Sul "pentimento" - Teshuvah - nell'ebraismo

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  1. yesyes
     
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    Nella Torà vi sono delle sanzioni la cui esecuzione non è stata affidata al bèt din~tribunale e, infatti, è scritto che per determinate trasgressioni la punizione è il karèt, che significa “recisione”. Il trattato Keretòt inizia enumerando quali sono i casi che sono passibili di karèt e quali sono le leggi che derivano da questa sanzione.

    Il termine deriva da una radice che significa tagliare, recidere. Rambàn (Vaikrà, 18, 29) spiega che esistono tre tipi di karèt. Ve ne è uno kàl~leggero, per il quale il trasgressore muore giovane, ma conserva la sua parte del Mondo a Venire e potrà partecipare alla risurrezione dei morti. Vi è poi un karèt più grave, in cui il peccatore vive più a lungo, ma la sua anima non partecipa al Mondo a Venire. Il karèt peggiore è, infine, quello per cui si muore in gioventù, ma anche l’anima è recisa dal Mondo a Venire.

    Occorre però ricordare che, per chi si pente, il decreto, per quanto duro, è suscettibile di cambiare! Maimonide scrive, infatti (Hilchòt Teshuvà ~ leggi sul pentimento, cap. 3, norma 14) che persino colui per il quale è stato decretato che non avrà parte del Mondo a Venire, se si pente con sincerità, potrà farne parte.

    La teshuvà è così potente che non esiste nulla che possa resistere a essa.

    Daf Yomi
    (una pagina di Talmud al giorno)
    https://libri.levy.it/dafyomi/

    Edited by yesyes - 13/5/2019, 23:02
     
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3 replies since 10/4/2019, 17:14   74 views
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