesco Ehess che difende la "lotta armata del popolo palestinese". Tra i commenti diffusi sui social network e confermati dall’università, si legge: "Se arrivi di nuovo in ritardo, ti faccio finire come al rave" o "hai bisogno di un razzo o di un kalashnikov per svegliarti stamattina".

    Berlino, Germania. Diverse famiglie nel quartiere di Marzahn vengono insultate in un parco giochi. Un individuo insulta con frasi antisemite alcuni bambini mentre giocano in un cortile di Mehrower Allee e i loro tutori, e sputa a una famiglia di immigrati. Fa il saluto nazista e simula con un gesto della mano lo sparo di un colpo di pistola.

    Amburgo, Germania. Subito dopo la manifestazione "Solidarietà con Israele" due partecipanti vengono attaccate da due uomini. Le donne sono state "improvvisamente attaccate e picchiate alle spalle" da due uomini sconosciuti, ha dichiarato il portavoce della polizia Thilo Marxsen.



    11 ottobre

    Berlino, Germania. Slogan antisemiti, tra cui "Uccidete gli ebrei", e svastiche compaiono sui resti del Muro di Berlino.

    Mirandola (Modena), Italia. Nella notte tra martedì e mercoledì 11 ottobre, ignoti vandali imbrattano i muri della Scuola di musica "Carlo & Guglielmo Andreoli" e la parete laterale del Duomo cittadino con scritte inneggianti a Hamas e gravi riferimenti antisemiti, tra cui diverse svastiche. Compaiono insulti anche alla stessa città di Mirandola e alle Forze dell’ordine.

    Porto, Portogallo. Vengono rinvenuti sulla porta d’ingresso della sinagoga di Porto graffiti con scritto "Palestina libera" e "Fine dell’apartheid in Israele".

    Poitiers, Francia. Compaiono scritte antisemite sui muri di un edificio dell’Università di Poitiers. "Viva la Palestina", "uccidete tutti i coloni", "Stato razzista", sono le scritte comparse su un edificio del campus dell’Università.



    12 ottobre

    Milano, Italia. Compaiono alcune scritte in diverse sezioni dell’Ospedale San Giuseppe in via San Vittore, precisamente in tre bagni e due ascensori. "Ebrei merda, assassini, ebrei nei forni", "W Hitler" e alcune svastiche.

    Créteil, Francia. Vengono riportate minacce di morte e commenti antisemiti che prendono di mira la scuola ebraica di Créteil, Ozar Hatorah, sui social network , in particolare questo messaggio: "Hitler non ha fatto il suo lavoro, venite, facciamo una manifestazione per la Palestina, venite, andiamo alla scuola ebraica di Créteil, la scuola accanto, abbiamo i coltelli". Una studentessa della scuola racconta alla polizia di essere stata circondata davanti a una fermata dell’autobus, vicino all’istituto, da due giovani che l’hanno chiamata "sporca ebrea" e hanno minacciato di ucciderla.

    Ypres, Belgio. Nella stazione di Ypres un uomo e una donna ebrei vengono aggrediti mentre attraversano la strada tra il parco e la stazione. Un testimone racconta che "gli ebrei sono stati improvvisamente bloccati e minacciati da un gruppo di giovani. Sembravano di origine araba e gridavano in una lingua straniera. Uno di loro ha iniziato a inseguire gli ebrei e a colpirli con un sacco, e loro hanno iniziato a correre. I passanti hanno cercato di intervenire e di offrire aiuto. Sul posto è arrivata anche la polizia".

    13 ottobre

    Berlino, Germania. Sui muri di un condominio in cui vivono ebrei compaiono alcune stelle di David.

    Madrid, Spagna. Sulla casa di una famiglia ebrea viene dipinta una stella di David.

    Dublino, Irlanda. Un cartello "boicotta Israele" viene esposto nella vetrina di un negozio Lush a Dublino. Il cartello è apparso nel negozio di Henry Street.

    Firenze, Italia. Su un muro dell’Università di Firenze compare il graffito "Stella di David = svastica".

    Sulla pagina Facebook di "Action Aid Perugia", compare un testo antisemita e antisionista. Gli ebrei vengono accusati di deicidio, di oscurantismo e delle due grandi guerre mondiali. Vengono definiti inventori del capitalismo e approfittatori. Gli ebrei, meglio conosciuti come farisei. Il testo si conclude con l’hashtag #iostoconhamas e la bandiera palestinese. La pagina riprende post antisemiti dal profilo Facebook Antonio Barbuto Cienfuegos, presidente del Ciaorino Club e probabile admin della Pagina. Action Aid Italia si è dissociata dai post.



    14 ottobre

    Ginevra, Svizzera. Lo slogan antisemita "Khaybar Khaybar, oh ebreo, l’esercito di Maometto tornerà" viene cantato durante una manifestazione anti-israeliana.

    Parigi, Francia. Yaël Braun-Pivet, presidente dell’Assemblea nazionale francese, riceve lettere con minacce di decapitazione.

    Londra, Regno Unito. Anche nella capitale britannica, nelle piazze durante le manifestazioni filo-palestinesi, viene cantato lo slogan antisemita "Khaybar Khaybar ya yahud", che significa "Ricordate Khaybar, oh ebrei, l’armata di Maometto tornerà".

    Malmö, Svezia. Un ebreo riceve una telefonata da un numero sconosciuto: "Sappiamo dove vivi".

    Glasgow, Regno Unito. Un manifestante filo-palestinese dice agli ebrei per strada: "Non dimenticate dove siete andati nel 1940. Ah! Non dimenticate dove andarono gli ebrei nel 1940".

    Londra, Regno Unito. "Esercito yid" viene gridato contro alcune studentesse ebree su un autobus.



    15 ottobre

    Joachimsthal, Germania. Una stella di David compare sul muro esterno del municipio e una scritta contro lo stato di Israele sulla facciata della chiesa evangelica della Croce.

    Berlino, Germania. Un veicolo con a bordo seggiolini per bambini prende fuoco. Proprio di fronte all’auto, due graffiti: una stella, forse intesa come stella di David, barrata in rosso, e la scritta "GAZA" sul muro di una casa.



    16 ottobre

    Londra, Regno Unito. Una scuola elementare ebraica viene vandalizzata durante la notte con graffiti antisemiti.

    Amsterdam, Paesi Bassi. "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera" – un appello alla distruzione di Israele – è scandito da migliaia di persone durante una manifestazione pro Palestina.

    Nizza, Francia. Il giocatore del Nizza Youcef Atal condivide su Instagram il post di Mahmoud al-Hasanat che invoca un "giorno nero" contro gli ebrei: "Che Dio mandi un giorno buio per gli ebrei".

    Saarbrücken, Germania. Sulla stele eretta nel complesso del palazzo nel 1993 del "Luogo della Memoria Invisibile" che reca l’iscrizione "Per commemorare le vittime – per ricordarci – mai più il fascismo" viene dipinta la bandiera della Palestina.

    Londra, Regno Unito. Manifesti di ostaggi ebrei vengono rimossi o deturpati a Londra, Manchester e Leeds.



    17 ottobre

    Ancenis-Saint Géréon, Francia. L’auto di una coppia ebrea viene ricoperta di scritte antisemite. Sulla macchina, una svastica e una scritta: "Ebreo".

    Grenoble, Francia. "Palestina libera" e graffiti antisemiti, comprese minacce di morte agli ebrei e svastiche, compaiono sulle porte di casa di alcuni ebrei.

    Moirans, Francia. Un diciassettenne ebreo è minacciato di morte durante le lezioni.

    Giessen, Germania. Due uomini si recano in un appartamento sul cui balcone sventola una bandiera israeliana chiedendo che venga rimossa. Il residente israeliano, che si rifiuta di rimuoverla, è aggredito. I due uomini lo insultano con slogan antisemiti gli rubano sia la bandiera sia il telefono.

    Vienna, Austria. Un uomo rompe le finestre di una macelleria kosher gridando "Allahu Akhbar!".

    Datteln, Germania. Il muro esterno dell’OGS della Böckenheckschule di Datteln viene imbrattato con slogan antisemiti.

    Bruxelles, Belgio. Su negozi e case di Bruxelles appaiono numerose scritte antisemite.



    18 ottobre

    Berlino, Germania. Vengono lanciate bombe molotov contro la sinagoga Kahal Adass Jisroel.

    Melilla, Spagna. I manifestanti filo-palestinesi marciano verso la sinagoga di Melilla gridando: "Assassini".

    Catalogna, Spagna. Due atti di vandalismo anti-israeliano. Nel quartiere ebraico della città di Besalù, a Girona, compaiono dei graffiti con la scritta "Palestina libera". La sede di Junts per Catalunya viene vandalizzata con alcuni graffiti a sostegno della Palestina.

    Barcellona, Spagna. Graffiti antisemiti contro la comunità ebraica compaiono in due piazze della città.

    Morains, Francia. Un ragazzo di 17 anni viene arrestato dopo aver pronunciato minacce di morte antisemite e inviti all’odio razziale durante le lezioni nel suo liceo di Moirans.

    Londra, Regno Unito. Due scuole ebraiche a nord della capitale, nell’area di Stamford Hill, sono vandalizzate con alcune scritte in rosso sui muri.



    19 ottobre

    Parigi, Francia. Due uomini hanno cosparso di benzina la porta di un appartamento e le hanno dato fuoco. L’appartamento preso di mira era l’unico nell’edificio con una mezuzah, l’oggetto rituale ebraico che si pone sullo stipite della porta di casa.

    Strasburgo, Francia. Un adolescente viene arrestato dopo aver raschiato con un coltello il cancello della sinagoga.

    Nizza, Francia. Sui muri della Bristol High School vengono rinvenute scritte "offensive" e "antisemite" e di minaccia rivolte al personale docente.

    Champigny-sur-Marne, Francia. Scritte antisemite su una palestra comunale: "Governo di yip, codardi e pd", "Morte agli ebrei" e una svastica con vernice spray grigia.

    Fresnes, Francia. Scritte antisemite realizzate con vernice rossa sulle bacheche di un liceo. La polizia ha rinvenuto due svastiche e gli slogan "Heil Hitler" e "White power".

    Montigny-le-Bretonneux, Francia. Una scritta con vernice spray nera: "Nik Israel".

    Ploufragan (Bretagna), Francia. Scritte antisemite sulla segnaletica di un sentiero escursionistico: "Abbasso gli ebrei sionisti" e "Viva Hamas, morte agli ebrei".Malta. Una studentessa ebrea riceve messaggi da uno studente arabo della stessa scuola che la insulta dandole della stronza perché sostiene Israele: "Morte a Israele", si legge nel messaggio. Il giorno dopo, viene minacciata di essere picchiata alla fine delle lezioni.

    Bruxelles, Belgio. Sulla facciata di un negozio della capitale la scritta: "Gli ebrei sono terroristi".



    20 ottobre

    Vienna, Austria. Due uomini strappano una bandiera israeliana all’ingresso di una sinagoga, mentre una donna con loro imita il gesto di una mitragliatrice.

    Lione, Francia. La sinagoga Duchère viene vandalizzata con una scritta: "Vittoria ai nostri fratelli di Gaza".

    Firenze, Italia. Una minore di origini ucraine nelle Scuole educandato SS Annunziata viene bullizzata, insultata e minacciata da due compagni di classe minorenni, offesa e aggredita verbalmente augurandole la morte sia per il suo essere israeliana che ebrea. Gli autori degli insulti hanno augurato la morte dei suoi nonni sotto i colpi di Hamas e inneggiato al ritorno del nazismo. La vittima è stata anche oggetto di minacce fisiche come: "Ti butto dalla finestra, ti do un pugno, spero che muoiano tutti gli ucraini e tutti gli ebrei sotto le bombe di Putin".



    21 ottobre

    Milano, Italia. I manifestanti a una manifestazione pro Palestina urlano: "Aprite le frontiere così potremo uccidere gli ebrei".

    Londra, Inghilterra. In una stazione ferroviaria, un uomo si avvicina a una ragazza ebrea e dice: "Spero che tu e tutta la tua gente morirete in guerra". E ancora: "Allah farà la cosa giusta e ti finirà".

    Varsavia, Polonia. Durante una manifestazione anti-israeliana, una donna tiene in mano un cartello con la scritta: "Mantieni il mondo pulito" con l’immagine di una stella di David in un bidone della spazzatura.

    Barcellona, ​​Spagna. Durante una manifestazione vengono strappate le bandiere europee all’ingresso di un hotel di proprietà israeliana e sostituite con delle bandiere palestinesi.

    Londra, Regno Unito. Durante una manifestazione anti-israeliana, un uomo sventola una bandiera nera, simile a quella dell’Isis gridando ripetutamente: "Stato islamico" e "maledetti da Allah sono gli infedeli e gli ebrei".



    22 ottobre

    Bologna, Italia. Durante una manifestazione anti-israeliana viene esposto un cartello con la scritta: "Hitler ti rivedrà all’inferno".

    Manchester, Regno Unito. Due uomini camminano verso una donna che per solidarietà al popolo di Israele indossa una stella di David gridandole: "Gas gas!".



    23 ottobre

    Amburgo, Germania. Durante una manifestazione anti-israeliana, un adolescente viene filmato mentre grida: "Rivoglio Adolf Hitler, questa è la mia opinione. Sono per Hitler, per aver gassato gli ebrei".

    Salonicco, Grecia. Un memoriale dell’Olocausto viene deturpato con le scritte: "Ebrei = nazisti" e "Palestina libera".



    24 ottobre

    Tann, Germania. Una lapide commemorativa che segna l’ubicazione di una sinagoga distrutta durante il pogrom della Notte dei Cristalli del 1938 viene ricoperta di vernice rossa.

    Wolfenbuettel, Germania. La scritta "Porci ebrei" viene rinvenuta su un ufficio dei Verdi in Germania, due giorni dopo che il presidente Omid Nouripour, che è anche membro del Bundestag, ha tenuto un discorso contro l’antisemitismo a Berlino.



    25 ottobre

    Bilon, Germania. Una targa commemorativa dell’Olocausto viene ricoperta di vernice verde.

    L’Aia, Paesi Bassi. Adesivi con la bandiera palestinese vengono rinvenuti su un memoriale dell’Olocausto.



    26 ottobre

    Vienna, Austria. Sui muri dell’Università compaiono gli slogan: "Dal fiume al mare" e "Gaza libera dalla colpa tedesca e austriaca".

    Hannover, Germania. Adesivi con "Omicidi israeliani", "Liberati dal culto della colpa", "Palestina libera. Fine dell’occupazione israeliana" vengono incollati su un memoriale dell’Olocausto.

    Genova, Italia. Vandalizzata la finestra di un teatro che esponeva nell’atrio una collezione di oggetti ebraici.



    28 ottobre

    Norimberga, Germania. Le scritte "Assassino di bambini" e una stella di David compaiono sui muri di un ristorante israeliano.

    Padova, Italia. Un alunno della Scuola inglese di Padova, frequentata da 700 ragazzi, si presenta alla festa di Halloween della propria scuola vestito da nazista, con aquila e svastica in bella vista. Una giuria interna di suoi compagni lo ha addirittura premiato, per "l’originalità del costume".



    30 ottobre

    Parigi, Francia. 60 stelle di David sono dipinte accanto alle porte, alle finestre, all’entrata delle case e dei negozi di Parigi.



    31 ottobre

    Vienna, Austria. Durante la notte viene appiccato un incendio nel settore ebraico del cimitero centrale della capitale. Sui muri esterni vengono rinvenute delle svastiche e la scritta con spray: "Hitler".

    Göteborg, Svezia. Su un muro di Göteborg: "Uccidere gli ebrei".

    Alice Bel Colle (Alessandria), Italia. Lungo la strada di accesso al paese appare su un muro la scritta "uccidere ebrei non è reato", assieme a svastiche.

    Roma, Italia. Su un muro in via Rodi appare la scritta "Giallorosso ebreo". Nella notte, due Pietre d’inciampo nel ghetto ebraico vengono vandalizzate e ricoperte di vernice nera. Le Pietre sono in memoria di ebrei romani deportati.



    1 novembre

    Napoli, Italia. Fuori da un ristorante che ospita spesso turismo israeliano viene rinvenuta sul muro una scritta di vernice: "Zionist are not welcome". Altre scritte del genere sono state rinvenute sui muri del centro storico di Napoli.



    2 novembre

    Strasburgo, Francia. Le scritte "Un buon ebreo è un ebreo morto" e "Morte agli ebrei" e alcune svastiche vengono ritrovate su un muro di un asilo ebraico.

    Gelsenkirchen, Germania. Le scritte "Israele assassino di bambini" e "Palestina libera" vengono rinvenute su un memoriale di una sinagoga distrutta nel novembre 1938.

    Londra, Regno Unito. La scritta "Gaza" viene dipinta all’ingresso di un centro di ricerca sull’Olocausto.

    Parigi, Francia. Un gruppo di adolescenti nella metropolitana viene filmato mentre canta: "Fanculo gli ebrei e fanculo tua madre, Lunga vita alla Palestina, Sì sì, fanculo gli ebrei e alle nonne, Siamo nazisti e orgogliosi di esserlo".

    Lisbona, Portogallo. Compare una scritta sul muro del Jewish Community Center: "Sangue".



    3 novembre

    Bologna, Italia. Al memoriale della Shoah vengono strappati i manifesti con i volti degli ostaggi israeliani.



    4 novembre

    Lione, Francia. Una donna ebrea è accoltellata in casa. Sul suo portone era stata incisa una svastica.



    5 novembre

    Malmo, Svezia. Una bandiera israeliana viene bruciata davanti alla principale sinagoga della città.



    6 novembre

    Tangerhütte, Germania. L’amministrazione dell’asilo "Anne Frank" di Tangerhuette, in Sassonia-Anhalt, annuncia di voler cambiare nome dopo le richieste dei genitori e dei dipendenti dell’asilo nido. La direttrice dell’istituto, Linda Schichor, ha dichiarato di preferire un’intitolazione "più a misura di bambino".
  9. .
    Dopo gli ebrei, Israele: la stessa mostrificazione
    Yasha Reibman

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    Così l'Occidente recupera sentimenti che si pensavano scomparsi, illudendosi che la pace con il fondamentalismo islamico passi attraverso il sacrificio di Israele

    o confesso, anche io sono un po’ antisemita. Sono stato per oltre dieci anni portavoce della Comunità ebraica di Milano e lavoro come psichiatra e psicoanalista. È stato scritto che l’antisemitismo riguarderebbe solo frange estreme della destra e della sinistra. Questa affermazione è vera e falsa allo stesso tempo. È vera se prendiamo in considerazione chi è antisemita in modo consapevole, quelle poche persone che apertamente odiano gli ebrei. Ma è falsa se consideriamo i fantasmi antisemiti che albergano in ciascuno di noi. L’antisemitismo ha una lunghissima storia e ha moltissime radici.



    Vi è l’antigiudaismo cattolico che ha educato generazioni di italiani, basti pensare che l’accusa di deicidio è stata stralciata solo col Concilio Vaticano II nel 1965, una decisione che ha bisogno di tempo per essere recepita pienamente a tutti i livelli della Chiesa. Basti pensare che ci è voluta la lucidità e sensibilità del pontificato di Ratzinger per abbandonare in modo netto la teologia della sostituzione. O che ancora pochi anni fa un vescovo utilizzava l’espressione “sinagoga di Satana”, quando la sinagoga è il tempio dove gli ebrei vanno a pregare. Vi è l’antisemitismo razziale, il cui apice è stato raggiunto con il nazismo e le leggi razziali italiane del 1938. Un passato con cui non abbiamo pienamente fatto i conti in Italia, non solo perché, per esempio, subito dopo la guerra il presidente del Tribunale della Razza poté diventare presidente della Corte costituzionale, ma – ed è cronaca di questi giorni – è evidente che basti un riaccendersi del conflitto in medio oriente e – voilà – vengono bruciate le pietre di inciampo a Roma (quelle lastre di ottone che si trovano nei marciapiedi e che ricordano singoli ebrei deportati durante la Shoah). Vi è poi l’antisemitismo “di sinistra”, à la Voltaire, che riconosceva diritti agli ebrei come individui, ma si scagliava contro gli ebrei come popolo e religione, nei quali intravedeva un pericolo: “Non possono essere una nazione dentro una nazione”. Da qui ha preso linfa l’approccio di Karl Marx alla questione ebraica.


    Gli ebrei, scriveva A.B. Yehoshua, hanno svolto la funzione di schermo su cui proiettare paure e fantasmi della popolazione. Gli ebrei, un tempo persino isolati nei ghetti, sono pochi, improbabile conoscerne qualcuno di persona, non fanno nemmeno proselitismo, risultano sfuggenti, al punto da non rientrare nella dicotomia se siano un popolo o una religione. Capitalisti per i comunisti, pericolosi bolscevichi per fascisti e nazisti. Per gli uni e per gli altri, gli ebrei sono dediti a tramare qualche complotto. Poco importa che gli ebrei abbiano dato un tributo di sangue immenso nel Risorgimento e nella Prima guerra mondiale, degli ebrei non ci si può fidare. Yehoshua si illudeva che, diventando israeliani, finalmente gli ebrei potessero essere riconoscibili e giudicabili non in modo astratto, ma aveva forse sottovalutato la profondità delle forze in gioco. I filoni dell’antisemitismo occidentale si sono intersecati nei paesi arabi con l’antisemitismo islamico in uno scambio reciproco. Ci piace la favola di un’età dell’oro in cui musulmani ed ebrei vivessero in armonia, da bravi vicini di casa. La verità è che nei secoli passati, a periodi di relativa tranquillità, si sono intervallati puntuali razzie e pogrom contro gli ebrei anche nei paesi arabi e questo molto prima che nascesse lo Stato di Israele. Il moderno fondamentalismo islamico – per esempio quello dei Fratelli musulmani – ha dato spazio solo ai versetti del Corano più ostili agli ebrei, basta leggere la Carta fondamentale di Hamas. A sua volta il fondamentalismo islamico si è imbevuto nell’antisemitismo europeo, importandone testi e temi. I “Protocolli dei Savi di Sion”, un falso libello ideato dalla polizia zarista, gode tuttora di buone vendite nel mondo arabo. Da molti anni assistiamo anche a un’importazione in Europa di temi antisemiti provenienti dai paesi arabi.

    Spesso viene detto che criticare il governo di Israele non corrisponda a essere antisemiti. Vero, sottoscrivo. Bisogna però vedere quali “critiche” si fanno. C’è chi accusa Israele di un peccato originario, addirittura di essere nata come emanazione del colonialismo occidentale (con buona pace della lotta del movimento sionista contro la Gran Bretagna). Come per gli ebrei nei secoli passati, Israele funge anche in questo caso da capro espiatorio. Si arriva così al paradosso che ben sintetizzava Martin Luther King dell’antisionismo come sinonimo di antisemitismo, quello di immaginare che ogni popolo avesse diritto a una terra, tranne proprio gli ebrei. Vi è infine chi accusa Israele di voler sterminare i palestinesi, di voler compiere un genocidio, tradotto in modo esplicito Israele sarebbe il nuovo nazismo. I conti però non tornano, non solo perché non vi sono camere a gas, né forni crematori, né fosse comuni, ma anche perché, per esempio, la popolazione nella sola Gaza è passata da 200 mila nel 1948 ai 2 milioni attuali. Questa non è una pulizia etnica. Eppure contro ogni evidenza fattuale questo paragone viene fatto e non solo dagli estremisti. Vignette sui giornali in questi anni, ma anche in queste settimane hanno giocato sul parallelo. Vi è un perverso piacere a poter dire che le vittime di ieri sono i nuovi nazisti, che le parti si sono rovesciate. Questo permette ai palestinesi di poter rappresentare il ruolo della vittima.



    Questa immagine viene scalfita quando il 7 ottobre – dopo che da 17 anni non c’è un centimetro di terra occupata a Gaza, dopo che negli ultimi anni sono sempre di più i palestinesi di Gaza che lavorano in Israele, dopo che i malati più gravi di Gaza sono puntualmente curati negli ospedali israeliani – i terroristi irrompono dentro Israele e a sangue freddo e in modo pianificato sterminano uno per uno, bambini compresi, gli abitanti pacifici e pacifisti di diversi kibbutz e i ragazzi del rave. Aver squarciato il ventre a una donna per ammazzarle davanti agli occhi il feto, aver ucciso un neonato mettendolo vivo in un forno, aver stuprato le ragazzine davanti ai genitori prima di ucciderli, aver rapito bambini di 9 mesi, 2, 3, 4, 6 anni e tenerli tuttora in ostaggio: tutto questo orrore dura un battito di ciglia, turba i nostri pregiudizi, che in quanti pregiudizi sono rigidi. Il giorno dopo “i palestinesi” restano vittime (senza distinzione tra terroristi e gente comune), perché oramai quello è il loro ruolo. Vittime esasperate dalla propria condizione e mai pienamente responsabili delle proprie azioni. Una condizione eternamente adolescenziale, nella quale facilmente possono riconoscervi gli adolescenti occidentali. “I palestinesi” restano vittime anche quando a Milano – e in Europa rappresentano due volte la categoria, in quanto palestinesi e in quanto immigrati – nel corteo scandiscono in coro di voler “uccidere gli ebrei”. O quando chiedono di “liberare la Palestina dal fiume al mare”, cioè cancellando Israele. Vittime che si trasformano in partigiani, poiché il ruolo di Israele resta quello dell’oppressore, peggio, quello del nazista. E se Israele prova a colpire Hamas, sicuramente intende invece compiere uno sterminio di tutti i palestinesi; se invita gli abitanti del nord di Gaza a spostarsi a sud per ridurre le vittime civili sicuramente sta tramando qualcosa; se rifiuta di rinforzare Hamas facendo passare elettricità e viveri, ma lasciando che possano arrivare dall’Egitto (che confina al sud di Gaza) Israele vuol compiere un genocidio.



    E se ancora non c’è una pace, non sarà perché a qualcuno conviene che sia così? Non sarà soprattutto perché Israele ha lavorato nell’ombra perché non avvenisse? Poco importa che la pace fosse apparecchiata, le delegazioni avessero concordato tutto nei particolari e poi a Camp David nel 2000 all’ultimo minuto il leader palestinese Yasser Arafat avesse deciso di non firmare con lo stupore dell’allora presidente statunitense Bill Clinton. Poco importa che Arafat scendendo dall’aereo che lo riportava a Ramallah mostrasse alla folla le dita a V e che pochi mesi dopo facesse scoppiare la seconda Intifada. Per chi è dominato dall’idea che lo stato ebraico ordisca complotti, Israele deve aver fatto qualcosa per spingere Arafat a questa scelta. Poco importa che a Intifada in corso, il primo ministro israeliano proponesse un nuovo accordo di pace a Taba, puntualmente respinto da Arafat. Israele trama contro la pace, per impossessarsi dei territori intende sterminare i palestinesi. Vi è una mostrificazione di Israele, lo stesso meccanismo che hanno subito gli ebrei nei secoli passati accusati, per esempio con l’accusa di bere il sangue dei bambini cristiani. Lo erano gli ebrei ieri, lo sono gli israeliani oggi: mostri. Ecco i “nazisionisti”. Questa accusa consente agli europei di sentirsi un po’ sgravati dal peso della colpa per aver compiuto o per aver lasciato compiere la Shoah. Si stanno discolpando nonni e bisnonni, è come se si dicesse loro “non vi preoccupate, gli ebrei sono davvero cattivi”. Consente di tener sotto controllo l’angoscia per il futuro, illudendoci che, sacrificando Israele, il fondamentalismo islamico vivrà in pace con il mondo occidentale. Tutto questo avviene spesso in modo inconsapevole.



    Il vignettista che anni fa ritraeva un Gesù bambino palestinese che vede arrivare un carro armato con la stella di Davide ed esclama “vogliono ammazzarmi di nuovo” non è consapevolmente antisemita, ma senza rendersene conto rimette in scena l’accusa di deicidio, riattualizzandola. La stessa operazione viene compiuta oggi da chi fa circolare l’immagine della madre palestinese che guarda il volto del giovane deceduto e accanto il dipinto della Madonna che ha lo stesso atteggiamento verso il Cristo morto. O dalla recente vignetta in cui il primo ministro Netanyahu sarebbe il nuovo Erode. Sono immagini sedimentate in noi e alle quali attingiamo in modo automatico. Vignette, singole frasi nascoste in articoli autorevoli, meme sui social – al di là della consapevolezza di chi le propone – solleticano sentimenti che albergano nel profondo di ciascuno. D’altra parte sarebbe illusorio pensare che questo fiume dell’odio e della diffidenza verso gli ebrei potesse essersi inaridito di colpo. Le mostre, le conferenze, i “mai più” ripetuti possono svuotare una tale piena? Si tratta di un fiume carsico pronto a riemergere. Solo una piena consapevolezza dei mostri presenti in ciascuno di noi, me compreso, può consentirci di tenerli a bada e di non lasciar che siano questi a prendere il sopravvento e comandarci – facendoci ricadere in automatismi o al contrario paralizzandoci (per esempio da parte di università e associazioni scientifiche che, per il timore di schierarsi, hanno finora persino evitato di chiedere alla Croce Rossa Internazionale federata con la Mezza Luna Rossa di andare a visitare gli ostaggi nelle mani di Hamas e Jihad) – solo così potremo affrontare con la necessaria pacatezza qualcosa che deve turbarci e che richiede lucidità: la guerra.
    https://www.ilfoglio.it/esteri/2023/11/13/...pevole-5897934/

    La menzogna dell'imparzialità nella guerra delle parole

    Claudio Cerasa

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    Cessate il fuoco, apartheid, dal fiume al mare, genocidio, contestualizzare… Sono espressioni ricorrenti in chi, fingendo di essere neutrale, in verità ha già scelto da che parte stare, e in questo conflitto ormai considera Israele non l’aggredito ma l’aggressore

    C’è una guerra che si combatte con le armi e c’è una guerra che si combatte con le parole. La guerra che si combatte con le armi è quella che si combatte in medio oriente, tra Hamas e Israele. La guerra che si combatte con le parole è quella che si combatte nel resto del mondo, nelle piazze delle città, nei salotti dei talk-show, sulle pagine dei giornali. La guerra si vince con le armi, ma anche le parole possono essere utilizzate come strumenti di guerra. E il momento in cui le parole diventano armi di un conflitto è quello in cui le parole vengono utilizzate per influenzare il dibattito pubblico in un modo preciso: presentando espressioni ideologicamente connotate come se queste fossero neutrali e nascondendo una presa di posizione netta su un tema dietro la menzogna dell’imparzialità. Il 6 novembre il Wall Street Journal ha messo in fila alcune parole con le quali, così ha scritto Gerard Baker, “sono stati compiuti tutti i tipi di astuti sforzi per farci capire che il paese i cui cittadini sono stati arbitrariamente massacrati il 7 ottobre da un nemico che ha giurato di spazzarlo via dal pianeta è in realtà il malvagio oppressore”.

    Quella che segue è una nostra selezione, non esaustiva ma utile a orientarci di fronte a chi, fingendo di essere neutrale di fronte al conflitto, ha in verità già scelto da che parte stare. Nel migliore dei casi, dalla parte della minimizzazione. Nel peggiore dei casi, dalla parte di chi considera Israele non l’aggredito ma l’aggressore.

    Cessate il fuoco. Chi usa questa espressione tende a scaricare su Israele le responsabilità e gli orrori della guerra. Chiedere il cessate il fuoco collegandolo alla liberazione degli ostaggi e alla creazione di due popoli e due stati è un conto. Chiedere il cessate il fuoco senza mettere in campo i due elementi significa voler offrire a Hamas spazi ulteriori per portare avanti il suo progetto: due popoli, uno stato e la distruzione di Israele. Scrive l’Economist: “Un cessate il fuoco oggi è nemico della pace, perché consentirebbe a Hamas di continuare a governare su Gaza con il consenso o con la forza, con la maggior parte delle sue armi e dei suoi combattenti intatti. Le ragioni a favore delle pause umanitarie sono più forti, ma anche queste implicano un compromesso. Pause ripetute aumenterebbero le probabilità che Hamas sopravviva”. Uno dei leader di Hamas, Ghazi Hamad, pochi giorni fa, ha affermato all’emittente libanese Lbci news che, in caso di cessate il fuoco, il gruppo terroristico avrebbe ripreso le ostilità ancora e ancora fino all’obiettivo finale: uccidere tutti gli ebrei.

    Apartheid. L’evocazione della politica di segregazione razziale praticata da Israele nei confronti dei palestinesi è diventata come un mantra per i nemici di Israele. La professoressa Daniela Santus, che insegna Lingue e Letterature straniere e Culture moderne all’Università di Torino, qualche giorno fa ha offerto un bignamino per un ripasso sul tema. In Israele, ha ricordato, gli arabi vivono in ogni distretto, ma particolarmente a nord. A Nazareth, nel 2017 vivevano 76.551 persone, 40 mila delle quali erano di fede islamica. A sud vi sono importanti insediamenti arabi, Rahat ha quasi 70 mila abitanti. Vi sono 122 comuni israeliani composti interamente o per la maggior parte da cittadini arabi. Negli ultimi sette anni, il numero degli studenti arabi nelle università israeliane è cresciuto del 78,5 per cento. Diversi partiti arabi sono rappresentati alla Knesset: Balad, United Arab List, Islamic Movement in Israel, Ta’al. Il precedente governo, guidato da Naftali Bennett, aveva al suo interno il partito arabo-islamico Raam con quattro seggi. Gli arabi in Israele godono di pieni diritti politici e civili e possono assurgere a qualsiasi carica, al pari dei cittadini ebrei. L’apartheid, conclude la professoressa, esiste soltanto nella propaganda di chi vorrebbe la cancellazione dello stato ebraico.

    Dal fiume al mare. Diversi appelli per il cessate il fuoco sono stati accompagnati in questi giorni da una espressione apparentemente neutrale: “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. “Dal fiume al mare” è una frase che non indica semplicemente la volontà legittima dei palestinesi di avere uno stato riconosciuto ma è una frase che implicitamente sostiene la necessità di uccidere o deportare 9 milioni di israeliani. L’area che va dal fiume al mare si riferisce all’intera area compresa tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. In quell’area vi sono i territori conquistati da Israele nel 1967 durante la Guerra dei sei giorni ma anche l’intero Israele. Chiamare tutta quell’area “Palestina”, come abbiamo già scritto, non è un appello a porre fine all’occupazione, a creare una soluzione a due stati, o a riportare Israele ai confini che esistevano prima del 1967. E’ un appello per l’eliminazione di Israele nella sua totalità. E quando si dice di voler eliminare Israele, dove vive circa la metà della popolazione ebraica mondiale, si sta semplicemente sostenendo il genocidio. Dal fiume al mare.

    Genocidio. La narrativa della decolonizzazione, ha scritto sull’Atlantic Simon Sebag Montefiore, in un testo pubblicato in esclusiva per l’Italia dal Foglio, ha disumanizzato gli israeliani al punto che persone altrimenti razionali giustificano, negano o sostengono la barbarie. Una narrativa secondo la quale Israele è una forza “imperialista-colonialista”, gli israeliani sono “colonialisti” e i palestinesi hanno dunque il diritto di eliminare i loro oppressori. Sebbene ci sia un forte istinto a rendere tutto questo un “genocidio” che ricorda l’Olocausto, continua Montefiore, non lo è: i palestinesi soffrono per molte cose, tra cui l’occupazione militare; le intimidazioni e le violenze dei coloni; una leadership politica palestinese corrotta; l’insensibile negligenza da parte dei loro fratelli in più di venti stati arabi; il rifiuto da parte di Yasser Arafat, il defunto leader palestinese, di piani di compromesso che avrebbero visto la creazione di uno stato palestinese indipendente, e così via. “Niente di tutto ciò – scrive ancora l’autore – costituisce un genocidio, o qualcosa di simile a un genocidio. L’obiettivo israeliano a Gaza, anche per ragioni pratiche, è quello di ridurre al minimo il numero di civili palestinesi uccisi. Hamas e organizzazioni affini hanno abbondantemente chiarito nel corso degli anni che massimizzare il numero di vittime palestinesi è nel loro interesse strategico”. Tragedia sì, genocidio no.

    Contestualizzare. L’espressione in questione viene spesso utilizzata da coloro che, di fronte allo sterminio del 7 ottobre, cercano di non concentrarsi sul dettaglio, sulla singola inquadratura, e tentano, con approccio astuto, di spiegare perché la questione è più complessa e perché dinanzi alla scena di un terrorista che uccide un ebreo colpevole di essere ebreo bisogna necessariamente fare un discorso più generale. “Gli attacchi di Hamas non sono venuti dal nulla”, ha detto l’illuminato segretario delle Nazioni Unite António Guterres, poco prima di festeggiare l’arrivo dell’ambasciatore iraniano alla guida del Forum sociale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Chi sceglie di “contestualizzare”, di solito, lo fa per spiegare che le azioni dei terroristi nascono non dalla volontà di negare al popolo ebraico il diritto di esistere, come d’altronde recita il primo statuto di Hamas, ma dalla volontà di reagire alle violenze arrecate da Israele ai suoi vicini. Obiettivo della contestualizzazione: evitare di ragionare sull’islamismo fondamentalista che mette la religione al servizio di una causa precisa (l’eliminazione del popolo ebraico) e cercare di suggerire all’interlocutore una convinzione precisa: Israele è stato attaccato non perché è odiato dai suoi vicini, che non accettano la sua esistenza, non perché il popolo ebraico oggi è vittima di un odio violento simile a quello che ha vissuto nei periodi più bui della storia, ma semplicemente perché se l’è cercata. Contestualizzare uguale minimizzare.
    https://www.ilfoglio.it/esteri/2023/11/13/...parole-5896605/

    L'antisemitismo: un pregiudizio e la teoria del complotto

    Yair Rosenberg

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    "L'antisemitismo è la teoria cospirazionista che non si ferma all'apparenza ma mette in discussione come funziona il mondo", ha detto Yair Rosenberg, giornalista dell'Atlantic, davanti alla commissione affari esteri del Congresso il 22 giugno scorso

    Pubblichiamo la testimonianza di Yair Rosenberg, giornalista dell’Atlantic, alla commissione Affari esteri del Congresso americano, il 22 giugno scorso. Il titolo è: “Rispondere all’antisemitismo e al pregiudizio anti Israele”.


    La Commissione degli Affari esteri del Congresso degli Stati Uniti ha tenuto un’audizione della sottocommissione sul tema “rispondere all’antisemitismo e al pregiudizio anti-israeliano”. Dato che si tratta di politica e che l’incontro è stato organizzato dai repubblicani del Congresso, naturalmente ha assunto un tono in parte di parte, e le solite controversie sono emerse tra i membri di entrambi i partiti. Ma sono grato per l’invito e per l’opportunità di prendere una pausa e offrire un approccio più ampio alla questione.

    Poi, durante la mattinata, ho perso la voce.

    Fortunatamente, il personale mi ha fornito tè e un microfono, e sono riuscito a pronunciare il mio discorso in modo almeno sensato. Fortunatamente per te, tuttavia, questa è una newsletter cartacea, quindi non sarai sottoposto a quella performance. Di seguito, le mie osservazioni come preparate per la presentazione, prima che fossero accorciate a causa dei limiti di tempo.





    "Presidente Smith, Membro di maggioranza Wild, membri della commissione, vi ringrazio per avermi invitato a testimoniare oggi sul tema dell’antisemitismo, argomento che ho coperto per oltre un decennio come giornalista. Per inciso, sono contrario a esso.

    Quella frase potrebbe sembrare divertente, ma non è sempre stata la posizione ovvia in questa sede. Nel 1934, il rappresentante della Pennsylvania Louis McFadden si è alzato in piedi alla Camera e si è lamentato del presunto controllo ebraico dell’economia americana. “Non è vero”, ha dichiarato, “che negli Stati Uniti oggi i gentili hanno i pezzi di carta mentre gli ebrei hanno l’oro?”.

    Abbiamo fatto molta strada da allora.

    In passato, non era raro che gli ebrei fossero chiamati davanti ai parlamenti e ai leader politici; tuttavia, l’intento non era quello di proteggerli, ma di perseguitarli. Questa non è storia antica. Ci sono persone in questa commissione che provengono da paesi come l’ex Unione Sovietica che hanno represso i loro ebrei nella memoria vivente. Quindi penso di parlare per tutti a questo tavolo quando dico che sono grato di essere qui, grato a voi per essere qui e grato di vivere in un paese eccezionale dove una conversazione come questa non è solo possibile, ma desiderata. Mentre siamo qui per discutere degli sviluppi negativi nel trattamento degli ebrei, penso che sia importante riconoscere quel contesto incoraggiante. Detto questo, credo che ci sia una generale consapevolezza, supportata da dati ed eventi, che nell’ultimo decennio l’antisemitismo è gradualmente peggiorato invece di diminuire in America e nel mondo. Il che solleva la domanda: se più persone che mai sono consapevoli dei pericoli del bigottismo antisemita, perché persiste?

    Sostengo che una delle ragioni principali è che le storie che raccontiamo sull’antisemitismo e sulla sua provenienza sono troppo strette e comode. Per alcune persone, parlare del pregiudizio antiebraico significa comprensibilmente parlare di neonazisti, suprematisti bianchi e dell’estrema destra. Per altri, come riflette l’organizzazione di questa udienza, significa parlare del sentimento anti israeliano che troppo spesso sfocia nell’antisemitismo. Ho scritto a lungo di entrambe queste storie. Queste narrazioni dominano il dibattito perché contengono una verità reale, ma anche perché sono facili da raccontare per chi è di parte.

    Ma non sono tutta la storia, e vorrei raccontarvene un’altra, perché finché non sfidiamo la comoda conversazione sull’antisemitismo, è improbabile che influenzeremo il problema.

    Questa storia va così. Quasi da quando ci sono ebrei, c’è stato pregiudizio antiebraico. Questo bigottismo precede gli Stati Uniti d’America e lo stato moderno di Israele. È più antico del capitalismo e del comunismo, dei repubblicani e dei democratici, dei progressisti e dei conservatori. E precede il cristianesimo e l’islam. A causa di questo, sebbene l’antisemitismo sia espresso da queste comunità, non può essere causato da esse. La fonte è qualcosa di molto più fondamentale.

    Che cosa potrebbe essere? Considerate recenti episodi antisemiti che superficialmente sembrano avere poco in comune. Nel 2018, un suprematista bianco massacrò 11 fedeli nella sinagoga Tree of Life di Pittsburgh. Nel 2019, gli aggressori legati al movimento dei Black Hebrew Israelite aprirono il fuoco su un supermercato kosher a Jersey City, uccidendo tre persone. E nel 2022, un estremista islamico tenne in ostaggio un’intera congregazione a Colleyville, Texas, per gran parte del sabato ebraico.

    Per prendere un altro esempio curioso: sia il leader supremo della teocrazia islamica dell’Iran che Robert Bowers, il tiratore di Pittsburgh che odiava i musulmani, hanno pubblicato meme sui social media che affermavano il controllo sionista della politica americana. Durante la campagna presidenziale del 2016, sostenitori agli eventi elettorali sia di Donald Trump che di Bernie Sanders sono stati ripresi mentre affermavano che i “sionisti” gestiscono le finanze dell’America.

    Cosa unisce tutti questi attori antisemiti apparentemente disparati? Non la loro identità o background, ma la loro adesione a una cospirazione di controllo ebraico. Il suprematista bianco di Pittsburgh credeva che gli ebrei fossero responsabili di inondare il paese con le persone di colore che odiava, come parte della cosiddetta “grande sostituzione” della razza bianca. Uno dei simpatizzanti dei Black Hebrew Israelite a Jersey City scrisse sui social media che gli ebrei controllavano il governo. E l’estremista islamico britannico che prese di mira la sinagoga in Texas lo fece perché pensava che i rabbini americani esercitassero influenza sulle autorità degli Stati Uniti e potessero liberare qualcuno dal carcere.

    Questo non è il modo in cui solitamente pensiamo all’antisemitismo. La maggior parte delle persone lo interpreta come un pregiudizio personale come tanti altri, in cui un bigotto semplicemente disprezza un gruppo perché è diverso – troppo nero, troppo bruno, troppo musulmano, troppo ebreo. L’antisemitismo è un pregiudizio personale. Ma è anche qualcos’altro: una teoria del complotto su come funziona il mondo che incolpa gli ebrei che tirano le fila in modo sinistro per i problemi sociali e politici – ed è questo tipo di antisemitismo che, come abbiamo visto, è più probabile che porti alla morte di persone. Ma poiché molti individui ben intenzionati non capiscono come funziona questo antisemitismo, tendono a trascurarne gran parte.

    Questo è un problema, perché mentre la teoria antisemita del complotto è pre politica, viene regolarmente espressa in termini politici, in modi progettati per eludere le nostre difese. Oggi, meno persone cadrebbero nella affermazione diretta del congressista McFadden che “gli ebrei” controllano la nostra politica ed economia. Ma sostituisci “George Soros”, o “i Rothschild”, o “i sionisti”, o “Israele”, e improvvisamente l’argomento antisemita riacquista il suo fascino, e persone rispettabili e istituzioni iniziano ad annuire e suggerire di discutere sull’argomento. L’idea che gli ebrei controllino il clima potrebbe sembrare bizzarra alle tue orecchie, ma l’idea che Israele controlli i media – cosa affermata dal ministro degli esteri del Pakistan alla Cnn nel 2021 – potrebbe non sembrare così strana. Poiché le persone sono state a lungo condizionate a concepire gli ebrei in modo subdolo, non serve molto per aggiornare l’antica teoria del complotto per persuadere il pubblico contemporaneo. E grazie a secoli di materiale che incolpa i problemi del mondo sugli ebrei, i teorici del complotto in cerca di un capro espiatorio per le loro sventure scoprono inevitabilmente che la mano invisibile del loro oppressore appartiene a un ebreo invisibile.

    Per essere chiari: attori come Soros o lo Stato di Israele possiedono un potere reale e meritano certamente critiche per come lo esercitano. Ho personalmente scritto e riportato tali critiche. Il problema è piuttosto che tali critiche vengono troppo spesso sostituite da teorie del complotto, in cui il bersaglio ebraico viene trasformato in un avatar del male assoluto che sta dietro ai mali del mondo.

    Questo modo di pensare minaccia la democrazia, perché finché le persone prevenute attribuiscono i problemi della loro società a colpevoli ebrei, saranno incapaci di organizzarsi collettivamente per risolverli razionalmente. La teoria del complotto minaccia sia israeliani che palestinesi, perché quando la conversazione sul loro conflitto è catturata dagli antisemiti, la critica legittima non può essere ascoltata ed entrambe le parti perdono inevitabilmente. E ovviamente minaccia gli ebrei ovunque, il che dovrebbe essere motivo sufficiente per opporvisi tutti".
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    L'Europa è Assurdistan: "Allahu Akbar" nell'università dei Nobel

    Anche la culla della filosofia e della fisica è occupata dalle truppe islamiste. Presto nelle nostre università. Dieci video incredibili. Chi non teme questo futuro, è già morto dentro

    Giulio Meotti

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    Benvenuti a Saint-Denis, Parigi! Tutti gli stadi di Francia sono stati requisiti per le mega preghiere stile Teheran.

    Benvenuti a Londra. Le scritte arabo-islamiche sono proiettate sugli edifici più iconici della città.

    Benvenuti ad Amsterdam. Le strade sono diventate luoghi di culto. Si chiama occupazione.

    Benvenuti nella grande utopia di culture opposte che si incontrano e scontrano in una convivenza ossessivamente prescritta.


    Oggi dobbiamo parlare di uno di quei luoghi che mi fanno sempre pensare all’Europa come al posto più bello del mondo: l’Università di Gottinga, Germania.

    Ci sono 45 premi Nobel associati a questa università fondata nel 1737. La lista di allievi è fittissima, con personalità del calibro di Metternich, von Humboldt, Schopenhauer, Heine, Koch e Bismarck. Qui i fratelli Grimm redassero il primo dizionario di tedesco. Qui ci sono le tombe di ben otto Nobel. Tre sono per la fisica: si tratta di Max Born e Max Planck, due dei massimi ideatori della meccanica quantistica, e Max von Laue, scopritore della diffrazione dei raggi X. A far loro compagnia cinque Nobel per la chimica: da Otto Hahn, scopritore della fissione dell’uranio e del torio, a Walther Nernst, autore di importanti contributi alla termodinamica.

    Racconta Joelle Rautenberg che un gruppo universitario islamico filo Hamas si è riunito nell'aula centrale dell'università e ha iniziato a pregare al grido di “Allahu Akbar”. Tutto legale: l’università si è arresa all’islamizzazione.

    Racconta Rautenberg: “Mio padre, un imam del Ghana, mi disse da bambina che le donne ‘scoperte’ senza hijab non avevano alcun valore e che in alcuni casi la lapidazione delle donne violentate era legittima. Da allora, il significato di ‘Allahu Akbar’ mi è stato confermato ogni giorno, ad esempio quando sui social mi viene chiesto di uccidermi perché sono una kafir, una infedele, o perché critico gli insegnamenti religiosi islamici”.

    Nel diritto islamico, prosegue Rautenberg, “si distingue tra Dar al-Salam, ‘zona di pace’, l’area dei paesi islamici, in contrapposizione all’area dei paesi occidentali non islamici, il Dar al Harb, ovvero ‘zona di guerra’. Secondo gli insegnamenti islamici, la pace tra i paesi può essere raggiunta solo se tutti i paesi diventano ‘zone di pace’, cioè paesi islamici. ‘Allahu Akbar’ è solo un’altra pretesa assoluta e ineludibile di potere dell’Islam politico, il cui obiettivo finale è un califfato mondiale. In tempi in cui dobbiamo abituarci ai giocatori della nazionale tedesca che postano saluti islamici, gli episodi di islamismo aumentano nelle scuole e il governo federale finanzia dipartimenti specializzati che banalizzano jihad e sharia, mi spaventa quando i musulmani in un’università tedesca pregano davanti a un slogan sul ‘cambiamento di sistema’. La scelta dell’edificio universitario non è altro che una dimostrazione di forza religiosa contro i valori fatiscenti dell’Occidente e dell’islamizzazione dello spazio pubblico. In quanto donna nera che ama la vita libera in Occidente e che ha preso le distanze dalle catene oppressive dell’Islam, non voglio un ‘cambiamento di sistema’ islamico. Non voglio vivere in una società in cui è normale per i musulmani gridare ‘Allahu Akbar’ negli edifici universitari”.

    Nove anni dopo la decisione di Angela Merkel di aprire la Germania e l’Europa al mondo intero, l’accaparramento delle terre europee da parte islamica è in pieno svolgimento. La popolazione musulmana è in costante crescita, i fatti demografici indicano inesorabilmente che la massa critica è stata superata da tempo e che gli europei autoctoni diventeranno minoranza in quello che un tempo era il loro paese. I musulmani chiedono sempre più che le loro usanze vengano applicate e sono meno preoccupati che mai dei principi occidentali, come la separazione tra politica e religione e l’uguaglianza o la libertà. A loro non bastano le migliaia di moschee che stanno sorgendo in tutta Europa. Vogliono dimostrare che il loro potere ovunque è possibile

    Benvenuti nella nuova Germania, dove tutti i ministri sono stati molto impegnati ad augurare buon Ramadan: Berlino, Essen, Kiel, Amburgo, ovunque le stesse scene. Ma le élite politiche e mediatiche sono preoccupate dal consenso che riscuote la destra dell’AfD.

    Video che dovrebbero far sorgere più di un sospetto sulla famosa fermezza europea a favore di Israele e contro il pericolo dell’Islam radicale.

    Durissimo il giornalista ex Bild Julian Reichelt a vedere le scene di Gottinga:

    “Mentre milioni di persone dai paesi islamici fuggono da noi, nessuno dai paesi cristiani fugge nel mondo islamico. Nessuno vuole vivere lì. Qualunque cosa ci dicano sull’Islam, la religione della pace, dovremmo prestare particolare attenzione a ciò che fanno i musulmani. Non quello che dicono, ma quello che fanno. Nella maggior parte dei casi non fuggono perché sono perseguitati politicamente, ma perché la vita nella loro terra natale è povera, miserabile, brutale e insopportabile. Tra i paesi di origine più comuni dei migranti in Germania, i primi sei sono musulmani: Siria, Turchia, Afghanistan, Iraq, Iran e Somalia. Inoltre c'è tutto il Nord Africa, Tunisia, Algeria, Marocco, Libia, ecc. Oltre il 70 per cento delle persone che arrivano in Germania, per lo più illegalmente, sono musulmani. Il motivo per cui vogliono andarsene è chiaro: nei loro paesi d'origine si pratica la lapidazione, il taglio delle mani e della testa, la fustigazione, la circoncisione delle bambine, l'impiccagione alle gru, il lancio dai tetti, il rogo vivo. Non c’è denaro da guadagnare, i governanti sono corrotti. I regimi sono ricchi, ma le persone sono povere. Il pugnale e il kalashnikov imperano. Nei pochi stati islamici di grande successo e prestigio nel mondo, come il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, a nessun imam è consentito predicare ciò che vuole. Decenni di correttezza politica ci hanno insegnato a banalizzare il dominio dell’Islam e accettare la sua inarrestabile ascesa. Se la preghiera pubblica è vietata in Qatar e Dubai, perché dovremmo consentirla a Berlino ed Essen? L’Islam domina sempre più la scena di strada e la cultura occidentale. Ogni Natale, gli ideologi di sinistra ci avvertono che troppo simbolismo natalizio potrebbe danneggiare i musulmani. Allo stesso tempo, l’illuminazione del Ramadan risplende in sempre più città. Quest'anno, per la prima volta, la Pasqua, la festa cristiana più importante, si è svolta sotto le luci del Ramadan. Non sorprende che le persone sentano che la loro cultura dovrebbe essere sostituita. Nelle scuole tedesche, come a Neuss, si tiene quella che non è altro che una dimostrazione di forza: la preghiera pubblica. Dobbiamo parlare di questa islamizzazione perché l’Islam politico, mentre continua a immigrare da noi, non conosce i diritti delle donne. Nell'Islam politico l'uomo determina la dignità della donna, gli è permesso invadere la sua dignità, può decidere su di lei. Queste sono le regole. Non sono compatibili con la nostra Costituzione. Dobbiamo affrontare la scomoda verità. È l’islamismo dell’età della pietra che vuole conquistare e sottomettere. Questa ideologia religiosa è incompatibile con il nostro ordine fondamentale libero e democratico. Non vuole farne parte, vuole eliminarlo. Politicamente, dobbiamo riconoscere che l’islamismo inizia molto, molto prima del terrorismo. E non possiamo dirlo abbastanza chiaramente: non vogliamo questa ideologia qui”.

    Ma questa è la nuova Europa.

    Ci sono video che dicono più di mille parole, per quanto bene io possa scolpirle. Il video da Gottinga - cittadina medievale risvegliatasi nel Settecento come Georgia Augusta, per diventare, con la sua università e la sua biblioteca, il centro scientifico d'Europa, la culla delle nuove matematiche, della nuova filologia, delle nuove scienze storiche e politiche - ci dice tutto.

    Ma per chi conosce la storia, ricorderà anche che Gottinga, con tutta la sua aristocrazia dello spirito, non seppe resistere al nazismo e con supina fiacchezza si lasciò sopraffare, piegandosi anzi in molti casi alla più servile acquiescenza.

    System change! E in Europa tira di nuovo aria da Weimar. Dopo il cabaret, la barbarie.

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    Un po' di Folclore

    Le razze aliene vampire che prelevano la nostra energia
    Di Lucio Tarzariol
    Razze-aliene


    Un’altra razza aliena che trova correlazione con i vampiri ci giunge dal libro segreto dei Russi che parla della razza Razza HAV-Hannuae Kondras: Si dice provengono dal Sestante di una galassia nana. Si dice che questi siano apparsi sulla terra per la prima volta in Transilvania nell’anno 931/941 d. C., e sono famosi per rapire e uccidere gli esseri umani e di bere il loro sangue, dando origine alle leggende su Dracula e i vampiri.

    Le razze aliene vampire che prelevano la nostra energia

    Inoltre sembra che siano coinvolti anche nello smembramento di mucche ed altri animali da pascolo. Tuttavia essi sono tollerati dai governi umani. Sono stati visti per l’ultima volta in Scozia nel 1996. Ricordo che si annoverano esseri vampiri già ai tempi di Matusalemme, riconducibili a Caino e a Lilith la prima moglie di Adamo.

    A tal proposito, un testo kurdo degli yaresan del tredicesimo secolo “Ajaveb ol-makhluqat”, narra che i djinn sono una specie di animali che hanno il potere di cambiare forma, proprio come accade nei pleniluni dei miti indiani delle Americhe spesso legati al lupo, e agli spiriti; questi sarebbero stati creati duemila anni prima di Adamo, si afferma, che erano esseri affini agli angeli ed erano capeggiati da Ebilis; questi per aver rifiutato di inchinarsi dinanzi ad Adamo sarebbero stati scacciati dal cielo e condannati a vagabondare in terra come demoni, proprio come accade a Lilith, la prima moglie di Adamo che a lui non voleva sottomettersi.

    Sono esseri associabili ai vampiri “Edimmu” degli antichi assiro-babilonesi, giganti violenti che divorano le carni degli uomini svuotandone le vene, demoni piumati, umanoidi, che abitavano un regno sotterraneo, “la Casa delle Tenebre” del dio Irkalla, visitato anche da Ishtar.

    Forse era il regno della regina della magia nera e degli inferi mesopotamici “Erekigal”, “colei che registra e giudica coloro che giungono tra le ombre” nel Regno delle Tenebre, “dell’Arallù”.

    Quel mondo sotteraneo identificato da alcuni studiosi nella Capadocia nella Frigia terra d’origine dei cabiri, come afferma Plutarco e Stradone, in prossimità dei camini dei Peri, anzi degli “djinn”. Quei luoghi sotterranei ricovero di alcuni esseri sopravissuti all’ultima Era Glaciale avvenuta all’incirca, tra il 9.500 e il 9.000 anni a. C.; quegli stessi esseri che nell’antico Giappone dimoravano nelle buche, chiamati Emisi, Kuzu, Kappas, o meglio “uomini dei canneti”.

    Forse quegli stessi esseri dell’antica leggenda egizia, nella quale, la Dea leonessa egizia, Sekhmet, o Hattor era incaricata a distruggere l’umanità per suoi peccati, con il suo terribile “occhio”, per ordine dello stesso dio Rà, che pentendosi, la fermò, incaricando nello stesso tempo Geb, il dio della terra, a sorvegliare i serpenti che lo hanno indotto a colpire e che si trovano nel suo territorio, e che la “luce” di Geb dovrà trovare nelle loro buche e caverne sotterranee; forse gli stessi Naga, i serpenti velenosi che Krsna volle distruggere, bruciando la foresta di Kandhava, come descritto nel Mahabharata, quei serpenti tanto odiati, che amati dagli stessi dei vedici, vedi Arjuna sposa di Ulupi figlia di re Naga.

    Nell’elenco degli exstraterrestri, come previsto da Kent Dunn tramite il KGB si parla, invece, del K-Group, che era il diminutivo del Kondrashkin. Hanno la pelle pallida con una leggera tinta verdastra e quasi senza capelli. Sembravano umani, e devono sbiancare la pelle e indossare parrucche. Sono stati periodicamente coinvolti in progetti segreti fin dagli anni ’40. Sono Collegati ai Progetti Montauk e ad altri oscuri progetti.

    Nella costellazione del Drago vi è un’altra razza di entità che in passato hanno visitato la Terra. Sono alti circa 8 piedi, scuri con occhi rossi, luminosi al buio e con le ali. Essi sono all’origine delle leggende sui mostri alati ed i vampiri. Gli uomini falena non hanno molta influenza sulla Terra. Vivono nascosti in luoghi sotterranei e non desiderano attirare l’attenzione su di sé. Nel Blue Blood di Stewart A. Swerdlow si scrive così degli uomini falena: “Entità del tutto silenziosa, la falena è sempre in volo; si posa sul terreno o sui muri solo quando dorme. È quasi completamente non fisica ed è alta circa due metri e mezzo.

    Molti lo considerano un demone che si aggira nelle ore notturne e che spesso si materializza in zone dove successivamente avvengono catastrofi.

    Dai testi dell’autore peruviano Carlos Castaneda si evince l’esistenza di “Vampiri energetici”. Leggendo Don Juan Matus, uno dei protagonisti della sua collana di libri, si giunge a conoscenza che sarebbero stati proprio i Voladores a creare qui in terra, quei sistemi di credenze e abitudini sociali che definiscono le nostre paure, le nostre speranze; e sono sempre loro che alimentano il nostro Ego al fine di trarre quell’energia di cui si cibano”.

    Altri esseri con alcune similitudini, sono stati individuati anche da altri ricercatori; si vedano ad esempio gli esseri “Beta” di Dario Giacoletto, o il “Horus ra”, o il “Lux” un essere parassitario di cui parla Corrado Malanga e di cui vi rimando al sito Universo7p che ci spiega bene di cosa si tratta. Io no so se vi siano correlazioni tra questi esseri, certo è che mi ricordano i “Vitoni” che ritroviamo nel romanzo di Eric Frank Russell: “Schiavi degli invisibili”?

    Qualcosa sta accadendo da tempo ed è molto più vicino di quanto pensiamo. La nostra Vita sulla Terra sembra essere un inganno gestito da forze extraterrestri, intraterrestri e interdimensionali e forse è per questo che chi sa tace. Sembra proprio vero ciò che disse Stephen Hawking: “Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza ma l’illusione della conoscenza”.

    Incuriosisce il fatto che nel Libro dei Giubilei, guarda caso, appaiono addirittura delle schiere angeliche, con i nomi di esseri definiti in questo caso, angeli a cui è riservato un ruolo importante nella guerra contro i figli delle tenebre, capeggiati, per l’appunto, da Belial, colui che è detto il “malvagio” (o anche Devy, Barons,’Belhor, Baalial, Beliar, Beliall, Beliel; dall’ebraico בליעל bəliyyáʻal, “senza valore”, “niente di buono”, o anche beli ya’al = “per non rialzarsi mai”, o ancora baal ‘ia’l, “falso dio”, “idolo” o “dio superbo).

    A detta di alcuni ricercatori questo nome, nella tradizione mitologica ebraica, non è esattamente un nome proprio, bensì sarebbe un nome comune, il cui significato sarebbe “colui che è privo di valori”, per delineare ancora una volta il concetto che implica il “mantenere una certa situazione, uno status stabile che necessita”, “ma c’è da chiedersi utile a chi?”, magari potrebbero essere proprio gli stessi “Los voladores”, “gli oscuri predatori” che di noi si cibano, come ci fa sapere Castaneda. Quelli che volano, oscure ombre di fango parassite, o meglio predatori alieni. Gli sciamani toltechi scoprirono la presenza di esseri oscuri posti direttamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili.

    Gli stregoni videro che questi esseri oscuri si cibavano della lucentezza della consapevolezza di ogni individuo, riducendone sempre di più la luminosità. Queste entità oscure sono particolari esseri inorganici, coscienti e molto evoluti e poiché si muovono saltellando o volando come spaventose ombre vampire furono chiamati los Voladores, ovvero quelli che volano.

    Don Juan: «Sei arrivato, e con le tue sole forze, a ciò che per gli sciamani dell’antico Messico era la questione suprema. Per tutto questo tempo non ho fatto che menare il can per l’aia, insinuando in te l’idea di un qualcosa che ci tiene prigionieri. Ed è davvero così!» Carlos: «Perché questo predatore ci avrebbe sottomessi nel modo che stai descrivendo, don Juan?

    Dev’esserci una spiegazione logica.» Don Juan: «Una spiegazione c’è ed è la più semplice che si possa immaginare. I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie…»

    I los Voladores sarebbero predatori solo di un determinato tipo di energia; ego, superbia, egoismo, avidità, desiderio smodato, codardia, aggressività, vanità, violenza, commiserazione e tutte le emozioni forti, sarebbero quell’energia che è il loro cibo preferito
    Di Lucio Tarzariol
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    Chiudiamola qui. :f:

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    Tutto gira intorno a tutto.
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    Ho visto solo oggi questo 3d.
    L'Ebraismo ha una storia plurimillenaria con infiniti personaggi e vicende, ci furono svariati "messia",
    ma purtroppo neanche uno era vero, fecero tutti una bruttissima fine, tra i tanti ci fu anche il
    famigerato Sabbatai Zevi, agitatore politico, ebreo ottomano, che si proclamò Messia all'età di
    22 anni (precocetto).
    Iniziatore di una setta pseudocabbalistica eretica a sfondo sessuale, condannato per eresia dalle
    autorità rabbiniche partì per Costantinopoli.
    Nel settembre del 1666, temendo per la propria vita, si convertìi all'Islam.
    Fu portato di fronte al Sultano Mehmed IV, e lì si convertì, prendendo il nome di Aziz Mehmed Effendi, esiliato dalle autorità Ottomane nell'attuale Montenegro, morì in solitudine nel 1676.
    Ancora oggi negli ambienti esoterici newage qualcuno si diletta a leggere i suoi scritti misticodemenziali.

    Edited by Ayalon - 16/4/2024, 00:44
4518 replies since 14/10/2007
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