Se ci provi non è difficile da capire: riguarda l'Islam, non Israele

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    אילון

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    Se ci provi non è difficile da capire: riguarda l'Islam, non Israele

    Bambini filippini o bambini nigeriani, festaioli francesi o festaioli inglesi, monaci trappisti o monaci buddisti, famigliole russe o famigliole tedesche. Solo noi cretini multiculti troviamo scuse

    Giulio Meotti

    Bataclan, Parigi, 2015: nella sala da ballo che prende il nome dall'operetta Ba-ta-clan di Jacques Offenbach, 90 infedeli francesi vengono macellati da un commando dell’Isis.

    Manchester Arena, Inghilterra, 2017: al concerto di Ariana Grande, un ragazzino di nome Salman Abedi si fa esplodere, portando con sè 22 infedeli inglesi.

    Nova Festival, Israele, 2023: 364 infedeli israeliani sono fatti a pezzi dai palestinesi di Gaza.

    Crocus City Hall, Mosca, 2024: 143 infedeli russi sono assassinati da una cellula dell’Isis.

    Loro sanno perché lo fanno. Hanno un dio dalla loro parte e lo invocano in battaglia contro la nostra divinizzazione della vita serena e pacifica, laica e solidale, e non fanno differenza tra le Torri Gemelle, gli autobus di Beersheba, le teste di ebrei e cristiani e atei, la discoteca di Bali, la stazione di Madrid, il primo giorno di scuola in un villaggio in Ossezia. Noi invece facciamo il safari post coloniale dei secolarizzati, scattiamo foto e mandiamo in onda dirette. Meglio comunicare uniti ai terroristi islamici che non prevarranno o procacciarsi un comunicato dagli amici di Hamas nella strategia del si-salvi-chi-può? Mi si nota di più se chiudo le scuole per il Ramadan a Milano o se indosso il burkini a Trieste? Continuiamo a ruminare erbacce velenose politicamente corrette. Sono inani tutti i tentativi di spiegazione che non partano dalla Sharia.

    Perché che tu sia un battista conservatore del Mississippi o un gay peacenik della Danimarca, un hippy un po’ picchiato che ama tutti di Londra o il ministro israeliano di destra Rehavam Zeevi o un cittadino russo di Krasnogorsk, ti fanno a pezzi con lo stesso entusiasmo.

    186 bambini assassinati in una scuola a Beslan. Decine di bambini presi in ostaggio da una scuola cattolica nelle Filippine. Due insegnanti decapitati, ma non le ragazze. “Non uccidiamo le donne. Li ridurremo semplicemente in schiavitù”, dicono i jihadisti. Bambini uccisi nel Westgate Mall di Nairobi. I terroristi hanno chiesto alle loro vittime di nominare la madre di Mohammed per distinguere i non musulmani dai musulmani. A Luxor, in Egitto, i terroristi hanno ucciso e mutilato i turisti stranieri.



    A Sulawesi, in Indonesia, tre studentesse cristiane sono state decapitate. La testa di una è stata abbandonata davanti una chiesa e le altre due davanti a una stazione di polizia. Indossavano le divise scolastiche. I jihadisti hanno detto che erano i loro “trofei di Ramadan”.

    Le donne incinte e i bambini assassinati in Israele sconcertano. Passano alcuni giorni di orrore e andiamo avanti. La vittima diventa il carnefice.

    Quando un terrorista musulmano fece esplodere una bomba a Manchester durante un concerto pieno di bambini e adolescenti, ci fu shock e indignazione. Furono tolti i chiodi dai volti dei bambini. Oggi l’Inghilterra sembra uno scherzo del destino.

    I nostri governi, le teste pensanti e parlanti e i leader di pensiero trovano ogni volta delle scuse per gli assassini. L'attentatore della Manchester Arena era arrabbiato per la guerra civile siriana, quindi ha ucciso i bambini britannici. I soldati azeri che segano la testa ai vecchi armeni del Nagorno Karabakh volevano solo il suo villaggio sotto la montagna. Abu Sayyaf continua ad attaccare le scuole cristiane nelle Filippine perché non possono formare un proprio Stato. I jihadisti che hanno ucciso bambini a Beslan erano furiosi contro la Cecenia, a Nairobi erano arrabbiati per la Somalia e a Luxor per la messa al bando dei Fratelli Musulmani. In Israele, Hamas uccide perché il muro di confine trasforma la sua entità terroristica in una “prigione a cielo aperto” che impedisce loro di uccidere bambini israeliani.

    Bernardo Valli su La Repubblica scrisse che il massacro di Nizza, quando adulti e bambini furono martoriati da un camion che diceva di portare gelati alla festa della rivoluzione, dell’uomo nuovo e dei suoi diritti e valori egualitari fraterni libertini, era una provocazione per indurre la Francia alla guerra civile. Povero coglione.

    Dall’11 settembre 2001 viene trasmesso un solo disco in Europa: “Decapitateci e i nostri leader andranno alla moschea più vicina a dire che l’Islam è una ‘religione di pace’”. Pearl Harbour viene attaccata? Ordiniamo sushi. Uccidete i gay e mutilate i genitali femminili, i gruppi arcobaleno marceranno insieme a voi contro Israele e l’Occidente.

    Il multiculturalismo sembra quella barzelletta della Guerra Fredda, in cui un americano dice a un sovietico, “ehi, nel mio paese siamo liberi di criticare il presidente”. Il sovietico risponde, “lo stesso da noi, nel mio paese siamo liberi di criticare il vostro presidente”.

    Quando i musulmani hanno stuprato e segato a metà un insegnante indù nel Kashmir, si trattava del modo in cui l’India tratta i musulmani. E quando si sono scatenati al Bataclan di Parigi, uccidendo chiunque si trovasse a portata di mano, stavano protestando contro il trattamento riservato dalla Francia all’Isis. E quando violentano le donne a un concerto in Israele, stanno protestando per Gaza.

    Non si tratta di Israele, India, Russia, America, Inghilterra, Francia, Filippine o di uno qualsiasi dei numerosi altri paesi che sono stati segnati dal terrorismo islamico. Non si tratta di “oppressione”, “colonialismo”, “vignette” o mancanza di “integrazione”. Invece è una guerra globale a sfondo religioso, radicata nella fede della umma e nel dettato coranico che impone la violenza contro il “miscredente”.

    Un giorno, quando setacceranno nelle rovine dell’Europa post-cristiana, gli archeologi si meraviglieranno di tutta l’energia spesa nella nostra giocosa religiosità aperta. Stando alle regole del New York Times, l’Occidente è libero di biasimare la tradizione giudaico-cristiana e il mondo islamico è liberissimo di fare lo stesso.

    Il terrorismo islamico non è un problema americano, un problema britannico, un problema francese, un problema russo, un problema cinese o un problema israeliano. È un problema islamico. L’unico modo per trionfare contro di esso è smettere di trattarlo come il problema di qualcun altro.

    Non siamo responsabili del terrorismo islamico. Nessuno di noi. Solo l'Islam è responsabile.

    In Algeria hanno decapitato i monaci trappisti mentre in Thailandia hanno decapitato i monaci buddisti. A Boston, hanno fatto saltare le gambe ai maratoneti mentre in Francia hanno guidato un camion in mezzo alla folla nel giorno della Bastiglia finché la ruota non si è riempita di parti del corpo.

    La nostra unica speranza di vittoria inizia con la fine delle bugie e con il dire la verità.

    Ma noi podemos, loro pasaràn.
     
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