Pi greco o 3,14

La vasca di Salomone

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    Pi greco, , 3,14 o 3.14

    Fonte della Torah per Pi


    Sono uno scienziato e mi piace studiare le lezioni di Torah trovate su www.Aish.com Ma da un punto di vista professionale, ritengo che le informazioni scientifiche siano più accurate e affidabili. È una prospettiva valida?

    Il rabbino Aish risponde:

    Sì e no. da un lato, quando si tratta di cose come la medicina, dobbiamo fare affidamento sulla scienza moderna. Eppure, d'altra parte, abbiamo visto più e più volte dove la scienza evolve le sue teorie e qualcosa che una volta era considerato folle - come il Big Bang - viene accettato come fatto.

    La Torah è assoluta e immutabile e ci sono molti esempi di come la Torah rifletta una saggezza scientifica più profonda. Eccone uno:

    Il versetto dice: "[il re Salomone] fece un mare di metallo fuso di 10 cubiti da bordo a bordo, con una circonferenza rotonda, cinque cubiti di altezza e una linea di circonferenza di 30 cubiti". (1-Re 7:23, 2-Cronache 4: 2)

    Il verso descrive la piscina del re Salomone come una struttura circolare con una circonferenza di 30 cubiti e un diametro di 10 cubiti. Quindi: 30 diviso 10 fa 3. Questo valore è considerato un'approssimazione molto primitiva di Pi greco.

    Gli storici hanno generalmente attribuito la prima approssimazione ravvicinata di Pi agli egizi, nella loro costruzione della Grande Piramide, come descritto dall'abate Moreux nel suo "La Science Mysterieuse des Pharaons" (Parigi, 1923).

    Ora diamo un'occhiata agli scritti di The Vilna Gaon (Lituania del XVIII secolo), che scrive:

    In ciascuno dei due versetti biblici che descrivono la piscina del re Salomone, la parola per "linea" è scritta in modo diverso. Qual è la possibile ragione? Se prendiamo la gematria (valore numerico) delle due ortografie, troviamo qualcosa di molto significativo.

    La parola "linea" in 1-Re 7:23 è scritta Kuf-Vav-Heh, che equivale a un valore numerico di 111. La parola "linea" in 2-Cronache 4: 2 è scritta Kuf-Vav, un valore numerico di 106.

    Se si calcola il rapporto di questi due valori con quattro cifre decimali (1,0472), quindi si moltiplica per 3 (il valore biblico di Pi nella sua semplice lettura), il risultato è 3,1416 - il valore matematico preciso di Pi, corretto con quattro cifre decimali .

    Molti scienziati riconoscono le verità scientifiche più profonde della Torah. Consiglio di leggere gli scritti del dottor Gerald Schroeder, autore di Genesis and the Big Bang, The Science of God e The Hidden Face of Go

    Da qui :

    www.aish.com/atr/Torah_Source_for_...1674&mobile=yes

    Edited by leviticus - 6/11/2020, 02:39
     
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    Il pi greco e la matzà

    Pubblicato in Opinioni a confronto il ‍‍19/04/2019 - 14 ניסן 5779

    anna segre 2Qualche giorno fa in una conversazione ho appreso un po’ per caso che il Tanakh e il Talmud considerano il rapporto tra il diametro e la circonferenza equivalente a 3 mentre gli antichi egizi calcolavano il pi greco con un’approssimazione migliore. La mia prima reazione istintiva è stata: “E allora? La Bibbia non è stata scritta per insegnare la matematica. Dove sono gli egizi con il loro pi greco più preciso? Invece noi, con il nostro approssimato, siamo ancora qui che ci accingiamo a festeggiare la nostra vittoria su di loro come facciamo da millenni.” Mentre tiravo fuori questa risposta trionfalistica e un po’ banale mi è sorta spontanea una domanda: siamo usciti vincenti nonostante il pi greco imperfetto o proprio a causa di questo? La seconda ipotesi è straordinariamente affascinante.
    Da letterata considero il pi greco essenzialmente una metafora, il simbolo di ciò che è inconoscibile. È un numero che non potrà mai essere noto fino in fondo; nell’ansia di conoscerlo senza ragioni pratiche (pare che ci siano persone che passano il tempo a imparare a memoria il maggior numero possibile di cifre dopo la virgola) c’è qualcosa di un po’ inquietante, quasi una sorta di idolatria. Si può dunque ipotizzare che il Tanakh ci voglia insegnare a ridurre ciò che non si può conoscere a dimensioni umane (“Le cose occulte appartengono al Signore ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli in eterno, perché pratichiamo tutte le parole di questa legge”, Deuteronomio 29, 28). È un insegnamento decisamente appropriato per Pesach dato che il capitolo 12 dell’Esodo, quello che narra dell’uscita dall’Egitto, inizia con l’affermazione “Questo mese sarà per voi il capo dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno”, in cui il “per voi” significa, nell’interpretazione comune, che il calendario delle feste, a differenza dello Shabbat, non è di origine divina ma dovrà essere fissato dal popolo ebraico. E dunque, così come possiamo e dobbiamo celebrare Pesach anche se il nostro calcolo del plenilunio non è astronomicamente perfetto, altrettanto è corretto che in determinate situazioni si consideri la circonferenza semplicemente il triplo del diametro.

    Navigando un po’ su internet mi sono resa conto di aver scoperto, come era ovvio, l’acqua calda: ci sono moltissime discussioni e analisi dei passi biblici e talmudici in questione tese a dimostrare che in realtà si parla di cifre diverse da 3, molto più precise, ecc. Tra i testi che mi sono capitati sotto gli occhi mi ha colpito un articolo (Isaac Elishakoff, Elliot M. Pines, “Do Scripture and Mathematics Agree on the Number π?”, Miami International Conference on Torah and Science, 16-18 December 2003) che, tra le altre cose, offre alcuni spunti interessanti a conferma della mia ipotesi iniziale, cioè che l’imprecisione contenga anche un insegnamento morale. La circonferenza calcolata volutamente per difetto potrebbe costituire in determinati contesti una sorta di siepe, ciò che si aggiunge alla norma per essere certi di non trasgredire. Tra gli esempi che porta mi ha colpito (perché di nuovo attinente a Pesach) quello di una matzà tonda, in cui la circonferenza calcolata per difetto proteggerebbe il compratore (che si suppone sia il più povero). Non saprei ripetere tutti i calcoli con cui si arriva a questa conclusione ma il senso generale mi sembra molto chiaro e affascinante: a cosa serve essere precisi in contesti in cui l’imprecisione favorisce il debole? Che male c’è se regaliamo al povero quel 0,14… in più?

    Mi piace pensare che tra le libertà che festeggeremo stasera ci sia anche la libertà dalla precisione ottusa e fine a se stessa, così concentrata su di sé da ignorare il contesto e le implicazioni morali di ciascuna scelta.

    Anna Segre

    da moked.it
     
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2 replies since 6/11/2020, 02:31   630 views
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