Sic transit gloria Europae

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    Per placare i musulmani, le nostre università ora cancellano le lezioni sulla Shoah. E le crociate?

    Viviamo un vergognoso tramonto culturale. Nella città dove Mohammed è il primo nome, si vende anche la cattedrale, il muezzin chiama ogni giorno e chi critica l'Islam è sotto scorta
    Giulio Meotti



    “L’Europa non perdonerà mai gli ebrei per Auschwitz”, scrive il romanziere olandese Leon de Winter. Paradossale? Non poi così tanto. E forse nella testa di molti europei, l’Islam è lo strumento per mettere fine a questo paradosso psicologico. Basta pensare che il 7 ottobre Hamas ha sfollato 1.894 sopravvissuti alla Shoah e in Europa le strade si sono infiammate per gli islamici.

    L'Università di Utrecht, la quarta città più grande dell’Olanda, ha appena cancellato un ciclo di conferenze sull'Olocausto, perché "non può essere garantita la sicurezza dei relatori, degli studenti, degli insegnanti e dei visitatori". L’università ha capitolato alle minacce dei filo-palestinesi. "Il motivo è che vogliamo facilitare un dialogo diversificato ed equilibrato su questo tema” dice il rettore in wokkese. “Abbiamo bisogno di più tempo per collocare gli eventi del 7 ottobre e successivi in una prospettiva più ampia, con spazio per opinioni e convinzioni diverse".

    Fantastico, no? Ora per placare i musulmani le università europee cancellano i corsi sulla Shoah. E i corsi sulle crociate? E il colonialismo? E la storia delle religioni?



    Chissà cosa ne pensa Naftali Fürst, uno dei prigionieri ritratti dal fotografo americano Harry Miller nel campo di Buchenwald dove morirono molti ebrei di Utrecht in una delle immagini simbolo della Shoah (sotto di lui, Elie Wiesel). Il nipote di Naftali la mattina del 7 ottobre si è salvato per miracolo nel kibbutz di Kfar Aza, dove Hamas ha ucciso 62 di 900 abitanti.

    Frits Bolkestein sul Wall Street Journal ricordava che all’Università di Utrecht il professor Van der Horst voleva parlare dell’antisemitismo islamico nella sua lectio prima della pensione e l’università glielo ha impedito.

    Stessa storia in Inghilterra. Corsi sulla Shoah questa settimana sono cancellati nelle scuole a causa delle “tensioni comunitarie” (leggi, la violenza islamica). L’attrice inglese Maureen Lipman ha detto che “non c’è un posto sicuro oggi in cui essere ebrei in Inghilterra”.

    Poi ci si meraviglia che gli asili intitolati ad Anne Frank in Germania vogliano cambiare nome.

    C’è poco da stare allegri in Eurabia. E a Utrecht non si scherza con gli islamisti: in un attentato nel centro della città hanno fatto tre morti.


    L’opera dell’artista olandese Dries Verhoeven a Utrecht, un gigante bianco caduto dal piedistallo: Sic transit gloria mundi

    “Non mi ha sorpreso che l'Università di Utrecht volesse rinviare una conferenza sull'Olocausto, ma sono rimasto sorpreso quando c'è stata una certa agitazione” commenta ironico Max Pam sul Volkskrant.

    Sono stato a Utrecht nel lontano 2009 per un’inchiesta giornalistica sull’islamizzazione dell’Olanda e già allora capii che vivevamo un osceno momento di caos culturale.

    Benvenuti in una città conquistata!

    Mohammed è il primo nome fra i nati a Utrecht e le moschee chiamano alla preghiera con gli altoparlanti ogni giorno.

    La piscina Den Hommel ogni lunedì sera offre lezioni per “soli uomini musulmani”. La sharia suffragata in nome della non discriminazione.

    Un professore di origine iraniana, Afshin Ellian, lavora all'Università di Utrecht, dove è protetto da guardie del corpo.



    Il cardinale di Utrecht e primate d’Olanda, Willem Eijk, che io vorrei tanto vedere come Papa dopo la lunga decadenza bergogliana, ha detto che se la tendenza dovesse continuare entro il 2028 l’intera arcidiocesi di Utrecht, la più grande del paese e l’unica dove ancora esiste una presenza cristiana, potrebbe “scomparire”. Eijk ha espresso il timore che delle 300 chiese che l'arcidiocesi di Utrecht conta ancora, nel 2028, quando lui andrà in pensione, ne rimarranno meno di una ventina. "Già oggi in teoria una sola chiesa sarebbe sufficiente per tutti i credenti attivi a Utrecht”, spiega Trouw. La previsione di Eijk è rafforzata dalla decisione di mettere in vendita anche la cattedrale di Santa Caterina, l’edificio-simbolo del cattolicesimo olandese fin dal 1560.

    Sic transit gloria Europae. Il continente che conoscevamo tra poco non esisterà più. Ma chi se ne ricorderà?
     
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    Le urla del cristiano decapitato al grido di "infedele" disturbano la digestione dell'Occidente

    Con media, piazze e Onu solidali con i decapitatori di Hamas, ho deciso di pubblicare i video.
    Due occhi sbarrati sul nostro abisso morale.
    Chi vuole, apra gli occhi. Ma non potrà più richiuderli

    Giulio Meotti

    Non è diverso dal video del contadino tailandese decapitato a colpi di zappa da un allegro civile palestinese di Gaza. Basta leggere Simon Deng, l’ex schiavo sudanese cristiano, sul pogrom di Hamas del 7 ottobre.

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    Un cristiano in Nigeria decapitato al grido di “infedele”. Tutto ripreso in video dai cellulari di scarsa qualità, ma sufficienti per immortalarne l’agonia, il martirio, lo smembramento, due occhi sbarrati. Ma l’Occidente sbadiglia. Il massacro di cristiani non si adatta alla narrativa mediatica dell’establishment, secondo cui i cristiani sono sempre oppressori bianchi e i musulmani sono sempre vittime di colore. E così non viene riportato nei maggiori organi di informazione. Anzi, in Italia non esiste affatto.

    Dove sono le piazze europee per i cristiani massacrati? In 9.000 hanno appena marciato a Bruxelles nuovamente per Gaza. Dove sono 900 per i cristiani? Intanto, rivela La Libre, gli ebrei si stanno preparando a lasciare il Belgio.

    Coperti dalla propria comodità mediatica, uscendo a intervalli regolari dai propri box solo per gridare insulti contro la popolazione bianca e cristiana ed ebraica dei paesi occidentali, i nostri progressisti non si mobilitano per le vite di questi cristiani. Si mobilitano solo affinché i bianchi cedano i paesi che hanno costruito alle minoranze che li odiano. La crescita del terrorismo islamico e la demolizione della cultura occidentale da parte dell’ideologia woke hanno trasformato questo mondo, così “inclusivo”, in un inferno per milioni di credenti.

    Scrive lo storico ebreo Marc Knobel sull’ultimo numero della Revue des deux mondes: “Ci sono temi che suscitano tutta l'attenzione, tutte le denunce e tutte le tensioni. Viceversa, ce n’è un altro che, in definitiva, suscita scarso interesse. Quel che è peggio, il semplice accenno alla persecuzione religiosa di cui sono vittime i cristiani in molti Paesi sembra mettere a disagio molti commentatori. Per paura di creare malintesi? Per paura di sollevare possibili problemi? Per paura di nominare qualche paese, governo, altro credente? Come se questa domanda, in fondo, non esistesse o esistesse molto poco. Pensiamo forse che i cristiani non possano essere perseguitati? Forse ci ha sorpreso che un francese... di fede ebraica si adoperasse per denunciare atti anticristiani? Ma che sciocchezza! Come se, ad esempio, spettasse solo agli ebrei lottare contro la piaga dell’antisemitismo. Per denunciare gli atti anticristiani bisogna essere cattolici praticanti? Un silenzio colpevole che ignora l'orrore e sopporta il peggio”.

    Perché i nostri Spadaro, questi preti a cui piace piacere, non scrivono altrettanto?

    E perché non accogliamo i cristiani perseguitati e loro soltanto? Perché abbiamo paura.



    Tre persone sono state aggredite domenica a Leicester Square, Londra, dopo essere state sentite “parlare ebraico”. Le vittime, tutte ventenni, si stavano godendo una serata quando sono state aggredite da un gruppo di arabi. Una donna di 28 anni, Tehilla, ha detto al Telegraph di essere stata "aggredita fisicamente" e ha chiamato la polizia metropolitana 10 volte "temendo di morire". “Ci hanno sentito parlare e hanno detto: ‘sei ebreo?’”, ha detto al Telegraph Tehilla, che vive a Londra da quando aveva 13 anni. “Ho detto ‘sì, sono ebrea’, e poi hanno iniziato a cantare ‘Palestina libera’, e ‘dannati ebrei’. In 15-20 hanno iniziato ad attaccarci fisicamente”.

    Intanto un video di “morte agli ebrei” arrivava da un altro angolo della capitale inglese, le scuole ebraiche di Londra dispensavano i loro allievi dal portare la divisa perché li identificava come ebrei e le case ebraiche toglievano le mezuzah dalle porte.

    Cosa c’entra con i cristiani perseguitati?

    Londra ha rifiutato l’asilo ad Asia Bibi perché avrebbe potuto causare “sollevazioni violente” da parte della popolazione musulmana inglese. “Chiedo che il primo ministro inglese ci aiuti e, per quanto possibile, ci conceda la libertà” aveva affermato il marito di Bibi, Ashiq Masih, in un videomessaggio dalla località segreta in cui si trovava la famiglia della donna, dopo la scarcerazione e dieci anni nel braccio della morte in Pakistan. Wilson Chowdhry, presidente dell’Associazione cristiana pachistana inglese, ha detto: “Il governo del Regno Unito teme che il suo trasferimento nel Regno Unito causerebbe problemi di sicurezza e disordini tra alcune parti della comunità e una minaccia per le ambasciate britanniche che potrebbero essere prese di mira dai terroristi islamici”. Tajamal Amar, un cristiano fuggito nel Regno Unito dal Pakistan dieci anni fa, è stato preso di mira a Londra a causa della sua fede cristiana: “Sono venuto nel Regno Unito per evitare di essere attaccato e non mi sarei mai aspettato che lo stesso sarebbe successo a me qui”.

    Intanto i cristiani nigeriani continuano a essere massacrati quotidianamente a causa del loro credo religioso, ma sarà difficile trovare un solo media disposto anche solo a menzionarlo. 1.350 morti due anni fa, 3.500 l’anno scorso, 4.650 questa volta: è un’inflazione di martiri cristiani. E stiamo parlando del paese più ricco e popoloso del continente, non di uno di quegli stati falliti come la Somalia, la Libia, lo Yemen dove la vita di un cristiano vale meno di quella di una pecora.

    Basta illusioni. Per quanto spregevoli siano le atrocità legate ai diritti umani, per quanti video possano produrre i loro assassini, come nel 7 ottobre, ci si chiede invano perché nessuna rete mediatica ne parli mai. Tra il vecchio anticlericalismo dei media e l’odio di sé che inibisce l’Occidente, niente attivisti per i diritti umani. Solo le reti cristiane e nigeriane denunciano la situazione. È piuttosto affascinante osservare i media che pompano propaganda filo-palestinese dopo il massacro di 1.200 civili israeliani. Media più solidali con la militanza islamica radicale che con la persecuzione anticristiana.

    Dove sono le diplomazie occidentali? Prendiamo il Canada di Justin Trudeau: ha eliminato l’ufficio per la libertà religiosa, sostituendolo con quello per i diritti umani. Magari lo stesso che vuole piazzare assorbenti maschili in ogni palazzo e casa. “Non è roba da prima pagina, il cristianesimo è stato gettato nella prigione tossica dell’oppressione dagli studi decolonialisti” commenta il National Post. “Dal presepe che il consiglio comunale di Moncton ha cercato di eliminare, insieme alla tradizionale menorah di Hanukkah, al divieto strisciante della preghiera cristiana da parte dei cappellani militari nel Giorno della Memoria. Nessun paese non cristiano ha mai avuto un movimento abolizionista, tanto meno è andato in guerra per impedire ai non cristiani di schiavizzare altri non cristiani. Ma noi blateriamo ‘nessuno è libero finché non siamo tutti liberi’, in particolare dalla religione patriarcale, anche se forse possiamo tenere uno o due Babbo Natale di plastica, più un elfo con una maglietta arcobaleno”.

    I politici europei impegnati su questo fronte si contano su una mano: uno è l’inglese Lord Alton. Dove sono gli eurodeputati? A processare la storia europea, l’uomo bianco che in Nigeria ha portato un po’ di civiltà, ma guai a dirlo. E l’Onu? Dov’è l’Onu? Basta chiedersi dove sia l’Onu. Dipendenti dell’Onu erano impegnati a massacrare ebrei la mattina del 7 ottobre. Ha ragione Melanie Phillips, il nostro umanitarismo è malato.

    Con la nostra vile astuzia arrendista e crassa autocensura, siamo diventati i carnefici delle vittime del fondamentalismo islamico.
     
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    Per compiere le loro atrocità i terroristi di Hamas sfruttano tutto ciò che è sacro e inviolabile
    di Herb Keinon



    Il Ministero della sanità dell’Autorità Palestinese ha reagito all’audace operazione compiuta martedì dai servizi di sicurezza israeliani nell’ospedale Ibn Sina di Jenin (con l’uccisione di tre terroristi Hamas che stavano pianificando un attacco in stile 7 ottobre) invocando la protezione dell’Assemblea Generale dell’Onu e delle ong internazionali sui centri medici. “Il diritto internazionale prevede protezione generale e speciale per i siti civili, compresi gli ospedali”, ha tuonato il Ministero palestinese.

    Puntuale è arrivata la solidarietà della consueta banda degli accusatori d’Israele che accusano lo stato ebraico di violare anche lo spazio sacro degli ospedali pur di uccidere i palestinesi.

    Ma queste accuse potrebbero iniziare a riscuotere meno accoglienza nel mondo, dopo la carneficina del 7 ottobre. Sia chiaro: coloro che sono già pregiudizialmente convinti che Israele sia l’incarnazione di ogni male vedranno solo rafforzate le loro idee preconcette.

    Ma gli altri? Le persone giuste e ragionevoli nel resto del mondo potrebbero iniziare a non prendere per oro colato le affermazioni palestinesi secondo cui gli ospedali di Jenin, Khan Yunis e Gaza sono ospedali sul modello dell’Hadassah University Hospital di Gerusalemme e del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles: istituzioni dedite a null’altro che alla cura delle malattie e alla guarigione dei malati.

    Forse iniziano a rendersi conto – specie dopo quello che si è visto all’ospedale Shifa della città di Gaza– che questi centri di cure mediche molto spesso hanno un duplice scopo: quando ci sono di mezzo Hamas e Jihad Islamica Palestinese, oltre a ospitare medici e curare pazienti fungono anche da quartier generale dei terroristi, covi per uomini armati, depositi di armi e copertura per gli ingressi a tunnel terroristici costruiti – ovviamente all’insaputa dell’ospedale stesso – proprio sotto i loro pavimenti. Addirittura come luoghi dove trattenere per un certo tempo ostaggi innocenti.

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    30 gennaio 2024: commando israeliani in azione nell’ospedale di Jenin contro terroristi che vi si erano rintanati per preparare un attentato in stile 7 ottobre

    Gli ospedali dovrebbero essere spazi sacri e inviolabili. Lo stesso dovrebbero valere per le moschee, gli asili nido, le università. Del resto, i membri della stampa dovrebbero essere solo questo: membri della stampa, e non manovratori di droni per conto di gruppi terroristici sotto la copertura del lavoro come foto reporter. E le ambulanze dovrebbero avere un unico compito: portare malati e feriti negli ospedali, non trasportare terroristi armati da un luogo all’altro.

    E, cosa oggi particolarmente significativa, le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite dovrebbero essere solo questo: organizzazioni che distribuiscono aiuti, non luoghi dove i terroristi possono trovare stipendi e protezione.

    L’Occidente ritiene giustamente che ospedali, università, moschee e ambulanze debbano essere spazi protetti. Ritiene che operatori sanitari e giornalisti debbano essere protetti in tempo di guerra. E una parte consistente dell’Occidente sembra credere ingenuamente che le organizzazioni terroristiche rispettino queste stesse regole. E’ la parte del mondo che ama anche pensare che i terroristi non metterebbero mai in pericolo i veri reporter travestendosi da giornalisti con indosso un giubbotto con la scritta “press”; che non metterebbero mai in pericolo i malati usando gli ospedali come covi o aree da cui lanciare attacchi con granate e razzi; che non metterebbero mai a repentaglio gli aiuti umanitari sfruttando gli operatori umanitari per commettere crimini terroristici.

    Invece questo è esattamente ciò che fanno i terroristi.

    Gli israeliani lo hanno capito da molti anni. Forse anche il resto del mondo sta cominciando a rendersene conto, come testimonia l’indignazione suscitata nei giorni scorsi in Occidente e la sospensione temporanea dei finanziamenti all’Unrwa decisa da più di una dozzina di paesi a causa della notizia che diversi dei suoi dipendenti hanno attivamente partecipato alle atrocità del 7 ottobre e che il 10% dei 13.000 dipendenti Unrwa a Gaza è affiliato a qualche organizzazione terroristica.

    Hamas approfitta e abusa delle istituzioni che sa essere sacre per l’Occidente – ospedali, università, moschee, agenzie umanitarie – sapendo che se Israele reagisce contro di loro, sarà Israele a dover subire la condanna e il disprezzo internazionale.

    E spesso è proprio questo ciò che accade. Giusto per fare un esempio. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla casa, Balakrishnan Rajagopal, ha recentemente attaccato Israele su X per aver fatto saltare in aria degli edifici universitari a Gaza: “Nuovo crimine internazionale a Gaza – ha scritto – l’educaricidio o uccisione dell’istruzione, da aggiungere alla lista dei crimini di diritto internazionale quando scuole e università vengono distrutte”.

    Hamas conta molto su persone come Rajagopal. Secondo quelli come Rajagopal, poiché le università in Occidente sono stimate e consacrate istituzioni di istruzione superiore e di ricerca della conoscenza, questo deve essere per forza vero anche nella Gaza da 17 anni sotto il controllo assoluto dei jihadisti di Hamas. Quindi, se Israele fa saltare in aria gli edifici universitari non è perché, come spiegano le Forze di Difesa israeliane, quegli edifici venivano sistematicamente utilizzati per addestrare agenti di Hamas, sviluppare e produrre armi, attaccare i soldati ma per adempiere a un turpe piano israeliano volto a perpetrare “educaricidio”. Esatto, il genocidio non è più sufficiente, ora vengono inventate nuove atrocità da scagliare contro lo stato ebraico.

    I propagandisti palestinesi che fanno circolare il video con gli agenti di sicurezza israeliani sotto copertura travestiti da medici, pazienti e donne con (finto) bambino nell’ospedale Ibn Sina, si aspettano che le persone guardando quel video restino inorridite e si chiedano come osa Israele violare un ospedale in quel modo. E, naturalmente, ci saranno miriadi di persone – quelle la cui mente è già avvelenata dalla propaganda contro Israele – che reagiranno proprio così.

    Ma c’è da sperare che altre persone guardando i filmati delle telecamere a circuito chiuso si chiederanno: come mai un ospedale protegge e nasconde dei terroristi? Come mai un ospedale funge da covo sicuro per i terroristi? Saranno le stesse persone che iniziano a chiedersi sempre più spesso come mai un’organizzazione umanitaria delle Nazioni Unite, finanziata dai contribuenti di tutto il mondo, impiega e offre copertura a centinaia di terroristi.

    Il 7 ottobre ha rivelato al mondo ciò che gli israeliani sanno da sempre: che Hamas è un’organizzazione sanguinaria e spietata che ama e persegue il massacro di innocenti. Lentamente, una parte del mondo sta arrivando a capire anche qualcos’altro che gli israeliani sanno da tempo: che questa organizzazione sfrutterà tutto ciò che è sacro e inviolabile per compiere le sue atrocità. (Da: Jerusalem Post, 30.1.24)
     
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